Ascesa dello Stato di sicurezza biomedica: la fusione di salute pubblica, tecnologia di sorveglianza e poteri di polizia

Ascesa dello Stato di sicurezza biomedica: la fusione di salute pubblica, tecnologia di sorveglianza e poteri di polizia

La resistenza posta da alcune parti degli apparati statali all’abbandono dei controlli di tracciamento attuati dal tempo dell’epidemia di Covid ci pare sospetta. Ogni cittadino dovrebbe preoccuparsi. Immaginiamo già la contro critica di certi cittadini: io non ho nulla da temere, muovendomi nella legalità, dunque sono d’accordo. Le cose non sono così semplici, perché non sappiamo davvero chi domani ci governerà, né se i loro intenti saranno onesti e benigni nei riguardi di noi “onesti”.

Lo psichiatra e specialista di etica medica, Dr. Aaron Kheriaty, capo della facoltà di etica medica per il progetto di Etica e Politica Pubblica (già professore alla UC Irvine e direttore del Programma di Etica Medica della UCI Health prima di essere licenziato per aver rifiutato la vaccinazione). Ha affermato che:

“Questa saldatura della salute pubblica con le tecnologie digitali di sorveglianza e il controllo tramite i poteri straordinari della polizia dello Stato, permette intrusioni nella nostra privacy, influisce sulla nostra libertà pesantemente, in un modo che non ha precedenti nella storia umana. Penso che questo apparato statale di sicurezza biomedica che è stato messo in atto durante la pandemia rimarrà al suo posto e verrà utilizzato presto per altri scopi”.

La cosa è già evidente in paesi come la Cina popolare e ci aspettiamo che il Garante per la Privacy, se c’è, batta un colpo.

 

 

 

Cavour, il donnaiolo

Cavour, il donnaiolo

Confesso di aver sempre pensato che lo statista italiano più simile a Winston Churchill sia stato Camillo Benso conte di Cavour (1810-1861).

I due uomini condividevano una forte passione per la politica, nazionale e internazionale; entrambi  erano stati studenti e militari indisciplinati; provenivano da famiglie altolocate e potenti, ed entrambi vedevano nella democrazia una duttile arma da impiegare per raggiungere i propri scopi, indipendente dalla volontà generale, per esempio Cavour modificò varie volte la legge elettorale per escludere dal parlamento chi non gli era gradito. Entrambe le loro madri erano straniere ed avevano portato soldi nel palazzo avito; erano amanti della buona tavola e delle bevande alcooliche; erano entrambi atei; Churchill pasteggiava a champagne, non acqua ed erano entrambi attratti dal rischio e dall’azzardo. Il giovane Cavour fu più volte salvato dalla bancarotta dal proprio padre, dopo che aveva perso ingenti somme al tavolo da gioco.

Vi è però un punto sul quale le vite parallele dei due personaggi divergono decisamente: la passione per le donne, che poco interessavano all’inglese.

Cavour e Churchill erano fisicamente molto simili, di statura media, tendenti alla pinguedine. Il Cavour aveva le gote rosse, da montanaro, ma era un grande ammaliatore e affabulatore. Spesso non bastava un no per fermarlo. Ebbe molte donne ma forse la sua relazione più significativa e profonda gli capitò a vent’anni, nel 1830, mentre si trovava a Genova per il servizio militare. Vi intrecciò un intenso rapporto con Anna (Nina)  Giustiniani Schiaffino, di tre anni più anziana di lui. Era già sposata con il marchese Stefano Giustiniani e avevano tre figli. La loro famiglia era una delle più in vista di Genova e dato che il loro rapporto andò avanti per qualche anno, con visite di lei a Torino e di lui a Genova e Milano, lo scandalo fu generale. Il marito di Nina, non riuscendo a far ragionare la moglie, decise di  adottare l’abitudine di partire da Genova non appena Camillo arrivava in città, così da lasciare il campo libero ai due amanti.

Il loro non fu solo un rapporto carnale ma anche spirituale, in un anno la marchesa gli spedì centocinquanta lettere, che  Camillo tenne da parte con cura, riconoscendo il loro valore letterario e spirituale.

La madre di Cavour, ginevrina e discendente di San Francesco di Sales, lo interrogò su questa sua fiamma e il figlio non le nascose nulla, dicendole che era tutto vero e che si scambiavano lettere. Lei chiese di vederne una. Cavour ne trasse una dalla giacca, ricevuta il giorno prima e gliela passò. Sua madre la lesse e poi scoppiò a piangere intuendo la genuina sofferenza di quella donna.

Nel frattempo Camillo si consolava con altre donne, fra le quali va segnalata Clementina Guasco, sposata con il conte Carlo Guasco di Castelletto. La cosa venne a conoscenza di Nina Giustiniani, che aveva sempre intuito di non poterlo avere tutto per sé e non ci badò. Ma dopo che si dissero addio, lei gli mandò un’ultima lettera con una ciocca dei suoi capelli biondi.

“Tu dici che sono stata creata per te; ma tu basti alla mia felicità, mentre io non posso rendere completa la tua. Mi vedi perfetta, mi trovi qualità ch’io non posseggo. Se l’illusione svanisce, se il tempo, nemico mio più che tuo, raffredda i tuoi sentimenti per me, ti occorreranno altri oggetti da amare. L’inquietudine del tuo cuore non si calmerà facilmente; ti aspetteranno magari anche delusioni; comunque, Nina, senza essere del tutto bandita dai tuoi affetti, non sarà più la diletta. Tu non hai nulla di simile da temere da parte mia: dimenticarti sarebbe per me ricadere nel nulla. La nostra posizione è diversa, e non possiamo cambiarla. Per me il tuo amore è il principio e la fine di tutti i pensieri, il solo scopo della mia vita, mentre il sentimento che t’ispiro dovrà prima o poi venire subordinato ad altri. Io non ci vedrò se non una legge, la quale dovrà trionfare nostro malgrado”.

Parole davvero nobili e prive di ogni risentimento.

Camillo, dopo la Guasco, cadde fra le braccia di Emilia Gazzelli di Rossana, sposata con un amico della famiglia Cavour, il conte Nomis di Pollone.  In quegli anni mostrava una spiccata propensione per le donne sposate e più mature di lui, senza porsi alcun problema dal punto di vista morale, voleva solo divertirsi pur sapendo che le donne avrebbero pagato il prezzo maggiore. O forse ebbe una premonizione del fatto che la sua frenetica vita non sarebbe andata oltre i cinquantuno?  Nina Giustiniani morì suicida nel 1841, gettandosi giù da un balcone, ma le sue splendide lettere sono state recentemente pubblicate.

 

Angelo Paratico

Italiani abbandonati in Ucraina

Italiani abbandonati in Ucraina

 Kharkiv, Ucraina.
Ci scrive Enrico Cozzi dall’Ucraina:
“Salve, sono un cittadino italiano iscritto AIRE e residente in Ucraina. In questo momento sono in cantina perché sopra bombardano.
Volevo segnalare che noi italiani residenti in Ucraina siamo stati completamente abbandonati dalla nostra patria. Nessun aiuto, né materiale né economico. Siamo stati avvisati, dall’Ambasciata, di lasciare l’Ucraina “con i mezzi commerciali disponibili” ovviamente a nostre spese; come a nostre spese trovare una sistemazione in Italia.
Ai cittadini ucraini vengono dati (giustamente) degli aiuti che a noi vengono negati. Questo dopo che mi è stata tolta l’assistenza sanitaria dello Stato (Italia) al quale pago regolarmente le tasse.
Da amici, nelle mie stesse condizioni, mi è stato riferito che il problema è stato più volte segnalato, anche dall’onorevole Giorgia Meloni, alla quale ho scritto, mai nessuna risposta è arrivata”.
Ritorno al futuro con il filobus voluto dal sindaco Tosi

Ritorno al futuro con il filobus voluto dal sindaco Tosi

In questi giorni sulle trafficate strade veronesi si sono scoperchiate le buche aperte due anni fa (e poi richiuse) per piazzare i pali del filobus voluti non da Sboarina, come tutti pensano, ma dalla giunta Tosi nel 2012. Una spesa inutile e antistorica che, purtroppo, anche l’amministrazione Sboarina non ha potuto o voluto fermare. Alle prossime elezioni si ricordino i veronesi chi volle questa linea di trasporto, quando metteranno la scheda elettorale nell’urna, ricordino che fu Tosi. Verona è una città già dotata di ottimi autobus a gas, dunque non ha bisogno di un trasporto elettrico per essere più verde.

Il 31 gennaio del 2022, secondo il contratto, sarebbe dovuta entrare in funzione la prima linea del filobus elettrico a Verona ma ancora poco si sa di quest’opera e delle varianti di viabilità a questo progetto.
L’opposizione rumoreggia e non ha torto. Ecco quanto dicono: “Dopo mille promesse contraddittorie, ora l’amministrazione punta solo a tirare a campare, arrivando a fine mandato senza trovare soluzioni convincenti ai problemi ancora aperti, senza informare adeguatamente i cittadini e, soprattutto, senza prevedere progetti seri di ampliamento indispensabili per rendere il filobus davvero efficiente e utile per la città. Si rimanderà tutto alla prossima amministrazione, che si troverà per le mani un progetto incompleto e ancora in sospeso. Una bomba ad orologeria, con cui da dieci anni si continuano a prendere in giro i veronesi”.

Se venisse rieletto Tosi cosa ci dovremo aspettare, una linea con dei tram a cavallo?

Monumento ai Neanderthal ad Avesa?

Monumento ai Neanderthal ad Avesa?

Avesa sino al 1927 fu un comune autonomo, mentre oggi è una frazione di Verona.  Il borgo è bellissimo, verde e tranquillo, sulla antica strada che collega Verona a Trento.  Vi sono  verdi colline coperte da ulivi e viti, e ville, come la straordinaria Villa Scopoli.

Avevamo scritto recentemente della Venere di Willendo (La Venere di Willendo era di Avesa? – Giornale Cangrande) una statuetta vecchia di 30.000 anni conservata in Austria ma che quasi certamente fu foggiata usando una delle pietre tufacee che si estraggono ad Avesa, nota come pietra galina.

Ad Avesa e Quinzano sono stati ritrovati dei resti di Neanderthal e sono fra i più recenti mai rinvenuti, risalenti a circa 20.000 anni or sono, o secondo alcuni a 6000. Dunque, Homo Sapiens e Neanderthal hanno convissuto e, verosimilmente, questi ultimi furono sterminati dai nostri antenati, fisicamente più deboli, ma più organizzati.  Immaginiamo la paura dei Sapiens quando si avvicinavano ai loro villaggi e la caccia che diedero loro, considerandoli degli orrendi mostri.

Sulla loro presenza in zona esiste una ricca letteratura scientifica, in parte reperibile su internet, basata sulle scoperte fatte a partire dal 1874.

 

Una proposta che potrebbe portare del turismo qualificato in zona potrebbe essere l’edificazione di un monumento ai Neanderthal e di un centro di studi storici, collegato alle università di Verona e di Padova, e aperto al mondo, con il conferimento di un annuale Premio Neanderthal! Questa sarebbe una forma di espiazione nei loro confronti. Di uomini e donne che furono capaci di passare indenni attraverso i terribili rigori dell’era glaciale. Questo è il contatto per il Museo Neanderthal in Germania.

Home – ENG (neanderthal.de)

 

Vorremmo offrire questa idea alla presidente della II Circoscrizione, Elisa Dalle Pezze.

 

I sette giorni che scuoteranno il mondo. La politica estera USA dovrà cambiare.

I sette giorni che scuoteranno il mondo. La politica estera USA dovrà cambiare.

Nel 1919, il giornalista americano John Reed uscì con un libro che descriveva in prima persona la rivoluzione bolscevica di due anni prima, intitolato Ten Days that Shook the World. Forse questa prima settimana di guerra in Ucraina si trasformerà nei sette giorni che hanno scosso il mondo strategico e geopolitico. Ma i leader americani, concentrati sugli interessi veramente vitali del loro paese non dovrebbero trascurare questa possibilità.

Una caratteristica del conflitto ucraino sta diventando chiara, e se durerà ancora a lungo, apre la possibilità che i principali presupposti che hanno animato la politica degli Stati Uniti verso la sicurezza europea meritino un grande ripensamento.

L’Ucraina sta dimostrando di essere un osso molto più duro per la Russia di quanto ci si aspettasse. Non è ancora del tutto certo il perché. Ma pare che la Russia sia troppo debole per piegare alla sua volontà paesi di una certa stazza.

In altre parole, una cosa è prendere il controllo di due minuscole enclavi di un vicino molto piccolo come la Georgia (2008), o impadronirsi di una parte dell’Ucraina con una considerevole popolazione etnica russa (Crimea nel 2014), o usare proxy locali per sfidare a buon mercato la sovranità ucraina su una regione orientale anch’essa piena di russofoni, o anche marciare e annettere due province di questa regione del Donbass.

Ma usare la forza per trasformare il resto dell’Ucraina, grande come la Francia e con una popolazione di più di 40 milioni di persone, è un altro discorso.

E anche se il numero superiore di truppe russe e le armi alla fine raggiungeranno il loro apparente obiettivo a breve termine di sostituire il governo di Volodymyr Zelensky con burattini pro-Mosca, e quindi l’obiettivo a lungo termine di tenere l’Ucraina fuori dalla NATO, questi risultati metteranno seriamente in discussione le opinioni di persone che avevano accreditato la Russia con un potere tale da portare in una sfera di influenza l’Ucraina, e anche i tre Stati baltici che sono membri della NATO.

Dopo tutto, come menzionato sopra, mantenere il controllo sull’Ucraina da sola potrebbe seriamente sfibrare la potenza militare russa, e logorare ulteriormente un’economia che non è esattamente in forma.

Ma se lo scenario più ottimista dell’Ucraina si realizzasse, ciò significherebbe che i leader e i pensatori di politica estera globalisti che considerano il mantenimento di quel paese libero dal controllo russo, e persino il suo ingresso nella NATO, come essenziale per la sicurezza dell’America, si sono sbagliati – proprio perché i gravi limiti del potere russo stanno diventando sempre più evidenti. Una Russia che non può costituire una minaccia militare per l’Europa occidentale potrà costituire una minaccia per gli Stati Uniti?

Il fallimento russo, o il successo troppo costoso in Ucraina, sminuisce anche gli argomenti che il ruolo militarmente dominante, o qualsiasi altro importante, americano nella NATO rimanga cruciale. Da un lato, è vero che la Russia ha attaccato l’Ucraina non membro della NATO, ma non gli alleati della NATO come la Polonia e i paesi baltici. Quindi Putin vede sicuramente una grande differenza tra i paesi nella cui difesa l’alleanza è impegnata, e quelli al di fuori dell’ombrello della NATO.

Ma questo significa che gli Stati Uniti devono ancora rimanere il perno, e contribuire con una quota sproporzionata (e molto costosa) alla potenza militare dell’alleanza? E continuare ad estendere uno scudo nucleare sull’Europa – che naturalmente crea un rischio di guerra nucleare con la Russia? Forse no, soprattutto se si considera la risposta dei membri europei occidentali della NATO all’invasione dell’Ucraina.

In particolare, la risposta tedesca è stata la più rivelatrice di tutte. Dopo essere stata per decenni la peggior “scroccona” dell’alleanza, e aver lesinato sul suo bilancio della difesa al punto che un alto generale ha appena definito le sue forze “più o meno vuote”, il nuovo cancelliere Olaf Scholz ha ora promesso un grande aumento della spesa militare e garantisce che non solo la Germania raggiungerà l’obiettivo dei bilanci di difesa dei membri che rappresentano il due per cento delle loro economie, ma lo supererà. Inoltre, l’intera Unione Europea (EC), la cui appartenenza si sovrappone considerevolmente a quella della NATO, sta finalmente riconoscendo quanto sia stata pericolosamente stupida nell’aumentare la propria dipendenza dalle forniture di combustibile fossile russo.

Ciò che questo sembra dimostrare è che una volta che gli europei (molti dei quali si sono liberati militarmente) percepiscono una minaccia abbastanza forte alla loro sicurezza, indipendenza e benessere, essi cambiano profondamente. Cominciano a comportarsi meno da alleati astuti e poco affidabili, determinati a ottenere qualsiasi beneficio possibile dalla Russia, pur mantenendo la piena fiducia che l’America li proteggerà da qualsiasi pericolo.

 

Attila a Quinzano di Verona

Attila a Quinzano di Verona

Le donne di Quinzano,  oggi parte di Verona ma un tempo comune indipendente, godono di meritata fama. Belle e indipendenti, possiedono un carattere fiero e ribelle, che emerge con forza ogniqualvolta vengono contraddette.

Un’antica leggenda racconta che Attila ebbe per qualche settimana la sua base logistica a Quinzano. Questo accadde nel 452, mentre tornava dal saccheggio di Aquileia e di Padova,  e prima della sua marcia su Milano. All’entrata della Valpolicella si riposò prima di rimettersi in marcia, e proprio a causa dei suoi ozii, ancor oggi il sangue del grande conquistatore unno scorre copioso nelle vene dei quinzanesi.

A Quinzano esiste una associazione nota come “Le Donne di Attila” le quali, ogni anno sfilano con vesti unne durante il fantasmagorico carnevale veronese, uno dei più antichi d’Italia, camminando dietro al re indiscusso del Carnevale, il papà del gnoco.

Gli Unni originavano dalla Cina nord occidentale, come del resto anche i Turchi. Attila nacque verso il 395 e non fu completamente barbaro, perché da giovane era stato  a Ravenna, dove imparò il latino. Fu poi soprannominato flagellum Dei per la sua ferocia, ma fu anche un grande amatore, dato che ebbe più di cento figli. A quei tempi esisteva la pratica, comune anche ai mongoli, di farsi consegnare delle giovani principesse in ostaggio dai re che avevano sottomesso.

Dunque, nel 452 Attila si diresse verso Pavia e Milano. Poi, uscendo da Milano, volle marciare su Aquileia e Roma, ma si attestò a Governolo, sul fiume Po, dove incontrò dei dignitari romani che accompagnavano papa Leone I.

Dopodiché accadde qualcosa che ha dell’incredibile nella storia: si ritirò senza più avanzare pretese, un fatto davvero strano. Sappiamo che fu molto superstizioso ed è possibile che sia rimasto impressionato dal crocefisso che gli mostrò il papa, oppure fu corrotto da una ingente quantità d’oro. O forse, pensiamo noi, il papa gli consegnò qualche lettera delle sue amate donne di Quinzano, che lo scongiuravano di risparmiare il resto della penisola italiana e poi di far ritorno, in pace e amore, da loro? Non lo sappiamo…

Ma invece di tornare a Quinzano egli commise il fatale errore di andare in Ungheria o in Romania, dove sposò una giovane principessa tedesca, tal Romilda. Durante la notte delle nozze ebbe una copiosa emorragia interna che lo spacciò. Una teoria alternativa vede la giovane tedesca trafiggerlo nel sonno, per vendicare suo padre. Comunque andarono le cose, tutti possono vedere che una ragazza di Quinzano sarebbe stata meglio! La sua tomba, che si dice piena d’oro e di oggetti preziosi, come quella di Gengis Khan, non è mai stata ritrovata.

La nostra casa editrice si chiama GINGKO. Il nome di una pianta assai speciale, una vera e propria meraviglia naturale.

La nostra casa editrice si chiama GINGKO. Il nome di una pianta assai speciale, una vera e propria meraviglia naturale.

Il sito della nostra casa editrice è la Gingko Edizioni:

https://www.gingkoedizioni.it

La GINGKO BILOBA si dice sia la pianta dell’eterna giovinezza es è studiata in tutto il mondo. Altri suoi nome botanici sono Salisburia adianthifolia Smith, Salisburia macrophylla C. Koch o volgarmente Albero dei quaranta scudi. In cinese è nota come Pè Kouo, Ya Tchang Chou.

La Gingko Biloba è l’unica pianta del gruppo Gingkoinae giunta sino a noi. Tutte le altre specie appartenenti a questo gruppo, originatesi nel Mesozoico (251 – 61 milioni di anni fa), sono scomparse. Per questo possiamo considerarla un fossile vivente. Per la fitoterapia si usano le sue foglie, i frutti e i semi. Questi ultimi vengono usati in Cina contro alla tosse, contro le malattie della pelle e hanno forti effetti depurativi.

Da un simposio tenuto alcuni decenni fa a Roma, aventi per tema le mirabolanti proprietà della Gingko Biloba, risultò che da questa piante si possono estrarre sostanze straordinariamente efficaci per rallentare il processo di invecchiamento cellulare.

Gli estratti delle loro foglie si sono rivelati straordinariamente efficaci per eliminare quasi del tutto l’arteriosclerosi celebrale, uno dei più invalidanti effetti dell’invecchiamento. Specificamente, la somministrazione di estratti di Gingko agirebbe attivando la circolazione celebrale, senza presentare effetti collaterali spiacevoli.

La Gingko Biloba può, in varie formulazioni, attenuare gli effetti dell’invecchiamento: macchie cutanee, rughe e farebbe migliorare la circolazione del sangue nel cuore e della sordità.

La Gingko sarebbe anche un ottimo angioattivante, restaurando le pareti arteriose danneggiate.

DESCRIZIONE BOTANICA

  • Portamento: pianta che può raggiungere un’altezza di 30-40 metri, con tronco dritto e chioma molto espansa a forma piramidale.
  • Foglie: di colore verde chiaro e dalla tipica forma a ventaglio, leggermente bilobata. In autunno assumono un colore giallo intenso, molto caratteristico e decorativo.
  • Fiori: si tratta di una gimnosperma quindi gli organi riproduttivi non sono portati su dei fiori come li intendiamo comunemente, ma su delle strutture poco visibili. Si tratta di una pianta dioica, quindi le strutture riproduttive maschili e femminili si trovano in alberi diversi.

ETIMOLOGIA DEL NOME/STORIA E TRADIZIONI: il nome del genere Ginkgo deriva dal cinese Yin-kyo e significa “albicocca d’argento” perché i semi a maturazione hanno un rivestimento carnoso molto simile a questo frutto. Il nome della specie biloba si riferisce invece bilobata delle sue foglie. Darwin definì questo albero “fossile vivente” e tutt’ora è considerato tale in quanto le sue origini risalgono a 250 milioni di anni fa, nell’era del Paleozoico. E’ la sola specie vivente della famiglia Ginkgoaceae e senza dubbio la pianta a semi vivente più antica. In Cina e in Giappone è considerata da sempre una pianta sacra e per questo si trova molto spesso nei pressi dei templi. In Italia, il primo esemplare di Ginko biloba fu importato nel 1750 e si trova oggi nell’Orto Botanico di Padova.

NOTE: gli esemplari femminili producono semi avvolti da un involucro carnoso, che giunto a maturazione emana un odore molto sgradevole. Proprio per questo a scopo ornamentale si consiglia di preferire gli esemplari maschili.

HABITAT: pianta originaria dalla Cina ed introdotta poi in tutto il mondo, dove oggi viene coltivata per raccogliere le sue foglie a scopo salutistico o utilizzata come pianta ornamentale in giardini, parchi e viali. Ha una notevole resistenza sia agli agenti inquinanti, sia agli agenti atmosferici. Le foglie si raccolgono in autunno.

COME SI USA IN COSMETICA: il ginkgo svolge sulla pelle proprietà lenitive e nutrienti, per questo viene utilizzato in preparazioni cosmetiche per pelli secche, disidratate, devitalizzate ed arrossate.

COME SI USA IN CUCINA: nella cucina asiatica i semi del gingko, conosciuti come Pa-Kewo, Pakgor o Ginnan, fanno parte della tradizione culinaria. Vengono mangiati cotti, come contorno od aggiunti a molti piatti.

PRINCIPALI COMPONENTI

  • Flavonoidi
  • Diterpeni: ginkgolidi
  • Lattoni sesquiterpenici: bilobalide
  • Procianidine
  • Acidi ginkgolici

PROPRIETA’ SALUTISTICHE PRINCIPALI

Le principali proprietà benefiche del Ginkgo biloba sono:

  • Antiossidante
  • Favorisce l’afflusso di sangue al cervello
  • Favorisce la memoria e le funzioni cognitive
  • Stimolante della circolazione venosa ed arteriosa
  • Protettiva cardio-vascolare
  • Favorisce il benessere della vista
  • Antiaggregante piastrinica, fluidificante del sangue

Ecco alcuni utilizzi, quando usarlo e la posologia. Estratto secco tit. in terpeni 5-7% e flavonoidi 22-27%: 120-240 mg al giorno divisi in 2 assunzioni, lontano dai pasti. Tintura Madre (Soluzione Idroalcolica): 60 gocce, 2 volte al giorno preferibilmente lontano dai pasti, sciolte in po’ d’acqua.

RIMEDIO NATURALE PER:

A cosa serve? Utile come rimedio naturale per:

  • Fragilità capillare
  • Disturbi della circolazione venosa e linfatica degli arti inferiori: gambe gonfie e pesanti, crampi, emorroidi
  • Turbe della memoria, vertigini, emicranie, cefalee
  • Ronzii auricolari
  • Disturbi oculari
  • Demenza senile
  • Prevenzione di disturbi cardio-circolatori, soprattutto nei soggetti a rischio

CONTROINDICAZIONI: se utilizzato ai dosaggi consigliati gli effetti collaterali sono rari e consistono in disturbi digestivi ed emicranie. Non va assunto insieme a farmaci con azione anticoagulante ed antiaggregante piastrinica (aspirina, warfarin, etc) o piante che influenzano la coagulazione del sangue (aglio, salice, ginseng) in quanto gli effetti si possono potenziare con il rischio di emorragie. Si consiglia di non farne uso prima di un intervento chirurgico. Controindicato in gravidanza e durante l’allattamento.

Quando nel 1945 gli americani sganciarono la prima bomba atomica su Hiroshima, distrussero tutta la vegetazione presente in città, eppure gli alberi di Gingko, molto comuni in Giappone, furono i primi a rifiorire e a rimettere le foglie.

 

La vera storia di San Valentino, la festa degli innamorati?

La vera storia di San Valentino, la festa degli innamorati?

La genesi della festa di San Valentino, è frutto di una antica censura. Nell’anno 496 l’allora papa Gelasio I volle porre fine a quegli antichi riti pagani dedicati al dio della fertilità Luperco e che, nonostante l’impero fosse già caduto e fossero sottoposti al re dei Goti, Teodorico, un certo senatore Andromaco volle resuscitare quelle sacre celebrazioni. Infatti, i lupercalia comprendevano, mascherate, cortei, e giornate in cui i servi prendevano il posto dei padroni e viceversa, con l’intento di innescare un processo di rinascita che riportasse al caos primigenio. Parte di queste manifestazioni ritualistiche e orgiastiche sono sopravvissute fino a oggi, nelle tradizioni del Carnevale. L’apice delle celebrazioni vedeva giovinetti nodi, cosparsi col sangue di pecore sacrificate, che correvano attorno al Palatino, toccavano con dei rami tutte le donne nude che offrivano i propri corpi. Per “creare” una festa pudica dell’amore, Papa Gelasio I decise di spostarla al giorno precedente il 14 febbraio – dedicato appunto a San Valentino – trasformandolo in un certo modo nel protettore degli innamorati. Esistevano però molti Santi di nome Valentino nel martirologio romano e, a parte il fatto che tutti furono martiri, non si sa molto di loro. Il più noto fu San Valentino da Terni, morto nel 176 per mano dell’imperatore Claudio II, e che si disse essere un protettore degli innamorati. Li guidava verso il matrimonio e li incoraggiava a mettere al mondo dei figli. La letteratura religiosa (e non storica) descrive il santo come guaritore degli epilettici, degli apicultori e difensore delle storie d’amore. Si racconta, a esempio, che abbia messo pace tra due fidanzati che litigavano, offrendo loro una rosa.

Sebbene la figura di san Valentino sia nota anche per il messaggio d’amore portato da questo santo, l’associazione specifica con l’amore romantico e gli innamorati è quasi certamente posteriore, e la questione della sua origine è controversa, ma certamente originaria del Nord Europa. Da là, infatti, origina il vezzo di chiamare “valentina” la propria amante. La più antica di cui sia rimasta traccia  fu scritta da Carlo D’Orleans  detenuto nella Torre di Londra dopo la sconfitta alla battaglia di Agincourt del 1415. Carlo si rivolse a sua moglie Bonne di Armagnac con le parole: Je suis desja d’amour tanné, ma tres doulce Valentine.

Successivamente, nell’Amleto di Shakespeare (1601), durante la scena della pazzia di Ofelia (scena V dell’atto IV), la fanciulla canta, ormai delusa e imbrogliata: “Domani è san Valentino e, appena sul far del giorno, io che son fanciulla busserò alla tua finestra, voglio essere la tua Valentina“.

 

Fra l’indifferenza generale stanno cambiando la nostra Costituzione

Fra l’indifferenza generale stanno cambiando la nostra Costituzione

Il 7 febbraio 1992 veniva firmato il Trattato di Maastricht, che come disse Giuliano Amato in un celebre video, non la vollero chiamare Costituzione Europea per evitare bocciature da parte del popolo. Nessuno ha festeggiato il trentennale o l’ha ricordato. In compenso stiamo cambiando la “Costituzione più bella del mondo” secondo la definizione del comico Benigni, per renderla più asservita alle mondo globalista in cui viviamo.

Come scrisse Walter Benjamin: “I più nobili concetti e i più alti principii quando divengono parte della struttura di potere, possono essere molto pericolosi”.

Proponiamo una riflessione di GIORGIO BIANCHI, un attento e libero giornalista.

Dopo il pareggio di bilancio in Costituzione, ecco pronta l’ultima genialata per affossare definitivamente l’economia del nostro Paese, l’inserimento del cosiddetto “sviluppo sostenibile” in Costituzione. Ecco di cosa si tratta: un paio di articoletti fuffa per far contenti i gonzi…

Articolo 2: La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale an­che nei confronti delle generazioni future.

Articolo 9: La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Riconosce e garantisce la tutela dell’ambiente come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività. Promuove le condizioni per uno sviluppo sostenibile

…e poi la pietra tombale sulla piccola e media impresa.

Articolo 41: L’iniziativa economica privata è libera. Essa non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali e di sviluppo so­stenibile.

Le multinazionali, i cui uomini siedono nelle istituzioni e scrivono le regole, ringraziano sentitamente.

Tutti i provvedimenti che andranno in questa direzione, saranno l’architrave dei conflitti intergenerazionali e geopolitici del prossimo futuro.

L’Articolo 41 è una premessa ideologica perché ogni attività privata sia controllata dalla “politica”. È una abolizione della libera iniziativa. Ed essendo il Parlamento espressione delle multinazionali, è una idea di legislazione volta a rendere illegali tutti i tipi di concorrenza e di economia reale.

L’Articolo 2 è altrettanto terrificante. Riconoscere l’individuo, vuol dire che lo Stato è funzionale allo sviluppo della persona umana e non può violarla. Inserire il concetto di “formazioni sociali” è una idea di collettivismo, la società militarizzata. Ad esempio chi rifiutasse il vaccino potrebbe perdere i diritti politici o sociali in quanto pericolo per i diritti collettivi”.

La tutela dell’Ambiente entra in Costituzione

L’Aula della Camera ha infatti definitivamente approvato la proposta di legge costituzionale che modifica in tal senso due articoli della Carta, il 9 ed il 41. Il testo, alla seconda lettura alla Camera, è passato a Montecitorio con 468 voti a favore, un contrario e sei astenuti

«Grande soddisfazione per l’ok del Parlamento alla modifica della Costituzione con inserimento della tutela dell’ambiente e del principio di giustizia intergenerazionale». Lo afferma il ministro delle Infrastrutture e Mobilità Sostenibili (Mims), Enrico Giovannini che come presidente dell’Asvis era stato tra i promotori dell’inserimento della norma nella Carta Costituzionale. «Il Mims – afferma il ministro – sta già andando nella direzione dello sviluppo sostenibile, come il cambio del nome del Ministero dimostra. Lavoriamo per rendere infrastrutture e mobilità più sostenibili e resilienti per questa e per le future generazioni».

https://www.ilsole24ore.com/art/la-tutela-dell-ambiente-entra-costituzione-AEHUOsCB?refresh_ce=1