La piattaforma we.trade versa in una situazione difficile

La piattaforma we.trade versa in una situazione difficile

Foto © Nataliia Mysik Dreamstime.com

L’idea era buona, ma non ha funzionato. Chiude we.trade una joint-venture di proprietà di 12 banche europee e IBM, con azionisti quali CaixaBank, Deutsche Bank, Erste Group, HSBC, KBC, Nordea, Rabobank, Santander, Société Générale, UBS e UniCredit. Inizialmente costruita da IBM, la piattaforma we.trade è alimentata da Hyperledger Fabric ed è attualmente autorizzata da 16 banche in 15 Paesi.

Nel 2018 era stata registrata come entità giuridica autonoma e aveva iniziato ufficialmente a facilitare le transazioni commerciali nel mondo reale nel marzo 2019. Tuttavia, non è passato molto tempo prima che la piattaforma incontrasse difficoltà finanziarie. Nel 2020 è stata costretta a ridurre la forza lavoro di circa la metà, dopo che i finanziamenti raccolti da alcune banche azioniste si sono rivelati inferiori alle aspettative, con molte che hanno scelto di non reinvestire negli ultimi round. Allo stesso tempo, un’iniezione di fondi potenzialmente significativa da parte di Euler Hermes (ora Allianz Trade) – ritenuta nell’ordine di 2-3 milioni di euro – non si è concretizzata. Una fonte vicina a we.trade riferisce a GTR che in quel momento la società ha nominato PwC come liquidatore, ma un’iniezione di fondi dell’ultima ora da parte di IBM, che ha assunto una partecipazione del 7% nella società e ha accettato di rinviare alcuni obblighi finanziari dovuti da we.trade, ha permesso alla piattaforma di continuare a funzionare.

Ciò ha permesso di effettuare un nuovo round di iniezione di capitale nel 2021, in cui Omer Ahsan, presidente di we.trade, ha dichiarato a GTR che sei delle 12 banche aderenti alla piattaforma, tra cui HSBC, La Caixa, Nordea e Santander, hanno investito un totale di 3 milioni di euro. Oltre agli investimenti delle banche associate, anche CRIF, un fornitore di servizi di credit bureau e di informazioni commerciali, di outsourcing e di elaborazione, è salito a bordo, mettendo 2,5 milioni di euro nello stesso round.

Tuttavia, l’investimento complessivo di 5,5 milioni di euro sembra essere stato sufficiente a tenere a galla la società per altri 18 mesi. In una nota datata 26 maggio e accettata da GTR, la società ha comunicato ai suoi azionisti di essere stata “costretta a interrompere” le sue attività.

“Affinché qualsiasi azienda possa incrementare l’adozione di qualsiasi soluzione innovativa, come la blockchain, ulteriori investimenti non sono solo importanti, ma necessari”, si legge nella nota, aggiungendo che l’azienda non è stata in grado di raggiungere un accordo con gli azionisti della joint venture sul finanziamento di tali investimenti.

Secondo l’Irish Independent, la joint venture ha convocato una riunione dei creditori per la prossima settimana in cui si propone di nominare un liquidatore di PwC.

“Per i clienti già collegati alla piattaforma we.trade, ogni banca membro si impegnerà direttamente con i propri clienti per gestire le attività commerciali esistenti e discutere soluzioni alternative al di fuori della piattaforma we.trade per le future opportunità di trading”, si legge nella nota visionata da GTR.

 

Nancy Pelosi risponde all’Arcivescovo Cordileone, che le aveva negato la comunione per le sue posizioni pro aborto. Va dal Papa, e se questo non bastasse chiederebbe all’Onnipotente…

Nancy Pelosi risponde all’Arcivescovo Cordileone, che le aveva negato la comunione per le sue posizioni pro aborto. Va dal Papa, e se questo non bastasse chiederebbe all’Onnipotente…

 

Nancy Pelosi e il marito Paul, in una vecchia foto.
Nancy Pelosi, che si trova a Roma per una vacanza, ieri, 29 giugno,  ha partecipato alla liturgia per la festa dei Santi Pietro e Paolo nella Basilica vaticana e secondo alcuni testimoni li presenti avrebbe ricevuto l’Eucaristia durante la messa presieduta da Papa Francesco. Questo nonostante il precedente divieto da parte dell’arcivescovo Salvatore Cordileone di San Francisco, la diocesi della Pelosi, per via del suo esplicito sostegno all’aborto.
Con ciò ha probabilmente voluto indicare che lei risponde direttamente al capo della Chiesa Cattolica e non a un semplice Arcivescovo. Nata Nancy D’Alesandro e figlia e sorella di sindaci di Baltimora e anche membri del congresso statunitense, sta in Parlamento dal 1987.
Il marito, Paul Pelosi, era forse in cerca di una speciale benedizione dopo il suo arresto alla fine del maggio scorso per guida in stato di ebrezza alcoolica.  Nancy Pelosi è stata oggi ospite della Comunità di Sant’Egidio a Roma, dove ha incontrato delle famiglie di profughi afghani e ucraini.  Vestita di nero, accompagnata dal presidente di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo, è stata accolta dall’ambasciatore degli Stati Uniti presso alla Santa Sede, Joe Donnelly.

 

Damiano Tommasi non ha vinto le elezioni, gliele ha regalate il centrodestra

Damiano Tommasi non ha vinto le elezioni, gliele ha regalate il centrodestra

Damiano Tommasi, del centrosinistra, è il nuovo sindaco di Verona. Alla chiusura dello scrutinio ha conquistato il 53,34% dei consensi nel ballottaggio, contro Federico Sboarina (centrodestra) fermatosi al 46,66%. Il centrosinistra non conquistava la maggioranza e la poltrona di sindaco a Verona da 15 anni.

Damiano Tommasi, l’ultimo miracolato di turno, ha adottato la strategia del bel cilindro vuoto: “Sono qui, riempitemi con i vostri sogni”. Ma presto la realtà verrà a bussare al suo uscio e inizieranno i distinguo e i dispetti della eterogenea coalizione di sinistra che lo ha portato a Palazzo Barbieri.  Il centrodestra deve ora resistere alla tentazione di sedersi sul divano con i popcorn ma riorganizzarsi, facendo pulizia al proprio interno, contrastando con intelligenza la azioni dei vincitori e cercando di limitare i danni che inevitabilmente questi faranno.

Dopo il comprensibile rifiuto a un apparentamento da parte di Sboarina, dobbiamo lamentare che è stato abbandonato al proprio destino dai leader del centrodestra, infatti, prima del ballottaggio sarebbe costata poco una visita della Meloni, o di Crosetto, di Salvini o di Sgarbi per sostenerlo.

Pubblichiamo questo messaggio condiviso su FB dall’amico Stefano Paiusco, perché ci pare molto equilibrato e sincero:

Damiano Tommasi è il nuovo Sindaco di Verona. Mi reputo, da sempre, una persona che sa accettare una sconfitta con dignità e, pertanto, gli faccio le mie congratulazioni e auguro buon lavoro a lui e alla sua squadra.
Federico Sboarina ha perso le elezioni, ma lo ha fatto a testa alta, con coerenza e senza vendersi a Flavio Tosi per un piatto di lenticchie, nel pieno rispetto del pensiero del suo elettorato che lo aveva votato 5 anni fa. I veronesi se ne renderanno presto conto di cosa accadrà, soprattutto quella parte del centro destra che, aizzata dal loro “caro leader”, ha deciso di consegnare la città in mano alla sinistra, non andando alle urne o, peggio ancora, votando per il suo avversario.
Così è la vita, così funzionano le cose in democrazia, a volte si vince, altre si perde, l’importante è che non ci si dimentichi l’obiettivo principale: lavorare per il bene della città e dei suoi abitanti. Vedremo cosa riuscirà a fare Tommasi, vedremo se adempierà agli impegni che ha preso con i veronesi. Lo osserveremo con molta attenzione e, ovviamente, non gli perdoneremo nemmeno il più piccolo errore, saremo implacabili. D’altra parte è questo il compito di chi sta all’opposizione. O no?
Un po’ di purgatorio, comunque, farà bene al centro destra veronese, chissà che, finalmente, questa sia l’occasione buona per ricucire una spaccatura che queste elezioni hanno, ahimè provocato. C’è bisogno di aria nuova, di volti nuovi ma, soprattutto, di un candidato nuovo da preparare per le prossime amministrative del 2027. C’è urgente necessità di cambiare il modo di fare comunicazione, di ascoltare e coinvolgere chi è, effettivamente, competente in un determinato settore, senza farsi trascinare dai soliti giochetti che consistono nel posizionare personaggi incapaci in ruoli di rilievo, solo perché si deve accontentare il tal o talaltro partito della coalizione. 
Vedremo quali saranno gli sviluppi.
Approfitto di questa occasione per ringraziare Federico Sboarina e tutti i consiglieri della maggioranza che, in questi anni hanno lavorato seriamente per gestire la nostra città, nonostante l’impossibilità, per due anni, a causa della Pandemia, di poter accelerare progetti e iniziative. Hanno svolto, in ogni caso, nonostante la depenalizzazione del COVID, un ottimo lavoro. 
Pazienza, è andata così, ci rifaremo tra 5 anni.
Stefano Paiusco

 

 

I giganti di Monte Prama ispirarono la storia dei Lestrigoni a Omero?

I giganti di Monte Prama ispirarono la storia dei Lestrigoni a Omero?

Nell’Odissea di Omero – composta intorno all’XI secolo a.C. – incontriamo nel X capitolo i Lestrigoni, orrendi giganti in carne e ossa che, lanciando pietre da una rupe, distruggono la flotta di Ulisse. Secondo i calcoli di Victor Bérard (1864-1931), tali Lestrigoni dovevano vivere nella Sardegna settentrionale o nella Corsica meridionale.

Nel 2014  (con un post ancora visibile, in lingua inglese) per la prima volta avanzai l’ipotesi che, invece che nella Sardegna settentrionale, Ulisse nelle sue peregrinazioni potrebbe essere sbarcato nella Sardegna occidentale – più precisamente nell’attuale provincia di Oristano, intorno a Marina di Torre Grande – una zona abitata fin dal neolitico e ricca di scogliere e insenature, simili a quelle descritte nell’Odissea.

Ecco la traduzione di parte del X capitolo dell’Odissea

“Di lì navigammo tristemente fino a quando gli uomini non furono stremati da un lungo e infruttuoso remare, perché non c’era più vento che ci aiutasse. Per sei giorni, notte e giorno, ci affannammo e il settimo giorno raggiungemmo la roccaforte rocciosa di Lamo-Telepilo, la città dei Lestrigoni, dove il pastore che conduce le sue pecore e le sue capre [per la mungitura] saluta colui che sta conducendo fuori il suo gregge [per nutrirlo] e quest’ultimo risponde al saluto. In quel paese un uomo che poteva fare a meno di dormire poteva guadagnare un doppio stipendio, uno come mandriano e l’altro come pastore, perché di notte lavorano più o meno come di giorno. Quando raggiungemmo il porto, lo trovammo chiuso sotto ripide scogliere, con un ingresso stretto tra due promontori. I miei capitani portarono le navi all’interno e le fecero legare l’una all’altra, perché all’interno non c’era mai un alito di vento, ma c’era sempre una calma piatta. Io tenni la mia nave all’esterno e la ormeggiai a uno scoglio all’estremità della punta; poi mi arrampicai su di un’alta roccia per fare una ricognizione, ma non riuscii a vedere alcun segno né di uomini né di bestiame, solo del fumo che saliva da terra. Mandai allora due della mia compagnia con un attendente per scoprire che tipo di persone fossero quegli abitanti. Gli uomini, una volta giunti a terra, seguirono la strada pianeggiante attraverso la quale la gente traeva la legna dalle montagne fino alla città, finché non incontrarono una giovane donna che era uscita a prendere l’acqua e che era figlia di un Lestrgoniano di nome Antiphates. Stava andando alla fonte Artacia, da cui la gente prende l’acqua, e quando i miei uomini si avvicinarono, le chiesero chi fosse il re di quel paese e su che tipo di gente governasse; così lei li indirizzò alla casa di suo padre, ma quando vi arrivarono trovarono sua moglie che era una gigantessa enorme come una montagna, e rimasero inorriditi alla sua vista. Ella chiamò subito suo marito Antifate dal luogo dell’assemblea e subito egli si mise a uccidere i miei uomini. Ne afferrò uno e cominciò a picchiarlo, mentre gli altri due correvano verso le navi il più velocemente possibile. Ma Antifate si mise a gridare dietro di loro e migliaia di robusti Lestrigoni spuntarono da ogni parte – orchi, non uomini. Che ci lanciarono contro grandi massi dalle scogliere come se fossero semplici pietre, e io sentii l’orribile rumore delle navi che scricchiolavano l’una contro l’altra e le grida di morte dei miei uomini, mentre i Laestrigoni li infilzavano come pesci e li portavano a casa per mangiarli. Mentre uccidevano i miei uomini all’interno del porto, estrassi la spada, tagliai il cavo della mia nave e dissi ai miei uomini di remare con tutte le loro forze se non volevano fare la stessa fine degli altri; così ci mettemmo  in salvo e fummo abbastanza grati quando arrivammo in mare aperto, fuori dalla portata delle rocce che ci scagliavano contro. Degli altri non ne rimase nemmeno uno”.

Sto basando aso questa mia ipotesi su un grande ritrovamento fatto nel marzo 1974 da un contadino a Monte Prama. La lama del suo aratro fu danneggiata da un frammento di una grande pietra affiorata nel suo campo. La pietra presentava misteriose incisioni e gli archeologi chiamati sul posto scoprirono sotto terra più di 450 frammenti simili e di grandi dimensioni. La notizia è stata riportata brevemente dalla stampa sarda, ma nessun giornale o agenzia nazionale ne aveva parlato. Quei frammenti furono poi trasportati in un museo di Cagliari e lì lasciati per 29 anni, dimenticati. In un altro Paese, diverso dall’Italia, questa sarebbe stata una notizia bomba e si sarebbe scavato più a fondo in quel terreno.

Solo nel 2003 – a causa delle pressioni esercitate dagli archeologi – i frammenti furono inviati a un laboratorio di Sassari dove iniziarono i lavori di restauro. Una volta ricomposti i pezzi, apparvero essere dei giganti di figura umana mai visti prima. Gli archeologi recentemente sono tornati sul posto e usando strumenti sofisticati sembrano aver rivelato una sorta di città sepolta nel sottosuolo. Queste imponenti sculture sono alte tra i duecento e i duecentosessanta centimetri, scolpite nell’arenaria e con un caratteristico aspetto orientale.

Rappresentano arcieri, pugili, atleti ed erano collocate su piattaforme rialzate che costeggiavano la strada che conduceva al vecchio porto. La loro datazione esatta non è stata ancora stabilita, ma si è concordi nell’affermare che appartengono al periodo nuragico, risalente a 3000-4000 anni fa e, come tali, sono le statue più antiche del Mediterraneo occidentale. È possibile che siano state disposte in modo così imponente per stupire i visitatori provenienti dalla confederazione etrusca dell’Italia centrale, dal Nord Africa e dalla Grecia.

Secondo Roberto Narni, l’archeologo che è riuscito a ricomporre migliaia di frammenti e brandelli, i giganti di Monte Prama furono sistematicamente frantumati intorno al IX-VIII secolo a.C. forse da un esercito invasore.

Ebbene, è possibile che l’impressione suscitata da questi giganti di pietra, dall’aspetto feroce, sui marinai greci di passaggio abbia ispirato la leggenda dei Lestrigoni, una storia che potrebbe essere stata inserita da Omero nell’Odissea.

 

Con Sboarina per impedire alla corrosiva ideologia gender e dell’eutanasia di entrare nelle nostre scuole e nella nostra società

Con Sboarina per impedire alla corrosiva ideologia gender e dell’eutanasia di entrare nelle nostre scuole e nella nostra società

Questo è un punto del programma di Damiano Tommasi per diventare sindaco di Verona
2.8. TUTELA Proponiamo l’adesione del Comune di Verona alla «Carta RE.A.DY». Un accordo sottoscritto da altre città [Trento, Padova, Mantova e Belluno] che si propone di promuovere la condivisione e l’interscambio di buone prassi finalizzate alla tutela dei diritti umani e alla promozione di una cultura sociale del rispetto e della valorizzazione delle differenze “senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. (art.3 – Costituzione Italiana).
Non lo avevamo mai letto il suo programma, ma c’è chi lo ha fatto, e quel riferimento alla Carta RE.A.DY è davvero molto inquietante.
Si obietta che nello statuto della RE.A.DY non esista nulla di disdicevole o di negativo. Certo, ma l’elenco di gruppi con uno statuto immacolato che poi hanno operato contrariamente alla decenza è lunghissimo.
Questo è chiaramente il caso con RE.A.DY e ci vuol poco per scoprirlo. Ecco il trionfalistico annuncio dell’adesione del comune di Reggio Calabria, avvenuta due mesi fa, a tale società e quali siano effettivamente i suoi scopi:

“La delibera, approvata nei giorni scorsi dal sindaco facente funzioni Carmelo Versace, è stata proposta dal consigliere metropolitano delegato alle pari opportunità, Filippo Quartuccio, che in una nota sottolinea “l’ulteriore passo in vanati compiuto dall’Ente in termini di civiltà e riconoscimento dei diritti delle persone. “E’ con grande entusiasmo – ha affermato Quartuccio – che oggi mi trovo a commentare il via libera ad un documento che, di fatto, segna una nuova tappa importante nell’affermazione di principi fondamentali, inviolabili ed irrinunciabili. Fin dal nostro insediamento, infatti, abbiamo intrapreso una strada che ci pone al fianco di ogni cittadino che, a prescindere dai propri orientamenti, non è mai lasciato indietro o da solo”.

“”Ready” – ha specificato Quartuccio – si pone l’obiettivo di individuare e diffondere politiche di inclusione sociale per le persone lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e transgender, realizzate da Pubbliche Amministrazioni a livello locale. Per l’amministrazione, quindi, è stato pressoché naturale aderirvi considerato quanto fatto in passato anche col sostegno al progetto, vinto da Arcigay, per la realizzazione del Centro anti discriminazioni. Del resto, fra le finalità di “Ready” vi sono quelle di contribuire alla diffusione di buone prassi, su tutto il territorio nazionale, mettendo in rete e supportando le Pubbliche amministrazioni impegnate nella promozione e nel riconoscimento dei diritti delle persone Lgbt. Per questo motivo – ha proseguito il consigliere – la Città metropolitana continuerà ad intraprendere percorsi istituzionali, con le realtà locali, per sensibilizzare il territorio su temi riguardanti le discriminazioni derivanti dall’orientamento sessuale”.

Ecco il testo completo dell’articolo:
https://amp.reggiotoday.it/cronaca/ready-discriminazioni-comune-adesione-ready.html
In pratica ogni Comune d’Italia dovrebbe sopportare che questa società privata vegli sulle proprie delibere e approvi il suo operato, in base alla loro ideologia d’ispirazione omosessuale (perché questo vuol dire gender).
Recentemente, il Vescovo uscente di Verona, Giuseppe Zenti,  solitamente molto misurato, ha inviato una lettera ai parroci invitandoli a non unirsi a queste follie d’importazione. Questo ha sollevato un polverone, perché Tommasi e i suoi promotori si sono sentiti direttamente chiamati in causa, e poi la polemica è fiorita a livello nazionale. Ma il povero successore di San Zeno stava parlando in termini generali, diceva che, in quanto cristiani non possiamo accettare certe prese di posizioni sulla vita e sull’educazione contrarie alla Bibbia e al Vangelo, sennò non si fa più parte del gregge. Non ha mai detto “non votate Tommasi e votate Sboarina”, anche se alla fine ogni buon cristiano dovrebbe far questo, a meno che Tommasi ritiri la sua proposta relativa a RE.A:DY e dica: “Scusate, sono stato mal consigliato”.
Gesù Cristo, che non sosteneva né Tommasi né  Sboarina, fu durissimo su questi temi, addirittura feroce e violento.
“Chi invece fa cadere uno solo di questi piccoli che credono in me, gli conviene che gli venga appesa al collo una macina da mulino e sia gettato nel profondo del mare. Guai al mondo a motivo delle trappole! È inevitabile che vengano trappole, ma guai all’uomo a causa del quale la trappola viene! Se la tua mano o il tuo piede ti fanno cadere, taglialo e gettalo via da te. È meglio per te entrare nella vita monco o zoppo, anziché con due mani o due piedi essere gettato nel fuoco eterno. E se il tuo occhio ti fa cadere, cavalo e gettalo via da te. È meglio per te entrare nella vita con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geenna del fuoco (Mt 18,6-9)”.
Puttanate Verdi

Puttanate Verdi

Riportiamo una lettera spedita a Dagospia da un vecchio ingegnere, esperto di energia, che commenta la folle decisione presa il 6 giugno 2022 da quella lobby massonico-finanziaria che è la Comunità Europea, sulle auto elettriche. Questa decisione dimostra quanto staccati siano dalla realtà molti parlamentari europei e i comitati e sottocomitati che poi dirigono davvero le cose.

Per tale voto si contano, infatti, 339 favorevoli, 249 contrari e 24 astenuti. Dunque, dal 2035 potremo, secondo loro, acquistare solo auto elettriche, così la nostra salute migliorerà. Mancano solo 13 anni!

Questa follia non è ancora definitiva, dato che  servirà il voto favorevole del Consiglio Europeo, ed è sperabile che non venga lasciata passare, anche perché toglierà il pane a decine di migliaia di lavoratori.

Da parte italiana sono state sollevate parecchie critiche a questo decreto e sono stati richiesti vari emendamenti, tranne che dal PD e dalla sinistra in generale, che lo ha fortemente voluto, come dimostrato da varie dichiarazioni di Enrico Letta. Per loro tutto ciò che suona “nuovo, progressivo, rivoluzionario” viene sposato acriticamente, anche se si tratta di gettarsi nel pozzo, invece che nel letto.

Tra le puttanate che ci impongono i tirafili dei burattini europei forse la più grossa è quella dell’auto elettrica.

Tralasciamo l’argomento batterie, solo perché è ovvio e non perché sia di secondo piano e andiamo a ben altri punti sistematicamente ignorati dalla propaganda ufficiale.

Uno: per sostituire un’intera industria del petrolio non devono essere prodotti pochi kw di corrente aggiuntivi rispetto ai consumi attuali, ma milioni di NUOVI gigawatt. Come e soprattutto quando si pensa di produrli?

Due: l’energia elettrica viene prodotta in centrale a 380.000 volt e per arrivare all’auto a 220 volt deve subire numerose trasformazioni consuma-energia e forti perdite in rete grazie alla legge di Ohm (ignorata dai nostri politici, abituati a fottersene delle leggi, quali che siano). Il risultato è che deve esserne prodotta molta di più di quella strettamente necessaria all’autotrazione. Quella in più tutta sprecata in inutile CALORE.

Tre: quanto a polveri sottili (frizione, freni, consumo di pneumatici e asfalto, ecc) l’auto elettrica ne produce pari pari quanto le auto attuali. E se le centrali sono a carbone il “risparmio” ambientale sul combustibile non è poi così clamoroso.

Quattro: i motori elettrici devono necessariamente essere costruiti in rame, metallo che già scarseggia, avendo raggiunto costi altissimi: dove si pensa di trovarne in abbondanza per equipaggiare decine di milioni di autovetture?

Cinque: per consentire la ricarica una volta che le auto saranno diffuse non saranno necessarie le poche colonnine attuali, ma ce ne vorranno centinaia per ogni punto di ricarica, a meno di risse a coltellate tra gli automobilisti (si pensi per esempio alle autostrade). E naturalmente immense aree di sosta per la ricarica contemporanea.

A parte il fatto che la corrente continua genera campi magnetici che per poche auto possono essere trascurabili, ma che quando le auto saranno milioni non lo saranno affatto. Come insegnano i cellulari, in scala infinitamente più ridotta per i ridotti consumi.

 

 

Perché crisi e benessere vanno e vengono? I cicli economici

Perché crisi e benessere vanno e vengono? I cicli economici

Massimo Mariotti candidato al Consiglio Comunale di Verona

Massimo Mariotti candidato al Consiglio Comunale di Verona

Riceviamo dall’amico Massimo Mariotti, presidente SERIT e membro del direttivo Zai,  e pubblichiamo:

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Care Italiane e Italiani di VERONA,

Ho accettato l’invito dell’On. Giorgia MELONI di candidarmi nella lista di FRATELLI d’ITALIA, per le elezioni che porteranno al rinnovo del Consiglio Comunale, e che si terranno DOMENICA 12 Giugno dalle ore 07 alle 23.

La mia candidatura va oltre il valore di questa tornata elettorale, dato che nel marzo del 2023, andremo finalmente a votare per rinnovare l’attuale Parlamento, condizionato dalla incompetenza grillina e, inoltre, voglio ricordare che quella dovrà essere l’occasione per rifondare il centrodestra, indirizzandolo verso la salvaguardia della Cosa Pubblica assieme a quegli elettori sfiduciati, che si sono allontanati dalla politica attiva.

Metto a disposizione la mia esperienza amministrativa, quale Consigliere Comunale, prima del MSI poi di AN, nel Comune di Verona, perché sono convinto che alla nostra amata Patria serva una Destra moderna, che abbia un forte il senso dello Stato e della Nazione. Una Destra che crei selezione e non appiattimento, che permetta agli anziani di vivere in modo dignitoso e con il massimo rispetto ed alle giovani generazione di costruire il proprio futuro per merito, e non per raccomandazioni.

Una Destra aperta alle necessità sociali e alla solidarietà concreta ma che, al di fuori delle emergenze, difenda e tuteli prima di tutto gli Italiani e i veronesi, in Italia e all’estero, che anteponga quindi le necessità dei nostri connazionali, non quelle di chi è arrivato attraverso le maglie troppe larghe di una immigrazione selvaggia, figlia di norme confuse e spesso demagogiche. Perché la nostra Terra è di chi ha lavorato duro per renderla fertile, di chi ha sacrificato la vita per difenderla, di chi la ama e l’ha resa il giardino d’Europa!

In Italia come a VERONA, c’è spazio per i rappresentanti di una DESTRA SOCIALE capace di guidare la macchina amministrativa con competenza e senza remore culturali.

Chiedo agli elettori di FRATELLI d’ITALIA di dare più forza alla propria scelta scrivendo accanto al simbolo :

 

MARIOTTI

 

Per ulteriori info visita il sito : www.mariottiperverona.it

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Il New York Times scopre l’ovvio: i colpi messi a segno dagli ucraini vengono diretti dai servizi di intelligence americani basati a Sigonella.

Il New York Times scopre l’ovvio: i colpi messi a segno dagli ucraini vengono diretti dai servizi di intelligence americani basati a Sigonella.

Il New York Times da alcuni giorni sta pubblicando dei servizi nei quali svela l’esteso aiuto fornito dall’intelligence americana all’Ucraina. Questo, come si sospettava, sarebbe l’origine di tutti i colpi fortunati messi a segno contro alle forze armate russe. In un dettagliato rapporto pubblicato oggi, 6 maggio, da Helene Cooper, Eric Schmitt e Julian E. Barnes, e dal quale noi citiamo, vengono forniti nuovi dettagli circa questo pericolosissimo coinvolgimento diretto degli Stati Uniti.

Gli Stati Uniti hanno fornito informazioni che hanno aiutato le forze ucraine a localizzare e colpire l’ammiraglia della flotta russa del Mar Nero il mese scorso, un altro segno che l’amministrazione sta allentando le sue limitazioni autoimposte su quanto lontano vogliono spingersi per aiutare l’Ucraina a combattere la Russia. Lo stesso si dice per la morte di tanti generali, dove l’intelligence americana ha captato le loro conversazioni e ha individuato la loro posizione sul campo, con precisione millimetrica, permettendo agli ucraini in sparare a colpo sicuro.

L’aiuto al puntamento, che ha contribuito all’eventuale affondamento della nave ammiraglia, la Moskva, fa parte di un continuo dell’amministrazione Biden per fornire all’Ucraina informazioni sui teatri di battaglia. Questa intelligence include anche la condivisione dei movimenti delle truppe russe.

L’amministrazione Biden ha cercato di mantenere segrete la gran parte delle informazioni che sta condividendo con gli ucraini, per paura che sia vista come un’escalation che possa provocare il presidente Vladimir V. Putin a una guerra più ampia. Ma nelle ultime settimane gli Stati Uniti hanno accelerato l’invio di armi pesanti all’Ucraina e hanno richiesto al Congresso uno straordinario aiuto militare, economico e umanitario con lo stanziamento di 33 miliardi di dollari, dimostrando quanto velocemente i vincoli auto imposti sul sostegno all’Ucraina stiano cambiando.

Due alti funzionari americani hanno affermato che l’Ucraina aveva già i dati di puntamento per la Moskva, e che gli Stati Uniti hanno fornito solo una conferma. Ma altri funzionari  all’interno dell’amministrazione americana, hanno invece detto che l’intelligence americana è stata cruciale per l’affondamento della nave da parte dell’Ucraina.

Il 13 aprile, le forze ucraine di terra avevano sparato due missili Neptune, colpendo la Moskva e provocando un incendio che, alla fine, ha portato all’affondamento della vecchia nave da guerra. L’attenzione si è anche concentrata sul fatto che i sistemi radar della vecchia nave funzionassero correttamente. Ma dei funzionari ucraini e statunitensi hanno detto che la Moskva è stata probabilmente distratta dal dispiegamento di un drone Bayraktar di fabbricazione turca che li stava sorvolando.

Subito dopo l’attacco, i funzionari dell’amministrazione Biden erano stati scrupolosamente silenti, rifiutando di confermare persino che la Moskva fosse stata colpita. Ma negli ultimi giorni, i funzionari americani hanno confermato che i dati di puntamento da fonti di intelligence americane sono stati forniti all’Ucraina nelle ore prima del lancio dei missili Neptune.

La Russia ha negato che i missili ucraini abbiano avuto un ruolo nella fine della Moskva, sostenendo invece che un incendio a bordo ha causato un’esplosione di munizioni che ha condannato la nave. Notizie indipendenti russe basate fuori dal paese hanno riferito che circa 40 uomini sono morti e altri 100 sono rimasti feriti quando la nave da guerra è stata danneggiata e affondata.

I funzionari americani hanno riconosciuto pubblicamente che l’intelligence utile è stata fornita agli ucraini nel periodo precedente l’invasione della Russia del 24 febbraio, e che la pratica è continuata nelle settimane successive. Ma questi funzionari hanno evitato di confermare il diretto coinvolgimento americano nelle operazioni ucraine che hanno portato alla morte di circa diecimila soldati russi, perlopiù coscritti.

La valutazione degli Stati Uniti del piano di guerra della Russia per la regione del Donbas ha permesso a un alto funzionario del Pentagono di affermare la scorsa settimana che la Russia sembrava essere “diversi giorni indietro” nella sua offensiva, a causa della rigida resistenza ucraina e dei continui problemi di approvvigionamento. Le forze russe possono sempre deviare dai loro piani, ma i funzionari americani hanno detto che l’intelligence permette alle forze ucraine di evitare l’attacco in alcuni luoghi e posizionarsi per colpire i russi in altri.
Il New York Times ha riferito mercoledì che l’intelligence americana sui movimenti russi forniti all’Ucraina hanno permesso a Kiev di prendere di mira e uccidere un certo numero di generali russi. Giovedì, il signor Kirby, il portavoce del Pentagono, ha riconosciuto la condivisione dell’intelligence con gli ucraini, ma ha fornito pochi dettagli.

A Mariupol. I soldati russi hanno fatto breccia nelle difese ucraine intorno all’impianto siderurgico Azovstal, mentre le forze di Mosca hanno lanciato una spallata finale per prendere la città portuale. Ottenere il pieno controllo di Mariupol permetterebbe al presidente Vladimir V. Putin di rivendicare una vittoria giorni prima delle celebrazioni per il 9 maggio, che commemora il trionfo dell’Unione Sovietica sulla Germania nazista, per trasformare quella che lui chiama una “operazione militare speciale” in Ucraina in una guerra esplicita e totale.

Gli ufficiali della marina americana che hanno visitato gli incrociatori russi quando esisteva cooperazione militare russo-americana, alla fine degli anni ’90 e all’inizio del 2000, hanno detto che la Moskva aveva dei problemi. C’era poca attrezzatura visibile di controllo dei danni a bordo della nave da guerra per spegnere rapidamente gli incendi di bordo. I funzionari hanno detto che non potevano vedere estintori o manichette antincendio nei passaggi attraverso le navi. Sulle navi americane, tali attrezzature sono conservate a portata di mano per consentire all’equipaggio di estinguere rapidamente gli incendi, cosa fondamentale in mare.

“L’esercito russo aveva a lungo discusso se mandare in pensione la Moskva”, ha detto Michael Kofman, direttore degli studi sulla Russia alla CNA, un istituto di ricerca di Arlington County, Va. “Era un vecchio incrociatore sovietico che aveva un estremo bisogno di essere modernizzato”. Ma a causa di una carenza di incrociatori e cacciatorpediniere, Mosca alla fine ha deciso di estendere il suo servizio.

Questo progressivo coinvolgimento delle forze di intelligence americane deve preoccupare tutti, perché il rischio di un conflitto esteso diventa sempre più reale.

 

 

Elon Musk: la reincarnazione di Leonardo da Vinci?

Elon Musk: la reincarnazione di Leonardo da Vinci?

Coloro che vedono in Elon Musk, nato nel 1970 a Pretoria, solo uno spietato speculatore si sbagliano di grosso. Forse è anche questo, ma anche molto molto di più. Ha una mente complessa di tipo matematico, capace di spaziare in ambiti assai complessi. In parole povere, come Leonardo da Vinci, è uno che si è svegliato mentre tutti gli altri dormono. La sua vita personale è un mistero. Si conoscono solo pochi dettagli della sua complessa e tormentata esistenza. Attualmente Musk è l’uomo più ricco del mondo, con una patrimonio stimato in circa 221 miliardi di dollari ma, come Alessandro Magno e Leonardo da Vinci, non riesce a godere di nessuna conquista, perché pensa subito a ciò che ancora deve conquistare.

L’anno scorso aveva annunciato che stava “vendendo quasi tutti i suoi beni immobili”, comprese diverse proprietà in California per un valore di oltre 100 milioni di dollari – e 15 miliardi di dollari di azioni Tesla. Si dice che si sia poi trasferito in una “Capanna” di 75 piedi quadrati da 50.000 dollari vicino al sito di lancio dei razzi Starbase di SpaceX a Boca Chica, Texas. Ci pare facile preconizzare che in futuro vorrà disfarsi di tutto il suo denaro, un po’ come fece un altro genio della logica e della matematica, Ludwig Wittgenstein, che sistematicamente si disfece della enorme quantità di denaro ereditato dalla sua famiglia.

Elon, che ha fondato Space X nel 2002, ha cinque figli dal suo precedente matrimonio con la scrittrice Justine Wilson, dalla quale si era separato nel 2008. Un loro figlio di 10 settimane era tragicamente morto nel sonno, incrinando la loro unione.

“Il grande squilibrio economico tra noi, ha fatto sì che nei mesi successivi al nostro matrimonio, una certa dinamica si è insinuata fra di noi” disse la ex moglie, Justine. “Il giudizio di Elon prevaleva sul mio, e lui rimarcava costantemente i modi in cui mi trovava carente. “Sono tua moglie”, gli ho detto ripetutamente, “non una tua dipendente!”.

‘”Se tu fossi una mia dipendente, ti avrei già licenziata” Elon soleva ripetere alla moglie. Elon Musk non è un uomo ordinario e non potrà mai convivere con donne ordinarie  o straordinarie.

Elon ha poi iniziato a frequentare l’attrice inglese Talulah Riley, che ha sposato e divorziato due volte in sei anni. È stato anche brevemente legato ad Amber Heard dopo che lei si è separata da Johnny Depp. L’attore ha poi accusato i due di avere una relazione, tradendolo . Cosa che entrambi hanno negato.

Ieri, Elon Musk, ha acquistato Twitter e senza alcun dubbio lo migliorerà, lo renderà più libero e ci farà un mucchio di soldi, aumentando il livello della sua insoddisfazione e della sua nevrosi. Negli anni a venire si concentrerà sempre più su come prolungare la vita umana.