Giovanni De Luna (Battipaglia, 9 aprile 1943) è uno storico, scrittore e autore televisivo italiano che ha insegnato storia contemporanea all’Università di Torino e collabora con La Stampa e l’inserto culturale Tuttolibri. In gioventù ha militato in Lotta Continua.
Il De Luna è stato membro del comitato scientifico del programma televisivo di Rai 3 Il tempo e la storia dal 2013 al 2017 e in seguito della trasmissione Passato e presente, sulla stessa rete. Ha licenziato decine di libri sul fascismo e l’altifascismo, ma senza mai centrare il punto che viene indicato da Angelo Paratico nel suo ultimo libro Un Re e il suo Burattino Gingko Edizioni 2024. Il punto focale di quegli anni è che Mussolini fu un mero esecutore degli ordini del monarca sabaudo e non averlo notato è un segno di malafede o di cecità.
La veridicità delle tesi esposte da Paratico la si può notare sfogliando un libro del De Luna, uno dei suoi tanti, intitolato Donne in Oggetto. L’antifascismo nella società italiana 1922-1939 pubblicato dalla rispettabile casa editrice torinese Boringhieri nel 1995.
Nessuna citazione per Vittorio Emanuele III
Non esiste neppure una citazione relativa a Vittorio Emanuele III e i Savoia in questo libro di 435 pagine che vorrebbe trattare dell’antifascismo durante gli anni del fascismo, prima della II Guerra mondiale, in una nazione che l’autore vede popolata da oppositori al regime!
Nel mio romanzo storico “Una Feroce Compassione” accenno a un testo sulla vita di Gengis Khan che era stato apprezzato da Heinrich Himmler e dal suo capo Adolf Hitler, un accanito lettore, al punto di obbligare ciascuno degli ufficiali delle SS ad averne una copia.
Ignoravo che fosse stato tradotto in Italiano, nel 1939 ma ne ho pescato una copia al mercatino di San Zeno, domenica scorsa.
Pochi sanno che questo libro dedicato all’impero mongolo, opera di Michael Prawdin, pseudonimo di Michael Charol (1894 – 1970), uno scrittore russo-tedesco che giunse in Germania dopo la Rivoluzione Russa, abbia avuto tanta influenza sulle spietate strategie, altrimenti inspiegabili, utilizzate dai nazisti.
Studiò in Germania e scrisse in tedesco, terminando la sua esistenza negli USA. Prawdin si fece una reputazione internazionale con due libri su Gengis Khan che influirono sulla feroce condotta della guerra nazista, durante la Seconda guerra mondiale, anche se non è del tutto accurato nella sua narrazione.
Tale libro è ancora in stampa in tutto il mondo, risulta molto scorrevole e leggibile. Leggendolo, la lezione che se ne trae è che deve aver convinto i nazisti che il terrore sia l’arma più potente, e che per vincere serve alta mobilità combinata con strategie fatte per stupire e sorprendere. Le città che si sottomettevano ai mongoli venivano risparmiate, quelle che tentavano una resistenza venivano distrutte e gli abitanti uccisi. Per esempio gli abitanti di Bagdad ancor oggi ricordano il fato toccato alla loro città e al massacro di tutti i suoi abitanti, più di un milione e mezzo, incluse donne e bambini.
Nessuno prima dei mongoli aveva attuato queste strategie, sistematizzandole e che permisero loro di conquistare praticamente tutto il mondo conosciuto con un esercito composto esclusivamente da cavalieri e in un esiguo numero, che non superò mai i 150.000 cavalli. Erano divisi in varie unità indipendenti note come “tumen” composte da diecimila cavalieri, un po’ come le legioni romane. Bastarono 40.000 cavalieri per distruggere in rapida successione eserciti russi, polacchi, tedeschi e ungheresi e, una volta entrati a Budapest, chiesero che gli fossero consegnate 150 giovani vergini della nobiltà locale. Di fronte a tutta la cittadinanza le decapitarono, senza motivo. Questo era il loro messaggio e il loro biglietto da visita. Si trattennero per qualche mese e poi girarono i cavalli e tornarono in Mongolia, invece di conquistare Parigi, Roma e Berlino, perché pensando che non ne valesse la pena, e che era meglio per loro occuparsi della Cina.
Leggendo le pagine di questo libro pare di vedere le divisioni panzer correre per le pianure ucraine, con gli stuka che gli spianano la strada.
Leonardo Da Vinci: lo storico Carlo Vecce annuncia la scoperta sulla madre del genio, era una schiava
Caterina era il nome della schiava, l’atto di liberazione della donna, sarebbe stato rogato dal padre notaio Piero da Vinci e datato 2 novembre 1452
Si chiamava Caterina la madre di Leonardo da Vinci, ce lo rivela un documento scoperto nell’ Archivio di Stato di Firenze che rivela anche che la donna fosse stata una principessa dei Circassi, figlia del principe Yakob, che governò uno dei regni sugli altopiani delle montagne settentrionali del Caucaso: dopo essere stata rapita, probabilmente dai tartari, fu fatta schiava e rivenduta ai veneziani. Il professore Carlo Vecce, filologo e storico del Rinascimento, docente all’Università di Napoli “L’Orientale” rivela i dettagli sulla nuova identità della mamma del genio del Rinascimento, che quindi sarebbe stato italiano solo per metà. L’annuncio della scoperta, che potrebbe mettere una parola definitiva sull’identità della donna che partorì Leonardo, è stato dato questa mattina a Firenze, nella sede di Giunti Editore.
Il nostro collaboratore, Angelo Paratico, aveva pubblicato a Hong Kong, in lingua inglese un testo basato su questa teoria e una grossa stazione televisiva giapponese prese in considerazione l’ipotesi di girarci un docufilm. Poi il progetto fu archiviato.
Negli archivi di Firenze si trovano vari documenti notarili vergati da Piero Da Vinci, il padre notaio di Leonardo e uno di questi appare nel libro di Paratico, anzi pare essere proprio quello citato dal Paratico, ma non avendo visto il documento originale nella sua interezzza, non vide quella citazione “caucasica”.
Se davvero è emerso un documento come quello descritto dal Prof.Vecce nel suo romanzo, ovvero la malleva di Caterina “filia Jacobi eius schiava seu serva de partibus Circassie”, in un atto datato 2 novembre 1452, ossia circa sei mesi dopo la nascita di Leonardo, su istanza della proprietaria della schiava, una certa Ginevra d’Antonio Redditi, moglie di Donato di Filippo di Salvestro Nati
Tale Caterina, madre di Leonardo, spirò fra le braccia del figlio a Milano. Un documento ritrovato una ventina d’anni or sono negli archivi di Milano, mostra il suo atto di morte, che coincide con la notazione delle spese indicate da Leonardo nel Codice Forster circa il “sotterramento di Caterina”.
La prima edizione del libro di Paratico fu pubblicata in inglese, a Hong Kong, nel 2015 con grande rilevanza mediatica, soprattutto a causa del fatto che i francesi s’infuriarono perché la Gioconda (come intuito da Sigmund Freud) sarebbe una immagine onirica di Caterina, madre di Leonardo.
La seconda edizione in italiano è stata pubblicata dalla Gingko Edizioni, a Verona, nel 2018.
Per fornire le migliori esperienze, utilizziamo tecnologie come i cookie per memorizzare e/o accedere alle informazioni del dispositivo. Il consenso a queste tecnologie ci permetterà di elaborare dati come il comportamento di navigazione o ID unici su questo sito. Non acconsentire o ritirare il consenso può influire negativamente su alcune caratteristiche e funzioni.
Funzionale
Sempre attivo
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono strettamente necessari al fine legittimo di consentire l'uso di un servizio specifico esplicitamente richiesto dall'abbonato o dall'utente, o al solo scopo di effettuare la trasmissione di una comunicazione su una rete di comunicazione elettronica.
Preferenze
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono necessari per lo scopo legittimo di memorizzare le preferenze che non sono richieste dall'abbonato o dall'utente.
Statistiche
L'archiviazione tecnica o l'accesso che viene utilizzato esclusivamente per scopi statistici.L'archiviazione tecnica o l'accesso che viene utilizzato esclusivamente per scopi statistici anonimi. Senza un mandato di comparizione, una conformità volontaria da parte del vostro Fornitore di Servizi Internet, o ulteriori registrazioni da parte di terzi, le informazioni memorizzate o recuperate per questo scopo da sole non possono di solito essere utilizzate per l'identificazione.
Marketing
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono necessari per creare profili di utenti per inviare pubblicità, o per tracciare l'utente su un sito web o su diversi siti web per scopi di marketing simili.