Fred Trump, padre di Donald, nel 1927 fu accusato di essere un fascista

Fred Trump, padre di Donald, nel 1927 fu accusato di essere un fascista

Fred e Donald TRump nel 1985

Nel 2016, dopo la prima elezione di Trump a Presidente degli Stati Uniti, tutti i giornali e le televisioni del mondo, parlarono di Fred Trump, suo padre come di un simpatizzante fascista che fu arrestato durante delle proteste razziste a New York, guidate da fascisti italiani e dal Ku Klux Klan.

Suo figlio, Donald Trump, aveva negato l’arresto, ma sono emersi nuovi documenti che dimostrano come in realtà sia stato detenuto per un paio d’ore e poi rilasciato su cauzione. Durante  l’incidente – che non fu affatto una rissa – due italiani vennero uccisi nel Queens, mentre nello stesso giorno 1.000 aderenti del KKK in abito bianco marciavano nel quartiere ad alta densità d’immigrazione e scoppiarono degli incidenti.

Ci chiediamo quale sia stata la rissa a cui Fred Trump aveva partecipato. La spiegazione sembra semplice: certamente non per i fascisti, perché l’omicidio dei due giovani italiani fu solo un’esecuzione a sangue freddo, in stile mafioso, forse eseguita da antifascisti o da gangster. I due immigrati italiani assassinati furono Joseph Carisi, 39 anni, e Nicholas Amoroso, di 22 anni, che sono stati trovati accoltellati e colpiti ripetutamente, a Times Square, New York. Indossavano effettivamente delle camicie nere e sembra che fossero diretti a partecipare, con altri 400 fascisti, alla istituzionale parata del Memorial Day di Manhattan. L’allora presidente della Lega Fascista del Nord America, il Conte di Revel, minimizzando la natura di quel crimine, lo definì “un semplice omicidio” avvenuto non per motivi politici. Ma in seguito Benito Mussolini attribuì la colpa della loro morte a “traditori dell’Italia e della rivoluzione fascista”, forse utilizzandoli come martiri della causa fascista.

Fred Trump non ebbe nulla a che fare con l’uccisione dei due immigrati italiani né con la sfilata del KKK e, pertanto, il 21enne Fred Trump fu forse fermato per il raduno del KKK solo perché abitava lì.  Secondo il rapporto della polizia fu fermato perché la polizia gli disse di andarsene ma lui si rifiutò di farlo…dato che ci viveva.

 

Oswald Mosley, nel 1933, espose le basi filosofiche del Fascismo

Oswald Mosley, nel 1933, espose le basi filosofiche del Fascismo

Questo discorso, tenuto da Sir Oswald Mosley, mercoledì 22 Marzo 1933, alla English Speaking Union, non è mai stato pubblicato prima in Italia. 

Le Basi Filosofiche del Fascismo

I nostri oppositori sostengono che il Fascismo non possieda, né un background storico, né una filosofia, e questo pomeriggio è dunque mio compito suggerire che il Fascismo ha radici profonde nella storia ed è stato sostenuto da alcuni dei voli più raffinati della mente speculativa. Io sono, ovviamente, consapevole del fatto che solo una piccola parte della sua filosofia venga menzionata assieme alle nostre attività nelle colonne dei quotidiani, e quando avete letto che tenevo una lezione sulla “Filosofia del Fascismo”, probabilmente molti di voi avranno detto: “Cosa c’entrerà questo gangster con la filosofia?”. Tuttavia, penso che voi crediate che quei grandi specchi dell’immaginario pubblico non sempre riflettano un’immagine accurata, e mentre leggete dei momenti più emozionanti del nostro progresso, sono però altri momenti, i quali possiedono una certa profondità di pensiero e di concezione costruttiva.

Fin’ora è in qualche misura vero che la filosofia fascista non ha assunto una forma concreta e ben definita, ma è doveroso ricordare che la fede fascista esiste da poco più di dieci anni: è una creatura dell’ultimo decennio. Tuttavia, il suo background filosofico è già capace di alcune formulazioni, e ciò è accaduto in un tempo molto più ridotto rispetto al corrispondente sviluppo di altre grandi fedi politiche nella storia. Il movimento fascista stesso, in diversi grandi paesi, sta avanzando verso il potere ad una velocità fenomenale, tanto che la fede e la filosofia fasciste come concetto permanente, come attitudine alla vita, stanno avanzando molto più velocemente delle filosofie di altre fedi. Prendete ad esempio il Liberalismo: è trascorso molto tempo tra gli scritti di uomini come Voltaire e Rousseau, e la formazione finale del credo liberale nelle mani degli uomini di stato inglesi, tra la fine del diciottesimo e l’inizio del diciannovesimo secolo.

Infatti, questi grandi movimenti politici e sconvolgimenti psicologici si sono cristallizzati in un sistema di pensiero definito solo in modo molto lento, così come nel sistema d’azione; e nel caso fascista è probabilmente piuttosto presto per aspettarsi che in dieci anni abbia già assunto una forma cristallizzata. Nonostante ciò io credo che la filosofia fascista possa essere espressa in termini intellegibili, e mentre dona un contributo completamente nuovo al pensiero del nostro tempo, può ancora essere dimostrato che la sua origine e la sua base storica derivano dal pensiero instaurato del passato.

In primo luogo, sostengo che molte filosofie d’intervento derivano dalla sintesi dei conflitti culturali di un periodo precedente. Laddove, in una era di cultura, di pensiero, di speculazione astratta, si trovano a convivere due grandi culture in forte contrapposizione, solitamente, nelle successive sfere di azione si trovano alcune sintesi concrete tra le due forti antitesi che portano ad un pratico credo di intervento. Tale concetto vi sembrerà che suggerisca, in una certa misura, un approccio Spengleriano; ed è inoltre vero che il grande filosofo tedesco ha contribuito probabilmente, più di chiunque altro, a incidere nell’ampio background del pensiero fascista. Ma esso è un background molto vasto. Il pensiero fascista emerge da un grande contesto di storia mondiale. Non molto più di questo. E probabilmente che sia inibito dal giungere sempre più vicino al soggetto del suo innato pessimismo, il quale, a suo modo, io ritengo umilmente emerga dalla sua totale ignoranza della scienza moderna e dello sviluppo meccanico.

Se guardate la realtà attraverso le lenti spengleriane, giungerete a una conclusione di estremo pessimismo, in quanto oscurano il fattore che per la prima volta mette nelle mani dell’uomo l’abilità di eliminare il problema della povertà. E io credo che l’incomprensione da parte del nostro filosofo tedesco di questo nuovo immenso fattore lo conduca alla sua conclusione pessimistica. Nonostante ciò, questo non compromette in alcun modo il suo enorme contributo al pensiero mondiale.

Voi dedurrete giustamente che il mio pensiero riguardo al matrimonio tra culture apparentemente antitetiche porterà nel successivo periodo dell’azione alla produzione di un figlio filosofico del tempo, il quale verrà espresso con l’intervento, abbia qualche derivazione dal pensiero spengleriano. Ma penso di potervi mostrare in modo pratico che questa tesi funziona nel caso del fascismo. Vi vorrei ricordare che nell’ultimo secolo, la sfida intellettuale più grande è derivata dal tremendo impatto del pensiero nietzschiano sulla civiltà cristiana, vecchia di duemila anni. Tale impatto è stato riconosciuto dopo molto tempo. Ma il suo impatto si rivela ai nostri occhi solo oggi. Svoltando dove si vuole nel pensiero moderno, si troveranno i risultati di quella colossale lotta per la padronanza della mente e dello spirito dell’uomo. Vi era una religione che, per quanto riguarda l’interesse dell’Occidente, ha largamente dominato il pensiero umano per molti secoli. E, all’improvviso, per la prima volta, quella religione e quel pensiero sono stati sfidati concretamente, e le loro fondamenta in quel momento vennero scosse ad ogni livello. Fu condannata con energia furibonda e con genio straordinario – condannata radicalmente.

Non sono io, come potrete accorgervi in seguito,  che mi pronuncerò contro la Cristianità, perché vi dimostrerò come credo sia possibile che le dottrine nietzschiana e cristiana possano essere capaci di sintesi. Ma a questo punto è necessario che io esamini le differenze essenziali di questi due credi, e che osservi dove sono accumulate le differenze e dove le somiglianze emergono.

Nietzsche ha messo in discussione, come sapete, i principali pilastri del pensiero cristiano. Ha affermato infatti: “Questa è la religione dello schiavo e del debole. Questa è la fede delle persone che sono in lotta con la vita, che non affrontano la realtà, che cercano la salvezza in qualche onirico aldilà – la salvezza che essi non hanno la vitalità né la virilità di conquistarsi da soli qui sulla terra. Ciò deriva da uno spirito di debolezza e di resa”. Egli l’ha definita in una grande citazione, se ricordo correttamente, come la “religione che ha incatenato e indebolito il genere umano”.

E con rispetto a questa fede ha creato il concetto del superuomo, l’uomo che affronta le difficoltà, il pericolo, che va oltre le cose materiali e attraverso le difficoltà dell’ambiente per raggiungere, vincere e creare, qui sulla terra, un suo mondo. Era una sfida all’intera base dell’esistenza, non solo al pensiero. E ha scosso le fondamenta del pensiero mondiale. Deve essere apparso, a coloro i quali erano seriamente coinvolti alla controversia del tempo, che l’uno o l’altro credo doveva rivelarsi vittorioso, mentre l’altro doveva sopperire, in modo che ogni combinazione, ogni sintesi tra le due dottrine conflittuali fossero totalmente fuori questione.

Ora credo che, come spesso accade nella vita di tutti i giorni, quei credo che appaiono così diversi sono al contrario soggetti a qualche riconciliazione se esaminati più da vicino, e quindi è possibile una certa sintesi; e penso di potervi mostrare realmente che, nella dottrina fascista di oggi, potete trovare un completo matrimonio tra le principali caratteristiche di entrambe le fedi. Da una parte troviamo nel Fascismo, derivanti dalla cristianità, derivanti direttamente dalla concezione cristiana, l’immensa visione del servizio, dell’abnegazione, del sacrificio per le cause altrui, del mondo e della patria; non l’eliminazione dell’individuo, piuttosto la fusione dell’individuo in qualcosa molto più grande di egli stesso; e così avete la la dottrina di base del Fascismo – servizio, dono di sé – che il Fascista deve concepire come la più grande causa e il più grande impulso al mondo.

Dall’altra parte si trovano, derivanti dal pensiero nietzschiano della virilità, la sfida rivolta a tutte le cose esistenti che impediscono l’avanzare del genere umano, l’assoluta abnegazione della dottrina della resa, la forte abilità di affrontare e di superare tutti gli ostacoli. In tal mondo avrete la creazione di una dottrina fatta di uomini di vigore e di auto assistenza, che è l’altra caratteristica eccezionale del Fascismo.

Per questo – penso di poter affermare – troviamo alcuni punti di unione tra queste due grandi dottrine espressi nel credo pratico del Fascismo di oggi. E ciò, infatti, risolve la nostra completa attitudine alla vita. Possiamo adattarla ai dettagli più insignificanti dell’intera esistenza. Dal concetto più ampio e astratto possiamo arrivare alle cose più concrete della vita quotidiana. Pretendiamo da tutto il nostro popolo una concezione fondamentale del servizio pubblico, ma gli concediamo anche in cambio e, crediamo che la concezione fascista dello Stato dovrebbe concedere, assoluta libertà. Nella sua vita pubblica, un uomo si deve saper comportare come un membro forte dello stato, in ogni sua azione egli deve essere conforme al benessere della Nazione. Dall’altro lato egli riceve dallo stato, una libertà completa di vivere e di svilupparsi come individuo. E nella nostra morale – e credo di poter affermare che solo la morale pubblica, nella quale la pratica privata coincide, con la protesta pubblica – l’unico singolo test di ogni questione morale è se essa impedisca o distrugga in qualsiasi modo il potere dell’individuo di servire lo Stato. Egli deve dare una risposta alle domande: “Questa mia azione danneggerà la nazione? Danneggerà altri membri della Nazione? Danneggerà la mia stessa abilità di servire la Nazione?” e se la risposta sarà chiara, l’individuo possiederà  libertà assoluta di fare ciò che vuole; e questo gli conferisce la più grande misura di libertà, all’interno di uno Stato, che ogni sistema statale o qualsiasi autorità religiosa abbia mai conferito all’uomo.

L’approccio più prossimo al test morale era probabilmente l’approccio della civiltà greca, nella cui organizzazione vi era, ovviamente, un concetto di Stato non molto inferiore a quello fascista di oggi. Quell’atteggiamento, quel contesto filosofico impone al Fascista alcune regole di condotta sociale molto chiare, che equivalgono ad una dettagliata sfida all’ordine esistente delle cose, anche se non entreremo nel dettaglio, mostreremo che questi principi generali siano adatti a essere ridotti al dettaglio. Infatti, consideriamo altrettanto ridicolo un sistema in cui un uomo può venire punito se rischia di danneggiare sé stesso bevendo un whisky dopo l’orario nel quale è legale farlo, ma che, nelle sua veste pubblica di grande o piccola figura pubblica, può agire in un modo che potrebbe minacciare l’intera struttura dello Stato rimanendo completamente impunito. Se corre il minimo rischio di farsi male, l’intera macchina della legge viene mobilitata contro di lui, eppure nelle sua veste pubblica potrebbe minacciare l’intera vita della Nazione: potrebbe mettere in pericolo i principali pilastri dello Stato.

Il principio fascista è libertà nel privato e servizio nel pubblico! Ciò ci impone, nella nostra vita pubblica, e nella nostra condotta nei confronti degli altri uomini, una certa disciplina e un certo ritegno; ma solamente nella nostra vita pubblica; e dovrei affermare davvero molto fortemente che l’unico modo per ottenere la libertà nel privato sia attraverso una organizzazione pubblica che porti ordine al di fuori del caos economico che sia presente nel mondo attuale, e che tale organizzazione pubblica possa essere garantita attraverso i metodi di autorità e disciplina, che sono insiti nel Fascismo.

Ritornando al campo filosofico, tuttavia, troviamo una certa disciplina che viene imposta al Fascista in modo naturale dalla sua filosofia, un ordinato atletismo, come lo chiamo io, e un senso di fiducia nella leadership, un credo nell’autorità, che sono alieni ad altri movimenti. Ed ecco qui che ci ritroviamo in collisione con i dogmi del Socialismo e del Liberalismo. Il Socialismo si differenzia, ovviamente, in modo netto dal Liberalismo nella sua concezione di organizzazione economica, ma per ciò che riguarda la filosofia penso vi siano pochi Socialisti o Liberali che si troverebbero in disaccordo nell’affermare che hanno realmente un origine comune se si ritorna abbastanza indietro nel tempo, nell’atteggiamento nei confronti della vita di Voltaire e di Rousseau; e soprattutto questi ultimi. Ora non sarebbe bene che vi mostrassi la differenza fondamentale che emerge tra Liberalismo e Socialismo da un lato, e Fascismo dall’altro? Rousseau, nella nostra ottica, potrebbe aver commesso un enorme errore o potrebbe essere stato frainteso. Rousseau menzione l’uguaglianza. Noi rispondiamo, se si riferisce all’uguaglianza nelle opportunità, sì; se si riferisce all’uguaglianza fra gli uomini allora no. Ciò è un’ assurdità. Personalmente credo che se letto accuratamente, Rousseau intendesse uguaglianza di opportunità, e che il principale attacco di Rousseau sia diretto, e giustamente, al decadente sistema sotto il quale visse. Egli affermò in effetti “ È ridicolo che questi nobili oziosi e decadenti della Francia” (come certamente erano al tempo) “debbano pretendere per sé stessi privilegi che mettono a repentaglio la vita della Nazione. L’uguaglianza di opportunità è un concetto fondamentale. Lasciate che governino coloro che sono adatti a governare.” Questa era una rivolta contro il privilegio, un affermazione che l’uomo di talento e di capacità deve essere colui che conduce gli affari di una grande nazione. Ma di tale dottrina si impadronirono tempo dopo i suoi discepoli interpretandola come l’uguaglianza tra gli uomini, come se tutti gli uomini fossero uguali.

Da questa costruzione deriva l’intero errore, così come lo vediamo. È un’assurdità chiara ed evidente. Un uomo, in mente e fisico, si differenzia immensamente da un altro. Non è una questione, come spesso dicono i socialisti, di uguaglianza morale o spirituale. È una cosa totalmente diversa. Moralmente e spiritualmente, l’uomo che pulisce il pavimento di una grande impresa potrebbe essere molto superiore rispetto all’uomo che la dirige. Ma la questione è: quale uomo sia predisposto a fare quel lavoro. Qual è il ruolo esatto che deve ricoprire? Alcuni sono bravi in una cosa e altri in un’altra. Certamente eliminiamo nel suo insieme la concezione di classe sociale del Fascismo perché quella si basa sulla possibilità di eredità, ma affermiamo che certe persone sono adatte per natura a svolgere certi compiti, e altre non lo sono. E una volta adottata questa chiave di pensiero, viene sfidata l’intera concezione di democrazia.

In questo modo viene sfidata la convinzione che ogni questione nel mondo, per quanto complessa, può essere risolta da chiunque, anche se inesperto; e visto sotto alla stessa luce, è una cosa assurda che un tecnico di governo o in qualsiasi altro ambito possa essere istruito da persone che si sono occupate della questione per circa cinque minuti all’anno. Se entrassi in uno studio di ingegneri, guardassi l’ingegnere svolgere il suo lavoro, e iniziassi poi a dirgli come deve essere svolto, egli mi direbbe -giustamente- che non sono nient’altro che un arrogante. Allo stesso modo, il fatto che un uomo che non ha svolto alcuno studio riguardo i problemi del paese dovrebbe posare il suo bicchiere di birra sul bancone, recarsi al seggio elettorale e fornire istruzioni dettagliate su come dovrebbe essere governato il suo paese nei quattro anni successivi, ci sembra una nozione ridicola. “Tutti gli uomini sono uguali e tutti gli uomini sono ugualmente qualificati per esprimere un parere su qualsiasi questione, a patto che tale questione sia tanto complessa quanto il governare un paese”: questa è l’interpretazione posta dalla socialdemocrazia in merito agli scritti di Rousseau e questo concetto è evidentemente assurdo. Questa è, in ogni caso, la base filosofica dell’intero sistema democratico. Noi quindi diffidiamo che il concetto di fondo che tutti gli uomini siano pari a giudicare su ogni problema. Noi accettiamo e facciamo nostra l’uguaglianza di opportunità e ci opponiamo -dobbiamo opporci- al concetto di eredità privilegiata.

Nel momento in cui un uomo si è dimostrato tale, potrebbe essere capace di ricoprire le cariche più alte del paese, e il nostro intero sistema educativo dovrebbe essere volto a questo scopo. Ma non potrebbe raggiungere la carica massima solo perché suo padre o suo nonno l’hanno ricoperta prima di lui. Quindi da una parte sfidiamo il privilegio della Destra, e dall’altra sfidiamo la ridicola dottrina della Sinistra che tutti gli uomini siano uguali per natura. Ora voi direte, magari avendo in parte anche ragione, che queste dottrine sono già state sentite prima, che questo era alla base del Bonapartismo, o andando ancora più a ritroso alla sua origine, costituiva la base del Cesarismo.

È, certamente, vero che il Fascismo ha una relazione storica con il Cesarismo, ma il mondo moderno è molto diverso nelle forme e nelle condizioni dal mondo antico. L’organizzazione moderna è troppo vasta e troppo complessa per gravare su un solo individuo, non importa quanto dotato. Il moderno Cesarismo, come tutte le cose moderne, è collettivo. La volontà e il talento del singolo individuo vengono sostituite dalla volontà e dall’abilità delle migliaia di disciplinati che costituiscono un movimento Fascista. Ogni camicia nera è una cellula individuale di un collettivo Cesarismo. La volontà organizzata delle masse devote, oggetto di una disciplina volontaria, e ispirata all’ideale passionale della sopravvivenza della nazione, sostituisce la volontà di potere e di ordine superiore dell’individuo superuomo. In ogni caso, questo Cesarismo collettivo, armato degli strumenti della scienza moderna, si trova nella stessa relazione storica con il Cesarismo da un lato e con l’anarchia dall’altro. Il Cesarismo si è schierato contro lo Spartachismo da una parte e contro il Senato patrizio dall’altra. Tale posizione è tanto vecchia quanto la storia degli ultimi duemila anni. Ma a quei tempi sono mancate le opportunità per un obiettivo costruttivo, che invece sono presenti oggi, e l’unica lezione che possiamo trarre dalle scoperte precedenti fatte da questa dottrina è semplicemente questa: che ogni qual volta il mondo, sotto l’influenza di Spartaco si dirige verso il collasso completo e il caos, è sempre quello che Spengler chiamava il “grande uomo d’azione” a portare fuori dal caos il mondo e a dare all’umanità molto spesso secoli di pace e di ordine con un sistema nuovo e con una nuova stabilità. E così si è fatto, ed era stato fatto, da i movimenti fascisti moderni “riconoscendo alcuni fatti fondamentali di politica e di filosofia”. E ancora una volta si ha un matrimonio tra due dottrine apparentemente conflittuali. Veniamo spesso accusati di prendere qualcosa dalla Destra e qualcos’altro dalla Sinistra. Comunque, dimostra grande sensibilità il fatto di prendere in prestito da altre fedi, di tralasciare ciò che non va bene e tenere ciò che è buono, e direttamente ci si allontana così dalla vecchia mentalità parlamentare, e si vede di conseguenza la saggezza di ogni tale corso. E il Fascismo ovviamente fa propri aspetti della Destra e della Sinistra, e ad essi aggiunge nuovi elementi per restare al passo con l’era moderna.

In questa la nuova sintesi del Fascismo, che si avvicina sempre più alla nostra attuale situazione, noi troviamo e costruiamo il grande principio della stabilità supportata dall’autorità, dall’ordine, dalla disciplina, i quali sono contributi della Destra, e li sposiamo con il principio del progresso, del cambiamento dinamico, che prendiamo invece dalla Sinistra. Il Conservatorismo – chiamandolo con il nome con cui è conosciuto in questo paese – crede nella stabilità e la sostiene grazie alla sua fiducia nell’ordine, ma l’ambito in cui il conservatorismo ha sempre fallito nel mondo moderno è l’incapacità di comprendere che la stabilità può essere raggiunta solamente tramite il progresso: che una resistenza ferma al cambiamento faccia precipitare la situazione rivoluzionaria, cosa che il Conservatorismo teme di più. Dall’altra parte, la Sinistra ha sempre fallito nel riconoscere, grazie al loro complesso di Rousseau, che l’unico modo di raggiungere il progresso è di adottare gli strumenti esecutivi attraverso cui il cambiamento viene reso possibile.

Siamo giunti, quindi, a questa conclusione: che la stabilità si può avere solo se si è preparati ad attraversare cambiamenti ordinati, in quanto per rimanere stabili ci si deve adattare agli avvenimenti della nuova epoca. Dall’altra parte il progresso si può raggiungere, cosa che la Sinistra si auspica, adottando gli strumenti esecutivi del progresso, rispettivamente, autorità, disciplina e lealtà, i quali sono sempre stati ritenuti appartenenti agli ideali di Destra. Unendo questi due principi, possiamo costruire le basi del Fascista e dell’organizzazione del Fascio.

E ancora voi direte: “Questo è ancora una volta un esempio di Cesarismo o di Bonapartismo. Ha terminato di essere una questione di sola leadership individuale. Il meccanismo con cui abbiamo a che fare è troppo vasto per qualunque individuo da gestire da solo. Quindi è diventato un Cesarismo collettivo -la leadership di una massa organizzata e disciplinata, unita insieme in una disciplina volontaria da ideali di rigenerazione nazionale e globale che lo ispirano con entusiasmo. Ma i principi basilari rimangono gli stessi, e, di conseguenza, mentre il movimento fascista adempie alle finalità a cui il Cesarismo ha adempiuto in precedenza, potrebbe mettere ordine al caos evocato dal conflitto tra Spartaco e la reazione contro di esso, potrebbe portare pace nel mondo per diversi anni o secoli, ma porta con sé la sua stessa rovina, e non riesce a portare a termine ciò che davvero crediamo sia necessario”.

Credo che la risposta a tale argomentazione, che è anche l’unica valida da porre, è che nelle epoche precedenti il fattore della scienza moderna era assente. Ora c’è un fattore completamente nuovo. Se si riuscisse a introdurre nel sistema di governo una nuova efficienza, e tutti riconoscessero che tali movimenti quando salgono al potere sono tutto tranne che efficienti: se si portasse al governo anche solo per pochi anni un potere esecutivo e una dirigenza che riesca a ottenere risultati, si potrebbe liberare  – e lo farete – il genio imprigionato della scienza, affinché esegua il compito che è tenuto a realizzare nel mondo moderno. Per quanto le nostre visioni siano divergenti sulla struttura dello stato e dell’economia, penso che tutti siamo d’accordo sul fatto che sia possibile, attraverso una sensata organizzazione del mondo, con il potere della scienza moderna e dell’industria, produrre, risolvere una volta per tutte il problema della povertà, e abolire, per sempre, la povertà e le peggiori cause di malattia e di sofferenza del mondo.

Perciò, se fosse possibile avere un’efficiente forma di governo, sarebbe disponibile a servizio di un tale sistema, per la prima volta nella storia, uno strumento con cui si potrebbe cambiare il volto della terra per l’eternità. Una volta che l’essenziale sarà fatto, una volta che la scienza moderna e la tecnica saranno state realizzate e avranno portato a termine il loro compito, una volta che avrete cambiato il sistema politico e filosofico passando da uno transitorio e politico a uno permanente e dalle basi tecniche, non ci sarà più bisogno delle politiche e delle controversie che distraggono oggi il mondo. Il problema della povertà verrà risolto, i problemi più gravi saranno estirpati come sarebbe possibile, e tutti sanno che può esserlo, se la scienza moderna venisse mobilitata a dovere. L’umanità sarà liberata in favore delle cose che nella vita contano davvero.

Quindi, mentre forse è vero che alcuni di questi fenomeni nelle eterne ricorrenze della storia sono già stati affrontati in precedenza nel mondo, e con grande sollievo per il genere umano, mai prima d’ora i grandi movimenti esecutivi hanno avuto la possibilità di portare a termine i compiti che la scienza moderna e l’invenzione ora gli conferiscono.

In un momento di grande crisi globale, una crisi che alla fine si inasprirà inevitabilmente, emerge un movimento da un background storico che rende questa comparsa inevitabile, portando con sé caratteristiche tradizionali derivate da un passato davvero glorioso, ma affrontando i fatti attuali armati di strumenti che solo in quest’epoca sono stati conferiti al genere umano. Attraverso questa nuova e fantastica coincidenza di strumenti e di eventi i problemi di quest’epoca possono essere superati, e il futuro può essere assicurato di una progressiva stabilità. Probabilmente questa è l’ultima grande ondata mondiale dell’immortale, eternamente ricorrente movimento Cesariano, ma con l’aiuto della scienza, e con l’ispirazione della mente moderna, quest’ondata potrà portare l’umanità a compiere un ulteriore passo.

Oswald Mosley a pesca con il futuro presidente degli USA F.D. Roosevelt, con la prima moglie, Cimmie Lady Curzon

Poi, allora, il “Cesarismo”, la più potente emanazione dello spirito umano nel grande sforzo per un permanente risultato, avrà compiuto al sua missione nel mondo, avrà espiato il suo sacrificio nella lotta degli anni, e avrà compiuto il suo destino storico. Un’umanità liberata dalla povertà e da molti degli orrori e delle sofferenze, avrà ancora bisogno di un movimento fascista trasformato in funzione dell’obiettivo di un nuovo e più nobile ordine del genere umano, ma non avrete più bisogno degli uomini strani e inquietanti che, nei giorni di lotta e di pericolo e nelle notti buie e di lavoro, hanno forgiato lo strumento dell’acciaio con il quale il mondo si concentrerà su questioni più alte.

 

Sir Oswald Mosley

 

 

 

(Trad. Giulia Molinari)

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