Le oscure origini della Statua della Libertà

Le oscure origini della Statua della Libertà

La Statua della Libertà ha una origine diversa da quanto possiamo pensare, viene infatti detta la Dea Massonica d’America. Così come il ‘laicismo’ della Rivoluzione Francese cercava di erigere monumenti ai Culti della Ragione e della Natura sulle rovine del cristianesimo, la Massoneria ha eretto una “Dea della Libertà” negli Stati Uniti. Che la sua ispirazione fosse una ‘dea’ è attestato nella biografia del suo progettista, Bartholdi, da Robert C Singer, Vice Gran Maestro della Grand Lodge di New York. Bartholdi, mentre si trovava sul ponte della nave Pereire, che navigava nelle acque basse della baia di New York, ebbe una visione di una magnifica dea che reggeva una fiaccola in alto, con una mano e accoglieva tutti i visitatori nella terra della libertà e delle opportunità. L’architetto della statua, Frederic-Auguste Bartholdi, e il progettista della struttura, Gustave Eiffel, erano entrambi massoni. L’architetto a capo della costruzione della piattaforma fu il Frat. Richard M. Hunt. La Cerimonia di Consacrazione della statua è stata organizzata dalla New York State Grand Lodge. Il 28 ottobre 1886, Edward M. L. Ehlers, Gran Segretario della Continental Lodge 287, lesse una lista di oggetti che furono collocati in una scatola di rame, dentro alla pietra angolare, tra cui una pergamena con l’elenco degli ufficiali della Grande Loggia. Fu organizzata una tradizionale cerimonia massonica: “Trovate le fondamenta quadrate, livellate a piombo, il Gran Maestro applicò la malta e fece calare la pietra in posizione. Poi batté sulla roccia per tre volte e la dichiarò debitamente posata. Furono presentati gli elementi della ‘consacrazione’: mais, vino e olio. Il Venerabile Gran Maestro ha poi parlò, ponendo le domande e ricevendo le risposte prescritte dalla tradizione”.
Bartholdi, inizialmente, voleva erigere questa statua ad Alessandria d’Egitto. Elaborò degli schizzi e degli schemi costruttivi. Poi fece una proposta a Isma’il Pasha, Khedive d’Egitto e a Ferdinand de Lesseps, ma questi rifiutarono a causa del costo che a loro parve eccessivo dell’opera. La statua proposta assomigliava moltissimo alla Statua della Libertà, e rappresentava una donna, l’Egitto, con una torcia alzata che simboleggia la luce che si diffonde sull’Asia. Questa connessione con l’Egitto, forse, attrasse i Massoni e gli Illuminati americani, che videro in lei la dea Eulogia e non la dea della Libertà?

Skull and Bones (‘Teschio e ossa’) è una società segreta che ha la sua sede presso la prestigiosa Università di Yale (a New Haven nel Connecticut). Fu fondata nel 1832 da William H. Russell (1809-1885). Questa società è conosciuta con svariati pseudonimi, tra cui Fratellanza della morte (in inglese Brotherhood of Death), Loggia 322, e L’Ordine. Loro si chiamano anche ‘The Knights of Eulogia’, ossia i ‘Cavalieri di Eulogia’ che è la dea dell’eloquenza a cui i membri rendono il culto durante le loro cerimonie. La denominazione sociale ufficiale dell’organizzazione è Russell Trust Association. I Bush, padre e figlio, furono dei membri.

Kerry Bolton MOVIMENTI OCCULTI E SOVVERSIVI. Gingko edizioni. 2020

Quasi 100 anni dopo la fine della Rivoluzione Americana, nel 1865, il pensatore politico francese Edouard de Laboulaye, appartenente alla Loggia Alsace Lorraine di Parigi, propose alla Francia di regalare un monumento agli Stati Uniti per commemorare le relazioni diplomatiche e celebrare un secolo di libertà e democrazia. Inoltre, Laboulaye e i suoi compagni, che comprendevano personaggi del calibro di Oscar ed Edmond de Lafayette, nipoti del Marchese LaFayette, Henri Martin e lo scultore e massone Auguste Bartholdi, speravano che il dono avrebbe ispirato i loro cittadini francesi a perseguire la democrazia in Francia. All’epoca, la popolazione francese era ancora divisa tra chi sosteneva la monarchia e chi gli ideali illuministici.

Bartholdi salpò per l’America nel 1871 per prendere accordi per la presentazione del monumento il 4 luglio 1876, centenario della Dichiarazione di Indipendenza. Nel XIX secolo, l’idea di “libertà” era controversa, spesso associata a violenza e rivoluzione. Batholdi voleva dare un’immagine diversa della libertà: invece di guidare una rivolta, il monumento avrebbe dovuto illuminare la strada verso la libertà in modo pacifico e legale. Così la statua, ancora da realizzare, prese il nome di “Libertà che illumina il mondo”.
Una volta proposta e accettata l’idea del monumento, iniziò l’estenuante lavoro di raccolta fondi per il progetto. Quando Bartholdi tornò in Francia, riuscì a raccogliere, con l’aiuto dell’Unione Franco-Americana (di cui molti membri erano massoni), la somma di 3.500.000 franchi francesi. Tuttavia, assicurare questa somma di denaro richiese molto tempo – e c’era ancora molto da raccogliere. Divenne chiaro che non avrebbero rispettato la scadenza originaria del 4 luglio 1876 e iniziarono a lavorare 24 ore su 24 per assicurare i fondi e costruire il monumento. In realtà, il progetto fu finanziato fino al completamento grazie all’aiuto di Joseph Pulitzer, proprietario ed editore del New York World (che in seguito avrebbe ricevuto il prestigioso premio letterario in suo onore), che raccolse oltre 100.000 dollari (2,3 milioni di dollari nella valuta odierna).
L’ossatura strutturale fu fornita dal collega massone e ingegnere civile francese Gustave Eiffel, che sarebbe poi diventato famoso per aver progettato la Torre Eiffel. Il rame fu scelto come materiale dal Fratello Bartholdi perché era uno dei meno costosi.
La statua fu costruita e completata nel 1885. Lady Liberty fu poi smontata in 350 pezzi e spedita oltreoceano, arrivando a Bedloe’s Island (poco dopo ribattezzata Liberty Island) nel giugno 1885. Poco visibile, ai piedi della statua si trova una catena che le legava il piede e che è stata spezzata.

 

Una struttura quadrata su Marte fa correre la fantasia…paiono i resti di una struttura prodotta dall’uomo

Una struttura quadrata su Marte fa correre la fantasia…paiono i resti di una struttura prodotta dall’uomo

 

 

Di tanto in tanto, i robot sulla superficie di Marte, o le navicelle spaziali in orbita attorno al pianeta, inviano immagini affascinanti delle formazioni rocciose che si trovano sul Pianeta Rosso.

Queste possono spaziare dall’interessante (come la roccia a forma di ciambella che potrebbe non appartenere al pianeta) alle forme antropomorfe, che paiono scolpite da un Neanderthal. Questo fine settimana, le persone si sono particolarmente entusiasmate per una “struttura quadrata” fotografata dalla Mars Global Surveyor (MGS) Mars Orbiter Camera (MOC).

Dopo aver ricevuto una discreta attenzione su Reddit, ha attirato molti più sguardi dopo che il popolare podcaster Joe Rogan (questo è fottutamente interessante!) ed Elon Musk (dovremmo inviare astronauti su Marte per investigare) hanno iniziato a postare su X.
Quindi, cosa sta succedendo? Come spiegano le note della comunità sul sito web di Musk, l’immagine è stata in qualche modo alterata rispetto a come è stata originariamente catturata. Tuttavia, proviene da un’immagine reale scattata dall’orbiter, che mostra un elemento quadrato (o quasi), supponendo di riempire le linee di collegamento con la propria testa.
L’intera immagine mostra un’area di circa 3 chilometri di larghezza, secondo la rilevazione di Marte dell’Arizona State University. Naturalmente, le persone hanno cominciato a speculare, sostenendo che la natura non crea strutture di questo tipo e che questi potrebbe essere i resti di un antico insediamento alieno sul Pianeta Rosso. Per quanto divertente possa essere questa ipotesi, è probabile che ci troviamo di fronte a delle rocce che possiedono un allineamento naturale. La natura, nonostante le affermazioni contrarie, produce alcune caratteristiche strutture: dalle colonne esagonali della Giant’s Causeway sulla Terra all’esagono polare di Saturno. I fenomeni geologici e meteorologici possono portare a forme familiari, senza che si debba invocare l’opera di alieni.

Il fenomeno di vedere schemi familiari in oggetti che non esistono è chiamato pareidolia. In termini di evoluzione, è logico che individuiamo il più rapidamente possibile gli schemi che potrebbero rappresentare un pericolo per noi (ad esempio, un serpente). Carl Sagan ha spiegato nel suo libro Il mondo infestato dai demoni: la scienza come una candela nel buio, che la capacità di identificare le minacce era imperativa per la nostra sopravvivenza.

I primi esseri umani che sono scappati da quello che pensavano fosse un leone nascosto in un cespuglio sono sopravvissuti. Coloro che non riuscivano a individuare questo “modello” di leone venivano mangiati da quest’ultimo. E se sono scappati ma si è scoperto che il leone era in realtà solo un sasso, non c’è problema: quegli esseri umani sono sopravvissuti in ogni caso e hanno trasmesso i loro geni.

Sagan diceva che trovare schemi (che esistano o meno) è un’abilità vitale per la sopravvivenza, ma può portare a interpretare erroneamente immagini casuali o schemi di luce come volti e oggetti familiari. In questo caso, le persone vedono una struttura quadrata nelle rocce e nelle ombre di Marte, in una foto scattata nel 2001.

Sebbene gli scienziati non desiderino altro che trovare prove della presenza di vita su un altro pianeta, ciò implica l’esclusione di tutte le altre possibili spiegazioni naturali. Gli scienziati sono già stati colti in fallo in passato, dopo aver affermato di aver trovato prove di vita su Marte, come nel XIX secolo, quando alcuni, supportati dalle mappe realizzate dall’astronomo milanese Giovanni Schiaparelli, sostennero che Marte avesse una serie di canali che attraversavano il pianeta.
Nel 1894, l’idea entusiasmò anche il pubblico, dopo che l’astronomo Percival Lowell suggerì che le osservazioni di Schiaparelli mostravano canali realizzati da una civiltà aliena. Lowell finì per utilizzare una notevole quantità di denaro proprio per scattare fotografie di questi “canali” nel 1907, dimostrando così che le caratteristiche erano state realizzate da una specie aliena.
“Dopo che lo scioglimento della calotta polare meridionale era ben avviato, i canali hanno cominciato a fare la loro comparsa intorno a questa”, disse Lowell all’epoca, come riportato dal New York Times. “Da ciò si deduce che il pianeta è attualmente la dimora di una vita costruttiva intelligente”, ha aggiunto.
“A questo proposito, posso dire che la teoria di questa vita su Marte non è stata in alcun modo un’ipotesi a priori da parte mia, ma è stata dedotta dal risultato dell’osservazione, e che le mie osservazioni successive l’hanno pienamente confermata. Nessun’altra supposizione è coerente con tutti i fatti qui riportati”.

Tuttavia, altri non furono convinti e le fotografie scattate contribuirono a screditare l’idea. Quindi, anche se potrebbe essere più divertente credere che gli antichi marziani abbiano lasciato strutture quadrate su Marte, come i canali, è più probabile che vi sia una spiegazione naturale e un po’ di sana pareidolia.

James Felton, IFL SCience

Il Latino sparisce dalle scuole popolari britanniche, trasformato in una cosa per pochi.

Il Latino sparisce dalle scuole popolari britanniche, trasformato in una cosa per pochi.

Il sacco di Gerusalemme nel altorilievo dell’Arco di Tito a Roma. Al centro è visibile la Menorah che era conservata all’interno del tempio

Il governo laburista sembra determinato a minare l’eccellenza nelle scuole. Il Dipartimento per l’Istruzione ha annunciato che a partire da febbraio interromperà il Programma di studio del Latino, seguito da più di 5.000 alunni. Il taglio arriva un mese dopo che una commissione ha suggerito di eliminare tutti quegli di studi che alimentano i “pregiudizi della classe media” e di sostituirli con “attività di più alto livello”, come le “visite a musei, teatri e gallerie d’arte” e come i laboratori di graffiti.

Questa stupida decisione vorrebbe colpire l’elitarismo ma la decisione di porre fine alle lezioni di latino in alcune scuole pubbliche è particolarmente penosa. Il latino aiuta a creare studenti intellettualmente curiosi, interessanti e interessati; offre loro un ricco mondo interiore e l’opportunità di sperimentare in modo fantasioso un’altra epoca così simile e così diversa dalla nostra. Li introduce a una nuova letteratura, alla storia, alla teologia, alla retorica, alla cultura; è brillante nello sviluppare sia la logica che l’acquisizione della lingua. Proprio perché è una lingua “morta”, e quindi deve essere insegnata attraverso le sue regole grammaticali piuttosto che attraverso il suo uso parlato, è così utile per comprendere la meccanica e la struttura del linguaggio in generale.

Il programma delle scuole di latino era iniziato nel 2022 in 40 scuole statali, in gran parte situate in aree economicamente svantaggiate. Annullarlo a metà dell’anno scolastico sembra inutilmente punitivo e dirompente: quasi 1.000 di questi studenti avrebbero dovuto sostenere il GCSE di latino in estate, e ora potrebbero non poterlo più fare perché il governo vuole recuperare 4 milioni di sterline – un risparmio relativamente piccolo che si registrerà a malapena nel buco nero dei servizi pubblici, ma che farà un’enorme differenza per i bambini che ne beneficiano, invece il programma è stato sacrificato sull’altare dell’austerità e della correttezza politica.

Il latino incarna il piacere di imparare per il gusto di imparare; è piacevole proprio perché “inutile”. L’idea che i classici siano irrilevanti, impenetrabili o poco stimolanti per i giovani di oggi è un’assurdità e un altro esempio del bigottismo di sinistra. Vale anche la pena di notare che, poiché il programma era volontario, questi studenti volevano studiare il latino e non erano costretti a frequentare una materia che non amavano.

A Padova fu impiantata la prima fabbrica al mondo di automobili, ma pochi padovani lo sanno

A Padova fu impiantata la prima fabbrica al mondo di automobili, ma pochi padovani lo sanno

Miari & Giusti

 

Certo del futuro dell’automobile, da lui inventata, l’ingegnere Enrico Zeno Bernardi (1841 – 1919) nel 1896 diede inizio alla sua attività imprenditoriale con un’officina per produrle. Era nativo e risiedeva a Quinzano (VR) ma insegnava all’università di Padova.

L’azienda automobilistica fu impiantata a Padova in società con due giovani ingegneri, Giacomo Miari e Francesco Giusti Del Giardino, allo scopo di industrializzare il prototipo di Bernardi. La Miari & Giusti fu la prima azienda automobilistica del mondo, e aveva sede in via San Massimo, a Padova. Produssero il modello a triciclo e poi uno spider a quattro ruote di 2.5 cavalli di potenza e che poteva raggiungere i 35 chilometri orari. Dopo aver prodotto cento autovetture, purtroppo, la mancanza di adeguati capitali li costrinse a chiudere i battenti dopo due anni d’attività, pur essendo le loro vetture tecnicamente superiori alle Fiat prodotte a partire dal 1899.

La fabbrica si trovava a pochi metri dalla sede nazionale del RIVS, dove sorgeva l’opificio di via San Massimo a Padova, già sede del Lanificio Marcon, distrutto da un incendio nel 1892.

Via San Massimo a Padova.

L’automobile vendette bene a Padova. Già nel 1903 in città si contavano 49 possessori di autovetture, tra cui ovviamente lo stesso Bernardi, il marchese Pietro Buzzaccarini, il conte Paolo Camerini, il conte Luigi Donà Dalle Rose; ma c’è anche una donna, la contessa Emma Treves Corinaldi. A Padova la targa numero 1 fu assegnata alla Società in accomandita Cassis & C., la seconda a Enrico Bernardi, la terza al conte Giacomo Miari de’ Cumani; ai primi titolari, in genere espressione della nobiltà, si affiancano professionisti, avvocati, industriali, clinici come il professor Felice Lussana, soprannominato “Girardengo” per via dei suoi grandi baffi a manubrio.

La vettura a tre ruote posseduta da Bernardi è attualmente esposta al “Museo di Macchine Enrico Bernardi” dell’Università di Padova insieme ad altri motori e modelli d’epoca, ancora perfettamente funzionanti dopo quasi 120 anni.

Se Enrico Bernardi fosse nato negli Stati Uniti, siamo certi che Hollywood gli avrebbe già dedicato un film e, nonostante esistano piccoli studi settoriali dedicati alla sua opera, manca una vera biografia.  A Padova dovrebbero  commemorare la prima fabbrica delle amate e odiate automobili con una lapide o un monumento.

Angelo Paratico

Una favola e le percentuali di omicidi

Una favola e le percentuali di omicidi

 

Un giorno atterra un’astronave extraterrestre a Central Park, New York. A bordo stanno dieci individui molto simili a noi, tutti di sesso maschile. Non mostrano di essere a noi ostili e raccontano di essere stati costretti ad abbandonare il loro pianeta, oltre la nostra galassia, perché  prossimo a esplodere.

Vengono accolti con entusiasmo dai cittadini nuovaiorchesi, che li fanno sentire a casa loro, offrendo grossi benefici, scattano foto con loro, li invitano a cena.

Nei mesi successivi aumentano gli omicidi in città, ma di una piccola percentuale rispetto al totale e quindi non ci si fa molto caso. Un ispettore di polizia, molto caparbio, decide di indagare a fondo su alcuni di questi strani nuovi crimini e arresta un extraterrestre, che alla fine confessa di avere ucciso dieci umani. L’indagine si estende anche agli altri otto e si scopre che tutti hanno ucciso, per varie ragioni, decine e decine di uomini e donne. Uno solo ha seguito le legge e non ha fatto male a nessuno.

La cittadinanza chiede la loro espulsione in massa dal nostro pianeta, ma alcune organizzazioni benefiche si oppongono, dicendo che il 99% degli omicidi a New York sono causati da umani e dunque il problema non esiste. Il sindaco della metropoli è d’accordo con loro, aggiungendo che vanno aiutati a superare i loro shock. Dunque, vengono lasciati liberi e indisturbati.

 

 

 

Camillo Ricchiardi. L’Italiano che salvò la vita a Winston Churchill.

Camillo Ricchiardi. L’Italiano che salvò la vita a Winston Churchill.

 

 

 

 

Ricchiardi è l’uomo seduto con in mano il bastone.

Giuseppe Camillo Pietro Richiardi o Ricchiardi (1865 – 1940) è stato un giornalista, avventuriero e soldato italiano. Nato il 5 luglio 1865 a Cuneo e frequentò l’Accademia Militare di Modena e la Scuola di Cavalleria di Pinerolo, poi fu nominato Sottotenente nel Reggimento Genova Cavalleria e successivamente promosso Primo Tenente nel Reggimento Piemonte Cavalleria. Dopo sei anni di servizio, chiese il congedo e, grazie ai suoi legami con il Colonnello Girolamo Emilio Gerini, consigliere militare in Tailandia, vi si trasferì e si occupò dell’organizzazione dell’esercito locale e dell’educazione di uno dei figli del Re. Lavorò anche come corrispondente di guerra, inviando rapporti dalla Cina (abitò a Shanghai) e dall’Etiopia e alcuni ipotizzano che possa aver preso parte alla battaglia di Adua. Nel 1895 si unì al Generale Emilio Aguinaldo come mercenario nella sua lotta per l’indipendenza delle Filippine dalla Spagna. Nel 1899 si trasferì in Sudafrica e divenne un amico fidato del generale boero Louis Botha. Successivamente, Ricchiardi assunse il comando della ‘Legione Volontaria Italiana’, un’unità di 200 uomini composta quasi interamente da italiani, tra cui immigrati ed ex soldati che avevano servito nel Regio Esercito o sotto Giuseppe Garibaldi (stranamente suo figlio Ricciotti sostenne i boeri, mentre suo nipote Peppino si trovò dalla parte dei britannici). Sotto la guida di Ricchiardi, questa unità (nota anche come “Brigata Latina” o “Legione Italiana”) si distinse per l’affiatamento e l’abilità nell’eseguire ricognizioni e altri compiti richiesti dalla guerra asimmetrica. Non fu solo il coraggio della Legione Italiana a renderlo famoso, ma anche il suo carisma e l’atteggiamento cavalleresco nei confronti del nemico: ad esempio, era solito inviare gli effetti personali dei caduti britannici alle loro famiglie, insieme a una lettera di condoglianze. Tuttavia, alcuni dei suoi uomini erano dei veri e propri mascalzoni e a volte Ricchiardi dovette ripristinare la disciplina con misure severe ma mai cruente.

La prima operazione di successo condotta dalla Legione Italiana fu la cattura di un treno blindato nella battaglia di Chieveley. Tra i passeggeri che furono fatti prigionieri c’era anche il giovane giornalista Winston Churchill. I suoi reportages lo resero ancora più famoso. Suo padre, Randolph, era stato Primo ministro.

Durante il suo soggiorno in Sudafrica, Ricchiardi sposò Hannah Guttman, nipote di Paul Kruger, che aveva conosciuto nell’Ospedale Militare di Pretoria mentre si stava riprendendo dalle gravi ferite alle gambe riportate nella battaglia di Tugela. Al suo ritorno in Italia fu impegnato nell’organizzazione di comitati pro-Boeri e nel racconto delle sue avventure in una serie di libri.

Appassionato uomo d’affari, intraprese diverse imprese quando non era in guerra. Uno dei suoi soci fu Gastone Guerrieri, un nipote del Re Vittorio Emanuele II. In seguito si trasferì in Argentina con il suo amico Louis Baumann, dove fu nominato amministratore di una colonia di rifugiati boeri, chiamata Colonia Escalante, nel Chubut. I britannici sottomisero il Sud Africa inventando i campi di concentramento.

Nel 1923 subì un’emorragia cerebrale che lo privò dell’uso di varie funzioni corporee. I suoi ultimi anni li trascorse con la famiglia a Casablanca, in Marocco, dove morì il 21 gennaio 1940 e dove i suoi resti furono sepolti.

Tra le tante esperienze della sua vita avventurosa, la più celebre resta l’arresto del giovane Winston Churchill.  I suoi uomini gli condussero davanti un “collega grionalista” inglese accusato di spionaggio e destinato alla fucilazione ma Ricchiardi dopo averlo fissato negli occhi diede l’ordine di lasciar perdere. Era il 15 novembre 1899 e Winston aveva venticinque anni.

Churchill era in abiti civili e si era disfatto della sua pistola semiautomatica Mauser C96 che portava con sé e che aveva usato alla carica di cavalleria di Omdurman in Nigeria, e proprio a quella pistola doveva la vita. Ma la mossa non era passata inosservata: era stato perquisito ed erano spuntati fuori due caricatori. Oltretutto le pallottole all’interno erano le famigerate dum dum, proiettili con la camiciatura incisa ideati per la caccia agli elefanti e ai rinoceronti, ripugnanti per i soldati che solitamente passavano per le armi chi veniva sorpreso a usarli (saranno poi proibiti nelle convenzioni internazionali). Il fatto che fosse in possesso di un’arma, come i militari, lo faceva pure considerare una spia. Churchill negava con forza di essere un agente segreto e Ricchiardi gli volle credere, salvandogli la vita.

L’ufficiale italiano aveva 34 anni, indubbie doti di comando e tanto buon senso. Quel giorno gli bastava la soddisfazione del cocente smacco inflitto agli inglesi con la presa di quel convoglio blindato in marcia da Ladysmith a Colenso, nel Natal, dopo che i suoi legionari avevano fatto saltare i binari provocando il deragliamento della locomotiva, e sorpreso la guarnigione che non aveva potuto far altro che arrendersi.

Oltre ai militari c’erano anche alcuni civili, una sessantina di persone in totale, tra cui quel corrispondente del Daily Mail, che invece di essere messo al muro fu avviato a un campo di prigionia a Pretoria. Da qui Churchill riuscì a evadere, scrivendo un libro che divenne un best seller in Gran Bretagna e ne costruì il mito, ma nelle sue memorie, stranamente, ometterà di scrivere che a farlo prigioniero erano stati i volontari italiani.

Angelo Paratico

Fred Trump, padre di Donald, nel 1927 fu accusato di essere un fascista

Fred Trump, padre di Donald, nel 1927 fu accusato di essere un fascista

Fred e Donald TRump nel 1985

Nel 2016, dopo la prima elezione di Trump a Presidente degli Stati Uniti, tutti i giornali e le televisioni del mondo, parlarono di Fred Trump, suo padre come di un simpatizzante fascista che fu arrestato durante delle proteste razziste a New York, guidate da fascisti italiani e dal Ku Klux Klan.

Suo figlio, Donald Trump, aveva negato l’arresto, ma sono emersi nuovi documenti che dimostrano come in realtà sia stato detenuto per un paio d’ore e poi rilasciato su cauzione. Durante  l’incidente – che non fu affatto una rissa – due italiani vennero uccisi nel Queens, mentre nello stesso giorno 1.000 aderenti del KKK in abito bianco marciavano nel quartiere ad alta densità d’immigrazione e scoppiarono degli incidenti.

Ci chiediamo quale sia stata la rissa a cui Fred Trump aveva partecipato. La spiegazione sembra semplice: certamente non per i fascisti, perché l’omicidio dei due giovani italiani fu solo un’esecuzione a sangue freddo, in stile mafioso, forse eseguita da antifascisti o da gangster. I due immigrati italiani assassinati furono Joseph Carisi, 39 anni, e Nicholas Amoroso, di 22 anni, che sono stati trovati accoltellati e colpiti ripetutamente, a Times Square, New York. Indossavano effettivamente delle camicie nere e sembra che fossero diretti a partecipare, con altri 400 fascisti, alla istituzionale parata del Memorial Day di Manhattan. L’allora presidente della Lega Fascista del Nord America, il Conte di Revel, minimizzando la natura di quel crimine, lo definì “un semplice omicidio” avvenuto non per motivi politici. Ma in seguito Benito Mussolini attribuì la colpa della loro morte a “traditori dell’Italia e della rivoluzione fascista”, forse utilizzandoli come martiri della causa fascista.

Fred Trump non ebbe nulla a che fare con l’uccisione dei due immigrati italiani né con la sfilata del KKK e, pertanto, il 21enne Fred Trump fu forse fermato per il raduno del KKK solo perché abitava lì.  Secondo il rapporto della polizia fu fermato perché la polizia gli disse di andarsene ma lui si rifiutò di farlo…dato che ci viveva.

 

La corsa alla vice presidenza di Tim Waltz sta terminando?

La corsa alla vice presidenza di Tim Waltz sta terminando?

 

Tim Waltz nel 1981

La brutta notizia gira da giorni su X e abbiamo aspettato qualche giorno, in attesa di verifiche, per riportarla. Pare che il candidato alla vice presidenza Tim Walz dovrà affrontare accuse di sesso con minori. L’accusa che gli verrà rivolta è che fece sesso orale (e forse altro) con un ragazzino di 14 anni, dopo che lo portò a un concerto. Tim Walz era stato un insegnante e un preparatore di football americano (lo avevano soprannominato touch-down Tim, giocando sul doppio significato di “toccar base” e “toccare in basso”). L’ex studente che è ormai un uomo fatto, domani renderà pubblica la sua accusa.

Pare anche che Kamala Harris fosse stata informata di questo pericolo ma decise di non badarci.  Ora si comprende il criptico avvertimento sibilato da Hillary Clinton che aveva detto che a ottobre ci sarà una sorpresa riguardo a Walz, e non è da escludere che chiederà a Kamala di mettere lei o il marito al suo posto.

I media italiani non ne parlano, ma lo scandalo delle correzioni fatte all’intervista di Kamala Harris a 60 minuti si allarga

I media italiani non ne parlano, ma lo scandalo delle correzioni fatte all’intervista di Kamala Harris a 60 minuti si allarga

Kamala Harris e Nancy Pelosi

In Italia non se ne parla di questa polemica, ma negli USA è su tutti i media alternativi.

Il programma 60 minuti della CBS è da decenni un esempio di grande giornalismo, ma ora sorgono dei forti dubbi sulla credibilità dei suoi conduttori, al punto che ex collaboratori della CBS chiedono un’indagine esterna per l’intervista a Kamala Harris in seguito allo scandalo dell’editing, anche se il network si ostina a non voler rilasciare la trascrizione completa e senza ritocchi.

Il programma è finito sotto tiro dopo aver presumibilmente ripulito la risposta della candidata democratica alla presidenza a una domanda del corrispondente di “60 Minutes” Bill Whitaker su Israele, andata in onda lunedì. La sua risposta era nettamente diversa dalle chiacchiere che il vicepresidente aveva presentato in una clip per promuovere l’intervista trasmessa da “Face the Nation”, il giorno prima. Insomma, si è tirata il martello sui piedi da sola. La controversia ha spinto gli addetti ai lavori e i critici dei media – tra cui il candidato repubblicano alla presidenza, Donald Trump – a mettere in discussione i loro standard etici. “Penso che dovrebbe esserci un’indagine esterna”, ha dichiarato giovedì un ex giornalista di CBS News. “È evidente che c’è un problema. Se avessero a cuore l’integrità giornalistica, condurrebbero un’indagine o renderebbero pubblica la trascrizione completa”.

Nel campo di Trump si parla apertamente di un maldestro tentativo di influenzare le elezioni e si chiede la chiusura del programma.

 

Una libreria da sogno nella Cina profonda

Una libreria da sogno nella Cina profonda

 

 

Chongquin è una megalopoli da 30 milioni di abitanti, e al tempo della Seconda guerra mondiale fu il centro del comando del Generalissimo Chang Kaishek, a causa della sua particolarità di essere circondata da montagne e con molti giorni di nuvole e pioggia, questo la metteva al riparo dagli arei dell’invasore giapponese. C’ero stato circa trentacinque anni fa per visitare una fabbrica dove erano stati impiantati dei nostri macchinari tessili, ma da allora è cambiato tutto.

La megalopoli si è sviluppata moltissimo negli ultimi quarantanni, sia a livello industriale che culturale, molti giovani cinesi hanno studiato all’estero e poi, ritornano a casa, hanno portanto con se interessi e passioni.

Ecco perché hanno deciso di costruire una libreria che ricorda un po’  quella del monastero del Nome della Rosa scritto da Umberto Eco. Inaugurata nel 2021, nel pieno della epidemia di Covid, oggi è diventata uno dei fiori all’occhiello della città.

Con una superficie di 1.400 metri quadrati, la libreria Chongqing Zhongshuge si sviluppa su due piani e ospita un’area di lettura, una sala di lettura per bambini e un’area per il tempo libero.

La libreria presenta scale a chiocciola e soffitti a specchio, che riflettono il terreno sfalsato di Chongqing e creano un ambiente magico e irreale. L’elemento visivo più evidente della libreria sono gli scaffali sparsi e torreggianti che assomigliano a coperture di lampade, che fanno sentire le persone in un accogliente studio privato sotto auna  luce calda, proiettata dall’interno dei paralumi.

Accompagnata da uno stile europeo retrò, l’area di lettura adotta un design a forma di arco, che ricorda anche la topografia montuosa di Chongqing. Gli scaffali pieni di libri sono persino appesi al soffitto! I libri sono esposti in base all’autore e all’editore, in modo che il lettore possa trovare facilmente e rapidamente i propri preferiti.

La sala di lettura per bambini ha un aspetto affascinante. Il progettista ha decorato quest’area con lo scenario unico delle montagne e della città di Chongqing. Coinvolge i piccoli lettori con colori ricchi e forme astratte esagerate. Inoltre, c’è un’area particolare per i libri su Chongqing, per aiutare i lettori a comprendere meglio la sua storia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Per chi fosse interessato a visitarla, ecco l’indirizzo:

Chongqing Zhongshuge Bookstore, Chongqing

Chongqing Zhongshuge Bookstore, Chongqing

重庆钟书阁

Level 3, Zhongdi Plaza, 68 Yangjiaping Zheng Street, Distretto Jiulongpo, Chongqing

Orario d’apertura: 10- am-9:20 pm

Tel: (86-23) 68520067