La cosa dura da anni e non accenna a diminuire. La finta pelle al poliuretano appare magnifica quando la acquistiamo, usata per cinture, scarpe, vestiti, ma dopo appena un anno o due comincia a spelarsi e a rilasciare una polverina fastidiosissima e probabilmente anche dannosa alla salute. Dunque, tutti gli articoli acquistati finiscono nel cassonetto della spazzatura. E stiamo parlando di migliaia di tonnellate di articoli ogni anno.
Chi vende questi capi sa bene che durata del poliuretano sarà brevissima, ma non gliene importa nulla: arrivano dalla Cina e dall’India, costano poco e piacciono. Più avanti il cliente se ne farà una ragione e, scaduti i termini dell’acquisto, non tornerà a reclamare.
Ci chiediamo perché si fanno leggi sul tappo delle bottiglie e poi non si mette fuori legge questo tipo di spalmatura al PU?
Bisognerà usare vera pelle oppure una finta pelle spalmata con sostanze più resistenti, tipo le borse LV o Pollini, che dureranno decenni.
Possiamo dire che Maria Rosaria Boccia sia la pompeiana più famosa al mondo, dopo la grande Sabina Poppea, moglie di Nerone.
Poppea, che l’ha preceduta, fu la moglie dell’imperatore Nerone e nacque a Pompei attorno al 30 dopo Cristo. Morì nel 65 dopo Cristo. Fu la seconda moglie di Nerone, mentre l’imperatore romano, di tre anni più giovane, fu il suo terzo marito.
Poppea fu una donna di grande bellezza che sposò in prime nozze Rufrio Crispino, capo delle guardie pretoriane durante il regno dell’imperatore Claudio. L’imperatrice Agrippina, quarta moglie di Claudio, e madre di Nerone, lo rimpiazzò con Sesto Afranio Burro. Poppea si legò allora ad Otone (che sarà imperatore romano per tre mesi) sposandolo, ma poi Nerone s’innamorò perdutamente di lei e relegò Otone a governare la Lusitania. Secondo Tacito, Poppea era ambiziosa e senza scrupoli, ma non dobbiamo dimenticare che Tacito aveva un coltello puntato alla gola e doveva fare attenzione a ciò che scriveva.
Poppea diede a Nerone una figlia, Claudia Augusta, che morì però quando aveva solo quattro mesi, per cause naturali. Nel 65-66, Poppea, incinta del secondogenito di Nerone, morì a Roma, oppure nella sua villa di Oplontis, alle falde del Vesuvio, a causa di un incidente di gravidanza e non a causa di un calcio sferratole da Nerone, come riferisce Tacito.
Questi sono forse i vichiani corsi e i ricorsi della storia e la dottoressa Boccia (come tutti la chiamano) pare ricordare la sua conterranea, per bellezza, sfrontatezza e coraggio, mentre il ministro della cultura non regge il confronto con Nerone. Lo abbiamo visto sventolare in pubblico le ricevute delle spese fatte per la fatale pompeiana, asserendo di avere usato la propria carta di credito. Ignora forse che si può chiedere un rimborso per “spese personali”?
300 missili e droni sono stati sparati dall’Iran verso Israele la scorsa notte. Secondo Israele il 99% è stato abbattuto dalle forze aeree di Israele, Regno Unito, Stati Uniti e Giordania. Questo attacco piuttosto che indebolire Israele, ha finito per mettere in mostra una straordinaria alleanza militare – fra arabi, israeliani, americani e britannici che hanno agito come un tutt’uno per neutralizzare il prevedibile assalto. Questo mostra al mondo quando Hamas e l’Iran siano soli e disprezzati.
Nemmeno uno dei 200 droni o missili da crociera è arrivato in Israele. Solo alcuni missili balistici più veloci hanno colpito il bersaglio e anche questi hanno inflitto solo lievi danni, presso alla base aerea di Nevatim. L’unica vittima segnalata del bombardamento senza precedenti di ieri sera è stata una bambina di sette anni della diaspora beduina, che è rimasta ferita quando le schegge di un missile intercettato sono cadute sulla sua casa nel deserto del Negev.
Sono stati lanciati più di 30 missili da crociera ma zero sono penetrati nel territorio di Israele. Sono stati lanciati più di 120 missili balistici, alcuni dei quali sono penetrati e sono caduti nella base dell’aeronautica militare di Nevatim, causando solo pochi danni. L’Iran pensava di poter paralizzare la base e quindi danneggiare le capacità aeree israeliani ma non ci sono riusciti.
L’Iran si è già affrettato a dire alle Nazioni Unite che non ci saranno altri attacchi e Israele ha già risposto colpendo ieri sera una base di Hezbollah in Libano. Il coinvolgimento britannico (dalla base RAF di Akrotiri) non era tecnicamente necessario, ma tutti i Paesi hanno voluto dare prova di una forza congiunta, che comprende anche i sauditi e gli americani. Anche la Francia ha contribuito, pattugliando lo spazio aereo.
La scorsa notte ha messo in luce non solo la gigantesca forza di Israele e dei suoi alleati, ma anche l’isolamento dell’Iran, con una condanna a livello mondiale. L’Egitto ha espresso “profonda preoccupazione” e ha chiesto la “massima moderazione”. La Cina si è detta “profondamente preoccupata per l’attuale escalation”. Il Qatar ha invitato “tutte le parti a fermarsi”. La Giordania ha dichiarato di aver contribuito a respingere l’attacco iraniano per la propria sicurezza, non volendo un’escalation – infatti, alcune schegge delle intercettazioni della scorsa notte sono cadute sul suolo giordano. La Giordania ha anche condannato la campagna di Israele a Gaza. Solo Hamas si è congratulato con i mullah per il loro attacco: anche Mosca, uno dei principali clienti dei droni iraniani, non ha avuto parole di sostegno.
Dato che i droni avrebbero impiegato nove ore per raggiungere Israele, è probabile che Teheran sapesse già che il suo attacco sarebbe fallito. Il mondo ha atteso per quasi due settimane per vedere come l’Iran si sarebbe vendicato per l’attacco del 1° aprile alla sua ambasciata da parte di Israele (a sua volta una risposta per il ruolo dell’Iran negli attacchi del 7 ottobre), questo è tutt’altro che il risultato peggiore. E l’Iran, che finanzia Hamas e Hezbollah, è stato esposto come un povero orfanello che piange.
Il fatto che un marinaio in licenza non possa fischiare alle gambe di una bella ragazza è la prova scientifica che l’America è finita per sempre. Questo vale anche per la fanteria, che insieme ai marinai contava i fischiatori più forti nei bei tempi andati, prima che il woke rovinasse gli uomini, le donne e il Paese in generale. Gli attivisti radicali hanno già distrutto la nozione di femminilità e la biologia usando parole come “genere assegnato alla nascita”.
L’atmosfera castrante che regna negli USA non fa ben sperare per la prossima sfida con la Cina. Qualcuno crede davvero che gli uomini americani s’opporranno ai cinesi quando le università di Stanford e del Michigan hanno pubblicato guide che insegnano a non usare mai parole come “uomo” e “americano”? Le cose per i cinesi migliorano di giorno in giorno. Un membro del comitato editoriale del New York Times, Mara Gay, ha trovato “inquietante” il fatto che nelle case di una comunità di Long Island alzassero la bandiera americana. Come si suole dire in luoghi dove sventola la bandiera nessuno legge un giornale che ritiene opportuno stampare solo propaganda anti-maschile, anti-bianca e anti-cristiana.
Queste cose le avevano già capite ed esposte Orwell e Mosley, ma ora viviamo in un nuovo mondo. Amen
Thomas Kingston, marito di Lady Gabriella Windsor, figlia del principe Michael di Kent e pertanto cugina di re Carlo III, si è apparentemente tolto la vita con un colpo di pistola. I motivi del gesto non sono ancora chiari.
La morte di Thomas Kingston, a soli 45 anni, è stata annunciata da Buckingham Palace domenica scorsa.
Ora capiamo i motivi dell’improvviso allontanamento del principe William, martedì, dai funerali di Costantino di Grecia: si era temuto per Kate, ma si trattava del suicidio di Tom. Il suo allontanamento repentino da un appuntamento così importante, si poteva spiegare solo per gravi ragioni personali, riguardanti la moglie. Ma in realtà si è trattato della morte del cugino, forse la sua presenza è stata richiesta dai servizi segreti, che lo avranno edotto, oppure preparato e schermato, da possibili situazioni imbarazzanti per la Corona.
Kingston era stato domenica a pranzo dai genitori, nella loro abitazione nei Cotswolds, vicino a Oxford. Poi suo padre era uscito per portare il cane a passeggio, ma al ritorno non ha trovato il figlio in casa. I genitori hanno cominciato a cercarlo e alla fine il padre ha forzato la porta chiusa dal di dentro di uno degli edifici: sul pavimento, il corpo esanime di Tom e la rivoltella poco distante. Par fin troppo vero per essere vero.
Il matrimonio fra Kingston e Lady Gabriella era stato celebrato in pompa magna nel 2019, alla presenza di tutti i reali, inclusa la regina Elisabetta e il principe Filippo.
Kingston era stato in Iraq per conto del Foreign Office, ed era scampato a un attentato che aveva fatto numerosi morti. Al ritorno in Inghilterra, si era dato alla finanza. Non aveva sangue blu ma si era ben mosso nei circoli reali, per via della sua avvenenza e del suo spirito estroverso e audace. Aveva flirtato con Pippa Middleton, la sorella della principessa Kate, e poi aveva avuto una relazione con una ex fiamma di William.
L’impressione generale è che si parlerà ancora a lungo di questo mistero e che il tradizionale atteggiamento della casa reale britannica di “never complain, never explain” verrà messo a dura prova.
Ogni giovedì mattina all’aeroporto di Washington Dulles, un Airbus del governo francese sbocca un container merci in metallo sotto sigillo diplomatico. Aggirando le ispezioni doganali degli Stati Uniti, viene trasportato direttamente al complesso dell’Ambasciata di Francia a Georgetown. A mezzogiorno, l’élite dei diplomatici francesi si riunisce per assistere allo svuotamento del prezioso contenuto.
Insieme ai documenti diplomatici, direttamente dal Quai d’Orsay, il formaggio viene consegnato settimanalmente ai funzionari francesi nella capitale degli Stati Uniti, un Paese in cui il formaggio non pastorizzato è crudelmente vietato. Il personale dell’Ambasciata effettua gli ordini con una settimana di anticipo e riceve cestini individuali di Comte, Reblochon e del formaggio di capra morbido e affumicato di Sainte-Maure de Touraine. E Bordeaux duty-free, per mandarlo giù. A tavola!
La Francia sostiene di essere eccezionale e lo stesso vale per il suo formaggio, emblema per eccellenza dell’identità nazionale. Ora però, nell’ultimo colpo al settore caseario francese da 35 miliardi di euro, una crisi biologica sta minacciando due formaggi protetti. Il Camembert della Normandia e il Brie praticamente indistinguibile di Meaux, nella Marna, sono entrambi potenzialmente vulnerabili all’estinzione. Inoltre, la crisi di questi formaggi iconici sembra essere del tutto autoinflitta.
L’elemento comico di questa tragedia è che la supremazia bianca è responsabile di questa crisi e la soluzione è una maggiore diversità, almeno nel reparto dei funghi. Il Camembert e il Brie sono bianchi come la neve, del colore dello zucchero a velo, apparentemente perché ai consumatori piacciono così. Ma come fanno a diventare così bianchi? La finitura sbiancata di questi formaggi da supermercato è dovuta all’uso del fungo penicillium camemberti, una composizione vivente di piccole creature batteriche. Iniettato nella cagliata del latte prodotto dalle mucche grasse, produce il bianco uniforme e gessoso.
Il Camemberti è notevole, ma è stato abusato. Il fungo si sta indebolendo e rischia di esaurirsi e di diventare inefficace, e con esso il Camembert e il Brie, afferma il CNRS, il principale centro di ricerca scientifica del Paese. Il problema è che la produzione di massa ha portato a una drastica riduzione della varietà di ceppi fungini coltivati. Il più comune ha perso la capacità di riprodursi, il che significa che i lavoratori della fabbrica faticano a estrarre volumi sufficienti di spore per l’inoculazione e la maturazione.
Il generale de Gaulle disse della Francia: “Come si può governare un Paese con 246 varietà di formaggio?” Il segreto che i francesi non ammettono è che molti di questi sono piuttosto scarsi, tra cui il Brie e il Camembert, almeno nelle loro attuali misere manifestazioni. Ho un piccolo elenco di quelli che potrebbero seguire se si volesse iniziare a cancellare i formaggi, con in testa l’Emmental, con cui i francesi tentano inettatamente di fare la pizza.
Mettiamo da parte le loro fantasie bucoliche sul fatto che il Camembert e il Brie siano prodotti amati e tradizionali, creati da contadini robusti che indossano camici e berretti neri, mungendo le mucche a mano e mescolando la cagliata in una mangiatoia di legno. Questi prodotti sono per lo più sfornati in giganti fabbriche lattiero-casearie, dove il latte viene trasformato in formaggio, burro e yogurt. Si tratta di un gigantesco agrobusiness.
Una minaccia simile è rappresentata, secondo gli scienziati, anche dal penicillium roqueforti, la chiave del Roquefort, un formaggio di pecora blu brebis con note che ricordano il Silton inglese. Ne vengono prodotte solo 5.000 tonnellate all’anno. L’aspra campagna intorno a Roquefort-sur-Soulzon, nell’Aveyron, è popolata da pecore resistenti, aquile e pastori orgogliosi, che producono il loro formaggio in grotte a temperatura e umidità controllate, essenzialmente nello stesso modo da 1.000 anni.
Da quando l’autostrada A75 e il vicino viadotto di Millau sono stati aperti 20 anni fa, la zona non è più così isolata, ma l’atmosfera è ancora unica. Roquefort è scarsamente abitata da hippy babacolici che vivono nelle yurte. È un luogo a disagio con la modernità. Il MacDonald’s di Millau è stato notoriamente distrutto da un altermondialista anticapitalista armato di trattore. Il roqueforti è più sano del camemberti e c’è un fungo alternativo se dovesse accadere il peggio, ma i produttori devono comunque fare attenzione, hanno avvertito gli scienziati.
I francesi non sono gli unici al mondo a saper fare il formaggio. Neal’s Yard Dairy a Londra offre attualmente 34 equivalenti inglesi di Brie e Camembert e, per quanto i miei amici francesi possano rifiutarsi di crederci, sono molto più innovativi, più deliziosi, più autenticamente artigianali, più colorati e più diversificati nell’uso dei funghi rispetto ai marchi omogenei che si trovano in Francia.
Da notare che il Brie e il Camembert francesi tradizionali non sono mai stati così bianchi come lo sono ora, un bianco quasi spaventoso, puro come un loto. Tradizionalmente, questi formaggi erano spudoratamente ammuffiti – verdi, arancioni, grigi, a chiazze. I formaggi del mercato di massa sono pessimi ovunque e il Camembert e il Brie sono tra i peggiori, solo un piccolo passo avanti rispetto al Cheez Whizz e al finto formaggio spalmabile Philadelphia a basso contenuto di grassi.
La Spagna ha battuto la Francia ai World Cheese Awards 2023, dove nessun formaggio francese è stato premiato con il titolo Super Gold, il massimo riconoscimento. La Spagna sta superando la Francia anche nel settore della frutta, della verdura e persino del vino, provocando la violenza degli agricoltori francesi e i recenti blocchi delle autostrade francesi, che sono terminati solo quando il governo ha capitolato e ha promesso agli agricoltori più sussidi e più protezionismo. Nel frattempo, il miglior formaggio del mondo è norvegese.
Il Salone dell’Agricoltura annuale inizia a Parigi tra pochi giorni e vi parteciperanno il Presidente, il Primo Ministro e altre 600.000 persone. Il Salon de Fromage si terrà nella stessa sede alla fine di febbraio. I francesi dovrebbero (ma non lo faranno) approfittare di questi eventi per fare un esame di coscienza su se stessi e sulla loro resa come maestri della fisiologia del gusto. Anche se le notizie sulla morte del Brie e del Camembert sono esagerate, e si sa che gli scienziati in cerca di fondi esagerano, la leadership della Francia nella gastronomia mondiale è sparita. MacDonald’s serve un milione di hamburger in Francia, è il loro mercato europeo di maggior successo. Se vuole un pasto decente e un formaggio interessante dopo, venga in Gran Bretagna.
Alcuni manifestanti hanno lanciato della zuppa contro il dipinto della Monna Lisa, protetto da un vetro antiproiettile, a Parigi. Non poteva mancare un oltraggio anche al più celebre dipinto del mondo…
Il dipinto di Leonardo da Vinci è una delle opere d’arte più famose al mondo e si trova al Louvre di Parigi. Sta al sicuro dietro un vetro antiproiettile, quindi è improbabile che sia stato danneggiato.
Un video mostrava due manifestanti che chiedevano il diritto ad un “cibo sano e sostenibile”, affermando che “il nostro sistema agricolo è malato”. Negli ultimi giorni, la capitale francese è stata teatro di proteste da parte degli agricoltori, che hanno chiesto di porre fine all’aumento dei costi del carburante e di semplificare i regolamenti – venerdì hanno bloccato le strade principali in entrata e in uscita da Parigi. Ma è probabile che gli attentatori appartengano al circolo di Ultima Generazione, filiale francese.
La Monna Lisa è dietro un vetro di sicurezza dai primi anni ’50, dopo che nel 1956 fu parzialmente danneggiata da un vandalo che la schizzò di acido. Il 30 dicembre dello stesso anno un pazzo boliviano, Ugo Ungaza, le lanciò un sasso, che spaccò il vetro danneggiando il gomito della signora.
Nell’aprile del 1974, a Tokyo, fu spruzzata con della vernice rossa. A Parigi, il 2 August 2009, una donna russa le lanciò una brocca di terracotta che aveva acquistato al negozio del museo.
Nel 2019, il Louvre dichiarò di aver installato una forma più trasparente di vetro antiproiettile per proteggerla. Nel 2022, un attivista ha lanciato una torta sul dipinto, esortando le persone a “pensare di più alla Terra”.
Il dipinto fu rubato dal Louvre nel 1911, provocando una sensazione internazionale. Vincenzo Peruggia, un dipendente del museo più visitato al mondo, si nascose in un armadio durante la notte per prendere il dipinto. Fu recuperato due anni dopo, quando cercò di venderlo ad un antiquario di Firenze, in Italia.
Dal processo Peruggia uscì bene, come un nazionalista che voleva riportare in Italia quel dipinto che credeva rubato dai francesi, in realtà fu comprato da Francesco I di Francia, a peso d’oro, dal discepolo prediletto di Leonardo, il Salaì, al quale lo aveva lasciato.
L’Odissea di Omero racconta la storia di Odisseo che torna a casa sua dopo la guerra di Troia. Per una serie di ragioni, il viaggio non è facile. Gli ci vogliono ben dieci anni per tornare a casa. Ma il viaggio da Troia a Itaca, l’isola natale di Ulisse, non doveva essere troppo difficile in condizioni normali. Per questo motivo, alcuni ricercatori hanno sostenuto che Odisseo abbia effettivamente viaggiato al di fuori del Mediterraneo. C’è persino l’ipotesi che sia sbarcato in Irlanda.
Nell’Odissea, uno dei luoghi che Odisseo visita è un’isola chiamata Ogigia. Questa era la casa della ninfa Calipso, che offre a Odisseo l’immortalità se accetterà di sposarla. Lui rifiuta ma lei rifiuta di lasciarlo partire. Gli dèi intervengono e costringono Calipso a liberarlo. Quindi, dopo sette anni sull’isola, Odisseo si costruisce una zattera e salpa.
La posizione di Ogigia è stata oggetto di varie speculazioni. Secondo il racconto di Omero, l’isola è un luogo di bei prati, fontane, boschi e vari tipi di uccelli. Tuttavia, nulla di tutto ciò è particolarmente utile per farci ipotizzare il luogo giusto. Tutti i tipi di isole potrebbero adattarsi a questa descrizione. Nell’antichità, sono stati fatti diversi suggerimenti su dove potesse trovarsi effettivamente Ogigia. Più recentemente, alcuni studiosi hanno sostenuto che Ogigia assomiglia molto all’Irlanda. Se questa identificazione è corretta, significa che Odisseo trascorse sette anni fuori dal mar Mediterraneo.
Lo studioso più importante che abbia mai accettato questa conclusione fu Roderick O’Flaherty. Nel 1685, utilizzò il nome ‘Ogigia’ come sinonimo di Irlanda nel titolo di uno dei suoi libri. Si chiamava: “Ogigia: O un resoconto cronologico degli eventi irlandesi”.
Una delle prove chiave utilizzate per sostenere l’identificazione dell’Irlanda come Ogigia è un passaggio scritto da Plutarco, uno storico del primo secolo dopo Cristo. Egli scrisse del resoconto di Omero su Ogigia insieme ad altre informazioni aggiuntive che fornì. Secondo Plutarco, Ogigia si trovava a ovest della Britannia, dove in effetti giace l’Irlanda.
Inoltre, Plutarco nel suo “De Facie in orbe Lunae” ci dice che Ogigia sarebbe a cinquemila stadi di distanza dal ‘grande continente’ che circondava il ‘grande mare’. Diversi studiosi hanno suggerito che questo ‘grande continente’ si riferisca addirittura all’America.
Se il ‘grande continente’ menzionato da Plutarco fosse davvero l’America, ciò significherebbe che Ogigia sia in realtà un’isola da qualche parte tra la Gran Bretagna e l’America. Poiché Plutarco dice che Ogigia si trovava a cinquemila stadi dal grande continente, ma solo a diversi giorni di distanza dalla Gran Bretagna, questo indica che era molto più vicina alla Gran Bretagna che all’America. Pertanto, l’Irlanda sembrerebbe essere una buona corrispondenza.
Sebbene l’Irlanda corrisponda alla descrizione di base presentata da Plutarco, ci sono alcuni problemi con questa identificazione. Per prima cosa, l’Irlanda non si trova a cinquemila stadi dall’America. Questa distanza sarebbe l’equivalente di poco più di novecento chilometri. Tuttavia, la distanza tra l’Irlanda e l’America è di circa tremila chilometri.
Un problema è che Plutarco afferma che ci vogliono cinque giorni di navigazione per viaggiare tra la Britannia e l’Ogigia. Questo indicherebbe un’isola molto più a ovest dell’Irlanda, perché ci vorrebbero appena due giorni di navigazione per raggiungere l’Irlanda dalla parte più lontana del lato occidentale della Britannia.
In realtà, non esiste un’isola che si trovi esattamente a cinque giorni di navigazione dalla Gran Bretagna e anche a cinquemila stadi di distanza dall’America. Le misure semplicemente non corrispondono a nessuna posizione reale.
Forse, quindi, alcuni ricercatori potrebbero usare questo fatto come prova che le misurazioni non sono corrette, il che significa che l’Irlanda potrebbe ancora essere il luogo giusto. In alternativa, potrebbe anche significare che Plutarco non stava affatto descrivendo una località reale.
Un consiglio agli automobilisti bloccati sulle strade da attivisti di Ultima Generazione.
Formare squadre di audaci, di 6/7 automobilisti.
Niente violenza verbale o fisica, ma semplici scappellotti. Quelli che i giovani seduti non hanno ricevuto dai propri genitori. Gli scappellotti vengono ancor oggi usati in Tibet e in India dai monaci per risvegliare i giovani in meditazione, ecco, anche da noi potrebbero risvegliare delle giovani coscienze assopite e plagiate.
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