Punta San Vigilio: una bella donna violentata fra l’indifferenza generale. Intervenga il Ministro Sangiuliano!

Punta San Vigilio: una bella donna violentata fra l’indifferenza generale. Intervenga il Ministro Sangiuliano!

 

 

L’articolo di Stella sul Corriere della Sera del 18 aprile 2024.

Che ne direste se il sindaco di Roma, Gualtieri, cedesse a un industriale il Colosseo, dopo delibera in consiglio comunale, e tale industriale cominciasse a impiantarvi delle pale eoliche e a costruire un grande parcheggio sotterraneo al suo interno, dove un tempo si preparavano i gladiatori?

Tranquilli, Gualtieri non è così pazzo. Lo stesso non possiamo dire del sindaco di Garda, Davide Bendinelli, di Italia Viva, che ha concesso all’industriale della pasta, Giovanni Rana, la possibilità di costruire e deturpare una delle più splendide gemme esistenti sul Lago di Garda, un luogo con una storia plurimillenaria, dove hanno soggiornato Napoleone, Winston Churchill, Diana e Carlo III. Silvio Berlusconi ne rimase incantato e disse ai Guarienti che avrebbe voluto comprarsela, loro fecero finta di non averlo sentito e Berlusconi, da quel signore che era, non sollevò più l’argomento.

La proprietà di questo gioiello unico al mondo era della famiglia Guarienti di Brenzone. Il vecchio conte si sposò con la figlia del generale Calvi di Bergolo e di Jolanda di Savoia, ma a causa della propria dissennata gestione del suo grande patrimonio personale (si diceva a Verona che vivesse di svendita non di rendita) decise di accettare i soldi offerti dall’industriale veronese. I suoi figli si opposero, riuscendo a raggiungere un fragile accordo con Rana. Ma la figlia del vecchio conte ha recentemente ceduto anche la sua parte a Rana, mentre Agostino e Guariente, i due figli, cercano ancora di tenere duro. In particolare Guariente Guarienti di Brenzone, un carattere forte e generoso che ho avuto l’onore di conoscere per motivi di lavoro, s’è esposto personalmente per tener testa alle follie del pastaro veronese. Purtroppo, però, la potenza dell’oro pare essere invincibile nei nostri tempi. I lavori di abbattimento di ulivi secolari e colate di cemento per preparare un hotel a sei stelle sono già in corso, senza che il quotidiano di Verona, l’Arena ne parli (il proprietario è sempre Rana). Si è dovuto muovere Gian Antonio Stella, sul Corriere della Sera, per cercare di segnalare e arginare lo scempio.

Dov’è la sovraintendenza di Verona, sempre pronta a mettere i bastoni fra le ruote per cose di poco conto, perché non si muove per questo scandalo? Perché questo è un grosso scandalo! Chiediamo che il ministro della cultura, Sangiuliano, si faccia avanti, blocchi immediatamente i lavori e dichiari Punta San Vigilio un monumento nazionale, né più né meno del Colosseo di Roma.

 

Angelo Paratico

 

 

 

 

TATUAGGI: ovvero come scrivere sulla pelle che abbiamo personalità deboli ed immature.

TATUAGGI: ovvero come scrivere sulla pelle che abbiamo personalità deboli ed immature.

di Sabato Scala

I tatuaggi nelle culture primitive sono un elemento SACRALE, non semplicemente estetico e, solitamente, caratterizzano momenti di passaggio fondamentali e segnano il livello di maturità l’individuo, o sottolineano la sua posizione sociale.
In genere si tratta di popolazioni che usano un abbigliamento assai semplice e poco vario e, per questo, il tatuaggio diventa un elemento differenziate evidente.
I tatuaggi moderni li trovo, al contrario, il segno di personalità deboli che devono trovare forza e senso di sé stessi attraverso la “marchiatura” di un tatuaggio.
La debolezza di carattere viene, quindi, esorcizzata attraverso la resistenza e durevolezza di un tatuaggio che ricorda loro quello che vorrebbero essere e, soprattutto, apparire, ma che sanno di non essere.

Vestirsi solo per apparire diversi non basta ad una persona davvero debole di carattere, serve un vestito permanente sulla pelle che rimanga anche quando i vestiti veri sono deposti e che lavori dando loro questo falso senso di sicurezza anche di notte, o quando non c’è nessuno a guardale.
Non sono dissimili di gesti scaramantici, o dai talismani da cui non si ci riesce a separarsi e che per rendere davvero inseparabili da noi, vengono marchiati indelebilmente sulla pelle: chi non è sicuro di sé e non è ancora maturo, deve trovare oggetti che gli diano sicurezza, sostituendo la cappa protettiva genitoriale con una virtuale.
Elemento essenziale per chi soffre di questa moderna sindrome di perdita di identità è lo specchio, continuamente interrogato sul “chi è la più bella e il più bello e fico del reame”, proprio come fa la regina nella famosa fiaba.
Tatuarsi non è un gesto sacro di identità, ma un gesto disperato di un mondo che violenta e distrugge le identità, per creare amalgama uniformi e standardizzati e che fa in modo che le persone perdano il senso della realtà e di sé stesse, al punto che l’unico modo per dichiararsi diverse, non è mostrarsi nella loro vera e matura identità, ma differenziarsi attraverso il tatuaggio.
Insomm, tatuarsi, a mio avviso, è un segno di immaturità e di mancata conoscenza di sé, invece che un segno di passaggio ad una versione migliore di sé stessi.

Amici e amiche che avete compiuto importanti passi avanti nella conoscenza di voi stessi, riflettete se sia giunto il momento di liberare il corpo da questo inutile peso, marchio e residuo fisico di ombra, oramai inutile e scarsamente educativa, per gli altri che vi apprezzano per quel che siete e che siete diventati dentro e non fuori.

Sabato Scala  è un brillante ricercatore, specializzato in ingegneria elettronica e nei software, oltreché scrittore. Pubblichiamo queste sue intelligenti considerazioni, che condividiamo appieno, su chi ama tatuarsi. 

Maurizio Amaro presenta il suo libro “Lontani Orizzonti. L’Odissea di due giovani amanti” il 18.04.2024 a Quinzano.

Maurizio Amaro presenta il suo libro “Lontani Orizzonti. L’Odissea di due giovani amanti” il 18.04.2024 a Quinzano.

 

 

Una grande storia di vita e d’amore. Maurizio Amaro, veronese, presenterà il suo libro a Quinzano, presso alla Sala Garonzi. La sua opera è basata sulla vita di  suo padre e di sua madre. Si conobbero nel 1936, a un ballo e poi lui, giovane ufficiale, fu subito  mandato in Africa. Poi arrivò la guerra. Fu fatto prigioniero e portato in India. Conobbe Heinrich Harrer e riuiscì a fuggire per qualche giorno. Dopo varie peripezie, tornò in Italia e sposò la ragazza con la quale era stato in contatto epistolare per tutti quegli anni. Proseguì poi la sua carriera nell’esercito italiano, sino a raggiungere il grado di Generale, prestando servizio presso alla Nato, in Germania.

 

 

Un ricordo del capitano Gianfranco Gazzana Priaroggia, un asso sommergibilista

Un ricordo del capitano Gianfranco Gazzana Priaroggia, un asso sommergibilista

Gianfranco Gazzana_Priaroggia

Il sommergibile della classe Marconi, Leonardo da Vinci è stato uno scafo sottomarino italiano di grande successo durante la Seconda guerra mondiale. Fu il sommergibile che ottenne il punteggio più alto durante tutta la Seconda Guerra Mondiale e che non fosse tedesco. Affondò più tonnellate dei migliori sommergibili delle Marine alleate e giapponese.

I sommergibili della classe Marconi erano più grandi e robusti della maggior parte dei sommergibili italiani, essendo stati costruiti per le operazioni in mare aperto nell’Atlantico. Tuttavia, erano stati progettati anche per la manovrabilità nelle acque più ristrette del Mediterraneo. Ciò rendeva la classe Marconi leggermente più piccola della maggior parte dei sommergibili della flotta e degli incrociatori contemporanei. A pieno carico, il Leonardo da Vinci dislocava poco meno di 1.500 tonnellate di stazza, sufficienti per trasportare un cannone da 100 mm e dodici siluri.

La sua vera forza era data da un equipaggio ben addestrato e da un capitano molto abile, Gianfranco Gazzana Priaroggia (il più grande asso italiano fra i sommergibilisti).

Leonardo da Vinci

La Leonardo da Vinci iniziò la Seconda guerra mondiale salpando per la Francia per unirsi al gruppo di scafi subacquei italiani dell’Oceano Atlantico, arrivando a Bordeaux nell’ottobre 1940.

Si mise subito al lavoro ed ebbe una carriera molto movimentata, completando 11 azioni di guerra, il Leonardo da Vinci affondò diciassette navi. Il suo bersaglio più grande fu la HMS Empress of Canada, di poco più di 21.000 tonnellate.

In seguito, il Leonardo da Vinci fu coinvolto nei preparativi per un raid pianificato contro agli Stati Uniti, trasportando sottomarini nani e sommozzatori per attaccare cariche esplosive a varie navi. Tuttavia, questa operazione non fu mai portata a termine.

La Leonardo da Vinci incontrò il suo tragido destino nel maggio del 1943. Il 23 di quel mese, fu intercettato da navi da guerra britanniche e sottoposto a un intenso attacco con bombe di profondità. Fu così che il Leonardo da Vinci andò perduta con tutti gli uomini, compreso il suo capitano, Gianfranco Gazzana Priaroggia.

La Marina Militare Italiana ha onorato Gianfranco Gazzana Priaroggia intitolandogli due sommergibili. La prima unità, la cui matricola era S 502, è stata in servizio dal 1972 al 1982 ed era un sommergibile oceanico ex-USA. La seconda unità, realizzata nei cantieri di Monfalcone, impostata il 12 novembre 1992 e varata il 26 giugno 1993, è stata consegnata alla MMI il 12 aprile 1995, ricevendo la bandiera di combattimento il 4 maggio 1996 a Napoli. Il Gianfranco Gazzana Priaroggia fa parte della 4ª serie della classe Sauro ed è in servizio presso alla base di Taranto.

Gianfranco Gazzana Priaroggia (Milano, 30 agosto 1912 – Oceano Atlantico, 23 maggio 1943) fu decorato con una medaglia d’oro alla memoria, due medaglie di argento, e tre medaglie di bronzo al valor militare, nonché con la Croce di Cavaliere della Croce di Ferro e della Croce di Ferro di prima e seconda classe tedesche. Fu citato sette volte sul Bollettino di guerra del Comando supremo.

 

 

75 anni di NATO. Fu fondata il 04.IV.1949. Il motto latino di Sallustio, che è la loro massima ufficiale, appare a doppio taglio

75 anni di NATO. Fu fondata il 04.IV.1949. Il motto latino di Sallustio, che è la loro massima ufficiale, appare a doppio taglio

Fondata nel 1949, oggi la NATO celebra 75 anni di esistenza. Fu creata nel pieno della Guerra Fredda da 12 nazioni, che ora son cresciute a 32.

Sul muro della loro grande sala si legge una frase in latino: “Animus in consulendo liber“. Ovvero: “Con uno spirito libero e indipendente”.

Questa è una frase presa dal libro La Cospirazione di Catilina scritta dallo storico e politico romano Gaio Sallustio Crispo (86 a.C. – 34 a.C.), un grande amico di Giulio Cesare. Sallustio attribuì a Catone Uticense queste parole. Parlando ai senatori romani Catone li ammonì, dicendo: “Però i nostri antichi ebbero altre cose che li resero grandi e che a noi mancano del tutto: in patria l’operosità, al di fuori un equo governo, un giusto equilibrio nelle deliberazioni, esente da bramosia e iniquità”.

Sallustio, dunque,  ci mostra Catone che fa riferimento al passato, non ai giorni presenti, quindi il riportare quella frase tronca funziona fin quando non si va ad esaminare quel pensiero nella sua completezza.

Il nostro sarà un ragionamento da sofista, lo capiamo bene, ma ha un suo valore. L’accenno a questo passaggio di Catone suona un po’ come dire: in passato qui stavano uomini liberi e retti, ma voi oggi siete il loro contrario e dovreste vergognarvi, perché non siete alla loro altezza.

Ecco il periodo completo:

Sed alia fuere, quae illos magnos fecere, quae nobis nulla sunt: domi industria, foris iustum imperium, animus in consulendo liber, neque delicto neque libidini obnoxius. pro his nos habemus luxuriam atque avaritiam, publice egestatem, priuatim opulentiam. laudamus divitias, sequimur inertiam. Inter bonos et malos discrimen nullum, omnia virtutis praemia ambitio possidet.

E questa è la sua traduzione:

Però i nostri antichi ebbero altre cose che li resero grandi e che a noi mancano del tutto: in patria l’operosità, al di fuori un equo governo, un giusto equilibrio nelle deliberazioni, esente da bramosia e iniquità; al contrario fra di noi vige il lusso e l’avarizia, il debito pubblico e l’opulenza privata. Teniamo in gran conto le ricchezze e pratichiamo l’ozio. Tra il giusto e l’empio non c’è differenza. La bramosia di consenso e del prestigio domina ogni istituto dello Stato.

 

Gerolamo Cardano e William Shakespeare

Gerolamo Cardano e William Shakespeare

Un grande attore come Tino Carraro (1910 – 1995) mi fece innamorare della Tempesta di William Shakespeare; era il 1977 e interpretava Prospero al Teatro Lirico di Via Larga a Milano. La regia minimalista era firmata da Giorgio Streheler. Ricordo la grande emozione provata quando Carraro recitò il monologo d’addio al suo mondo incantato. In molti hanno letto in questo finale la diretta voce di William Shakespeare che si congeda dagli spettatori e ripone per sempre la propria bacchetta magica. A quel tempo mi interessavo di Girolamo Cardano (1501 – 1576?) e notai delle similitudini fra i due personaggi. La curiosità aumentò quando scoprii che un’opera perduta di Shakespeare era intitolata ‘Cardenio’ anche se pare che quel curioso nome sia da collegarsi al Don Chisciotte di Cervantes.
La Tempesta fu presumibilmente scritta nel 1610 – 11 ma in passato non ebbe quel grande successo di cui ormai gode. Fu solo a partire dall’ottocento, con il movimento romantico, che crebbe in popolarità e oggi, assieme a ‘Giulietta e Romeo’, ‘Amleto’ e al ‘Sogno di una notte di mezza estate’, è una delle opere di Shakespeare più amate e rappresentate, senza contare gli adattamenti cinematografici e operistici.
Il personaggio principale della commedia, Prospero, Duca di Milano, è un uomo giusto e studioso, tradito dal fratello che in combutta con Alonso, re di Napoli, lo esiliano su di un’isola. Prospero non è interessato ai maneggi politici ma ai libri, soprattutto a quelli di magia. Dopo essersi vendicato, sfruttando le sue arti magiche, Prospero si ritira, offrendo un futuro radioso alla sua amatissima figlia, Miranda.
In questa commedia entrano in gioco vari elementi, molti libri, storie e racconti, magistralmente uniti e adattati in un nuovo canovaccio. Sono palesi i riferimenti a il ‘Naufragio’ opera di Erasmo da Rotterdam, del 1525. In evidenza anche il ‘De Orbe Novo’ di Pietro Martire d’Anghiera e le ‘Metamorfosi’ d’Ovidio, dal quale Shakespeare trae il discorso di rinuncia di Medea, recitato da Prospero. Forte vi è anche l’influenza di Montaigne. Questo è certamente dovuto al fatto che l’editore, o per meglio dire l’arrangiatore occulto delle opere di Shakespeare, fu sicuramente John Florio, il primo traduttore degli ‘Essays’ di Montaigne dal francese all’inglese. La raccolta delle commedie di Shakespeare venne stampata in un’edizione in folio nel 1623 con il titolo di ‘Mr William Shakespeare Comedies, Histories & Tragedies’ e, trattandosi di una impresa molto costosa, gli editori John Heminges e Henry Condell cercarono un letterato capace di correggere e arrangiare quelli che dovevano essere solo dei confusi e sgrammaticati spartiti. Per quanto riguarda la Gran Bretagna quello fu l’evento editoriale del secolo e certamente una fatica d’Ercole per John Florio. Ne vennero stampate 800 copie e oggi se ne conservano 233. L’ultima è stata scoperta la scorsa settimana a St. Omer, nel nord della Francia. E’ un libro preziosissimo: l’ultima copia battuta da Christie’s nel 2006 fu aggiudicata per 6,8 milioni di dollari e per avere quest’ultima – se verrà messa in vendita – si dovranno sborsare più di 20 milioni di dollari.

Il padre di John Florio si chiamava Michelangelo e fu un intellettuale, scrittore e avventuriero fiorentino. Ebreo, divenne monaco cattolico e poi predicatore protestante colmo di zelo. Finì in galera a Roma ma riuscì a riparare a Venezia e poi in Inghilterra, dove si fece apprezzare. Con l’ascesa al trono di Mary Tudor fu costretto a darsi alla fuga, finendo in Svizzera, dove morì nel 1567. Suo figlio John ritornò in Inghilterra, conobbe Giordano Bruno e si distinse nel mondo letterario inglese e vi morì, in abietta povertà, nel 1625
Girolamo Cardano, matematico, astrologo, medico e filosofo era e resta più celebre in Gran Bretagna che in Italia. La sua fama è dovuta al fatto che nel 1552 venne convocato a Edimburgo dall’Arcivescovo di Sant’Andrea, John Hamilton (1512 – 1571), che soffriva d’asma. Sulla via del ritorno fece sosta a Londra, ospite di John Checke, il dotto tutore del re. Le voci della straordinaria guarigione dell’alto prelato lo avevano preceduto e Cheke gli fissò un’udienza con il giovane re Edoardo VI (1537-1553). I due si parlarono usando il greco, il latino e l’italiano, discutendo di astronomia e di storia. La pubblicazione da parte di Cardano, nel 1545, della ‘Artis Magnae’ una pietra miliare nella storia dell’algebra e del ‘De Subtilitate’ nel 1550, la prima enciclopedia tascabile, usciti entrambi a Norimberga presso Johannes Petreius – editore anche di Copernico, Erasmo e Stifel – avevano fatto di Cardano lo scienziato più celebre al mondo. Il giovane monarca appariva già infetto dalla tubercolosi che l’anno successivo lo uccise ma alla sua corte, dietro alle quinte, si muovevano potenti personaggi che preparavano la successione. Venne chiesto a Cardano di presentare un oroscopo del giovane ed egli pronosticò una vita lunga e piena di successi, anche se ricevette pressioni contrarie.
Girolamo Cardano passò come una cometa nel cielo di Londra, rischiarandoli e le notizie delle sue disavventure personali e poi della morte raggiunsero la capitale inglese, aumentando l’alone di mistero che lo circondava. La persecuzione subita dalla Chiesa cattolica lo trasformò in una figura eroica, un po’ come Galileo dopo che incontrò John Milton, il quale lo descrisse come un prigioniero dei preti che lo guardavano a vista.
John Florio, non solo Shakespeare, conoscevano Girolamo Cardano e i suoi libri. Alcuni finirono all’Indice ma altri vennero ristampati nei primi decenni del Seicento, soprattutto in Francia. La sua ‘Opera Omnia’ in 10 volumi in folio uscì proprio a Lione nel 1663.
Una prova della sua perdurante popolarità può essere vista nel fatto che un’edizione in inglese del suo ‘De Consolatione’ uscì nel 1576 sotto al titolo di ‘Cardanus Comforte’ ed è proprio questo il libro che Amleto tiene in mano quando recita il suo celeberrimo monologo ‘Essere o non essere?’.
Un altro sintomo della sua celebrità è il fatto che la più completa e rigorosa biografia mai scritta su di lui la si deve a Thomas Morley. Uscì in due volumi nel 1854 a Londra e, incredibilmente, non è mai stata tradotta e pubblicata in Italia, dove ci siamo sempre accontentati di biografie dozzinali e incomplete.
Ecco quali sono i punti di contatto fra Cardano e Prospero, a parte la loro ‘milanesitudine’. Sia Cardano che Prospero hanno uno spirititello al proprio servizio. Cardano racconta nella sua autobiografia di averlo ereditato dal padre, Fazio Cardano e spesso udiva grugniti dietro di sé e puzza di zolfo. Entrambi sono esperti di magia e di astrologia. Entrambi vengono gettati in prigione e poi costretti all’esilio. Sia Prospero che Cardano sono amanti dei libri ma alla fine rinunciano a quelli che trattano di magia e di astrologia. Vengono ambedue traditi da persone delle quali si erano fidati. Il primogenito di Girolamo Cardano, Giambattista, venne attanagliato e decapitato a Milano nel 1560 su ordine del senato milanese, dopo che, sotto tortura, aveva confessato di aver avvelenato la moglie e i suoceri. Cardano tentò disperatamente di salvarlo ma non ci riuscì e quasi impazzì per il dolore. Riuscì a dimenticarlo solo tenendo uno smeraldo sotto alla propria lingua.
Il secondogenito di Cardano, Aldo, divenne un delinquente e tentò più volte di rubare e assaltare il padre. Gli restava una figlia soltanto, proprio come Prospero, che ebbe nome Clara. Solo un’analisi della sterminata produzione cardanica e il possibile rinvenimento di battute e concetti presenti nella Tempesta – ricerca che non è ancora stata intrapresa – potrebbe portare a scoprire altri punti di contatto fra i due.

Angelo Paratico

“Dio. La scienza, le prove. L’alba di una rivoluzione” Edizioni Sonda di Michel-Yves Bolloré e Olivier Bonnassies

“Dio. La scienza, le prove. L’alba di una rivoluzione” Edizioni Sonda di Michel-Yves Bolloré e Olivier Bonnassies

Su Linkinchiesta( https://www.linkiesta.it/2024/03/dio-esistenza-scienza-prove-intervista-bollore-bonnassies/) Andrea Fioravanti recensisce e intervista gli autori di: “Dio. La scienza, le prove. L’alba di una rivoluzione” Edizioni Sonda in Italia, scritto da Michel-Yves Bolloré e Olivier Bonnassies. Un grande libro che, sorprendentemente, sta vendendo moltissimo nella sempre più laica (e bigotta) Francia.

Nel 2015 è uscita una commedia surreale intitolata “Dio esiste e vive a Bruxelles”, in cui un uomo crudele e malizioso trascorre il suo tempo rendendo infelici gli esseri umani attraverso un mega-computer con il quale crea leggi noiose, come far cadere sempre il pane dal lato imburrato o far avanzare la fila accanto al supermercato. Secondo molti scienziati, questa rappresentazione di Dio ha la stessa attendibilità della Bibbia o del Corano: nessuna. Non ci sono le prove scientifiche di un essere creatore, figuriamoci di una divinità antropomorfa. Per spiegare la misteriosa origine del mondo, da quasi un secolo il mondo scientifico è d’accordo su una teoria riassumibile in due parole: Big Bang. Circa 13,8 miliardi di anni fa (qui il “circa” fa solo scena), l’universo è partito da uno stato inizialmente caldissimo e densissimo per poi espandersi in tutte le direzioni, portando alla formazione di materia, stelle, galassie e altre strutture cosmiche che osserviamo oggi con grandi e piccoli telescopi.

In Francia, un ingegnere e un teologo hanno scritto un libro in cui danno una spiegazione metafisica alla teoria del Big Bang per giustificare l’esistenza di una forza regolatrice, un’intelligenza creatrice che magari non avrà la barba bianca e non siede su una nuvola, ma è responsabile della creazione del mondo che conosciamo. “Dio la scienza le prove. L’alba di una rivoluzione” (Edizioni Sonda) di Michel-Yves Bolloré e Olivier Bonnassies, è diventato un caso editoriale in Francia e in Spagna, con oltre trecentomila copie vendute. E per un saggio, è già un miracolo, che sia di origine divina o meno. «La questione dell’esistenza di Dio è la più importante della nostra vita. Se Dio non esiste, è meglio saperlo subito perché allora nulla ha senso e tutto è permesso. È una realtà un po’ triste, ma è meglio non perdere tempo. Al contrario, se Dio esiste, tutto è importante, tutto conta. E magari dopo la nostra morte avremo la speranza di vivere una vita eterna, di rivedere le persone che abbiamo amato, come i nostri genitori», spiega a Linkiesta Michel-Yves Bolloré, ingegnere informatico e docente dell’Università Paris-Dauphine.

Come si spiega il successo del libro in Francia?

In Europa, il numero di credenti in Dio sta diminuendo drasticamente. In ogni famiglia in Francia, ma lo stesso accade in Italia e in Spagna, noto una divisione quasi al cinquanta per cento tra fedeli e atei. Marito e moglie, genitori e figli, fratelli e sorelle. Questa perdita della fede crea diverse emozioni: un senso di disagio nel presente, ansia per il futuro e il desiderio di sapere di più dell’origine del mondo che ci circonda. Ma i media sono riluttanti a trattare questo tema, non soddisfacendo la sete di conoscenza del pubblico. Per questo motivo abbiamo scritto un libro semplice ma scientificamente attendibile che raccoglie tutto ciò che l’intelligenza, la ragione e la conoscenza possono dirci sull’esistenza di Dio. In questo saggio c’è tutto: non solo la conoscenza scientifica, ma anche quella filosofica, storica, morale. Gli abbiamo dedicato tre anni e mezzo, facendolo rivedere a venti specialisti per avere un loro riscontro puntuale. Questo libro non è rivolto agli intellettuali, ma alla gente comune.

Ecco, parliamo alla gente comune. Qual è la scoperta scientifica che, secondo voi, proverebbe l’esistenza di un Dio creatore?

Ce ne sono diverse, ma tutta la comunità scientifica concorda, ad esempio, su una verità fondamentale maturata tra la metà e la fine del XIX secolo e finora non contestata: la morte termica dell’Universo. Per capirci, il sole può essere paragonato a un serbatoio di carburante che si sta lentamente svuotando. Se un’automobile può percorrere circa cinquecento chilometri con un pieno, il sole dispone di un’autonomia di circa dieci miliardi di anni. Avendo già esaurito tra i quattro e i cinque miliardi di anni della sua riserva, gli rimangono altri cinque miliardi di anni di vita. Al termine, proprio come un veicolo senza carburante, cesserà di funzionare. Questo destino non riguarda solo il nostro sole, ma tutte le stelle dell’Universo, che, in ultima analisi, si avvieranno verso un’esistenza buia, fredda e vuota. Se, come suggerisce la teoria del Big Bang, l’Universo ha avuto un inizio, allora non possiamo evitare la questione della creazione.

Anche ammettendo che l’universo sia stato creato da un’entità, dove si trova?

L’origine dell’universo deve necessariamente trovarsi al di fuori dello stesso, un concetto che può risultare difficile da accettare. Nel nostro universo, non esiste spazio senza materia e tempo, così come non esiste materia senza spazio e tempo: i tre sono intrinsecamente legati, una verità rivelata dalle scoperte di Einstein. Se la scienza indica che tempo, spazio e materia sono nati con il Big Bang, allora diventa evidente che l’origine dell’Universo trascende tempo, spazio e materia stessi. In altre parole, la causa dell’Universo deve essere di natura non naturale, ossia trascendente. Questo implica che tale causa non appartiene al nostro universo fisico, ma esiste al di fuori e al di là delle sue leggi e dimensioni conosciute. Prima del tempo, della materia e dello spazio, poteva esistere solo una cosa atemporale, non spaziale e immateriale.

Nel saggio spiegate bene quanto sia stato difficile per gli scienziati sostenere la teoria del Big Bang a causa delle persecuzioni ideologiche nella Germania nazista e nella Russia Sovietica. Perché ha fatto così paura ai dittatori il concetto di morte termica dell’Universo?

Molti scienziati sono stati perseguitati, imprigionati o addirittura uccisi a causa della loro difesa della teoria dell’espansione dell’universo. Questa persecuzione sembra irrazionale dato che molti di loro erano giovani, senza denaro, influenza o potere politico. La loro pericolosità percepita derivava dal potenziale rivoluzionario della loro tesi: se l’universo è in espansione, ciò potrebbe implicare l’esistenza di un inizio e quindi di un creatore divino. Leader come Stalin e Hitler riconoscevano la minaccia che tale concetto rappresentava per i loro regimi. Ciò spiega la loro spietata repressione di queste voci dissidenti. Oggi, fortunatamente, non si ricorre alla violenza, ma esiste una discriminazione contro gli scienziati credenti.

Un’altra tesi del vostro saggio è che l’origine, l’evoluzione e il funzionamento dell’universo si basano su una ventina di numeri invariabili nel tempo e nello spazio: dalla carica dei protoni e degli elettroni alla costante di Planck. Come spiegate questa coincidenza?

Per far decollare un aereo, il pilota deve rispettare almeno venti parametri per evitare che il velivolo si schianti: dalla velocità alla posizione delle ali. Per l’universo è lo stesso: se solo uno di questi numeri fosse stato diverso, anche solo di una frazione, l’universo sarebbe già collassato. Consideriamo ad esempio la velocità di espansione dell’universo un istante dopo il Big Bang: se modificassimo anche solo la quindicesima cifra di questa costante, le stelle non potrebbero esistere. Lo stesso vale per la costante G della forza di gravità, che ha un valore arbitrario e inspiegabile: se il suo rapporto con la forza nucleare forte non fosse stato vicino a 10^39 nell’universo, non ci sarebbero stelle a lunga durata e qualsiasi forma di vita sarebbe stata impossibile. Come mai tutti questi parametri sono così straordinariamente regolati? Ci sono due risposte possibili: o è il frutto del caso, o derivano da calcoli complessi di un ente creatore.

E perché non potrebbe essere frutto del caso?

Questo è ciò che dicono i sostenitori della teoria del multiverso. Per non ammettere l’eccezionale armonia di questo universo, essi postulano l’esistenza di innumerevoli altri mondi, dove non ci sarebbe vita. Quindi saremmo semplicemente molto fortunati a vivere in questo universo eccezionale. Ma voglio chiarire tre cose ai nostri lettori: la teoria del multiverso non ha basi scientifiche solide, per me è paragonabile alla fantascienza, non alla scienza, e ha grandi debolezze interne, cosa che ha portato Stephen Hawking a dire che l’ipotesi era “morta”.

Se l’universo non è frutto del caso, allora chi lo ha creato?

Mi rendo conto che conoscere la sua identità sia un desiderio umano irrefrenabile. Dopotutto, secondo la Bibbia, persino Mosè, sulla cima del monte Sinai, non fu soddisfatto di aver udito la voce di Dio e chiese il suo nome, ricevendo come risposta: “Io sono Colui che sono”. Durante il XVIII secolo, l’epoca dell’Illuminismo, i deisti si interrogavano sull’esistenza di un “orologiaio” che avrebbe dato vita a questo meraviglioso universo. La nostra opera ha uno scopo diverso. Non vogliamo definire chi sia questo orologiaio ma far capire al lettore che ci sono prove scientifiche solide che dimostrano l’esistenza di un creatore. Se dovessi descriverlo dal nostro libro, lo definirei un genio sia scientifico che artistico perché il nostro universo è eccezionalmente perfetto. Ma sapere chi sia è oggetto di un’indagine diversa sulla affidabilità e la credibilità delle rivelazioni, cioè un discorso più ampio e diverso, che merita di essere esplorato in altri libri e contesti, compresa la ricerca sulla “vera” religione. Un argomento che va oltre lo scopo del nostro lavoro.

 

 

Visita del Vescovo, Domenico Pompili, presso Interporto Quadrante Europa

Visita del Vescovo, Domenico Pompili, presso Interporto Quadrante Europa

Visita Ecclesiastica all’Interporto Quadrante Europa: Il Vescovo Mons. Domenico Pompili ha portato la sua benedizione pasquale alla struttura del Consorzio ZAI e a tutti gli operatori logistici insediati, in un incontro di riflessione e dialogo. Un’occasione per uno scambio di idee e valori.
Il Presidente del Consorzio ZAI, Matteo Gasparato, ha commentato con entusiasmo l’incontro: “Siamo onorati di aver accolto il Vescovo Mons. Domenico Pompili all’Interporto Quadrante Europa. La sua benedizione e le sue parole di saggezza sono un incoraggiamento per noi e per tutti gli operatori qui presenti. Questo incontro rappresenta un momento di riflessione e di condivisione di valori, che ci spinge a proseguire il nostro impegno per un’attività logistica sempre più sostenibile e responsabile.”

 

Peccato che Richard Nixon sia già volato in Paradiso

Peccato che Richard Nixon sia già volato in Paradiso

Jimmy Carter raccolse tutto ciò che Richard Nixon aveva seminato, e poi incendiò il raccolto. Le sue intenzioni erano buone, ma oggi potremmo paragonarlo al Pier Soderini di Machiavelli.

L’uomo che precedette Carter, Richard Nixon è stato e rimane il Presidente più sottovalutato e non apprezzato, della storia americana, dotato di una conoscenza dei problemi internazionali  senza paragone. Un uomo che i media odiavano, quasi come Trump e Oswald Mosley, perché sapevano che lui sapeva di cosa si trattava, mentre loro no. Pose fine alla guerra in Vietnam, aprì le porte all’Unione Sovietica e alla Cina e vinse 49 Stati nel 1972, ma gli stessi media di sinistra che oggi dirigono Washington e controllano il Paese, alla fine lo hanno fregato. Ricorda Taki sullo Spectator: “Non è mai stato apertamente amareggiato e ricordo la sua visione unica dell’Unione Sovietica di allora e il modo in cui trattava con i leader sovietici. Ogni volta che Leonid Brezhnev parlava del Medio Oriente, fingeva di essere un po’ ubriaco e lo avvertiva di non pensarci nemmeno, perché finiremo per bombardarci con le atomiche. Oggi, con l’attuale guerra di logoramento – perché di questo si tratta, e senza fine in vista – vorrei che Nixon fosse in giro con una soluzione. Ogni essere umano decente, tranne coloro che traggono profitto dalla guerra, sa che un armistizio offre la migliore speranza di pace in Ucraina. Nessuna delle due parti sembra in grado di sferrare un colpo di grazia sul campo di battaglia, e ancora meno probabile è il desiderio dell’Ucraina di perseguire un accordo di pace globale. Quindi, la scelta spetta al gaga della Casa Bianca, anche se un qualsiasi dodicenne potrebbe essere una scelta migliore di lui, a questo punto. Saranno gli Stati Uniti che decideranno il destino dell’Ucraina, su questo non si può dubitare”.

Poi Taki prosegue dicendo che: “Per quanto impopolare io possa sembrare, e cito Foreign Affairs: ‘È Zelensky che teme che qualsiasi concessione possa influire sulle sue future prospettive elettorali’. E sebbene alcuni leader repubblicani ritengano che il continuo sostegno a Kiev sia dispendioso e sconsiderato, Zelensky continua a ribadire che Donbas e Crimea sono i suoi. Il vecchio cliché secondo cui la verità è la prima vittima della guerra non è mai stato più vero, ma gli ucraini stanno esaurendo gli uomini, mentre i russi no. Infatti, questi ultimi hanno circa 700.000 uomini pronti a entrare nella mischia. Ciò che è estremamente frustrante è l’incapacità, o la non volontà, dello Zio Sam di fermare il massacro. Parlando con un amico polacco, che sa che i polacchi e gli ungheresi sono i miei due popoli preferiti, gli ho ricordato che la Polonia aveva sconfitto i sovietici nel 1921 e che lo avrebbe fatto di nuovo se ci fosse stata un’altra incursione. A quel punto il mio amico anti-Putin ha ammesso che la NATO non aveva bisogno di spingersi così in là per provocare l’Orso, cosa che ha certamente fatto. Il problema della nostra parte è che non ammettiamo mai, ma proprio mai, di aver sbagliato. Non che i nostri avversari lo facciano, ma allora perché fingiamo di essere i buoni? Per citare ancora Foreign Affairs: “La Russia potrebbe essere decisa a superare gli Stati Uniti e la NATO”. Il che significa che molte persone molto cattive faranno un sacco di soldi e migliaia e migliaia di giovani innocenti moriranno invano. Quasi altrettanto triste è il fatto che pochi in Occidente, prima della guerra, hanno capito fino a che punto i russi vedevano l’Ucraina come centrale per il loro destino”.

La Russia sta perdendo 800 uomini al giorno, mentre le perdite dell’Ucraina sono circa 500, nello stesso periodo. Fate voi i conti. Quando il mio amico polacco mi ha chiesto perché amo la Russia e ora detesto l’America, ho risposto che la prima ha dato i natali a Pushkin, Turgenev, Tolstoj e Dostoevskij, mentre la seconda non ha più uomini come David Crockett ad Alamo, Pickett’s Charge a Gettysburg o Charles Lindbergh sull’Atlantico. Hanno persino cancellato Hemingway e hanno solo squallore e crimine da mostrare.

 

N.B.

Tante scuse al mio amato Taki per aver riportato troppe sue parole, da lui scritte nel settembre del 2023

Franco Basaglia nasceva 100 anni fa, ma non c’è nulla da festeggiare. Fece molti danni e la sua negativa influenza, tramite la sua legge, si fa ancora sentire in Italia

Franco Basaglia nasceva 100 anni fa, ma non c’è nulla da festeggiare. Fece molti danni e la sua negativa influenza, tramite la sua legge, si fa ancora sentire in Italia

Franco Basaglia (1924-1980) viene celebrato da tutti i principali quotidiani e dalle emittenti RAI a cento anni dalla nascita. Pare quasi che prima di lui gli ospedali psichiatrici fossero solo dei luoghi di detenzione e di squallore. Eppure, invece di dichiarare la malattia mentale come un effetto delle contraddizioni della società, avrebbero dovuto insistere per migliorare le strutture esistenti. Nel 1978 grazie a lui chiusero i manicomi quando non esisteva ancora una struttura sanitaria pubblica in grado di prendersi cura dei malati, che quindi finirono a carico delle famiglie, oppure si trovarono abbandonati a sé stessi, con innumerevoli suicidi ed episodi di violenza.

Per  capire di che si è trattato  basta leggere il libro di Mario Tobino (1911-1991) , psichiatra e scrittore, Gli Ultimi Giorni di Magliano pubblicato da Mondadori nel 1982.

Basaglia faceva parte di una corrente del marxismo militante che introdusse la lotta politica  fra i malati di mente allo scopo di trasformarli in una minoranza senza diritti che, dunque, potevano lottare per i propri diritti. In realtà, come spiega Tobino, fu l’avvento degli psicofarmaci che diede l’impressione che la malattia mentale non esistesse e non fosse mai esistita. I vecchi psichiatri che in gioventù non avevano avuto questi farmaci sapevano bene che era un errore quanto si stava facendo solo in Italia ma non ebbero la forza di opporsi a quella marea montante.

Leggiamo oggi su un giornale: “Ma a parte aver dato il nome a una legge epocale, Basaglia fu uno degli intellettuali italiani più conosciuti e rispettati nel mondo, associato a pensatori come Michel Foucault, Jean-Paul Sartre e Erving Goffman, e ispiratore di princìpi e pratiche rivoluzionarie nel contesto culturale, sociale e politico degli anni Sessanta e Settanta”. Ecco chi fu davvero Basaglia, un pensatore della sinistra rivoluzionaria.

Nel libro di Kerry Bolton La Sinistra Psicopatica Gingko Edizioni, 2018, viene spiegato l’uso che il pensiero marxista ha fatto delle malattie.

 

Collettivo dei Pazienti Socialisti: trasformare la malattia in un’arma

In realtà si è trattato di uno sviluppo delle dottrine marxiano-freudiane, socialiste-psichiatriche, della Scuola di Teoria Critica di Francoforte. Come abbiamo visto, pensatori del calibro di Theodor Adorno e Wilhelm Reich hanno sviluppato una teoria della psicologia basata sulla rivolta sociale, sostenendo che la ribellione contro i valori normativi era un fatto sano. Hanno capovolto la normalità, per cui la psicopatia è stata intellettualizzata come la nuova normalità contro un sistema repressivo. Wolfgang Huber, psichiatra della clinica psichiatrica dell’Università di Heidelberg dal 1964, nel 1970 fondò il collettivo socialista dei pazienti, noto anche come Fronte dei Pazienti, da un gruppo terapeutico che comprendeva sia studenti che pazienti. Abbiamo visto in precedenza come la terapia di gruppo divenne un elemento significativo nella “Nuova Sinistra” negli Stati Uniti. Quando l’amministrazione dell’Università tentò di rimuovere Huber, i suoi pazienti organizzarono il Collettivo dei Pazienti Socialisti (SPK), protestarono e occuparono gli uffici dell’amministrazione ospedaliera fino a quando l’università non cedette.

Lo slogan del SPK è: “Trasformare la malattia in un’arma”. Questa è  l’esposizione cosciente di ciò che per gran parte della sinistra nel corso della storia è rimasto a livello inconscio. La SPK ha sostenuto la malattia come un attributo positivo nello sviluppo umano.

 

Gli alleati di Huber

L’annuncio del SPK di malattia mentale come un tratto desiderabile e rivoluzionario ricevette l’approvazione dei luminari della “Nuova Sinistra”, come il filosofo Jean-Paul Sartre che scrisse la prefazione al libro di Huber, SPK – Trasformare la malattia in un’arma, nel 1972. Il 5 luglio 1971 si tenne a New York una manifestazione della “Nuova Sinistra” in solidarietà con il SPK. Nel 1972 Huber e sua moglie Ursel furono incarcerati. Nel novembre 1975 entrambi intrapresero uno sciopero della fame, una delle principali tattiche raccomandate da Huber. Duemila partecipanti al Congresso psicoanalitico su ‘Sesso e politica’, a Milano, chiesero la liberazione degli Hubers. Filosofi di sinistra e scienziati sociali si misero in fila per sostenere Huber.Tra questi c’erano:

-Jean-Paul Sartre, il celebre filosofo esistenzialista francese e guru della “Nuova Sinistra” in tutto il mondo.

– Simone De Beauvoir, filosofo esistenzialista e padrona di casa di Sartre. Nota in particolare per il suo libro Il secondo sesso (1949), un testo fondamentale sul femminismo.

-Jean-Jacques de Felice, avvocato francese che difese i rivoluzionari.

-Robert Castel, sociologo francese.

-Felix Guattari, esponente di spicco della terapia di gruppo. Guattari curò il giornale trotskista, Via Comunista (1964-1965). Nel 1965 fondò la Federazione dei Gruppi di Studio e Ricerca Istituzionale. Guattari fu coinvolto in molte cause di sinistra, tra cui i disordini della “Nuova Sinistra” che nel 1968 sconvolsero la Francia. Scrivendo di Lenin e della psichiatria, affermatò: “Credo che ci sia ancora motivo di essere leninisti, almeno sul punto preciso che ha poco senso aspettarsi che la spontaneità e la creatività delle masse stabiliscano gruppi analitici in modo duraturo”. L’obiettivo di Guattari, e quello di Huber e di molti altri, era quindi quello di creare una società comunista attraverso la psichiatria — con il pretesto della ‘antipsichiatria’ e del potere ai pazienti — usando il gruppo di psicoterapia come un nuovo tipo di cellula rivoluzionaria comunista. Guattari formulò una dottrina psicologica per la rivoluzione in cui l’inconscio è considerato come ciò che deve ancora essere portato alla coscienza quale parte di un nuovo ordine politico e sociale, in cui anche gli aspetti più ‘intimi’ della propria ‘vita privata’ possano diventare “decisivi passaggi della causalità storica”.

-Jean-Claude Polack, psichiatra francese e direttore di una rivista psichiatrica di sinistra, Chimeres, fondata da Guattari, da cui egli fu fortemente influenzato. Polack è figlio di rifugiati ebrei provenienti dalla Polonia, che furono comunisti fin da piccoli. Suo padre morì quando Polack era bambino. Lui e sua madre andarono in America Latina, dove si unirono ai gruppi giovanili comunisti. Polack afferma in un’intervista di essere sempre stato attratto dal “tradimento”, dal sostegno agli stati nemici, e negli anni sessanta lui e altri della sinistra francese sostennero la rivolta algerina contro il dominio francese. La sua visione internazionalista, che rifiuta qualsiasi senso di lealtà nazionale, è forse dovuta al suo vagabondaggio fin dall’infanzia e alla mancanza di radici autoctone. In quel tempo, mentre era studente, si unì a una cellula del Partito comunista in un ospedale psichiatrico.

-David Cooper, psichiatra, sudafricano di nascita e ‘marxista esistenziale’. La sua teoria sulla psicosi è simile a quella di Huber. Cooper afferma che la psicosi è il risultato del conflitto tra la propria vera identità e la propria identità sociale, imposta dall’esterno, che può essere risolta solo con la rivoluzione. Come Huber, si oppose anche alle cure psichiatriche e favorì invece la politicizzazione. Nel 1967 contribuì a organizzare il Congresso sulla Dialettica della Liberazione, che attirò nuovi guru di sinistra come il poeta hippie Allen Ginsberg, il nuovo guru di sinistra Herbert Marcuse, e il leader delle Pantere Nere, Stokely Carmichael. Nel 1974 Cooper subì un crollo fisico e mentale dopo aver terminato il suo libro La morte della famiglia. Ironicamente, fu accudito dal fratello e dalla cognata. Il libro è una polemica marxiana contro la famiglia, e forse il crollo finale di Cooper fu una reazione ai suoi conflitti interiori, dal momento che i membri della famiglia lo curavano.

-Michel Foucault, celebre filosofo francese, allievo del teorico comunista francese Althusser. Cresciuto in una famiglia prospera, Foucault disse molto poco della sua infanzia, se non che fu un delinquente durante l’adolescenza e che suo padre fu un “bullo”. Andò a Parigi negli anni cinquanta e con il compositore Jean Barraqué indulse nel pesante uso di droghe e nel sadomasochismo nel tentativo di aumentare la propria creatività. Foucault rimase un entusiasta praticante del sadomasochismo omosessuale, indulgendo sulle “scene gay” durante i propri viaggi a San Francisco, mentre insegnava a Berkley. Morì di complicazioni da AIDS nel 1983.

-Franco Basaglia, psichiatra italiano assai influente, si battè con successo per chiudere tutti i manicomi d’Italia. Come Cooper, Huber e altri, considerava le istituzioni sociali come la causa della malattia mentale, e come Huber affermava che la psichiatria era un meccanismo di controllo creato dall’establishment. L’eliminazione delle istituzioni psichiatriche divenne una piattaforma del Partito Comunista Italiano durante gli anni settanta.

-Roger Gentis, psichiatra francese e oppositore delle istituzioni psichiatriche.

-Mony Elkaim, terapeuta di famiglia a Bruxelles e collega di Guattari, fondò la Reseau International (Rete Internazionale per le Alternative alla Psichiatria), i cui 74 membri presentarono una petizione a nome di Huber quando fu incarcerato.

Huber, allora, non era certo un solitario eccentrico tra le sinistre; faceva parte di una corrente di pensiero influente tra i ‘marxisti esistenzialisti’ che erano prominenti nelle scienze sociali, come Foucault e Cooper, e prima di questi i teorici della Scuola di Francoforte, come Marcuse e Adorno, che consideravano le istituzioni tradizionali come la famiglia, psicologicamente repressive. Molti scienziati sociali di sinistra hanno quindi visto Huber come qualcuno di simile, perseguitato dallo Stato. Nella prefazione all’edizione tedesca del 1993 di SPK – Trasformare la malattia in arma, Huber spiegò la complessa ideologia di SPK in modo straordinariamente succinto:

Essere aggiornati al giorno d’oggi significa molto altro. L’industria più grande oggi non è più quella che produce armi, computer, automobili o astronavi. La più grande industria oggi è quella che finge di produrre salute, cioè una cosa che non è mai esistita e che non esisterà mai realmente, se non come prodotto dell’illusione che alimenta il nazismo, in tutto il suo passato e le sue varianti future (HEILwesen). Il capitalismo trae i maggiori vantaggi da questo settore di punta e non è lontano il giorno in cui metà della popolazione del mondo occidentale sarà occupata ogni giorno negli ospedali o sfruttata come medico curante, per l’altra metà. Sistema rotante. Per divertirsi? Solo per i rispettivi governatori planetari o per i governatori stellati.

La strategia consiste nel mobilitare i pazienti sanitari come nuova classe inferiore in una battaglia contro la vera forza del capitalismo: la professione sanitaria. Come la fissazione della RAF con il presunto nazismo dei loro genitori, compresi quelli che avevano resistito a Hitler, che chiamavano la “generazione di Auschwitz”, i rivoluzionari vedono il concetto stesso di “salute” e di ricerca di una popolazione sana come intrinsecamente “nazista”. Huber spiegò che Hitler era stato lo strumento d’una cospirazione di medici, piuttosto che seguire la dottrina ortodossa comunista secondo cui egli avesse assunto il potere per volere di monopolisti-capitalisti.

Scrisse:

Bene, da molti decenni ormai, c’è stato un costante aumento di fatti e segni che Hitler non è salito al potere attraverso la crisi e la psiche. Sembra piuttosto come se un’élite internazionale di medici avesse trovato in lui e i suoi compagni il loro uomo, che essi potevano usare per godere indistintamente del monopolio medicale, dell’omicidio e dell’ubriachezza iatrocratica con il potere per un breve millennio. Il nuovo “proletariato” della rivoluzione sono i pazienti, e al posto delle fabbriche come centri di sfruttamento capitalista ci sono gli ospedali, e la nuova classe dirigente sono i medici. Quindi, la dottrina marxista è ora applicabile a questa nuova dialettica.

L’antagonismo di classe di oggi e l’unico vero problema da risolvere” è quello dei pazienti contro i medici. Nell’ideologia SPK l’imperialismo territoriale è sostituito dall’imperialismo medico, e il potere delle banche finanziarie è sostituito dal potere delle banche per i trapianti di organi. Un imperialismo che ha a che fare con gli organi dei bambini, ad esempio, qui e ora, con paesi e popoli altrettanto lontani, come si legge nei libri marxiani”.

Huber consiglia: “Sfruttate le vostre esperienze sulle malattie e mettete in pratica la fantasia”. La malattia offre la nuova dinamica rivoluzionaria.