Si fa sentire la “sede vacante” di Washington, dove un “papa” è stato dimissionato e uno nuovo andrà eletto fra sei mesi. Sfruttando questo vuoto di potere, l’Ucraina ha fatto uso delle armi tecnologicamente avanzate fornite dall’occidente per compiere un’incursione in Russia. Gli USA avrebbero dovuto proibirla. E questo attacco è stato fatto proprio nella regione di Kursk dove, durante la II guerra mondiale, avvenne la più grande battaglia della storia fra mezzi corazzati che i russi, a prezzo di enormi perdite, riuscirono a vincere. Kursk è un po’ come il Piave per noi italiani.
L’incursione e l’arroccamento degli ucraini nel oblast di Kursk su mille chilometri quadrati (approssimativamente come Milano e la sua provincia) sta mettendo in grave imbarazzo Putin. Per lui e la sua dirigenza restano poche alternative: uscire bene da questa storia oppure sparire in maniera cruenta dalla storia e dalla vita.
L’opzione che Putin potrebbero scegliere sarà di usare un’arma nucleare tattica per incenerire Kiev. Putin potrebbe presentare un ultimatum alla Nato e agli Stati Uniti dicendo che se entro ventiquattro ore l’Ucraina non abbandonerà il territorio russo, lanceranno una bomba nucleare che distruggerà la loro capitale.
Se si spera che Putin non lo farà, per non rischiare una confronto nucleare con gli USA e l’Europa, si è fuori strada. Questo rischio altissimo non lo turberà affatto, perché risponderà subito che hanno già puntato i loro missili supersonici a testata multipla su New York, Londra, Parigi, Roma, Milano, Washington, Filadelfia, Portland e risponderanno a tono ad ogni attacco. Di fronte a questo immenso pericolo credo che gli USA, si ridesteranno dal loro sonno e forzeranno la mano dell’Ucraina, convincendoli ad arretrare e poi negoziare la resa.
Mi rendo conto della gravità di quanto sto scrivendo, ma noi in occidente non ci stiamo rendendo conto del fiume di sangue russo che sta scorrendo e della grave situazione sul campo.
Un sintomo del nostro scollamento dalla realtà è dimostrato dalla tragicomica incursione di una inviata RAI e un cineoperatore in territorio russo. Per i russi questa con l’Ucraina non è una guerra formale, né dichiarata, ma una sorta di fenomeno di banditismo e le inviate RAI, entrando in territorio russo al seguito dei militari ucraini, si sono poste fuori dalla legge russa, ed è dunque normale che Mosca spiccherà un mandato di arresto nei loro confronti.
La grande festa a Quinzano, in onore di San Rocco, si tiene da 545 anni. Inizierà il 13 agosto e chiuderà il 18 agosto. Saranno giorni pieni di grande musica e di gastronomia. Gli artisti Angiolino Bellé e Giuseppe De Berti terranno una mostra delle loro opere. Il giorno 16 agosto verrà assegnato il premio San Rocco alla Asd La Grande Sfida Aps, una associazione benefica.
“Quinzano è un paese tranquillo e sereno, che non ci appare essere il luogo dove ebbe inizio la forsennata motorizzazione del nostro pianeta; eppure le sue radici storiche sono profondissime.
Durante il medioevo vi nacquero l’Arcidiacono Pacifico e Sant’Alessandro, vescovo di Verona, e alle falde del monte Calvario, che domina il paese, sorge la chiesa di San Rocco, sulla cui sommità, s’ammira il romitaggio di San Rocchetto, che ci ricorda certi monasteri visitati in Tibet e in Ladakh”.
Corriere della Sera
Le celebrazioni proseguiranno da settembre 2024 ad aprile del 2025, con un ciclo di interessanti conferenze, alle quali tutti potranno partecipare gratuitamente. Postiamo qui sotto il programma.
Vorremmo fare alcune osservazioni per quanto possibile disinteressate.
L’insufficienza fisica di Biden è ora a tutti manifesta, eppure sino a fine novembre resterà lui il comandante supremo dell’esercito e dell’amministrazione statunitense. Questo esporrà gli Stati Uniti ad attentati e attacchi da parte dei suoi molti nemici, occulti e palesi. Sarà per loro come affrontare un esercito il cui generale è stato ferito e giace morente nel suoi letto.
Il pericolo scampato fin qui dalla democrazia americana è stato grande, dato che da almeno tre anni Biden pare insicuro e assente mentalmente, chi lo ha coperto e sostenuto? Certe decisioni chiave che apparentemente sono state prese da lui hanno avuto altri ispiratori, chi? Credo che il popolo americano abbia il diritto di conoscerli.
Kamala Harris è arrivata nelle stanze del potere grazie al fatto che è stata l’amante di Willie Brown. Fu l’ex sindaco nero di San Francisco che la piazzò a Washington a capo di una commissione. Lei poi lo ripagò dicendo che essere stata con lui era come girare con “un albatros legato al collo”. L’essere stata l’amante di qualcuno non è un crimine, ma un modo come tanti altri per far carriera. Napoleone ebbe un incarico importante da Barras mettendosi con la sua ex amante, Josephine, del quale si era stancato.
Ciò che preoccupa di Kamala è la sua ingenua stupidità, che l’ha portata a varie giravolte ideologiche (tipiche di non possiede una ideologia). La scorsa settimana aveva incontrato dei super tecnici per discutere del futuro dell’IA e dopo alcune sue generiche frasi uno di loro era scattato in piedi e le aveva chiesto se pensava che fossero tutti dei bambini delle scuole elementari.
Kamala, all’inizio del suo mandato da vice presidente, faceva di tanto in tanto degli interventi pubblici, e fece delle figure imbarazzanti. Ricordo un attacco di incontenibile ridarella a Singapore, il 23 agosto 2021, quando le chiesero del caotico ritiro americano dall’Afghanistan. Lei cominciò a ridere. E pare che da allora l’entità, la squadra, che controlla Biden, la chiuda in una camera non appena appare la stampa.
Sta raccogliendo il supporto di molti miliardari del mondo dello spettacolo, ma dubitiamo che questi potranno spostare voti, inoltre, lasciata libera a sé stessa sta lasciando trasparire tutto il suo odio per le classi lavoratrici, per chi ha soldi o vorrebbe farne. Si è appoggiata al mondo green e LBDGQ non rendendosi conto che questi non votano e che comunque sono una percentuale minima nella società americana.
Viene quasi da pensare che i grandi del partito democratico l’abbiano mandata avanti come un agnello sacrificale da dare in pasto al lupo Trump, così che fra quattro anni si apriranno nuove posizioni, una volta che Trump sarà passato.
Possiamo dire a questo punto che Donald Tump ha alte probabilità di essere il prossimo presidente degli Stati Uniti e fermerà certamente la guerra in Ucraina, per quanto riguarda Gaza la questione è molto più complessa, ma sarà comunque possibile un nuovo approccio al problema.
餐厅老板会说中文,曾在威尼斯东方大学学习过!
我们曾在 Sole di San Zeno 酒店做客,这里的食物一流,服务周到,管理也很熟悉。酒店有游泳池,房间干净整洁,价格低廉。
加尔达湖的日落美景令人难忘。这里是在山上漫步的理想场所,距离维罗纳市中心有 30 分钟车程。Albergo Sole San Zeno di Montagna 这家三星级酒店设有室外游泳池,包括餐厅和行李寄存处,为客人提供便利。酒店邻近瓦尔维斯蒂诺湖(Lake Valvestino),距离圣泽诺-迪-蒙塔尼亚(San Zeno di Montagna)中心有5分钟步行路程。
所有65间客房均可防过敏,配备了带卫星频道的平面电视。部分客房配有带坐浴盆和淋浴的私人浴室。客人还可以欣赏到山景。
餐厅每天早晨供应早餐。Giardinetto 餐厅供应地中海美食,距离酒店有 400 米。
圣泽诺(San Zeno)有一道 “中国墙”:它位于斯帕拉维罗山(海拔 1516 米)后不远处,可以步行到达,沿着通往 Bocchetta di Naole 的特色长形干石墙可以参观到它。巴尔多的这种 “中国墙 “是一道边界,用来保护牛群免受东面悬崖的威胁。
从 Albergo Sole 可以轻松到达这里。
Via Ca’ Schena 1/3, 37010 San Zeno di Montagna (VR) – Italy
+39 0457285001
+39 0457285855
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Le ” barrage ” anti-Rassemblement national ? Une idée banale, une idée lancée pour survivre. Face au barrage républicain, le philosophe Massimo Cacciari lance une torpille de bon augure : “Le front populaire, c’est du vu et du revu. Depuis des années, la seule politique que le centre-gauche, appelons-le ainsi, a été capable de mener, c’est d’aller contre Le Pen, mais aussi contre Meloni, ou une fois contre Berlusconi”.
Le philosophe Massimo Cacciari, gauchiste de toujours, ne mâche pas ses mots avec son réalisme habituel dans une interview articulée au journal Il Dubbio. L’appel aux armes contre quelqu’un ne peut pas être un programme politique. Ces alliances contre nature entre l’ultra-gauche et les macronistes sont des “manigances de dernière minute”. À court terme, elles sont peut-être gagnantes “mais au final, elles continueront à renforcer les différents Le Pen”.
Cacciari : “Le Front populaire ne sait que s’opposer. A ce stade, il vaut mieux mettre Le Pen à l’épreuve”.
Comme toujours, le philosophe offre des points de vue intellectuellement honnêtes et déplaît aux coryphées des alliances qui manquent de vision. Ce que nous avons appelé le “carambolage Frankestein” dans le Siècle ne possède pas – explique Cacciari – de proposition, de vision, de “stratégie autonome”. Le philosophe, écrivain et chroniqueur inflige un coup de lame de rasoir pas mauvais à la gauche mais aussi à nos propres partisans d’un appel aux armes contre “la droite”, un gimmick vu et revu. Le soi-disant “front populaire” mais aussi le “large champ” en Italie sont des termes qui ne le convainquent pas du tout. “Il n’y a pas d’unité à l’intérieur, si ce n’est une unité en lambeaux pour survivre. En bref, si la stratégie principale consiste à s’opposer, il est préférable de mettre Le Pen elle-même à l’épreuve. Et voir comment cela se passe, en construisant une véritable coalition de centre-gauche de l’autre côté”.
Cacciari : “Il n’y a pas de plus petit dénominateur commun entre Macron et Mélenchon
Un autre terme qu’il fuit est celui de “bipolarisme”, utilisé par les politologues qui entrevoient le retour d’une dialectique entre les blocs de droite et de gauche. “Mais quel bipolarisme… ce sont des fragments qui s’assemblent. En Italie, ils sont capables de s’unir depuis des décennies lorsque le pouvoir et le gouvernement sont en jeu, tandis qu’en France, ils ne le font qu’en vue des élections pour empêcher Le Pen de gagner”.
Selon M. Cacciari, la comparaison que de nombreux experts font entre le Front populaire français et notre soi-disant large camp ne tient pas non plus. “Elle ne tient pas du tout la route. D’abord parce qu’en France, le front n’aurait de sens que s’il existait un plus petit dénominateur commun entre Macron et la gauche. Et ce n’est absolument pas le cas, à tel point que Mélenchon a déclaré qu’il ne formerait aucun gouvernement avec Macron. Ensuite, parce qu’en Italie, nous n’en sommes qu’aux premiers signes d’accords entre Pd, 5 étoiles et autres pour combiner quelque chose de plus sérieux que par le passé”. Double torpille pour tous les chantres des “saintes” alliances.
Se davvero le prossime elezioni per il parlamento francese non daranno, come dicono le previsioni, una chiara maggioranza al partito della Le Pen, allora, governare la Francia diventerà difficile.
Non tutti sanno che una situazione simile si era già presentata durante il cosiddetto “colpo di Stato del 16 maggio 1877” con il maresciallo Mac Mahon, Duca di Magenta, come Presidente della III Repubblica al posto di Macron.
La crisi politica e istituzionale della Terza Repubblica vide il presidente contrapposto alla maggioranza repubblicana della Camera dei Deputati. La crisi scoppiò il 16 maggio 1877 quando Mac Mahon scelse come premier una figura che s’identificava con le sue idee politiche, ma non con quelle della Camera. Lo stallo durò fino al dicembre 1877, quando il Presidente riconobbe la sua sconfitta politica e si piegò alla volontà della Camera. A rendere la crisi di tale portata fu il fatto che la Terza Repubblica era appena nata e suscettibile di una restaurazione monarchica, se l’eterogeneo gruppo di bonapartisti, orleanisti e borbonici si fosse unito. I repubblicani, che erano sembrati un’opzione radicale, divennero invece la norma moderata per i successivi sette decenni e i poteri esecutivi del Presidente della Repubblica si ridussero.
Per quei sette mesi del 1877, la tensione nel Paese fu alta, esacerbata dalla recente e violenta esperienza francese di rivoluzione e reazione.
La Francia di oggi è tormentata dall’incertezza, dalla frustrazione e da una tensione palesemente crescente, sullo sfondo delle agitazioni dei gilets jaunes, degli scioperi e delle rivolte, cosa accadrà? La domanda, allora come oggi, è: potrà reggere?
Lunedì scorso, Emmanuel Macron ha evocato la sorprendente possibilità di una “guerra civile” dopo le prossime elezioni. Potrebbe essere un’altra trovata del suo “progetto paura”, ma si spera che non sia un preambolo per invocare i poteri di emergenza previsti dall’articolo 16 che consentirebbe al Presidente di governare per decreto, come un dittatore. Sarebbe meglio che Macron seguisse l’esempio del suo predecessore, in duca di Magenta e rassegni le dimissioni.
Verona, 15 aprile – Il sindacato UGL con una nota entra nel merito del tragico incidente accaduto
ieri pomeriggio a Zevio, in provincia di Verona, dove un autista della Serit, azienda di proprietà di
AGSM – AIM che si occupa dei servizi per l’igiene urbana in oltre 50 comuni della provincia, ha
tragicamente travolto e ucciso con un mezzo della Serit un ciclista.
“Il nostro pensiero per questo terribile dramma– commenta Giuseppe De Siati, Segretario
Provinciale di Verona e reggente Regionale Veneto di UGL Partecipate Servizi Ambientali – va
innanzitutto alla vittima e ai suoi familiari. Ma anche al lavoratore coinvolto che, al di là degli
sviluppi legali su cui la magistratura farà chiarezza, dovrà convivere per il resto della sua esistenza
con il peso di questa tragedia. Tragedia che però, forse, in una qualche misura si sarebbe potuta
evitare”.
“Come UGL infatti – spiega De Siati – sono mesi che denunciamo le numerose storture procedurali
interne a Serit. Nel mese di novembre dello scorso anno avevamo infatti chiesto e ottenuto un
incontro con la dirigenza dell’azienda, per avere delucidazioni su alcuni precisi temi, come i carichi
di lavoro eccessivi, la mancanza di sicurezza dei mezzi, la grave situazione di personale
sottostimato in relazione ai servizi in essere”.
“In particolare – prosegue De Siati – in occasione di quell’incontro avevamo chiesto a Serit
chiarimenti sull’abnorme monte ore di straordinari accumulati dai lavoratori. Il contratto per questa
tipologia d’impiego prevede infatti un turno lavorativo di 6 ore e 20 minuti. Orario che in Serit è
prassi sforare ogni giorno di molte ore, con autisti che arrivano a fare quasi un doppio turno. E’
ovvio che a dare il limite del turno fissato dal contratto non è solo un criterio economico, ma prima
di tutto un criterio di sicurezza: con turni notturni che iniziano tra le 3.00 e le 4.00 del mattino, un
autista non può e non deve essere alla guida dello stesso mezzo pesante alle 16.00 del pomeriggio,
ovvero quasi 12 ore dopo”.
“Ed è esattamente questo – conclude De Siati – che vorremo capire: da quante ore stava guidando
quell’autista? A che ora aveva timbrato? Gli era stato chiesto di fare un ulteriore turno dopo quello
notturno? Cosa aspetta Serit a rimodulare le proprie procedure affinché i suoi lavoratori non siano
costretti a turni estenuanti che, come questa tragedia mostra, mettono a repentaglio la sicurezza
degli autisti e di tutti quanti noi? Alla luce di questo terribile fatto, attendiamo risposte”
Franco Basaglia (1924-1980) viene celebrato da tutti i principali quotidiani e dalle emittenti RAI a cento anni dalla nascita. Pare quasi che prima di lui gli ospedali psichiatrici fossero solo dei luoghi di detenzione e di squallore. Eppure, invece di dichiarare la malattia mentale come un effetto delle contraddizioni della società, avrebbero dovuto insistere per migliorare le strutture esistenti. Nel 1978 grazie a lui chiusero i manicomi quando non esisteva ancora una struttura sanitaria pubblica in grado di prendersi cura dei malati, che quindi finirono a carico delle famiglie, oppure si trovarono abbandonati a sé stessi, con innumerevoli suicidi ed episodi di violenza.
Per capire di che si è trattato basta leggere il libro di Mario Tobino (1911-1991) , psichiatra e scrittore, Gli Ultimi Giorni di Magliano pubblicato da Mondadori nel 1982.
Basaglia faceva parte di una corrente del marxismo militante che introdusse la lotta politica fra i malati di mente allo scopo di trasformarli in una minoranza senza diritti che, dunque, potevano lottare per i propri diritti. In realtà, come spiega Tobino, fu l’avvento degli psicofarmaci che diede l’impressione che la malattia mentale non esistesse e non fosse mai esistita. I vecchi psichiatri che in gioventù non avevano avuto questi farmaci sapevano bene che era un errore quanto si stava facendo solo in Italia ma non ebbero la forza di opporsi a quella marea montante.
Leggiamo oggi su un giornale: “Ma a parte aver dato il nome a una legge epocale, Basaglia fu uno degli intellettuali italiani più conosciuti e rispettati nel mondo, associato a pensatori come Michel Foucault, Jean-Paul Sartre e Erving Goffman, e ispiratore di princìpi e pratiche rivoluzionarie nel contesto culturale, sociale e politico degli anni Sessanta e Settanta”. Ecco chi fu davvero Basaglia, un pensatore della sinistra rivoluzionaria.
Nel libro di Kerry Bolton La Sinistra Psicopatica Gingko Edizioni, 2018, viene spiegato l’uso che il pensiero marxista ha fatto delle malattie.
Collettivo dei Pazienti Socialisti: trasformare la malattia in un’arma
In realtà si è trattato di uno sviluppo delle dottrine marxiano-freudiane, socialiste-psichiatriche, della Scuola di Teoria Critica di Francoforte. Come abbiamo visto, pensatori del calibro di Theodor Adorno e Wilhelm Reich hanno sviluppato una teoria della psicologia basata sulla rivolta sociale, sostenendo che la ribellione contro i valori normativi era un fatto sano. Hanno capovolto la normalità, per cui la psicopatia è stata intellettualizzata come la nuova normalità contro un sistema repressivo. Wolfgang Huber, psichiatra della clinica psichiatrica dell’Università di Heidelberg dal 1964, nel 1970 fondò il collettivo socialista dei pazienti, noto anche come Fronte dei Pazienti, da un gruppo terapeutico che comprendeva sia studenti che pazienti. Abbiamo visto in precedenza come la terapia di gruppo divenne un elemento significativo nella “Nuova Sinistra” negli Stati Uniti. Quando l’amministrazione dell’Università tentò di rimuovere Huber, i suoi pazienti organizzarono il Collettivo dei Pazienti Socialisti (SPK), protestarono e occuparono gli uffici dell’amministrazione ospedaliera fino a quando l’università non cedette.
Lo slogan del SPK è: “Trasformare la malattia in un’arma”. Questa è l’esposizione cosciente di ciò che per gran parte della sinistra nel corso della storia è rimasto a livello inconscio. La SPK ha sostenuto la malattia come un attributo positivo nello sviluppo umano.
Gli alleati di Huber
L’annuncio del SPK di malattia mentale come un tratto desiderabile e rivoluzionario ricevette l’approvazione dei luminari della “Nuova Sinistra”, come il filosofo Jean-Paul Sartre che scrisse la prefazione al libro di Huber, SPK – Trasformare la malattia in un’arma, nel 1972. Il 5 luglio 1971 si tenne a New York una manifestazione della “Nuova Sinistra” in solidarietà con il SPK. Nel 1972 Huber e sua moglie Ursel furono incarcerati. Nel novembre 1975 entrambi intrapresero uno sciopero della fame, una delle principali tattiche raccomandate da Huber. Duemila partecipanti al Congresso psicoanalitico su ‘Sesso e politica’, a Milano, chiesero la liberazione degli Hubers. Filosofi di sinistra e scienziati sociali si misero in fila per sostenere Huber.Tra questi c’erano:
-Jean-Paul Sartre, il celebre filosofo esistenzialista francese e guru della “Nuova Sinistra” in tutto il mondo.
– Simone De Beauvoir, filosofo esistenzialista e padrona di casa di Sartre. Nota in particolare per il suo libro Il secondo sesso (1949), un testo fondamentale sul femminismo.
-Jean-Jacques de Felice, avvocato francese che difese i rivoluzionari.
-Robert Castel, sociologo francese.
-Felix Guattari, esponente di spicco della terapia di gruppo. Guattari curò il giornale trotskista, Via Comunista (1964-1965). Nel 1965 fondò la Federazione dei Gruppi di Studio e Ricerca Istituzionale. Guattari fu coinvolto in molte cause di sinistra, tra cui i disordini della “Nuova Sinistra” che nel 1968 sconvolsero la Francia. Scrivendo di Lenin e della psichiatria, affermatò: “Credo che ci sia ancora motivo di essere leninisti, almeno sul punto preciso che ha poco senso aspettarsi che la spontaneità e la creatività delle masse stabiliscano gruppi analitici in modo duraturo”. L’obiettivo di Guattari, e quello di Huber e di molti altri, era quindi quello di creare una società comunista attraverso la psichiatria — con il pretesto della ‘antipsichiatria’ e del potere ai pazienti — usando il gruppo di psicoterapia come un nuovo tipo di cellula rivoluzionaria comunista. Guattari formulò una dottrina psicologica per la rivoluzione in cui l’inconscio è considerato come ciò che deve ancora essere portato alla coscienza quale parte di un nuovo ordine politico e sociale, in cui anche gli aspetti più ‘intimi’ della propria ‘vita privata’ possano diventare “decisivi passaggi della causalità storica”.
-Jean-Claude Polack, psichiatra francese e direttore di una rivista psichiatrica di sinistra, Chimeres, fondata da Guattari, da cui egli fu fortemente influenzato. Polack è figlio di rifugiati ebrei provenienti dalla Polonia, che furono comunisti fin da piccoli. Suo padre morì quando Polack era bambino. Lui e sua madre andarono in America Latina, dove si unirono ai gruppi giovanili comunisti. Polack afferma in un’intervista di essere sempre stato attratto dal “tradimento”, dal sostegno agli stati nemici, e negli anni sessanta lui e altri della sinistra francese sostennero la rivolta algerina contro il dominio francese. La sua visione internazionalista, che rifiuta qualsiasi senso di lealtà nazionale, è forse dovuta al suo vagabondaggio fin dall’infanzia e alla mancanza di radici autoctone. In quel tempo, mentre era studente, si unì a una cellula del Partito comunista in un ospedale psichiatrico.
-David Cooper, psichiatra, sudafricano di nascita e ‘marxista esistenziale’. La sua teoria sulla psicosi è simile a quella di Huber. Cooper afferma che la psicosi è il risultato del conflitto tra la propria vera identità e la propria identità sociale, imposta dall’esterno, che può essere risolta solo con la rivoluzione. Come Huber, si oppose anche alle cure psichiatriche e favorì invece la politicizzazione. Nel 1967 contribuì a organizzare il Congresso sulla Dialettica della Liberazione, che attirò nuovi guru di sinistra come il poeta hippie Allen Ginsberg, il nuovo guru di sinistra Herbert Marcuse, e il leader delle Pantere Nere, Stokely Carmichael. Nel 1974 Cooper subì un crollo fisico e mentale dopo aver terminato il suo libro La morte della famiglia. Ironicamente, fu accudito dal fratello e dalla cognata. Il libro è una polemica marxiana contro la famiglia, e forse il crollo finale di Cooper fu una reazione ai suoi conflitti interiori, dal momento che i membri della famiglia lo curavano.
-Michel Foucault, celebre filosofo francese, allievo del teorico comunista francese Althusser. Cresciuto in una famiglia prospera, Foucault disse molto poco della sua infanzia, se non che fu un delinquente durante l’adolescenza e che suo padre fu un “bullo”. Andò a Parigi negli anni cinquanta e con il compositore Jean Barraqué indulse nel pesante uso di droghe e nel sadomasochismo nel tentativo di aumentare la propria creatività. Foucault rimase un entusiasta praticante del sadomasochismo omosessuale, indulgendo sulle “scene gay” durante i propri viaggi a San Francisco, mentre insegnava a Berkley. Morì di complicazioni da AIDS nel 1983.
-Franco Basaglia, psichiatra italiano assai influente, si battè con successo per chiudere tutti i manicomi d’Italia. Come Cooper, Huber e altri, considerava le istituzioni sociali come la causa della malattia mentale, e come Huber affermava che la psichiatria era un meccanismo di controllo creato dall’establishment. L’eliminazione delle istituzioni psichiatriche divenne una piattaforma del Partito Comunista Italiano durante gli anni settanta.
-Roger Gentis, psichiatra francese e oppositore delle istituzioni psichiatriche.
-Mony Elkaim, terapeuta di famiglia a Bruxelles e collega di Guattari, fondò la Reseau International (Rete Internazionale per le Alternative alla Psichiatria), i cui 74 membri presentarono una petizione a nome di Huber quando fu incarcerato.
Huber, allora, non era certo un solitario eccentrico tra le sinistre; faceva parte di una corrente di pensiero influente tra i ‘marxisti esistenzialisti’ che erano prominenti nelle scienze sociali, come Foucault e Cooper, e prima di questi i teorici della Scuola di Francoforte, come Marcuse e Adorno, che consideravano le istituzioni tradizionali come la famiglia, psicologicamente repressive. Molti scienziati sociali di sinistra hanno quindi visto Huber come qualcuno di simile, perseguitato dallo Stato. Nella prefazione all’edizione tedesca del 1993 di SPK – Trasformare la malattia in arma, Huber spiegò la complessa ideologia di SPK in modo straordinariamente succinto:
Essere aggiornati al giorno d’oggi significa molto altro. L’industria più grande oggi non è più quella che produce armi, computer, automobili o astronavi. La più grande industria oggi è quella che finge di produrre salute, cioè una cosa che non è mai esistita e che non esisterà mai realmente, se non come prodotto dell’illusione che alimenta il nazismo, in tutto il suo passato e le sue varianti future (HEILwesen). Il capitalismo trae i maggiori vantaggi da questo settore di punta e non è lontano il giorno in cui metà della popolazione del mondo occidentale sarà occupata ogni giorno negli ospedali o sfruttata come medico curante, per l’altra metà. Sistema rotante. Per divertirsi? Solo per i rispettivi governatori planetari o per i governatori stellati.
La strategia consiste nel mobilitare i pazienti sanitari come nuova classe inferiore in una battaglia contro la vera forza del capitalismo: la professione sanitaria. Come la fissazione della RAF con il presunto nazismo dei loro genitori, compresi quelli che avevano resistito a Hitler, che chiamavano la “generazione di Auschwitz”, i rivoluzionari vedono il concetto stesso di “salute” e di ricerca di una popolazione sana come intrinsecamente “nazista”. Huber spiegò che Hitler era stato lo strumento d’una cospirazione di medici, piuttosto che seguire la dottrina ortodossa comunista secondo cui egli avesse assunto il potere per volere di monopolisti-capitalisti.
Scrisse:
Bene, da molti decenni ormai, c’è stato un costante aumento di fatti e segni che Hitler non è salito al potere attraverso la crisi e la psiche. Sembra piuttosto come se un’élite internazionale di medici avesse trovato in lui e i suoi compagni il loro uomo, che essi potevano usare per godere indistintamente del monopolio medicale, dell’omicidio e dell’ubriachezza iatrocratica con il potere per un breve millennio. Il nuovo “proletariato” della rivoluzione sono i pazienti, e al posto delle fabbriche come centri di sfruttamento capitalista ci sono gli ospedali, e la nuova classe dirigente sono i medici. Quindi, la dottrina marxista è ora applicabile a questa nuova dialettica.
L’antagonismo di classe di oggi e l’unico vero problema da risolvere” è quello dei pazienti contro i medici. Nell’ideologia SPK l’imperialismo territoriale è sostituito dall’imperialismo medico, e il potere delle banche finanziarie è sostituito dal potere delle banche per i trapianti di organi. Un imperialismo che ha a che fare con gli organi dei bambini, ad esempio, qui e ora, con paesi e popoli altrettanto lontani, come si legge nei libri marxiani”.
Huber consiglia: “Sfruttate le vostre esperienze sulle malattie e mettete in pratica la fantasia”. La malattia offre la nuova dinamica rivoluzionaria.
Ogni due giorni in Francia un agricoltore si suicida. Altri abbandonano l’industria. E in Italia la situazione sta diventando difficile. Dal Mediterraneo alla Normandia, gli allevatori di bovini, pecore, polli e colture stanno manifestando fuori dalle prefetture e scaricano il fieno nei ristoranti fast-food. Lunedì hanno utilizzato trattori e balle di fieno per bloccare le autostrade di accesso a Parigi. La loro determinazione è incrollabile: “Andremo fino in fondo!”.
La loro rabbia è rivolta a Bruxelles più che a Parigi. I regolamenti dell’UE stanno rendendo la vita degli agricoltori una miseria, e incolpano i burocrati di Parigi per aver applicato le regole con tanto zelo. I loro terreni sono sorvegliati dai droni. ‘Non possiamo nemmeno tagliare le nostre siepi senza permesso’, dicono. Ciò che più di ogni altra cosa fa arrabbiare è che hanno praticato l’agricoltura biologica per molti anni. E per cosa? Guadagnano meno rispetto al passato, ma continuano a subire soprusi e molestie dai burocrati europei e da gli uomini politici che li assecondano.
Anche chi è passato a coltivare cereali, biologici, è disilluso. Dicono che gli sembra di essere più un burocrate che un agricoltore, e che ogni settimana passa ore a compilare moduli e a spuntare caselle.
La rivolta non è limitata alla Francia. In tutta l’Unione Europea, gli agricoltori si stanno sollevando contro ai loro governi e, in particolare, contro a Bruxelles. Gli agricoltori spagnoli hanno annunciato questa settimana che anche loro si uniranno al movimento di protesta a causa della ‘burocrazia soffocante generata dai regolamenti europei’, e anche gli agricoltori belgi si stanno mobilitando. Le manifestazioni sono iniziate in Olanda nell’autunno del 2019, quando più di 2.000 trattori si sono diretti all’Aia. C’era stato un crescente malcontento per i piani di restrizione delle emissioni di azoto, ma il catalizzatore della protesta dei trattori è stata la proposta di un parlamentare di sinistra di dimezzare il numero di capi di bestiame. ‘Gli agricoltori e i coltivatori sono stanchi di essere dipinti come un ‘problema’ che ha bisogno di una ‘soluzione”’, ha detto Dirk Bruins, un portavoce del settore.
In Germania la rabbia è esplosa il mese scorso, quando il governo di Olaf Scholz ha annunciato un piano per eliminare un’agevolazione fiscale sul gasolio agricolo. Quello è stato il punto di rottura per un settore esasperato da un ‘sovraccarico amministrativo’. Cinquemila trattori si sono portati a Berlino per manifestare contro a un governo che, secondo loro, non ha alcun rispetto o comprensione per l’industria agricola.
Le proteste in Romania e Polonia sono contro quella che i loro agricoltori considerano una concorrenza sleale da parte dell’Ucraina. La Russia ha bloccato le esportazioni di grano ucraino via mare verso l’Africa, quindi per aiutare gli agricoltori ucraini, l’UE lo importa senza quote o dazi d’importazione.
Lo stesso risentimento si avverte in Francia. Quando si chiede loro perché stessero protestando, parlano di due lamentele in particolare: troppa amministrazione e troppa concorrenza sleale da parte dell’Ucraina.
Tuttavia, non è solo la concorrenza ucraina ad aver spinto gli agricoltori francesi a presidiare le barricate. Certi agricoltori che producono un’ampia varietà di verdure, sono battuti da altri Paesi all’interno dell’UE, così come al di fuori di essa. Per esempio i pomodori spagnoli inondano il mercato francese.
Un chilo di pomodori francesi costa 1 euro in più rispetto a un chilo di pomodori coltivati in Spagna, perché gli spagnoli producono di più a un costo inferiore. ‘Non c’è una produzione sufficiente in Francia e c’è una concorrenza sui costi di produzione, ma anche sui differenziali di costo dei salari’, afferma Thierry Pouch, capo economista della Camera dell’Agricoltura francese.
I costi di produzione sono più bassi anche per gli allevatori ucraini di polli e cereali. Inoltre, i metodi di allevamento dell’Ucraina non sono sottoposti agli stessi standard rigorosi degli agricoltori dell’UE. Lo stesso vale per altri agricoltori stranieri con cui l’UE fa affari, come i neozelandesi e i sudamericani.
Tutte queste misure incomprensibili sono legate al Green Deal dell’UE, introdotto nel 2019 dalla Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen. Il suo obiettivo è che l’UE sia neutrale dal punto di vista climatico entro il 2050. La Commissione si è vantata di trasformare ‘le sfide climatiche e ambientali in opportunità’ e di rendere così ‘la transizione giusta e inclusiva per tutti’.
Molti agricoltori si erano opposti fin dall’inizio. La Global Farmer Network, un’alleanza di agricoltori di tutto il mondo, ha riassunto il Green Deal come il ‘piano dell’UE per eliminare l’agricoltura moderna in Europa’. Si tratta di un progetto irrealistico, hanno affermato, ideato da burocrati che non conoscono il settore agricolo.
In particolare, hanno criticato la componente ‘Strategic Farm to Fork’ dell’accordo, che dovrebbe promuovere un’alimentazione più sana e sostenibile in Europa entro il 2030. “Nel prossimo decennio, gli agricoltori dovranno dimezzare l’uso di prodotti per la protezione delle colture, ridurre l’applicazione di fertilizzanti del 20% e trasformare un quarto dei terreni agricoli totali in produzione biologica”, ha dichiarato Marcus Holtkötter, un agricoltore tedesco. ‘Niente di tutto questo, ovviamente, dovrebbe disturbare la cena di qualcuno’.
Tra gli altri atti legislativi contenuti nel Green Deal, ci sono le norme sulla riduzione dell’uso di pesticidi, sul miglioramento del benessere degli animali e sull’aumento della quantità di terra lasciata a riposo.
Lasciare i terreni a maggese non è un requisito nuovo. È stato reso obbligatorio nel 1992 come parte della Politica Agricola Comune (PAC), in cambio di un pagamento. È stato sospeso nel 2008 e poi reintrodotto l’anno scorso. Per le aziende agricole con più di dieci ettari, il 4 percento del terreno coltivabile deve essere accantonato o utilizzato per habitat semi-naturali adatti alla biodiversità. Alcuni politici ambientalisti dell’UE vogliono che la percentuale di terreno lasciato a riposo aumenti al 10 percento.
Gli agricoltori denunciano questa imposizione come insostenibile, citandola come un’ulteriore prova che i burocrati di Bruxelles non hanno alcuna stima del loro settore. Un campo incolto non diventa un prato pieno di fiori; si trasforma in una monocultura di erbe che richiede una manutenzione regolare, che costa tempo e fatica, ma senza alcuna ricompensa finanziaria.
Non è così, sostiene François Veillerette, portavoce dell’ONG Générations Futures, che afferma che questi campi incolti saranno ‘utili agli agricoltori’ in futuro.
Veillerette è un attivista ambientale veterano, non un agricoltore. Ho posto la questione dei campi ritirati dalla produzione a un’amica, che gestisce due aziende agricole di cereali nel dipartimento del Loiret. Lo descrive come un’assurdità. ‘Ho 11 ettari, quindi significa che molti terreni rimangono incolti se voglio ottenere delle sovvenzioni’, dice. “Ma che senso ha mettere da parte così tanta terra? Lo scopo dell’agricoltura è produrre, o no?”.
I critici dell’industria agricola francese citano le ricchezze che ricevono in sussidi dalla PAC dell’UE. L’anno scorso è stato versato un totale di 53,7 miliardi di euro, la fetta più grande – 9,5 miliardi di euro – è andata agli agricoltori francesi. I sussidi operativi, pari a 8,4 miliardi di euro, sono distribuiti in base alla quantità di terreno e al numero di capi di bestiame. Il resto, 1,1 miliardi di euro, viene pagato in base a ciò che l’agricoltore produce.
Ma non è così semplice. I sussidi vengono distribuiti agli agricoltori che si conformano alla miriade di regolamenti dell’UE; per molti piccoli agricoltori questi sono impraticabili o impossibili da seguire, quindi non ricevono i sussidi.
Stéphanie ha un profilo insolito per un agricoltore francese. Ha ricevuto un’educazione in istituzioni d’élite e per alcuni anni è stata un’alta dirigente nel mondo aziendale. Ma a quarant’anni è tornata a casa, in campagna, quando suo padre è diventato troppo vecchio per gestire le due aziende agricole della famiglia. Lui è stato un agricoltore per tutta la vita, ma Stéphanie è ora più adatta al lavoro di quanto lo fosse lui, perché l’industria è più legata alle pratiche burocratiche che all’agricoltura. ‘I burocrati francesi ci danno davvero la caccia’, dice. Le regole che siamo costretti a rispettare sono più severe che altrove in Europa’.
Il suo terreno viene anche scansionato da droni per verificare che sia conforme a tutte le nuove direttive ambientali. L’anno scorso le è stato ordinato di ridurre l’utilizzo dell’acqua del 30 percento e Parigi ha anche reso più difficile la certificazione dei suoi raccolti da parte degli agenti di assicurazione delle colture. ‘Essere in regola è diventato un incubo a causa dell’amministrazione’, dice.
La protesta degli agricoltori ha cristallizzato la sensazione nella Francia provinciale che Parigi e Bruxelles vogliano sradicare il loro stile di vita. La deindustrializzazione è stata disastrosa per la Francia rurale e l’agricoltura è l’unica industria rimasta; se questa viene distrutta, cosa rimane della “belle France”? Stéphanie ritiene che la questione possa essere inquadrata come città contro campagna. ‘Le persone che fanno le regole e le attuano non provengono dalla campagna’, dice. “Sono burocrati ignoranti”.
Molti degli uomini e delle donne che bloccano le autostrade dicono di farlo perché ‘non hanno più nulla da perdere’. Stanno lottando per i loro mezzi di sostentamento e per il loro stile di vita.
Questo non è il popolo di Emmanuel Macron. Sei anni fa le province si sono sollevate e hanno marciato verso Parigi con i loro gilet gialli per protestare contro una nuova tassa sul carburante. Il portavoce del Governo Benjamin Griveaux guardò dall’alto in basso queste ‘persone che fumano e guidano auto diesel’ e dichiarò che ‘non sono la Francia del XXI secolo’.
Oh, ma lo sono, che piaccia o no. La domanda ora, non solo in Francia ma in tutta Europa, è: come risponde l’élite politica a questa insurrezione agricola?
La Von der Leyen discuterà della crisi questa settimana in occasione di un vertice del Consiglio Europeo a Bruxelles, con i 27 capi di Stato dell’UE. Anche molti agricoltori europei sono attesi nella capitale belga, e arriveranno con i loro trattori.
Israele ha ucciso il 2 gennaio il principale leader di Hamas, Saleh al-Arouri, forse l’assassinio più significativo dall’inizio della guerra contro Hamas, iniziata quasi tre mesi fa. La sua uccisione in Libano non è solo un successo operativo, ma aumenterà il morale di Israele.
La lotta contro Hamas dal 7 ottobre è stata feroce e difficile. Nonostante i successi ottenuti nello scoprire e distruggere molti dei tunnel del gruppo a Gaza e nell’uccidere migliaia di terroristi.
Prendere di mira i leader di Hamas è stata una priorità, ma fino ad oggi l’IDF era riuscita ad uccidere solo i comandanti sul campo e diverse figure chiave. Al-Arouri era uno dei vice del capo di Hamas, Ismail Haniyeh, e uno dei fondatori dell’ala militare di Hamas in Cisgiordania, che ha anche comandato. Ha scontato un periodo di detenzione in Israele tra il 1992 e il 1997 e di nuovo tra il 1998 e il 2007, ed è stato inserito nella lista dei ricercati in America.
Hamas stessa ha definito al-Arouri come ‘l’architetto’ dell’attacco a sorpresa del 7 ottobre. L’uccisione è avvenuta nel quartiere Dahieh di Beirut. Dahieh è dominato da Hezbollah – l’organizzazione militante e il partito politico sostenuto dall’Iran che fa parte del governo libanese.
La capacità di Israele di raggiungere al-Arouri e di ucciderlo in Libano metterà in allarme gli altri leader di Hamas. Questo dimostra che Israele è in grado di ucciderli ed è intenzionato a farlo. Anche se Hamas ha annunciato oggi che interromperà i negoziati per il cessate il fuoco in risposta all’attacco, Israele spera che l’uccisione finisca per esercitare pressione sui leader di Hamas affinché negozino un accordo di cessate il fuoco temporaneo in cambio dei circa 130 ostaggi israeliani ancora detenuti a Gaza.
Nelle ultime settimane, Israele sperava che l’espansione delle operazioni militari avrebbe spinto Hamas ad accettare un accordo, ma ciò non è accaduto. Il drammatico assassinio potrebbe essere un passo nella giusta direzione, anche se prima che accada qualcos’altro, Israele si aspetta una dura risposta da parte di Hamas.
Anche Hezbollah potrebbe attaccare Israele in risposta all’uccisione. Dall’inizio della guerra, le offensive di Hezbollah sono state limitate e hanno incluso attacchi di droni e missili sparati contro le città israeliane – la maggior parte delle quali sono state evacuate dai civili all’inizio della guerra. Hezbollah vuole ancora evitare un’escalation in una guerra totale contro Israele, ma potrebbe sentire un obbligo nei confronti di Hamas e reagire in modo più aggressivo – soprattutto perché l’uccisione è avvenuta nel suo territorio. Anche i leader di Hezbollah, che ormai si sono nascosti nei loro bunker, devono sentirsi allarmati dall’assassinio. Che gli attacchi di rappresaglia provengano da Gaza, dalla Cisgiordania, dal Libano o dallo Yemen, Israele è preparato per queste eventualità, compresa la possibilità di attacchi contro obiettivi ebraici all’estero.
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