Si cercano volontari per Telefono Amico Mondo X di Verona

Si cercano volontari per Telefono Amico Mondo X di Verona

 

Qualche domenica fa ho chiesto a una amica (che chiamerò Sofia) di uscire a cena con me e con mia moglie. Mi ha risposto che era di turno. Siccome so che per 41 anni la sua vita è dipesa da turni lavorativi ma che ora, finalmente, può godersi la sospirata pensione, ho cercato, incredulo, di indagare su che turni e dove, ma senza successo. Alla fine, giurando mille volte che sarei stato zitto, come mi aveva pregato di fare, ho scoperto che viveva in un mondo nuovo. Ecco qui illustrato il lavoro di Sofia e ne approfitta per lanciare una richiesta di aiuto per nuovi volontari, che vogliano seguire il suo esempio.

Sofia fa volontariato in un’associazione di ascolto telefonico. Ed è anche lei una dei volontari che si alternano, soprattutto nelle ore serali, al Telefono Amico Mondo X di Verona. Ogni giorno, alle 19.00, i volontari di turno devono dimenticare la stanchezza di una giornata lavorativa, lasciarsi alle spalle la famiglia e il quotidiano, per essere sereni e pronti all’ascolto, per tre ore. Mi spiega che nonostante la sua lunga esperienza in associazioni filantropiche questo tipo di volontariato ha ridato un senso nuovo alla sua vita.

Ecco qui cosa Sofia ci dice:

“Quando rispondo a una chiamata, e ne arrivano moltissime, devo prima di tutto garantire l’anonimato mio e di chi chiama, e poi ascoltare, prestando la massima attenzione a quanto la persona dall’altra parte del filo mi racconta. Io sento una voce senza poter vedere la sua espressione, senza poter verificare se quanto ci diciamo è comprensibile a tutti e due nello stesso modo. Mentre ascolto non ho tempo di chiedermi come sarà il loro volto, quanti anni avrà, da quale parte dell’Italia sta chiamando, perché devo attentamente ascoltarlo, con amore. Ascoltarlo e lasciare che mi confidi i suoi problemi, i suoi sogni e che avverta che sto in quel preciso momento cercando, con la mia voce, di alleviare il suo dolore, la sua solitudine e la sua angoscia. Sarebbe molto più facile poter dare alla persona con cui stai parlando una pacca sulla spalla o una carezza, per fargli sentire la tua presenza, ma hai invece un solo strumento: la sua e tua voce, fatta di parole, di toni e pause, con un timbro e un accento. Non è facile. Ma la nostra associazione conta ben 33 anni di vita e qui a Verona raccoglie una trentina di volontari di età diversa: giovani e anziani, di diverse idee politiche, credo e convinzioni, ma tutti uniti dalla stessa sensibilità verso il prossimo. Non ci sono domeniche o feste senza ascolto, anzi, per esempio, nel giorno di Ferragosto o quello di Natale, i turni non si fermano mai, perché proprio in quei giorni chi è solo ha ancora più bisogno di una voce amica. Il comitato direttivo e la Presidente, tutti con anni di esperienza in questo campo, con l’aiuto di tutti i volontari, gestiscono questa meritoria associazione, dettandone le linee guida.

Una volta al mese teniamo una riunione, durante la quale ci si ritrova per migliorare il servizio, per organizzare l’offerta, per aggiornarci o semplicemente per passare del tempo insieme e anche, perché no? Per parlarci e discutere dei nostri problemi.

A fine gennaio inizierà qui a Verona un corso di formazione rivolto ai nuovi volontari, e di nuovi volontari ce n’è tanto bisogno! Tutti coloro che dimostreranno interesse per questo tipo di volontariato e ne faranno richiesta, verranno da noi bene accolti. Esistono poche regole base per l’ascolto e per divetare una voce amica. Si deve dare molto, ma si riceve ancora di più, ve lo garantisco: chi ha lavorato con noi per anni possiede una saggezza ammirabile, che pochi possono vantare.

Il corsi saranno organizzati dal comitato direttivo e saranno totalmente a spese dell’Associazione, in altre parole di tutti noi soci-volontari che contribuiamo al funzionamento del Telefono Amico Mondo X di Verona.

La nostra speranza  è che altre persone, predisposte e disposte all’ascolto, si uniscano a noi, così che l’Associazione cresca ancora di più e si possa prolungare l’orario di ascolto. Coloro che desiderassero diventare volontari possono telefonare al numero di segreteria 370- 1164024.

Attendiamo nuovi volontari, uomini e donne, giovani o pensionati, che semplicemente abbiano voglia di ascoltare, di parlare e offrire una voce gentile e comprensiva, dalle 19.00 alle 22.00 al numero di telefono verde 800280233″.   

Ecco, Sofia mi raccomanda di non dimenticare di scrivere che l’Associazione Telefono Amico Mondo X di Verona aderisce anche al 5×1000, quindi aiutiamoli!

 

Giorgio Calimani

 

 

 

Far votare solo domenica 25 settembre e non la mattina di lunedì 26 settembre, è un sopruso

Far votare solo domenica 25 settembre e non la mattina di lunedì 26 settembre, è un sopruso

Ci auguriamo che questa stortura di non far votare lunedì mattina, 26 settembre, alle prossime elezione politiche, venga corretta.

Questo per vari motivi. Prima di tutto perché è un torto fatto a chi di domenica non può votare, per esempio tutti i lavoratori nella ristorazione, nei supermercati, nel settore turismo.

Inoltre, questa decisione è un invito al non-voto. A parole tutti biasimano e avversano l’astensionismo, eccetto quei partiti che pensano, a torto o a ragione, di guadagnare da tale mancanza di senso democratico da parte degli elettori.

Trascorsi tre anni, durante i quali il Parlamento è stato in un certo modo esautorato, prima con la scusa della pandemia e poi della guerra in Ucraina, ci si aspetterebbe che tutti i partiti che siedono in Parlamento vogliano far sentire la loro voce con forza e chiedere una correzione delle date. Ma, evidentemente, non è così. Perché pare che tutti, supinamente, abbiano accettato tale diktat, che non ha nessuna logica.

In molti si dicono stanchi dei partiti e affermano che non voteranno, senza rendendosi conto che, anche chi non vota, in realtà sta votando. E non solo questo, ma chi non vota, voterà contro sé stesso. Ognuno di noi ha una parte contraria ai propri interessi – a seconda di dove risiedono tali interessi – ecco, dunque, non votando lasciamo la strada spianata a chi ci è contro.

Se ciascuno di noi non è felice della gestione del potere negli ultimi anni, con il voto avrà la facoltà di chiedere un cambio. Oppure dovrà tacere per sempre e smettere di lamentarsi, accettando, supinamente, tutto ciò che gli verrà imposto.

La non-votazione di lunedì mattina va proprio in questa direzione. I partiti politici paiono dirci: state a casa che tanto votare non serve a nulla, perché ai vostri interessi penseremo noi, fidatevi e andate al mare. Insomma, state sereni…

 

 

 

Mariotti e Giorgetti ricordano Paolo Borsellino – Uomo tutto d’un pezzo, vicino al MSI

Mariotti e Giorgetti ricordano Paolo Borsellino – Uomo tutto d’un pezzo, vicino al MSI

 

 

 

Gli esponenti di Fratelli d’Italia Massimo Mariotti e Massimo Giorgetti si sono recati nella via che il Comune di Verona ha dedicato a Paolo Borsellino  al Bassone per rendere omaggio alla memoria del giudice ucciso trent’anni fa, a Palermo in via D’Amelio, assieme ai cinque agenti della scorta Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. “ Con questo gesto abbiamo voluto ricordare l’impegno di un Magistrato in prima linea nella lotta a Cosa Nostra e il cui ricordo è ancora vivo tra gli italiani, come testimoniano le numerose iniziative di questi giorni in tutta Italia da parte delle istituzioni e di numerose associazioni, oltre a quello degli appartenenti alle Forze dell’Ordine caduti nell’adempimento del loro dovere”, spiegano i due appartenenti storici alla destra veronese.

Paolo Borsellino fu un simpatizzante del Movimento sociale italiano, nel quale aveva militato da giovane.  Come ha rimarcato Marcello Veneziani nel suo splendido editoriale su La Verità di ieri, Paolo Borsellino poteva essere salvato proprio da quel Parlamento che oggi si affanna a ricordarlo. E forse quella scelta avrebbe salvato l’Italia intera. Fu il MSI che lo votò per nominarlo Presidente della Repubblica.

In quel periodo di grandi stravolgimenti politico-istituzionali, per la prima volta nella storia tormentata della nostra Repubblica, il Presidente Francesco Cossiga rassegnò le dimissioni, costringendo il Parlamento a nuove votazioni. Il pomeriggio del 19 maggio 1992, nel corso dell’XI scrutinio delle elezione del Presidente della Repubblica italiana, l’allora segretario del MSI Gianfranco Fini diede indicazione ai suoi parlamentari di votare per Paolo Borsellino Presidente della Repubblica. In quello scrutinio ebbe 47 preferenze (il morto che parla, ci ricorda Veneziani…) piazzandosi quarto.

Ci vollero ben 16 scrutini per eleggere il Presidente della Repubblica: Oscar Luigi Scalfaro, che ottenne 672 voti. La fumata bianca arrivò appena 2 giorni dopo la strage di Capaci.

 

 

Volete la pace o i condizionatori accesi?

Volete la pace o i condizionatori accesi?

“Volete la pace o i condizionatori accesi?”. Questo è stato il dilemma, retoricamente posto agli italiani dal premier Mario Draghi.

Ci ha ricordato il “Volete le armi o il burro?” di Benito Mussolini.

Draghi si riferiva alla decisione presa dal governo di supportare la resistenza ucraina, che certamente provocherà delle ricadute negative sulle forniture energetiche dalla Russia.

Non volendo entrare nel merito, vorremmo però far notare che esiste un’ottima alternativa ai condizionatori. Si tratta dei ventilatori da soffitto, che consumano pochissima energia, non inquinano e sono anche belli da vedere. Indimenticabili quelli che ruotano sopra alla teste di Humprey Bogart e della Bergman nel film Casablanca!

La regolazione della velocità delle pale ci permetterà di giungere a una frescura più sana e costante rispetto ai condizionatori d’aria, che possono causare problemi respiratori e ai muscoli, se indugiamo per troppo nel loro flusso. Costano abbastanza poco (dagli 80 ai 300 euro, per quelli più lussuosi) e qualsiasi elettricista li potrà istallare in pochi minuti, fungendo anche da punto luce. La manutenzione di solito si limita all’ingrasso dei cuscinetti, tramite degli oliatori, ogni 2 o 3 anni.

Dunque, dovremmo dimenticate i condizionatori e passate ai ventilatori appesi al soffitto. Aiuteremo la pace e salveremo il pianeta.

 

Con Sboarina per impedire alla corrosiva ideologia gender e dell’eutanasia di entrare nelle nostre scuole e nella nostra società

Con Sboarina per impedire alla corrosiva ideologia gender e dell’eutanasia di entrare nelle nostre scuole e nella nostra società

Questo è un punto del programma di Damiano Tommasi per diventare sindaco di Verona
2.8. TUTELA Proponiamo l’adesione del Comune di Verona alla «Carta RE.A.DY». Un accordo sottoscritto da altre città [Trento, Padova, Mantova e Belluno] che si propone di promuovere la condivisione e l’interscambio di buone prassi finalizzate alla tutela dei diritti umani e alla promozione di una cultura sociale del rispetto e della valorizzazione delle differenze “senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. (art.3 – Costituzione Italiana).
Non lo avevamo mai letto il suo programma, ma c’è chi lo ha fatto, e quel riferimento alla Carta RE.A.DY è davvero molto inquietante.
Si obietta che nello statuto della RE.A.DY non esista nulla di disdicevole o di negativo. Certo, ma l’elenco di gruppi con uno statuto immacolato che poi hanno operato contrariamente alla decenza è lunghissimo.
Questo è chiaramente il caso con RE.A.DY e ci vuol poco per scoprirlo. Ecco il trionfalistico annuncio dell’adesione del comune di Reggio Calabria, avvenuta due mesi fa, a tale società e quali siano effettivamente i suoi scopi:

“La delibera, approvata nei giorni scorsi dal sindaco facente funzioni Carmelo Versace, è stata proposta dal consigliere metropolitano delegato alle pari opportunità, Filippo Quartuccio, che in una nota sottolinea “l’ulteriore passo in vanati compiuto dall’Ente in termini di civiltà e riconoscimento dei diritti delle persone. “E’ con grande entusiasmo – ha affermato Quartuccio – che oggi mi trovo a commentare il via libera ad un documento che, di fatto, segna una nuova tappa importante nell’affermazione di principi fondamentali, inviolabili ed irrinunciabili. Fin dal nostro insediamento, infatti, abbiamo intrapreso una strada che ci pone al fianco di ogni cittadino che, a prescindere dai propri orientamenti, non è mai lasciato indietro o da solo”.

“”Ready” – ha specificato Quartuccio – si pone l’obiettivo di individuare e diffondere politiche di inclusione sociale per le persone lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e transgender, realizzate da Pubbliche Amministrazioni a livello locale. Per l’amministrazione, quindi, è stato pressoché naturale aderirvi considerato quanto fatto in passato anche col sostegno al progetto, vinto da Arcigay, per la realizzazione del Centro anti discriminazioni. Del resto, fra le finalità di “Ready” vi sono quelle di contribuire alla diffusione di buone prassi, su tutto il territorio nazionale, mettendo in rete e supportando le Pubbliche amministrazioni impegnate nella promozione e nel riconoscimento dei diritti delle persone Lgbt. Per questo motivo – ha proseguito il consigliere – la Città metropolitana continuerà ad intraprendere percorsi istituzionali, con le realtà locali, per sensibilizzare il territorio su temi riguardanti le discriminazioni derivanti dall’orientamento sessuale”.

Ecco il testo completo dell’articolo:
https://amp.reggiotoday.it/cronaca/ready-discriminazioni-comune-adesione-ready.html
In pratica ogni Comune d’Italia dovrebbe sopportare che questa società privata vegli sulle proprie delibere e approvi il suo operato, in base alla loro ideologia d’ispirazione omosessuale (perché questo vuol dire gender).
Recentemente, il Vescovo uscente di Verona, Giuseppe Zenti,  solitamente molto misurato, ha inviato una lettera ai parroci invitandoli a non unirsi a queste follie d’importazione. Questo ha sollevato un polverone, perché Tommasi e i suoi promotori si sono sentiti direttamente chiamati in causa, e poi la polemica è fiorita a livello nazionale. Ma il povero successore di San Zeno stava parlando in termini generali, diceva che, in quanto cristiani non possiamo accettare certe prese di posizioni sulla vita e sull’educazione contrarie alla Bibbia e al Vangelo, sennò non si fa più parte del gregge. Non ha mai detto “non votate Tommasi e votate Sboarina”, anche se alla fine ogni buon cristiano dovrebbe far questo, a meno che Tommasi ritiri la sua proposta relativa a RE.A:DY e dica: “Scusate, sono stato mal consigliato”.
Gesù Cristo, che non sosteneva né Tommasi né  Sboarina, fu durissimo su questi temi, addirittura feroce e violento.
“Chi invece fa cadere uno solo di questi piccoli che credono in me, gli conviene che gli venga appesa al collo una macina da mulino e sia gettato nel profondo del mare. Guai al mondo a motivo delle trappole! È inevitabile che vengano trappole, ma guai all’uomo a causa del quale la trappola viene! Se la tua mano o il tuo piede ti fanno cadere, taglialo e gettalo via da te. È meglio per te entrare nella vita monco o zoppo, anziché con due mani o due piedi essere gettato nel fuoco eterno. E se il tuo occhio ti fa cadere, cavalo e gettalo via da te. È meglio per te entrare nella vita con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geenna del fuoco (Mt 18,6-9)”.
La morte di Samuele Conti a Povegliano. Oggi il suo funerale.

La morte di Samuele Conti a Povegliano. Oggi il suo funerale.

 

Oggi pomeriggio tutto il paese di Povegliano, alle porte di Verona, commemorerà il nostro amico, Samuele Conti, morto tragicamente in un incidente di pattinaggio. I suoi organi sono stati donati a coloro che ne hanno terribilmente bisogno e che li accoglieranno dentro di sé,  come manna caduta dal cielo, benedicendo il suo nome e la sua memoria. Le lancette del suo orologio si sono fermate sui 22 anni, anche se  il suo futuro pareva come un’autostrada che corre a perdita d’occhio nel deserto, illuminata dal sole.

Samuele era brillante a scuola, disponibile con tutti e sempre sorridente. L’intera umanità perde molto, perdendo lui. Perché avrebbe contribuito moltissimo anche al nostro futuro, che sempre più ci pare infelice e insensato.  Lo avevo conosciuto qualche mese fa, a una presentazione tenuta a San Rocco di Quinzano, assieme a suo padre, Giancarlo e alla sua compagna, Lidia. La madre di Samuele era morta otto anni fa. Ci dicevano che sarebbe partito per qualche mese di studio a Shanghai, in Cina.  Ma ora è libero, in cielo, in Paradiso, pur restando fra di noi, per preparare anche la nostra strada.

 

 

 

Maddalena Morgante, candidata per FDI alle comunali di Verona, scende in campo contro le follie gender nelle scuole.

Maddalena Morgante, candidata per FDI alle comunali di Verona, scende in campo contro le follie gender nelle scuole.

«Non sono ammissibili ‘carriere alias’ nelle scuole italiane. Non si può permettere che un ragazzo o una ragazza possano trovare nella scuola, non un aiuto per risolvere le incertezze legate all’adolescenza ma, invece, uno strumento di promozione della teoria del gender con l’introduzione delle famigerate teorie del gender fluid.

“La scuola del ministro Bianchi è falsamente ‘dalla parte dei ragazzi’: mentre in realtà è uno strumento che spinge alla confusione sessuale, togliendo e non aggiungendo, identità e forza ai nostri giovani». Maddalena Morgante, responsabile del Dipartimento Valori non negoziabili di Fratelli d’Italia in Veneto, attacca frontalmente Patrizio Bianchi e la sua circolare per un ‘linguaggio inclusivo’ e la celebrazione della giornata contro omofobia, bifobia e transfobia.

«Non si sta infatti fermando l’offensiva dell’ideologia gender – da par sua rimarca Isabella Rauti, senatrice e responsabile del Dipartimento Pari Opportunità, famiglia e valori non negoziabili di FDI – che punta alla scissione dell’identità sessuale per favorire la teoria gender fluid e del genere percepito. Chiediamo con forza che le circolari dei ministeri dell’Istruzione, della Pubblica amministrazione e degli Interni, impediscano alle scuole italiane, agli uffici pubblici e alle amministrazioni locali, di utilizzare asterischi, neutri e schwa».

Maddalena Morgante conclude, dicendo che: «Dopo il caso del Liceo classico Maffei di Verona (il più antico d’Italia) altre scuole in Italia stanno portando avanti iniziative che minano la consapevolezza di sé e l’autostima dei giovani. Dopo aver ‘impoverito’ la formazione dei ragazzi, abbassando molto i livelli qualitativi durante e post la pandemia, ora la scuola pubblica sta imboccando un’ulteriore e pericolosa deriva, senza neppure riflettere sulle conseguenze a medio termine dei queste scellerate scelte. Ma noi non ci piegheremo mai, noi non ci rassegneremo mai! Lotteremo duramente per la dignità e la salute dei nostri ragazzi e delle nostre ragazze!”.

 

 

Massimo Fini e Alessandro Orsini hanno un solo torto, dicono la verità

Massimo Fini e Alessandro Orsini hanno un solo torto, dicono la verità

MUSSOLINI A SALO’

Dire la verità a un gruppo di bugiardi ti può mettere nei guai. Per questo motivo sia Alessandro Orsini che Massimo Fini stanno rischiando l’osso del collo.

L’affermazione di Orsini che Hitler non voleva lo scoppio della II guerra mondiale, è condivisa da tutti i maggiori storici del mondo, e neppure c’è bisogno di una confutazione, dato che è palesemente vera. Hitler fu un ideologo, non un politico e mirava alla riunificazione del popolo germanico e in secundis alla distruzione dell’URSS e del comunismo. Essendo un ideologo sbagliò i suoi conti e non capì bene la situazione politica in cui versava, dopo che permise la firma del Patto Ribbentrop-Molotov. Esiste la testimonianza, pubblicata qualche anno fa dal Corriere della Sera, data dal sottufficiale che portò a Hitler il fonogramma con la dichiarazione di guerra di Gran Bretagna e Francia. Stava seduto nella Cancelleria con von Ribbentrop. Raccontò che Hitler sbiancò in viso e dopo qualche secondo di silenzio fissò il suo ministro degli esteri e gli chiese: “E ora, che facciamo?”.

Quella di Orsini è una affermazione che va bene fin quando resta nei testi storici, ma diventa pericolosa quando viene diffusa nei talk show televisivi, perché il processo di Norimberga e di Tokyo furono imbastiti proprio sul fatto che esisteva un preciso piano per provocare lo scoppio della II Guerra Mondiale (lo sterminio ebraico divenne un rafforzamento del processo solo durante il processo, perché gli Alleati poco o nulla fecero per fermarlo, prima e durante la guerra). Non avrebbero potuto processare generali e uomini di Stato che si erano trovati in guerra per errori tattici, ma avevano bisogno della premeditazione per poterli impiccare.

Per quanto riguarda l’affermazione di Massimo Fini che, tutto sommato, i tedeschi non si comportarono male con l’ex alleato italiano che li aveva traditi, essa risulta altrettanto vera. Nel senso che avrebbero potuto fare cento o mille volte peggio, e che ne fossero capaci nessuno può dubitarne.

Allora, perché non esagerarono con le fucilazioni e le deportazioni dei civili? La risposta è facile. Per via dell’influenza che esercitava Benito Mussolini su Hitler e per la provvidenziale creazione della RSI, che agì come un cuscinetto fra tedeschi e italiani.

Dunque, era prevedibile l’alzata di scudi contro Fini da parte della sinistra italiana perché questo fatto, assai evidente, va contro tutta la vulgata resistenziale.

“Non credevamo che un giorno ci saremmo trovati a leggere un’assurdità così grande e vergognosa, di tipico stampo negazionista, su un quotidiano italiano, a firma di un giornalista di lunga esperienza come Massimo Fini”. Lo hanno scritto Caterina Biti, Laura Cantini, Rosa Maria Di Giorgi, Luca Lotti e Dario Parrini, tutti esponenti del PD.

“Fini, sul Fatto Quotidiano scrive quanto segue: Gli occupanti in Italia non erano i tedeschi, ma gli Alleati. E l’esercito tedesco, a parte alcune azioni efferate, Marzabotto e Sant’Anna di Stazzema in testa, in Italia si comportò con correttezza. Come si può arrivare a tanto per di più a pochi giorni dalla ricorrenza 25 Aprile? Siamo indignati come cittadini italiani e come toscani”.

“È noto – proseguono – che solo in Toscana le stragi nazifasciste del 1944 imposero in pochi mesi un tributo di sangue impressionante coinvolgendo più di 80 comuni della Regione e provocando l’uccisione di quasi 5 mila civili. Ci furono i terribili e vasti eccidi non solo di Sant’Anna ma di Civitella, di Cavriglia, del Padule di Fucecchio, di Vinca. E tante altre stragi in decine di città e paesi. Per non dire delle deportazioni nei campi di sterminio, altra pagina funesta e raccapricciante. In questo consisté la “correttezza” dei tedeschi sempre spalleggiati dai repubblichini”.

“Non possiamo sorvolare sulle affermazioni di Fini – concludono i parlamentari Pd – perché rappresentano un’offesa alla memoria di migliaia di vittime innocenti e a tutte le istituzioni e associazioni che con grande passione civile ne tengono vivo il ricordo e il sacrificio”.

Il punto è che Massimo Fini non ha mai detto che si comportarono bene ma che, come affermò Hitler subito dopo l’8 settembre 1943: l’Italia rimpiangerà il fato della Polonia. Questo fu il piano iniziale di Hitler, che poi “addolcì”.

 

Perché votare 5 sì ai referendum sulla giustizia. Il silenzio della stampa dimostra quanto siano importanti

Referendum giustizia: elezione del Consiglio superiore della magistratura

IL QUESITO «Volete voi che sia abrogata la Legge 24 marzo 1958, n. 195 (Norme sulla costituzione e sul funzionamento del Consiglio superiore della Magistratura), nel testo risultante dalle modificazioni e integrazioni ad esso successivamente apportate, limitatamente alla seguente parte: articolo 25, comma 3, limitatamente alle parole “unitamente ad una lista di magistrati presentatori non inferiore a venticinque e non superiore a cinquanta. I magistrati presentatori non possono presentare più di una candidatura in ciascuno dei collegi di cui al comma 2 dell’articolo 23, né possono candidarsi a loro volta”?».

SPIEGAZIONE Il Consiglio superiore della magistratura (CSM) è organo di amministrazione della giurisdizione e di garanzia dell’autonomia e dell’indipendenza dei magistrati ordinari. Ha rilevanza costituzionale in quanto espressamente previsto dalla Costituzione, che ne delinea la composizione (art. 104) e i compiti (art. 105, 106 e 107).

È composto da:

– il Presidente della Repubblica, che ne è membro di diritto, in ragione della funzione svolta, e lo presiede;

– il Primo Presidente della Corte di Cassazione, che ne è membro di diritto, in ragione della funzione svolta;

– il Procuratore generale presso la Corte di Cassazione, che ne è membro di diritto, in ragione della funzione svolta.

Gli altri componenti, il cui numero è stato fissato in ventiquattro dalla legge n. 44 del 2002, sono eletti per 2/3 da tutti i magistrati e per 1/3 dal Parlamento riunito in seduta comune. La carica elettiva ha la durata di quattro anni, con divieto di immediata rieleggibilità. Dei sedici componenti eletti dai magistrati (cc.dd. componenti togati), due sono scelti tra coloro che svolgono funzioni di legittimità presso la Corte di Cassazione, dieci tra i giudici di merito (presso le Corti di Appello o i Tribunali), quattro tra i pubblici ministeri (che operano nelle Procure Generali presso le Corti di Appello o le Procure della Repubblica presso i Tribunali). Gli otto componenti eletti dal Parlamento (cc.dd. componenti laici) sono scelti tra professori universitari in materie giuridiche e avvocati che esercitano la professione da almeno quindici anni.

Un magistrato che voglia candidarsi a far parte del CSM deve raccogliere dalle 25 alle 50 firme di magistrati a sostegno della propria candidatura. Se vincesse il “sì” decadrebbe questa previsione.

IL QUESITO «Volete voi che sia abrogato il Decreto Legislativo 27 gennaio 2006, n. 25 (Istituzione del Consiglio direttivo della Corte di cassazione e nuova disciplina dei Consigli giudiziari, a norma dell’articolo 1, comma 1, lettera c) della legge 25 luglio 2005 n. 150), risultante dalle modificazioni e integrazioni successivamente apportate, limitatamente alle seguenti parti: art. 8, comma 1, limitatamente alle parole “esclusivamente” e “relative all’esercizio delle competenze di cui all’articolo 7, comma 1, lettere a)”; art. 16, comma 1, limitatamente alle parole: “esclusivamente” e “relative all’esercizio delle competenze di cui all’articolo 15, comma 1, lettere a), d) ed e)”?».

SPIEGAZIONE La valutazione professionale dei magistrati è una competenza che la Costituzione assegna all’organo di autogoverno, che decide anche sulla base dei pareri formulati dal Consiglio Direttivo della Cassazione e dai Consigli giudiziari. Il Consiglio Direttivo della Corte di Cassazione è un organismo formato sulla falsariga del Consiglio Superiore della magistratura. È composto da membri di diritto (il primo Presidente, il Procuratore Generale ed il Presidente del Consiglio nazionale forense), da 8 magistrati eletti dai loro colleghi, nonché da 2 professori universitari e da un avvocato (membri laici). I consigli giudiziari sono organismi territoriali anch’essi formati sulla falsariga del consiglio superiore della magistratura. Essi sono composti da membri di diritto (il presidente della Corte d’appello, il procuratore generale e il presidente dell’ordine degli avvocati), da magistrati eletti dai loro colleghi e da membri laici, avvocati e un professore universitario, nominati con metodi vari e da un componente eletto dai Giudici di Pace. I Consigli formulano pareri su questioni che riguardano l’organizzazione e il funzionamento degli Uffici giudiziari, esercitano la vigilanza sulla condotta dei magistrati in servizio e formulano le pagelle relative all’avanzamento in carriera dei magistrati. Su queste ultime due competenze hanno voce solo i componenti togati.

Se vincesse il “sì” i membri “laici” parteciperebbero a tutte le deliberazioni del Consiglio direttivo della Corte di cassazione e dei Consigli giudiziari.

Referendum giustizia: separazione delle “funzioni” dei magistrati
IL QUESITO «Volete voi che siano abrogati: l’“Ordinamento giudiziario” approvato con Regio Decreto 30 gennaio 1941, n. 12, risultante dalle modificazioni e integrazioni ad esso successivamente apportate, limitatamente alla seguente parte: art. 192, comma 6, limitatamente alle parole: “, salvo che per tale passaggio esista il parere favorevole del consiglio superiore della magistratura”; la Legge 4 gennaio 1963, n. 1 (Disposizioni per l’aumento degli organici della Magistratura e per le promozioni), nel testo risultante dalle modificazioni e integrazioni ad essa successivamente apportate, limitatamente alla seguente parte: art. 18, comma 3: “La Commissione di scrutinio dichiara, per ciascun magistrato scrutinato, se è idoneo a funzioni direttive, se è idoneo alle funzioni giudicanti o alle requirenti o ad entrambe, ovvero alle une a preferenza delle altre”; il Decreto Legislativo 30 gennaio 2006, n. 26 (Istituzione della Scuola superiore della magistratura, nonché’ disposizioni in tema di tirocinio e formazione degli uditori giudiziari, aggiornamento professionale e formazione dei magistrati, a norma dell’articolo 1, comma 1, lettera b), della legge 25 luglio 2005, n. 150), nel testo risultante dalle modificazioni e integrazioni ad esso successivamente apportate, limitatamente alla seguente parte: art. 23, comma 1, limitatamente alle parole: “nonché’ per il passaggio dalla funzione giudicante a quella requirente e viceversa”; il Decreto Legislativo 5 aprile 2006, n. 160 (Nuova disciplina dell’accesso in magistratura, nonché’ in materia di progressione economica e di funzioni dei magistrati, a norma dell’articolo 1, comma 1, lettera a), della legge 25 luglio 2005, n. 150), nel testo risultante dalle modificazioni e integrazioni ad esso successivamente apportate, limitatamente alle seguenti parti: art. 11, comma 2, limitatamente alle parole: “riferita a periodi in cui il magistrato ha svolto funzioni giudicanti o requirenti”; art. 13, riguardo alla rubrica del medesimo, limitatamente alle parole: “e passaggio dalle funzioni giudicanti a quelle requirenti e viceversa”; art. 13, comma 1, limitatamente alle parole: “il passaggio dalle funzioni giudicanti a quelle requirenti,”; art. 13, comma 3: “3. Il passaggio da funzioni giudicanti a funzioni requirenti, e viceversa, non è consentito all’interno dello stesso distretto, né all’interno di altri distretti della stessa regione, né con riferimento al capoluogo del distretto di corte di appello determinato ai sensi dell’articolo 11 del codice di procedura penale in relazione al distretto nel quale il magistrato presta servizio all’atto del mutamento di funzioni. Il passaggio di cui al presente comma può essere richiesto dall’interessato, per non più di quattro volte nell’arco dell’intera carriera, dopo aver svolto almeno cinque anni di servizio continuativo nella funzione esercitata ed è disposto a seguito di procedura concorsuale, previa partecipazione ad un corso di qualificazione professionale, e subordinatamente ad un giudizio di idoneità allo svolgimento delle diverse funzioni, espresso dal Consiglio superiore della magistratura previo parere del consiglio giudiziario. Per tale giudizio di idoneità il consiglio giudiziario deve acquisire le osservazioni del presidente della corte di appello o del procuratore generale presso la medesima corte a seconda che il magistrato eserciti funzioni giudicanti o requirenti. Il presidente della corte di appello o il procuratore generale presso la stessa corte, oltre agli elementi forniti dal capo dell’ufficio, possono acquisire anche le osservazioni del presidente del consiglio dell’ordine degli avvocati e devono indicare gli elementi di fatto sulla base dei quali hanno espresso la valutazione di idoneità. Per il passaggio dalle funzioni giudicanti di legittimità alle funzioni requirenti di legittimità, e viceversa, le disposizioni del secondo e terzo periodo si applicano sostituendo al consiglio giudiziario il Consiglio direttivo della Corte di cassazione, nonché’ sostituendo al presidente della corte d’appello e al procuratore generale presso la medesima, rispettivamente, il primo presidente della Corte di cassazione e il procuratore generale presso la medesima.”; art. 13, comma 4: “4. Ferme restando tutte le procedure previste dal comma 3, il solo divieto di passaggio da funzioni giudicanti a funzioni requirenti, e viceversa, all’interno dello stesso distretto, all’interno di altri distretti della stessa regione e con riferimento al capoluogo del distretto di corte d’appello determinato ai sensi dell’articolo 11 del codice di procedura penale in relazione al distretto nel quale il magistrato presta servizio all’atto del mutamento di funzioni, non si applica nel caso in cui il magistrato che chiede il passaggio a funzioni requirenti abbia svolto negli ultimi cinque anni funzioni esclusivamente civili o del lavoro ovvero nel caso in cui il magistrato chieda il passaggio da funzioni requirenti a funzioni giudicanti civili o del lavoro in un ufficio giudiziario diviso in sezioni, ove vi siano posti vacanti, in una sezione che tratti esclusivamente affari civili o del lavoro. Nel primo caso il magistrato non può essere destinato, neppure in qualità di sostituto, a funzioni di natura civile o miste prima del successivo trasferimento o mutamento di funzioni. Nel secondo caso il magistrato non può essere destinato, neppure in qualità di sostituto, a funzioni di natura penale o miste prima del successivo trasferimento o mutamento di funzioni. In tutti i predetti casi il tramutamento di funzioni può realizzarsi soltanto in un diverso circondario ed in una diversa provincia rispetto a quelli di provenienza. Il tramutamento di secondo grado può avvenire soltanto in un diverso distretto rispetto a quello di provenienza. La destinazione alle funzioni giudicanti civili o del lavoro del magistrato che abbia esercitato funzioni requirenti deve essere espressamente indicata nella vacanza pubblicata dal Consiglio superiore della magistratura e nel relativo provvedimento di trasferimento.”; art. 13, comma 5: “5. Per il passaggio da funzioni giudicanti a funzioni requirenti, e viceversa, l’anzianità di servizio è valutata unitamente alle attitudini specifiche desunte dalle valutazioni di professionalità periodiche.”; art. 13, comma 6: “6. Le limitazioni di cui al comma 3 non operano per il conferimento delle funzioni di legittimità di cui all’articolo 10, commi 15 e 16, nonché, limitatamente a quelle relative alla sede di destinazione, anche per le funzioni di legittimità di cui ai commi 6 e 14 dello stesso articolo 10, che comportino il mutamento da giudicante a requirente e viceversa.”; il Decreto-Legge 29 dicembre 2009 n. 193, convertito con modificazioni nella legge 22 febbraio 2010, n. 24 (Interventi urgenti in materia di funzionalità del sistema giudiziario), nel testo risultante dalle modificazioni e integrazioni ad essa successivamente apportate, limitatamente alla seguente parte: art. 3, comma 1, limitatamente alle parole: “Il trasferimento d’ufficio dei magistrati di cui al primo periodo del presente comma può essere disposto anche in deroga al divieto di passaggio da funzioni giudicanti a funzioni requirenti e viceversa, previsto dall’articolo 13, commi 3 e 4, del Decreto Legislativo 5 aprile 2006, n. 160.”?».

SPIEGAZIONE Attualmente i magistrati possono passare nel corso della loro vita professionale dalle funzioni giudicanti a quelle requirenti e viceversa, ma con delle forti limitazioni e non più di quattro volte nell’intera carriera. Se vincesse il “sì” decadrebbe questa previsione: il magistrato dovrebbe scegliere all’inizio della carriera la funzione giudicante o requirente, per poi mantenere quel ruolo durante tutta la vita professionale.

Referendum giustizia: misure cautelari
IL QUESITO «Volete voi che sia abrogato il Decreto del Presidente della Repubblica 22 settembre 1988, n. 447 (Approvazione del codice di procedura penale), risultante dalle modificazioni e integrazioni successivamente apportate, limitatamente alla seguente parte: articolo 274, comma 1, lettera c), limitatamente alle parole: “o della stessa specie di quello per cui si procede. Se il pericolo riguarda la commissione di delitti della stessa specie di quello per cui si procede, le misure di custodia cautelare sono disposte soltanto se trattasi di delitti per i quali è prevista la pena della reclusione non inferiore nel massimo a quattro anni ovvero, in caso di custodia cautelare in carcere, di delitti per i quali è prevista la pena della reclusione non inferiore nel massimo a cinque anni nonché’ per il delitto di finanziamento illecito dei partiti di cui all’articolo 7 della legge 2 maggio 1974, n. 195 e successive modificazioni.”?».

SPIEGAZIONE Le misure cautelari sono dei provvedimenti limitativi della libertà dell’imputato, emessi generalmente nel periodo dell’istruzione preliminare e successivamente nel corso del processo. Vengono adottati dall’autorità giudiziaria sulla base di specifici presupposti: per scongiurare 1) il pericolo di inquinamento delle prove; 2) il pericolo di fuga; 3) la possibilità che vengano compiuti delitti di mafia o gravi delitti con uso delle armi; 4) delitti della stessa specie.

Benché sia presentato come inerente la sola custodia cautelare, il quesito interessa tutte le misure cautelari, sia coercitive (oltre la custodia in carcere e gli arresti domiciliari, anche l’obbligo o il divieto di soggiorno, l’allontanamento dalla casa familiare, il divieto di avvicinamento nei luoghi frequentati dalla persona offesa), che interdittive (divieto temporaneo di esercitare una professione o un’impresa, ovvero di esercitare pubbliche funzioni).

Se vincesse il “sì” decadrebbe la possibilità di emettere qualsiasi misura cautelare ove ricorra l’ipotesi di un pericolo attuale e concreto di reiterazione del reato.

Referendum giustizia: Legge Severino
IL QUESITO «Volete voi che sia abrogato il Decreto Legislativo 31 dicembre 2012, n. 235 (Testo unico delle disposizioni in materia di incandidabilità e di divieto di ricoprire cariche elettive e di Governo conseguenti a sentenze definitive di condanna per delitti non colposi, a norma dell’articolo 1, comma 63, della legge 6 novembre 2012, n. 190)?».

SPIEGAZIONE La cosiddetta legge Severino disciplina il regime di incandidabilità e decadenza per i parlamentari (anche europei), i rappresentanti di governo, i consiglieri regionali, i sindaci e gli amministratori locali. Prevede tra le altre cose l’incandidabilità alle cariche di deputato, senatore e membro del Parlamento Europeo di coloro che hanno riportato condanne definitive a pene superiori a 2 anni di reclusione per i delitti, consumati o tentati, di maggiore allarme sociale (ad esempio mafia, terrorismo, tratta di persone), di coloro che hanno riportato condanne definitive a pene superiori a 2 anni di reclusione per i delitti, consumati o tentati, contro la Pubblica Amministrazione (ad esempio corruzione, concussione, peculato) e di coloro che hanno riportato condanne definitive a pene superiori a 2 anni reclusione per delitti non colposi, consumati o tentati, per i quali sia prevista la pena della reclusione non inferiore nel massimo a 4 anni.
Se vincesse il “sì” decadrebbe l’intero provvedimento.

 

Fonte: MICROMEGA e Studio legale Carozzi, Milano

Il New York Times scopre l’ovvio: i colpi messi a segno dagli ucraini vengono diretti dai servizi di intelligence americani basati a Sigonella.

Il New York Times scopre l’ovvio: i colpi messi a segno dagli ucraini vengono diretti dai servizi di intelligence americani basati a Sigonella.

Il New York Times da alcuni giorni sta pubblicando dei servizi nei quali svela l’esteso aiuto fornito dall’intelligence americana all’Ucraina. Questo, come si sospettava, sarebbe l’origine di tutti i colpi fortunati messi a segno contro alle forze armate russe. In un dettagliato rapporto pubblicato oggi, 6 maggio, da Helene Cooper, Eric Schmitt e Julian E. Barnes, e dal quale noi citiamo, vengono forniti nuovi dettagli circa questo pericolosissimo coinvolgimento diretto degli Stati Uniti.

Gli Stati Uniti hanno fornito informazioni che hanno aiutato le forze ucraine a localizzare e colpire l’ammiraglia della flotta russa del Mar Nero il mese scorso, un altro segno che l’amministrazione sta allentando le sue limitazioni autoimposte su quanto lontano vogliono spingersi per aiutare l’Ucraina a combattere la Russia. Lo stesso si dice per la morte di tanti generali, dove l’intelligence americana ha captato le loro conversazioni e ha individuato la loro posizione sul campo, con precisione millimetrica, permettendo agli ucraini in sparare a colpo sicuro.

L’aiuto al puntamento, che ha contribuito all’eventuale affondamento della nave ammiraglia, la Moskva, fa parte di un continuo dell’amministrazione Biden per fornire all’Ucraina informazioni sui teatri di battaglia. Questa intelligence include anche la condivisione dei movimenti delle truppe russe.

L’amministrazione Biden ha cercato di mantenere segrete la gran parte delle informazioni che sta condividendo con gli ucraini, per paura che sia vista come un’escalation che possa provocare il presidente Vladimir V. Putin a una guerra più ampia. Ma nelle ultime settimane gli Stati Uniti hanno accelerato l’invio di armi pesanti all’Ucraina e hanno richiesto al Congresso uno straordinario aiuto militare, economico e umanitario con lo stanziamento di 33 miliardi di dollari, dimostrando quanto velocemente i vincoli auto imposti sul sostegno all’Ucraina stiano cambiando.

Due alti funzionari americani hanno affermato che l’Ucraina aveva già i dati di puntamento per la Moskva, e che gli Stati Uniti hanno fornito solo una conferma. Ma altri funzionari  all’interno dell’amministrazione americana, hanno invece detto che l’intelligence americana è stata cruciale per l’affondamento della nave da parte dell’Ucraina.

Il 13 aprile, le forze ucraine di terra avevano sparato due missili Neptune, colpendo la Moskva e provocando un incendio che, alla fine, ha portato all’affondamento della vecchia nave da guerra. L’attenzione si è anche concentrata sul fatto che i sistemi radar della vecchia nave funzionassero correttamente. Ma dei funzionari ucraini e statunitensi hanno detto che la Moskva è stata probabilmente distratta dal dispiegamento di un drone Bayraktar di fabbricazione turca che li stava sorvolando.

Subito dopo l’attacco, i funzionari dell’amministrazione Biden erano stati scrupolosamente silenti, rifiutando di confermare persino che la Moskva fosse stata colpita. Ma negli ultimi giorni, i funzionari americani hanno confermato che i dati di puntamento da fonti di intelligence americane sono stati forniti all’Ucraina nelle ore prima del lancio dei missili Neptune.

La Russia ha negato che i missili ucraini abbiano avuto un ruolo nella fine della Moskva, sostenendo invece che un incendio a bordo ha causato un’esplosione di munizioni che ha condannato la nave. Notizie indipendenti russe basate fuori dal paese hanno riferito che circa 40 uomini sono morti e altri 100 sono rimasti feriti quando la nave da guerra è stata danneggiata e affondata.

I funzionari americani hanno riconosciuto pubblicamente che l’intelligence utile è stata fornita agli ucraini nel periodo precedente l’invasione della Russia del 24 febbraio, e che la pratica è continuata nelle settimane successive. Ma questi funzionari hanno evitato di confermare il diretto coinvolgimento americano nelle operazioni ucraine che hanno portato alla morte di circa diecimila soldati russi, perlopiù coscritti.

La valutazione degli Stati Uniti del piano di guerra della Russia per la regione del Donbas ha permesso a un alto funzionario del Pentagono di affermare la scorsa settimana che la Russia sembrava essere “diversi giorni indietro” nella sua offensiva, a causa della rigida resistenza ucraina e dei continui problemi di approvvigionamento. Le forze russe possono sempre deviare dai loro piani, ma i funzionari americani hanno detto che l’intelligence permette alle forze ucraine di evitare l’attacco in alcuni luoghi e posizionarsi per colpire i russi in altri.
Il New York Times ha riferito mercoledì che l’intelligence americana sui movimenti russi forniti all’Ucraina hanno permesso a Kiev di prendere di mira e uccidere un certo numero di generali russi. Giovedì, il signor Kirby, il portavoce del Pentagono, ha riconosciuto la condivisione dell’intelligence con gli ucraini, ma ha fornito pochi dettagli.

A Mariupol. I soldati russi hanno fatto breccia nelle difese ucraine intorno all’impianto siderurgico Azovstal, mentre le forze di Mosca hanno lanciato una spallata finale per prendere la città portuale. Ottenere il pieno controllo di Mariupol permetterebbe al presidente Vladimir V. Putin di rivendicare una vittoria giorni prima delle celebrazioni per il 9 maggio, che commemora il trionfo dell’Unione Sovietica sulla Germania nazista, per trasformare quella che lui chiama una “operazione militare speciale” in Ucraina in una guerra esplicita e totale.

Gli ufficiali della marina americana che hanno visitato gli incrociatori russi quando esisteva cooperazione militare russo-americana, alla fine degli anni ’90 e all’inizio del 2000, hanno detto che la Moskva aveva dei problemi. C’era poca attrezzatura visibile di controllo dei danni a bordo della nave da guerra per spegnere rapidamente gli incendi di bordo. I funzionari hanno detto che non potevano vedere estintori o manichette antincendio nei passaggi attraverso le navi. Sulle navi americane, tali attrezzature sono conservate a portata di mano per consentire all’equipaggio di estinguere rapidamente gli incendi, cosa fondamentale in mare.

“L’esercito russo aveva a lungo discusso se mandare in pensione la Moskva”, ha detto Michael Kofman, direttore degli studi sulla Russia alla CNA, un istituto di ricerca di Arlington County, Va. “Era un vecchio incrociatore sovietico che aveva un estremo bisogno di essere modernizzato”. Ma a causa di una carenza di incrociatori e cacciatorpediniere, Mosca alla fine ha deciso di estendere il suo servizio.

Questo progressivo coinvolgimento delle forze di intelligence americane deve preoccupare tutti, perché il rischio di un conflitto esteso diventa sempre più reale.