Premiare l’Intelligenza. Un abile candidato per le elezioni regionali lombarde del 12-13 febbraio. Christian Garavaglia.

Premiare l’Intelligenza. Un abile candidato per le elezioni regionali lombarde del 12-13 febbraio. Christian Garavaglia.

Christian lo conosco da quando era bambino. Siamo entrambi nati a Turbigo. Poi io mi trasferii a Hong Kong, per lavoro e ci siamo un po’ persi di vista, ma non mi sono mai staccato dal mio paese natale.  Mio padre, Giambattista, fu il sindaco per 15 anni, con la DC di Marcora.
A quel tempo non esisteva la legge dei due mandati e quindi mio padre ne fece tre. Avrebbe potuto vincere anche il quarto, se non fosse stato per il cambio di percezione della politica che si ebbe, e credo che chi abbia più di 60 anni lo ricordi bene. Mio padre subì anche una minaccia a mano armata, davanti a casa e forse anche per questo motivo decise di appendere al chiodo la fascia tricolore e tornare a lavorare in una conceria locale, come semplice operaio.
A mio padre seguirono due sindaci, uno socialista e uno comunista, entrambi onesti e che si dedicarono al bene della nostra piccola comunità, fin quando non arrivò il rullo compressore di Mani Pulite (che forse tanto pulite non furono) che sconvolse anche la vita politica di Turbigo. Si ebbero delle ingiuste carcerazioni a San Vittore, e poi tutti furono liberati, assolti e indennizzati per la loro, ingiusta e ingiustificabile, detenzione.
Arrivarono poi nuovi uomini e nuovi amministratori, che fecero del loro meglio per ricomporre i cocci. Forse, il frutto migliore di quegli anni fu proprio Christian Garavaglia che, senza ombre e sospetti,  si è seduto per 24 anni in consiglio comunale e per due mandati fu il sindaco di Turbigo.
Christian Garavaglia è un economista, docente universitario di Economia Industriale all’Università di Milano-Bicocca e insegnante di Analisi Industriale all’Università Bocconi a Milano e Microeconomia all’Università Cattaneo LIUC a Castellanza. Giovanissimo, divenne docente universitario, senza alcuna spinta o favore, e si è sempre dedicato alla politica. Attualmente è il responsabile regionale del Dipartimento della Formazione di Fratelli d’Italia e sarà candidato alle elezioni regionali del 12-13 Febbraio nel collegio di Milano e provincia.
Con lui, questa volta, la politica non ha fallito: ha attratto un uomo degno e competente che, se fosse stato un egoista, si sarebbe dedicato solo al proprio lavoro e alla propria famiglia, invece di rischiare e di mettersi in gioco.
Chi qui scrive risiede in Veneto e, purtroppo, non potrà votarlo. Ma mi sento in dovere di presentare il suo nome a tutti gli amici e conoscenti di Lombardia.
Passata la sbornia dei 5stelle e di altri personaggi improvvisati, per i quali, secondo Grillo “uno vale l’altro”, è tempo di tornare con i piedi a terra e affidare il governo della Regione Lombardia, e della Nazione, a persone di buona volontà, ricche di esperienza e di intelligenza, virtù che abbondano nel nostro Christian, perché, come scriveva Luigi Einaudi “per legislare bisogna conoscere”.
Angelo Paratico
Ecco dove finiscono i finanziamenti all’Ucraina: arrestato il vice ministro Vasyl Lozynsky

Ecco dove finiscono i finanziamenti all’Ucraina: arrestato il vice ministro Vasyl Lozynsky

Pro e contro l'Euro

 

 

Il Presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky ha promesso di agire contro la corruzione, sulla scia del licenziamento di un funzionario per appropriazione indebita, sottolineando che l’attenzione alla guerra non lo distoglierà dall’affrontare questo problema, endemico nel suo Paese.

La corruzione affliggeva l’Ucraina molto prima che la Russia lanciasse la sua invasione alla fine di febbraio. E mentre la lotta contro la Russia è stata l’obiettivo principale del governo di Zelensky, la corruzione è rimasta una priorità – soprattutto mentre armi e aiuti del valore di centinaia di milioni di dollari affluiscono nel Paese e il prezzo degli sforzi di ricostruzione è stimato in miliardi.

Zelensky, che è salito al potere nel 2019 con la promessa di ripulire la corruzione e trovare un accordo pacifico con la Russia, ha riconosciuto nel suo discorso notturno di domenica che il governo “si concentra principalmente sulla difesa, sulla politica estera e sulla guerra”.

“Ma questo non significa che non veda o non senta ciò che viene detto nella società a diversi livelli” citando le questioni relative all’energia e agli appalti militari, affermando che il suo governo “prenderà le misure forti necessarie”. Zelensky ha detto di sperare che il licenziamento di un viceministro per corruzione avvenuto domenica mandi un “segnale a tutti coloro le cui azioni o comportamenti violano il principio di giustizia. Voglio che questo sia chiaro: non ci sarà alcun ritorno a quello che c’era in passato”.

I funzionari della difesa occidentali riuniti in Germania non sono riusciti a raggiungere un accordo per l’invio di carri armati all’Ucraina. Si è trattato di una battuta d’arresto per le speranze di Kiev di ricevere rapidamente le armi che il Presidente Volodymyr Zelensky ha definito cruciali per la prossima fase della guerra. Emergono varie fratture entro alla NATO: L’alleanza occidentale ha tenuto duro, ma i disaccordi sulla strategia per il prossimo anno e su ciò di cui l’Ucraina ha bisogno in vista di una grande offensiva in primavera stanno emergendo pubblicamente.

Un elicottero si è schiantato in una palla di fuoco in un sobborgo di Kiev, uccidendo un membro del gabinetto del signor Zelensky e più di una dozzina di altre persone, e assestando un colpo alla leadership bellica dell’Ucraina. Lunedì, nel suo discorso notturno, Zelensky ha annunciato che d’ora innanzi sarà vietato ai funzionari governativi di viaggiare all’estero, per vacanza o per qualsiasi altro scopo non governativo, e che una procedura di attraversamento delle frontiere per i funzionari sarà decisa entro pochi giorni. Mentre il signor Zelensky non ha fatto il nome del funzionario licenziato, il Ministero delle Infrastrutture ucraino lo ha identificato come Vasyl Lozynsky, un viceministro. Il suo licenziamento è avvenuto dopo che la principale agenzia anticorruzione dell’Ucraina e l’ufficio del procuratore anticorruzione hanno “smascherato e fermato le attività di un gruppo criminale organizzato coinvolto nell’appropriazione indebita di fondi di bilancio”, secondo Oleksandr Kubrakov, ministro delle infrastrutture dell’Ucraina. L’agenzia, l’Ufficio Nazionale Anticorruzione dell’Ucraina, ha detto che il signor Lozynsky faceva parte di quel gruppo ed era stato smascherato mentre riceveva una tangente di 400.000 di dollari destinati a finanziare attrezzature e servizi. Pare che molti funzionari, oltre al vice ministro, siano già stati arrestati.

Perché Zelenski ci è così antipatico?

Perché Zelenski ci è così antipatico?

 

 

Il presidente ucraino Zelensky fu eletto con una piattaforma elettorale nella quale egli prometteva uno stabile accomodamento e la pace con la Russia. Non ha realizzato questo programma, a quanto pare, ma il suo contrario: l’Ucraina giace in rovina. Certo, l’invasore è Putin, non Zelensky, ma Putin aveva ammassato migliaia di carri armati alla frontiera con l’Ucraina e si era mosso in modo minaccioso. A un certo punto i servizi segreti statunitensi informarono Zelensky che i russi avrebbero lanciato un’invasione, ma egli disse che ciò era impossibile.

Se Zelensky fosse stato meno stupido e avesse avvertito il pericolo reale che l’invasione ci sarebbe stata davvero, avrebbe potuto manovrare in maniera diversa a livello internazionale, invece di ignorare il pericolo. Si dice che per litigare bisogna essere in due. Forse sarebbe bastato dichiarare pubblicamente che non sarebbero mai entrati nella NATO e che non avrebbero mai più compiuto manovre congiunte con la NATO (ne hanno tenute ben 3 nel 2021). Come ulteriore rassicurazione avrebbe potuto accettare la cessione della Crimea, una regione che con l’Ucraina c’entra come i cavoli a merenda, ma per la quale i russi hanno combattuto varie guerre nei secoli passati, una anche contro i piemontesi, mandati da Cavour. La decisione di collegare la Crimea all’Ucraina fu presa da Kruscev, per incomprensibili motivi, in un periodo in cui l’Ucraina era parte dell’Unione Sovietica e nel quale tutti pensavano che sarebbe durata per mille anni.

L’Ucraina non potrà mai battere la Russia e dato che, di solito, i russi vincono le loro guerre in inverno, è probabile che il martellamento delle posizioni ucraine durerà ancora a lungo e verrà seguito da un attacco russo a tenaglia, forse anche con il coinvolgimento della Bielorussia, che chiuderà in una sacca Kiev. Così, quando l’Ucraina sarà ridotta in un gigantesco cumulo di macerie, Zelensky o chi per lui, dovranno comunque sedersi a un tavolo e accettare la resa.

Questa guerra pare una ripetizione dell’inizio del II conflitto mondiale, quando Chamberlain diede un assegno in bianco alla Polonia, a quel tempo guidata da uomini che non fecero abbastanza per fermare Hitler, credendo di potergli tenere testa e si fecero forti della bancabilità dell’assegno che portavano in tasca. L’assegno lo mandarono all’incasso e la Gran Bretagna e la Francia furono costrette a onorarlo. Il maldestro tentativo di Zelensky di addossare la responsabilità alla Russia, per il missile caduto in Polonia, dovrebbe aprire gli occhi di tutti coloro che non vogliono veder morire i propri figli per Danzica.

Angelo Paratico

Alessandro Zehentner: Jus Sanguinis, la lista unitaria del CentroDestra unito (Salvini-Berlusconi-Meloni) a difesa dei nostri diritti e dei nostri doveri

Alessandro Zehentner: Jus Sanguinis, la lista unitaria del CentroDestra unito (Salvini-Berlusconi-Meloni) a difesa dei nostri diritti e dei nostri doveri

In questi ultimi giorni di campagna elettorale all’estero (le schede stanno per arrivare a tutti per via postale) assistiamo ad una curiosa negazione dei fatti accaduti negli ultimi 4 anni e mezzo da parte della totalità dei candidati delle sinistre italiane.
Un improvviso vuoto di memoria sul tema JUS SANGUINIS ha colpito i candidati lettiani e contiani, le sinistre (PD e Movimento 5 Stelle) si sono dimenticati che i loro partiti hanno recentemente presentato Disegni di Legge che prevedevano la forte riduzione (a 2 generazioni) o la completa cancellazione della trasmissione di cittadinanza italiana per JUS SANGUINIS.
Se le loro proposte di legge fossero state approvate il contraccolpo per milioni di italiani residenti all’estero sarebbe stato terribile, violentissimo, a moltissimi futuri nascituri italiani nati all’estero sarebbe stata negata la cittadinanza dei loro genitori, nonni o parenti italiani oltre il secondo grado.
La loro terribile colpa, per le sinistre, sarebbe stata quella di essere nati all’estero, di avere magari una seconda cittadinanza da un genitore non italiano, di essere nati su suolo estero oppure per l’avere un nonno o una nonna che si erano dimenticati di trascrivere l’atto di nascita del loro padre o della loro madre.
Puniti dalle sinistre per non essere stati considerati, molto probabilmente, futuri elettori di sinistra.
I disegni di legge del PD e del M5S sono stati discussi, all’interno della proposta di legge grimaldello sullo JUS SCHOLAE nel mese di Giugno 2022, poche settimane fa, e solo la caduta repentina del Governo Draghi ne ha determinato la (provvisoria) archiviazione.
Ora queste stesse sinistre chiedono il voto a tutti gli italiani emigrati all’estero, omettendo accuratamente di parlare della polpetta (giuridica avvelenata che avevano preparato loro per i loro discendenti. Alla vergogna non c’è limite, è proprio vero).
Il pericolo legato alla cancellazione delle norme che prevedono la trasmissione della Cittadinanza per JUS SANGUINIS, pericolo solo al momento scampato, va evitato votando per chi si è sempre battuto per la trasmissione della cittadinanza per linea parentale, votando pertanto per il CentroDestra e per chi si è SEMPRE BATTUTO per la difesa di questo sacrosanto diritto. Per noi, per i nostri figli e per i giovani italiani che verranno.
Personalmente mi sono sempre battuto per la difesa dello JUS SANGUINIS, l’ho fatto anche  (e ovviamente non solo) perché sono di famiglia istriana, l’ho fatto perché questa norma ha permesso nel recente passato a decine di migliaia di italiani nati in ISTRIA di ottenere la cittadinanza che fu dei loro padri e nonni.
Chiedo pertanto a tutti coloro che ritengano che i nostri diritti debbano essere difesi anche attraverso la storia dei candidati che negli anni hanno speso ogni loro energia per il loro credo e per le loro convinzioni di votare per la lista “Salvini-Berlusconi-Meloni” in ognuno delle quattro Circoscrizioni Elettorali all’estero (Europa, America del Nord, America del Sud e Oceania/Asia/Africa).
Per quanto riguarda l’Europa, chiedo anche di apporre nella scheda celeste per il SENATO la preferenza personale, a fianco del simbolo previamente barrato, scrivendo il mio cognome ZEHENTNER.
Sono momenti storici, votiamo e facciamo votare la lista “Salvini-Berlusconi-Meloni” anche dai nostri figli più giovani, spieghiamo loro ne va del loro futuro.
Alessandro Zehentner
Candidato al Senato in Europa per la lista “Salvini-Berlusconi-Meloni”
Mario Draghi & C. non si preoccupano degli Stinger che mandiamo in Ucraina?

Mario Draghi & C. non si preoccupano degli Stinger che mandiamo in Ucraina?

Leggero (10 chili) e relativamente semplice da usare, il FIM-92 Stinger è un missile terra-aria a puntamento passivo agli infrarossi. Può essere lanciato con un lanciatore spalleggiabile da un singolo uomo. Il FIM-92B ha una gittata efficace di circa 4 km e un’altezza massima di 3 km. Esistono tre varianti principali attualmente in uso: lo Stinger base, lo STINGER-Passive Optical Seeker Technique (POST) e lo STINGER-Reprogrammable Microprocessor (RMP).

L’amministrazione Reagan fornì gli Stinger ai combattenti anticomunisti dell’UNITA nei tardi anni ottanta e agli afghani per contrastare i Sovietici. In entrambi i casi, gli sforzi per recuperare i missili dopo la fine delle ostilità risultarono inefficaci. Secondo alcune speculazioni la ragione per cui gli Stinger non furono usati in attacchi successivi è che le batterie necessarie per far funzionare i lanciatori si sono esaurite. 16 di questi finirono nelle mani dell’Iran che ne acquisì la tecnologia. Il costo di uno stinger si aggira oggi intorno ai 200.000 euro al pezzo. Può essere sparato da un soldato che ha ricevuto solo una infarinatura tecnica. Dopo che è uscito dal suo tubo di lancio ricerca automaticamente i raggi infrarossi emessi dal motore di un aereo o di un elicottero.

Distribuire a pioggia questi ordigni, senza essere certi di in che mani finiranno è davvero una forma di follia collettiva, oltretutto contraria alla Costituzione, anche perché potrebbero essere acquisiti da organizzazioni terroristiche che potrebbero così abbattere un jet civile in fase di atterraggio o decollo. Oppure potrebbero lanciarlo su altri obiettivi civili, ponti e edifici.

Inoltre, la loro efficacia contro a jet ed elicotteri da combattimento moderni si è ridotta nel tempo, dato che sono tutti provvisti di flares e false sorgenti di calore che vengono emessi automaticamente per far perdere l’orientamento al razzo, che pure viaggia a velocità supersonica. Gli Ucraini potevano e possono ancora essere aiutati in maniera diversa.

 

I russi stanno per attaccare Kiev

I russi stanno per attaccare Kiev

 

Nelle prossime ore i carri armati e l’artiglieria russi attaccheranno Kiev, la capitale dell’Ucraina. I satelliti mostravano una fila lunga 60 chilometri di carri armati e veicoli in movimento che circonda Kiev.

I funzionari russi hanno detto il 1 marzo che l’esercito lancerà attacchi a siti a Kiev, la più grande città dell’Ucraina, dopo che l’Ucraina ha accusato la Russia di esplosioni nella sua seconda città più grande.

Il ministero della Difesa russo afferma che i militari colpiranno i siti di Kiev appartenenti ai servizi di sicurezza dell’Ucraina e un’unità di operazioni speciali, secondo le agenzie di stampa statali.

Il ministero ha detto che gli attacchi erano volti a contrastare “attacchi informatici contro la Russia”, invitando gli ucraini a evacuare le aree intorno ai siti. Catturare Kiev, che ha circa 2,8 milioni di abitanti, è un obiettivo principale dell’esercito russo, secondo i funzionari ucraini, americani e britannici.

“Per il nemico, Kyiv è l’obiettivo chiave”, ha detto in un messaggio durante la notte il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che è rimasto nella capitale a guidare gli ucraini. “Li neutralizzeremo tutti”. Le truppe russe hanno sparato con l’artiglieria contro Kiev e la città portuale meridionale di Mariupol, mentre la parte ucraina ha abbattuto aerei militari russi intorno alla capitale, ha detto il consigliere presidenziale Oleksiy Arestovych in un briefing. L’Ucraina ha anche riferito di attacchi a Charkiv, la seconda città più grande del paese.

Il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba ha detto che “barbari attacchi missilistici russi” hanno preso di mira la centrale Piazza della Libertà e i quartieri residenziali di Charkiv, nel sesto giorno dell’invasione russa dell’Ucraina. Kuleba ha accusato il presidente russo Vladimir Putin di compiere crimini di guerra. I civili sono stati segnalati tra le decine di persone uccise a Charkiv, secondo l’Ucraina.Un video condiviso da funzionari ucraini ha mostrato una massiccia palla di fuoco e grandi pennacchi di fumo nero che sembravano avvolgere diverse auto civili.

Il capo della regione di Charkiv, Oleg Synegubov, ha detto che gli attacchi missilistici hanno colpito aree residenziali.

“Tali attacchi sono un genocidio del popolo ucraino, un crimine di guerra contro la popolazione civile! Ha detto Synegubov, notando che la difesa della città stava ancora tenendo.

Le forze russe sono entrate per la prima volta a Charkiv domenica mattina, ma il sindaco di Charkiv ha detto che l’Ucraina ha ripreso il controllo della città in serata. Oksana Markarova, l’ambasciatore ucraino negli Stati Uniti, ha detto dopo aver incontrato i membri del Congresso a Washington che i russi hanno usato una bombe a grappolo, oltre ai missili.

“Oggi hanno usato la bomba che in realtà è vietata dalle convenzioni di Ginevra. Quindi, sapete, la devastazione che la Russia sta cercando di infliggere all’Ucraina è grande. Ma noi ucraini resisteremo. Stiamo difendendo la nostra casa. Non abbiamo altre opzioni. Non ci stancheremo. Non ci fermeremo. Non ci arrenderemo”, ha detto.

“L’esercito russo non occupa il territorio ucraino; prende tutte le misure per preservare la vita e la sicurezza dei civili. Vorrei sottolineare che gli scioperi sono effettuati solo su obiettivi militari e utilizza esclusivamente armi di precisione”, ha detto Sergei Shoigu, ministro della difesa russo, in un briefing a Mosca.

“Le forze russe, durante le operazioni speciali, non conducono alcun attacco contro infrastrutture civili o aree residenziali; questo è fuori questione. Stiamo parlando solo della smilitarizzazione dell’Ucraina e delle strutture militari. Non dobbiamo dimenticare che nella maggior parte dei casi che voi tirate in ballo, sono gli spari di questi gruppi nazionalisti”, ha aggiunto Dmitry Peskov, portavoce di Putin. La Corte penale internazionale sta cercando l’approvazione per indagare sui presunti crimini di guerra commessi dalla Russia in Ucraina. I funzionari russi hanno sostenuto che la parte ucraina sta usando i civili come scudi umani e hanno collocato le armi, compresi i mortai, nei cortili degli edifici residenziali e vicino alle scuole. Peskov ha anche sottolineato che le sanzioni imposte dagli Stati Uniti e da altri paesi non cambieranno il corso della Russia in Ucraina. La Russia dice che sta cercando di “denazificare” l’Ucraina e che l’ha invasa perché il paese vicino non rispettava i patti raggiunti anni fa. L’Ucraina dice che l’invasione non è giustificata e ha chiesto a Putin di ordinare il ritiro completo delle truppe. I colloqui per il cessate il fuoco sono terminati il 28 febbraio senza risultati immediati. Un secondo round, hanno riferito i media ucraini, è stato fissato per il 2 marzo.

 

Primo Round dello scontro diplomatico fra Russia e Ucraina. Questo è il risultato.

Primo Round dello scontro diplomatico fra Russia e Ucraina. Questo è il risultato.

Medisky

I negoziati tra funzionari russi e ucraini in un paese terzo il 28 febbraio non hanno prodotto alcun risultato, questo hanno detto negoziatori dopo la conclusione dei colloqui.

Il presidente russo Vladimir Putin e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky hanno inviato dei propri uomini di fiducia come intermediari, mentre le forze russe e ucraine continuano a combattere in Ucraina, anche vicino alla capitale, Kiev. I negoziati si sono tenuti in Bielorussia, un apese che ha consentito alle forze russe di transitare durante la guerra.

Mykhailo Podolyak, un consigliere di Zelensky, ha detto ai giornalisti dopo il termine dei colloqui che l’obiettivo primario era quello di discutere un cessate il fuoco.

“Le parti hanno determinato diversi argomenti prioritari sui quali sono state previste alcune decisioni”, ha detto Podolyak. “Le parti stanno tornando alle loro capitali per avere la possibilità di attuare queste decisioni. Le due parti hanno discusso della possibilità di tenere nel più breve tempo possibile un secondo round di negoziati durante le quali queste questioni saranno sviluppate praticamente”.

Podolyak ha poi scritto su Twitter: “I negoziati sono difficili. Tuttavia, senza alcun ultimatum. Purtroppo, la parte russa è ancora estremamente prevenuta riguardo ai processi distruttivi che ha lanciato”.

Vladimir Medinsky, che tempo fa era stato accusato di plagio delle sua tesi dottorale, guidava la delegazione russa. Egli ha detto che i colloqui di cinque ore hanno incluso la ricerca di punti di accordo anche non specificati dell’ordine del giorno e un accordo per continuare i negoziati.

“Il prossimo incontro avrà luogo nei prossimi giorni al confine polacco-bielorusso. C’è già un accordo rilevante. Prima dell’incontro, entrambe le delegazioni, o meglio i leader di entrambe le delegazioni, si consulteranno con i presidenti dei loro paesi riguardo alle loro posizioni negoziali”, ha detto Medinsky.

Il capo della delegazione russa Vladimir Medinsky e il negoziatore ucraino Mikhailo Podolyak, hanno perlomeno posto dei deboli paletti. A Washington, Ned Price, un portavoce del Dipartimento di Stato americano, ha detto che gli Stati Uniti sostengono il tentativo dell’Ucraina di raggiungere una risoluzione diplomatica del conflitto, ma ha aggiunto che è difficile stringere un patto mentre i combattimenti sono in corso.

Le truppe russe, su ordine di Putin, sono entrate in Ucraina il 24 febbraio e si sono mosse verso Kiev nei giorni successivi. I combattimenti hanno avuto luogo intorno a Kiev, Charkiv e altre grandi città. Mentre i negoziati si svolgevano, altri funzionari sono apparsi alle Nazioni Unite a New York.

Sergiy Kyslytsya, l’ambasciatore ucraino all’ONU, ha detto ai rappresentanti riuniti che l’Assemblea Generale dell’ONU “dovrebbe essere ferma nel chiedere alla Federazione Russa di fermare la sua offensiva contro l’Ucraina come un atto di aggressione contro a uno stato sovrano e indipendente”.

L’assemblea dovrebbe chiedere alla Russia di ritirare immediatamente e incondizionatamente le sue truppe dall’Ucraina e annullare il riconoscimento di porzioni di Ucraina orientale come indipendenti, ha detto, così come riconoscere “il ruolo infido tenuto dalla Bielorussia” nel conflitto.

Nikolajevska in fiamme, dove i nostri alpini respinsero i russi

Vassily Nebenzia, ambasciatore della Russia alle Nazioni Unite, ha poi detto che la crisi è stata precipitata dalle azioni dell’Ucraina, tra cui la violazione degli obblighi previsti dall’accordo di Minsk raggiunto nel 2014.

“I nostri colleghi occidentali hanno spudoratamente inondato il paese di armi, hanno inviato al paese istruttori e hanno effettivamente incitato gli ucraini, che stanno affrontando un contingente militare forte di 120.000 unità, e li hanno spinti a impegnarsi in provocazioni armate contro il Donbas”, ha detto, riferendosi a una delle regioni, aggiungendo che l’esercito della Russia “non rappresenta una minaccia per i civili dell’Ucraina, non sta bombardando aree civili e zone e città dove le forze armate russe hanno preso il controllo, e queste aree vedono i cittadini vivere la loro vita normalmente.”

Non pare possibile che la Russia accetti nulla di meno della conferma del suo possesso della Crimea, della autonomia del Donbass e dell’esclusione della Nato dall’Ucraina. Solo sul resto si potrà discutere.

Spionaggio alla casa Bianca. I Clinton non la Russia.

Spionaggio alla casa Bianca. I Clinton non la Russia.

 

Le recenti scoperte di John Durham su Clinton sono state ignorate dai media mainstream.
I repubblicani hanno approfittato di un recente dossier presentato dal procuratore speciale John Durham che ha affermato che la campagna di Clinton e il Comitato Nazionale Democratico hanno cercato di infiltrarsi nei server della campagna di Trump e della Casa Bianca, sostenendo che i media mainstream stanno evitando di coprire le scoperte di Durham.

“Una società specializzata in investigazione in rete ha violato la Casa Bianca e spiato un presidente in carica. Questo dovrebbe preoccupare tutti. Ma i media tradizionali si rifiutano di coprirlo”, ha scritto il rappresentante Jim Jordan (R-Ohio) su Twitter. Il legislatore ha fatto commenti simili durante un’apparizione su Fox News il 14 febbraio.

“Sì, c’era lo spionaggio in corso, ed era peggio di quanto pensassimo, perché stavano spiando il presidente degli Stati Uniti”, ha detto Jordan a “Fox & Friends. “E questo arriva fino alla campagna della Clinton”.

La mozione di Durham dell’11 febbraio era collegata all’avvocato Michael Sussman, un ex avvocato di Perkins Coie che è stato accusato nel 2021 di aver mentito all’FBI quando avrebbe detto all’ufficio che non stava lavorando per la campagna di Hillary Clinton nel 2016, quando aveva dato all’agenzia documenti ormai smentiti che avrebbero collegato la Trump Organization a una banca russa. Sussmann ha negato di aver commesso errori e si è dichiarato non colpevole.

Nel frattempo, il rappresentante Michael Turner (R-Ohio) ha detto il 13 febbraio che l’indagine ha scoperto un “nuovo livello di corruzione” che solleva “gravi” preoccupazioni.”

Voglio dire, questa è una minaccia alla nostra stessa democrazia”, ha detto Turner a Fox News “Sunday Morning Futures”. “Non importa davvero di quale campagna politica si tratti o di quale partito politico si tratti. Questo è così sbagliato e le accuse di un tale livello di attività illegale che va direttamente alla nostra fede nel nostro governo che la verità deve essere trovata”. Sussmann, secondo le recenti scoperte “aveva raccolto e trasmesso le accuse all’FBI per conto di almeno due clienti specifici, tra cui un dirigente tecnologico (Tech Executive 1) di una società internet con sede negli Stati Uniti (Internet Company 1) e la campagna di Clinton”. I registri mostrano anche che ha “ripetutamente fatturato” la campagna per il suo lavoro riguardante le accuse intorno a Trump e alla banca russa.

“In relazione a questi sforzi, Tech Executive-1 ha sfruttato il suo accesso a dati Internet non pubblici e/o proprietari”. “Tech Executive-1 ha anche coinvolto l’assistenza dei ricercatori di un’università con sede negli Stati Uniti che stavano ricevendo e analizzando grandi quantità di dati Internet in relazione a un contratto di ricerca sulla sicurezza informatica del governo federale in sospeso”.

Durante lo scorso fine settimana, l’ex presidente Donald Trump ha rilasciato una dichiarazione dicendo che quanto scoperto da Durham conferma le sue affermazioni di lunga data che la sua campagna del 2016 e la sua presidenza sono state oggetto di una campagna di pressione diffusa diretta contro di lui perché nutre opinioni non ortodosse. Ha anche criticato i media per la loro copertura degli ultimi sviluppi.

“Mostra quanto siano totalmente corrotti e senza vergogna i media”, ha detto Trump nella dichiarazione. “Potete immaginare se i ruoli fossero stati invertiti e i repubblicani, in particolare il presidente Donald Trump, venissero sorpresi a spiare illegalmente l’ufficio del presidente? Si scatenerebbe l’inferno e la sedia elettrica verrebbe immediatamente tolta dal deposito. La buona notizia è che tutti stanno parlando non solo di questa atrocità contro la nostra nazione, ma che la stampa si rifiuta persino di menzionare il grande crimine che ha avuto luogo”.

L’ex Primo Ministro John Major disprezza Boris Johnson…per la BREXIT

L’ex Primo Ministro John Major disprezza Boris Johnson…per la BREXIT

 

I ragazzi di Downing Street stanno tremando nei loro mocassini Prada, mentre un altro missile è in arrivo. Questi ultimi razzi vengono lanciati da una squadra di ex-primi ministri o ministri amareggiati, uno di questi è Sir John Major. Lo ha fatto con un discorso al Institute for Government intitolato “In democracy we trust?”.

Sir John ha trascorso gran parte della sua spettacolarmente mediocre premiership lottando per salvaguardare la democrazia parlamentare britannica incatenata dalla apertamente antidemocratica Unione Europea. Ciononostante, egli cita i soliti  luoghi comuni della brigata anti-Boris: il primo ministro sta abbassando gli standard, minando la correttezza, dicendo bugie. Tutti conosciamo le parole familiari della loro canzoncina.

Ma nel salire tardivamente sul carrozzone scricchiolante anti-Boris per il partygate, Major sta almeno dimostrando una cosa che diventa più chiara di giorno in giorno: il coro di denuncia di Johnson e della sua amministrazione sembra avere meno a che fare con feste illecite, tracannatori di vino e mangiatori di torte, che con una vendetta per la Brexit.

A parte un paio di parlamentari, apertamente pro Brexit, per una strana coincidenza quasi l’intero coro di ex sostenitori di Boris che hanno presentato mozioni di sfiducia – o dicono di avere intenzione di farlo – provengono dall’ala pro EU del partito. E fuori dal parlamento sono i soliti sospetti, che non possono perdonare o dimenticare che Johnson è stato l’avanguardia della campagna Brexit.

Eppure, in un’altra  ironia, l’oggetto del loro disprezzo è uno di loro. Nato a New York, cresciuto a Bruxelles e residente da lungo tempo a nord di Londra, Johnson, come sindaco della capitale aveva un curriculum di valori liberali: a favore della diversità e dell’immigrazione, rilassato sulla morale sessuale e un ambientalista in bicicletta della più profonda tonalità verde. Come primo ministro, il governo che guida ha seguito un’agenda non conservatrice che dovrebbe scaldare il cuore di qualsiasi osservatore di sinistra, spruzzando i soldi come un vincitore di Formula Uno sul podio con lo champagne, tassando i ricchi, accumulando debiti, riducendo le forze armate, aprendo le frontiere agli immigrati, dunque cosa non piace?

La Brexit, ecco cosa! Combattendo ancora il loro vezzo di avere le cose a modo loro nell’ultimo mezzo secolo, vedono l’uomo che ci ha portato la Brexit come colui che ha tradito la causa preferita della loro casta. Solo per questo deve essere punito. Cercano non solo la rimozione di Johnson dall’incarico, ma la sua totale umiliazione.

Naturalmente, nessuno con un cervelletto anche solo mezzo funzionale può plausibilmente negare che il Primo ministro sia una canaglia, ciò che non capiscono è che è la loro canaglia, alzi la miglior canaglia che possano desiderare. Ma il comportamento che è stato un segreto aperto da quando Johnson ha ospitato “Have I Got News For You” difficilmente può essere arrivato come una sorpresa per gli agitatori. Ciò che li manda davvero a farfugliare alle loro tastiere per spruzzare i social media con la bile o stare in piedi e consegnare pii e pomposi luoghi comuni sulla democrazia ai think tank è il fatto che lui ha tratto profitto dalla sua mascalzonaggine politica.

I mediocri di questo mondo, uniti alle legioni della sinistra, che hanno sempre detestato Johnson, non possono sopportare che qualcuno che riassume nel suo personaggio sgualcito e finora popolare tutto ciò che loro non sono e saranno, dopo tutto l’orrore che gli hanno versato addosso, come Elton John, stia ancora in piedi. Dopo settimane di bombardamento prolungato con i proiettili più pesanti che i suoi nemici possano raccogliere, l’oggetto della loro giusta ira sta resistendo all’assedio dal bunker di Downing Street, cantando persino “Io sopravviverò!”.

Boris potrebbe avere ragione sul fatto che non stiamo assistendo agli ultimi giorni del suo potere. E quelli, come l’ex editore di Johnson, Max Hastings, che ha predetto che il Primo ministro potrebbe andarsene entro poche settimane, potrebbero ancora essere smentiti. Ma se il party gate farà cadere Boris, la sua partenza sarà imputabile meno al diluvio dell’alcool tracannato che alla bile contro la pecora nera che ha osato, per caso o per progetto, allontanarsi dal gregge e guidare il popolo fuori da quella prigione di mediocrità che è l’Europa Unita.

La Cina scopre gli oriundi

La Cina scopre gli oriundi

Zhu Yi

La Cina conta sugli atleti nati e addestrati negli Stati Uniti per dare un impulso alle medaglie d’oro olimpiche di Pechino.

La sciatrice Eileen Gu, nata a San Francisco, ha mandato in tilt  l’internet cinese dopo aver vinto l’oro per la Cina al suo debutto alle Olimpiadi invernali di Pechino, la prima di tre medaglie che spera di rivendicare per conto del Paese d’origine di sua madre (pur usando il cognome materno).

“Il futuro è luminoso” per Gu e i suoi compagni di squadra, si legge in una lettera dell’8 febbraio del China’s Winter Sports Administrative Center, che si congratula con loro per aver ottenuto il primo oro cinese sulla neve. Una espressione usata da Mao Tzetung.

“Portare più gloria al Partito e al popolo”, la lettera esorta la squadra. Sul sito cinese Sina Weibo, l’effusione di adulazione dai fan cinesi per la campionessa di 18 anni, che è elencato nel programma olimpico come Gu Ailing, temporaneamente sovraccaricato il sito.

“Papà laureato ad Harvard, mamma alla Peking University e Stanford, nonna atleta, lei stessa bella e pure elegante”, ha detto un post che è stato condiviso 115.000 volte.

L’accoglienza alla performance di Gu contrasta nettamente con l’intenso scrutinio affrontato da Zhu Yi, la pattinatrice che ha rinunciato alla sua cittadinanza statunitense e cambiato il suo nome da Beverly a Yi dopo aver deciso di competere per la Cina nel 2018.

Zhu Yi, della Cina, compete nella gara di pattinaggio a squadre del programma femminile alle Olimpiadi invernali 2022, a Pechino, il 6 febbraio 2022.
Solo un anno più anziana di Gu e anche nata in California, Zhu è stata derisa sui social media cinesi per aver pianto dopo essere caduta durante la sua gara, trascinando giù la squadra cinese finita al quinto posto dal terzo nella gara a squadre.

“Smettila di piangere, voglio piangere anch’io”, ha scritto un utente cinese di Weibo, con altri che deridono il suo cinese parlato e le consigliano di “tornare in America”.

Gu e Zhu sono tra le decine di atleti nati e cresciuti in Nord America che Pechino ha arruolato per sostenere il suo successo olimpico, soprattutto negli sport che storicamente non l’hanno vista primeggiare. Ma la disparità nelle risposte che la coppia ha ricevuto dimostra che il pubblico cinese può essere spietato se le prestazioni di un atleta adottato non all’altezza delle aspettative.La Cina scommette sugli atleti nati negli Stati Uniti per aumentare la medaglia d’oro olimpica di Pechino DriveChina paga gli influencer dei social media degli Stati Uniti per promuovere le Olimpiadi di Pechino, notizie “positive” USA-Cina
L’unità di reclutamento è forse più notevole tra le squadre di hockey su ghiaccio della Cina, con 28 atleti nati all’estero tra i 48 giocatori, fra uomini e donne.

Tutti loro stanno usando nomi cinesi, tra cui il difensore americano cinese Jake Chelios, figlio dell’Hockey Hall of Famer Chris Chelios, che ha trascorso le sue ultime tre stagioni con la Kunlun Red Star, una squadra di proprietà cinese nella Kontinental Hockey League della Russia. In Cina, è conosciuto come Jieke Kailiaosi (la traslitterazione cinese del suo nome).

“Il mio nuovo nome? Lo adoro. È figo. Fa parte dell’esperienza. Da quando sono qui, tutto è nuovo per me, e questa è la parte eccitante del giocare all’estero”, ha detto Chelios durante un allenamento, il 5 febbraio.

Ha però riconosciuto che il suo vocabolario cinese consiste solo di “due o tre parole”. “Ho fatto sei anni di spagnolo al liceo. Non ho potuto nemmeno imparare quello, così non ho nemmeno potuto provare con il cinese,” ha detto.

Un momento imbarazzante è arrivato quando il portiere Kimberly Newell, nato a Vancouver, che usa un nome e cognome cinese, ha detto che “non le era permesso di parlare in inglese” durante un’apparizione nei media il 6 febbraio e ha lasciato parlare il suo assistente. Zhou, la cui madre è nata in Cina, parla benissimo in inglese, mandarino e francese, secondo la sua biografia olimpica. L’aiutante ha dovuto parlare a Zhou più volte durante la traduzione.

Gu, attualmente la più grande stella olimpica della Cina, è stata anche attenta a ciò che ha rivelato al pubblico. In una conferenza stampa dopo la sua vittoria l’8 febbraio, Gu ha schivato le domande una mezza dozzina di volte sul fatto che lei è ancora un cittadino degli Stati Uniti, dato che la Cina non consente la doppia cittadinanza.

“Mi sento sicuramente come se fossi tanto americana quanto cinese. Sono americana quando sono negli Stati Uniti, e sono cinese quando sono in Cina”, ha detto, quando un giornalista l’ha incalzata due volte. Ha sottolineato che stava usando lo sport come “una forza per l’unità” e non una “forza divisiva”, una linea che riecheggia le narrazioni utilizzate da Pechino per deviare le critiche esterne.

“Le cose stanno così: non sto cercando di rendere felice nessuno. Sono una ragazza di 18 anni che vive la parte migliore della sua vita migliore. Mi sto divertendo molto”, ha detto Gu. Ha aggiunto che ha un “buon cuore” e sta prendendo decisioni “per il bene comune”.

“Non ho intenzione di sprecare il mio tempo cercando di placare persone che sono, uno, non istruite, e, due, probabilmente non proveranno mai il tipo di gioia e gratitudine e solo amore che io ho la grande fortuna di sperimentare ogni giorno”, ha detto.

“Se la gente non mi crede e se non piaccio alla gente, allora è una loro perdita. Non vinceranno mai le Olimpiadi”.

La tennista Peng Shuai era tra il pubblico che guardava Gu competere l’8 febbraio. Peng, la cui scomparsa dagli occhi del pubblico per diverse settimane a seguito di un post sui social media di novembre, in cui affermava di essere stata aggredita sessualmente da un alto funzionario del partito comunista cinese, ha suscitato preoccupazione a livello internazionale, indossava un berretto nero a maglia con anelli olimpici bianchi e una giacca nera con una bandiera cinese. Ha applaudito spesso, di tanto in tanto annuendo e salutando la telecamera.

Gli organismi internazionali restano preoccupati per la sicurezza e il benessere di Peng nonostante la sua riapparizione, credendo che le sue apparizioni e dichiarazioni siano strettamente controllate dalle autorità cinesi. In una storia pubblicata il 7 febbraio, Peng ha ritrattato le sue accuse durante un’intervista sorvegliata con il giornale francese L’Equipe all’interno dello scenario olimpico, annunciando anche il suo ritiro dallo sport.

Interrogato sulla situazione di Peng, Gu ha evitato la domanda, rispondendo che era un “grande onore” che lei “prestasse attenzione a piccoli sport di nicchia come il freeski”.

“Sono davvero grato che lei è … sì, sia felice e sana e qui fuori e fare le sue cose di nuovo,” ha detto.

Alla cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Pechino, Gu era “estremamente felice” di indossare l’abito – con il rosso usato nella bandiera del Partito Comunista Cinese – per la delegazione sportiva cinese, ha detto, aggiungendo che voleva portarlo a casa per poterlo indossare ancora in futuro.