Mario Draghi & C. non si preoccupano degli Stinger che mandiamo in Ucraina?
Leggero (10 chili) e relativamente semplice da usare, il FIM-92 Stinger è un missile terra-aria a puntamento passivo agli infrarossi. Può essere lanciato con un lanciatore spalleggiabile da un singolo uomo. Il FIM-92B ha una gittata efficace di circa 4 km e un’altezza massima di 3 km. Esistono tre varianti principali attualmente in uso: lo Stinger base, lo STINGER-Passive Optical Seeker Technique (POST) e lo STINGER-Reprogrammable Microprocessor (RMP).
L’amministrazione Reagan fornì gli Stinger ai combattenti anticomunisti dell’UNITA nei tardi anni ottanta e agli afghani per contrastare i Sovietici. In entrambi i casi, gli sforzi per recuperare i missili dopo la fine delle ostilità risultarono inefficaci. Secondo alcune speculazioni la ragione per cui gli Stinger non furono usati in attacchi successivi è che le batterie necessarie per far funzionare i lanciatori si sono esaurite. 16 di questi finirono nelle mani dell’Iran che ne acquisì la tecnologia. Il costo di uno stinger si aggira oggi intorno ai 200.000 euro al pezzo. Può essere sparato da un soldato che ha ricevuto solo una infarinatura tecnica. Dopo che è uscito dal suo tubo di lancio ricerca automaticamente i raggi infrarossi emessi dal motore di un aereo o di un elicottero.
Distribuire a pioggia questi ordigni, senza essere certi di in che mani finiranno è davvero una forma di follia collettiva, oltretutto contraria alla Costituzione, anche perché potrebbero essere acquisiti da organizzazioni terroristiche che potrebbero così abbattere un jet civile in fase di atterraggio o decollo. Oppure potrebbero lanciarlo su altri obiettivi civili, ponti e edifici.
Inoltre, la loro efficacia contro a jet ed elicotteri da combattimento moderni si è ridotta nel tempo, dato che sono tutti provvisti di flares e false sorgenti di calore che vengono emessi automaticamente per far perdere l’orientamento al razzo, che pure viaggia a velocità supersonica. Gli Ucraini potevano e possono ancora essere aiutati in maniera diversa.
Primo Round dello scontro diplomatico fra Russia e Ucraina. Questo è il risultato.
I negoziati tra funzionari russi e ucraini in un paese terzo il 28 febbraio non hanno prodotto alcun risultato, questo hanno detto negoziatori dopo la conclusione dei colloqui.
Il presidente russo Vladimir Putin e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky hanno inviato dei propri uomini di fiducia come intermediari, mentre le forze russe e ucraine continuano a combattere in Ucraina, anche vicino alla capitale, Kiev. I negoziati si sono tenuti in Bielorussia, un apese che ha consentito alle forze russe di transitare durante la guerra.
Mykhailo Podolyak, un consigliere di Zelensky, ha detto ai giornalisti dopo il termine dei colloqui che l’obiettivo primario era quello di discutere un cessate il fuoco.
“Le parti hanno determinato diversi argomenti prioritari sui quali sono state previste alcune decisioni”, ha detto Podolyak. “Le parti stanno tornando alle loro capitali per avere la possibilità di attuare queste decisioni. Le due parti hanno discusso della possibilità di tenere nel più breve tempo possibile un secondo round di negoziati durante le quali queste questioni saranno sviluppate praticamente”.
Podolyak ha poi scritto su Twitter: “I negoziati sono difficili. Tuttavia, senza alcun ultimatum. Purtroppo, la parte russa è ancora estremamente prevenuta riguardo ai processi distruttivi che ha lanciato”.
Vladimir Medinsky, che tempo fa era stato accusato di plagio delle sua tesi dottorale, guidava la delegazione russa. Egli ha detto che i colloqui di cinque ore hanno incluso la ricerca di punti di accordo anche non specificati dell’ordine del giorno e un accordo per continuare i negoziati.
“Il prossimo incontro avrà luogo nei prossimi giorni al confine polacco-bielorusso. C’è già un accordo rilevante. Prima dell’incontro, entrambe le delegazioni, o meglio i leader di entrambe le delegazioni, si consulteranno con i presidenti dei loro paesi riguardo alle loro posizioni negoziali”, ha detto Medinsky.
Il capo della delegazione russa Vladimir Medinsky e il negoziatore ucraino Mikhailo Podolyak, hanno perlomeno posto dei deboli paletti. A Washington, Ned Price, un portavoce del Dipartimento di Stato americano, ha detto che gli Stati Uniti sostengono il tentativo dell’Ucraina di raggiungere una risoluzione diplomatica del conflitto, ma ha aggiunto che è difficile stringere un patto mentre i combattimenti sono in corso.
Le truppe russe, su ordine di Putin, sono entrate in Ucraina il 24 febbraio e si sono mosse verso Kiev nei giorni successivi. I combattimenti hanno avuto luogo intorno a Kiev, Charkiv e altre grandi città. Mentre i negoziati si svolgevano, altri funzionari sono apparsi alle Nazioni Unite a New York.
Sergiy Kyslytsya, l’ambasciatore ucraino all’ONU, ha detto ai rappresentanti riuniti che l’Assemblea Generale dell’ONU “dovrebbe essere ferma nel chiedere alla Federazione Russa di fermare la sua offensiva contro l’Ucraina come un atto di aggressione contro a uno stato sovrano e indipendente”.
L’assemblea dovrebbe chiedere alla Russia di ritirare immediatamente e incondizionatamente le sue truppe dall’Ucraina e annullare il riconoscimento di porzioni di Ucraina orientale come indipendenti, ha detto, così come riconoscere “il ruolo infido tenuto dalla Bielorussia” nel conflitto.
Vassily Nebenzia, ambasciatore della Russia alle Nazioni Unite, ha poi detto che la crisi è stata precipitata dalle azioni dell’Ucraina, tra cui la violazione degli obblighi previsti dall’accordo di Minsk raggiunto nel 2014.
“I nostri colleghi occidentali hanno spudoratamente inondato il paese di armi, hanno inviato al paese istruttori e hanno effettivamente incitato gli ucraini, che stanno affrontando un contingente militare forte di 120.000 unità, e li hanno spinti a impegnarsi in provocazioni armate contro il Donbas”, ha detto, riferendosi a una delle regioni, aggiungendo che l’esercito della Russia “non rappresenta una minaccia per i civili dell’Ucraina, non sta bombardando aree civili e zone e città dove le forze armate russe hanno preso il controllo, e queste aree vedono i cittadini vivere la loro vita normalmente.”
Non pare possibile che la Russia accetti nulla di meno della conferma del suo possesso della Crimea, della autonomia del Donbass e dell’esclusione della Nato dall’Ucraina. Solo sul resto si potrà discutere.