La vera storia di San Valentino, la festa degli innamorati?

La vera storia di San Valentino, la festa degli innamorati?

La genesi della festa di San Valentino, è frutto di una antica censura. Nell’anno 496 l’allora papa Gelasio I volle porre fine a quegli antichi riti pagani dedicati al dio della fertilità Luperco e che, nonostante l’impero fosse già caduto e fossero sottoposti al re dei Goti, Teodorico, un certo senatore Andromaco volle resuscitare quelle sacre celebrazioni. Infatti, i lupercalia comprendevano, mascherate, cortei, e giornate in cui i servi prendevano il posto dei padroni e viceversa, con l’intento di innescare un processo di rinascita che riportasse al caos primigenio. Parte di queste manifestazioni ritualistiche e orgiastiche sono sopravvissute fino a oggi, nelle tradizioni del Carnevale. L’apice delle celebrazioni vedeva giovinetti nodi, cosparsi col sangue di pecore sacrificate, che correvano attorno al Palatino, toccavano con dei rami tutte le donne nude che offrivano i propri corpi. Per “creare” una festa pudica dell’amore, Papa Gelasio I decise di spostarla al giorno precedente il 14 febbraio – dedicato appunto a San Valentino – trasformandolo in un certo modo nel protettore degli innamorati. Esistevano però molti Santi di nome Valentino nel martirologio romano e, a parte il fatto che tutti furono martiri, non si sa molto di loro. Il più noto fu San Valentino da Terni, morto nel 176 per mano dell’imperatore Claudio II, e che si disse essere un protettore degli innamorati. Li guidava verso il matrimonio e li incoraggiava a mettere al mondo dei figli. La letteratura religiosa (e non storica) descrive il santo come guaritore degli epilettici, degli apicultori e difensore delle storie d’amore. Si racconta, a esempio, che abbia messo pace tra due fidanzati che litigavano, offrendo loro una rosa.

Sebbene la figura di san Valentino sia nota anche per il messaggio d’amore portato da questo santo, l’associazione specifica con l’amore romantico e gli innamorati è quasi certamente posteriore, e la questione della sua origine è controversa, ma certamente originaria del Nord Europa. Da là, infatti, origina il vezzo di chiamare “valentina” la propria amante. La più antica di cui sia rimasta traccia  fu scritta da Carlo D’Orleans  detenuto nella Torre di Londra dopo la sconfitta alla battaglia di Agincourt del 1415. Carlo si rivolse a sua moglie Bonne di Armagnac con le parole: Je suis desja d’amour tanné, ma tres doulce Valentine.

Successivamente, nell’Amleto di Shakespeare (1601), durante la scena della pazzia di Ofelia (scena V dell’atto IV), la fanciulla canta, ormai delusa e imbrogliata: “Domani è san Valentino e, appena sul far del giorno, io che son fanciulla busserò alla tua finestra, voglio essere la tua Valentina“.