Una grande storia di vita e d’amore. Maurizio Amaro, veronese, presenterà il suo libro a Quinzano, presso alla Sala Garonzi. La sua opera è basata sulla vita di suo padre e di sua madre. Si conobbero nel 1936, a un ballo e poi lui, giovane ufficiale, fu subito mandato in Africa. Poi arrivò la guerra. Fu fatto prigioniero e portato in India. Conobbe Heinrich Harrer e riuiscì a fuggire per qualche giorno. Dopo varie peripezie, tornò in Italia e sposò la ragazza con la quale era stato in contatto epistolare per tutti quegli anni. Proseguì poi la sua carriera nell’esercito italiano, sino a raggiungere il grado di Generale, prestando servizio presso alla Nato, in Germania.
L’appuntamento tenutosi alla Gran Guardia promosso da Italy Discovery.
Notevole successo, sia come presenza di pubblico sia come partecipazione di relatori qualificati del settore, ha riscontrato il convegno internazionale ospitato per due giorni alla Gran Guardia di Verona sul tema: ” La campagna italiana: straordinaria risorsa per il turismo ricettivo”. Appuntamento promosso da Italy Discovery, introdotto dal responsabile del progetto “ Italy Discovery & Countryside” Roberto Perticone, che ha visto tra gli altri la presenza del Ministro del Turismo Daniela Santanchè la quale ha sottolineato come “ questo è uno dei segmenti del settore sul quale possiamo investire perché può darci grandi soddisfazioni, considerato che dobbiamo diversificare dalle destinazioni turistiche classiche a quelle appunto rurali che poi comprendono anche i piccoli borghi che in Italia sono 5.600 offrendo peraltro il 90% delle eccellenze del settore enogastronomico”. Tra gli intervenuti l’assessore al turismo del Comune di Verona, Marta Ugolini e il sottosegretario all’Istruzione on. Paola Frassinetti, l’assessore regionale Elena Donazzan, l’on. Matteo Gelmetti, l’amministratore delegato di Enit Ivana Jelinic, il vice presidente della Camera di Commercio di Verona, Paolo Tosi, il presidente del gruppo giovani imprenditori di Confindustria Veneto Marco Dalla Bernardina, il ristoratore veronese e componente del gruppo di lavoro della Fisped onlus Antonio Leone e Leopoldo Ramponi per l’Associazione dei Ristoratori Veneto HoRe.Ca.
Un saluto è quindi giunto dal Presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, dal Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Ministro Urso e dal Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano. Tra le sessioni previste nell’ambito del convegno, anche quella delle associazioni Italiani nel Mondo a sostegno del progetto “ Italy Discovery” che hanno affrontato in particolare il tema dei percorsi territoriali di campagna quale risorsa inestimabile del turismo della radici. “ Il convegno ha ottenuto un grande successo in quanto è stato un felice incontro tra esperienze diverse tra le varie tipologie del mondo del turismo e le associazioni degli immigrati”, commenta il consigliere comunale di Verona di Fratelli d’Italia, Massimo Mariotti. Con l’obiettivo “di recuperare i valori culturali, artistici, architettonici ed anche ovviamente enogastronomici, il ritorno in patria di molti italiani che risiedono all’estero che potrebbero magari cogliere l’occasione per ristabilirsi nel nostro Paese”. Per Gianlugi Ferretti, membro del CGIE, “ di questi due giorni intensi tenutisi alla Gran Guardia ho apprezzato in maniera particolare la professionalità. Finalmente il turismo delle radici è stato affrontato da relatori di altissimo livello, ma questa è stata solo la prima tappa per cui nei prossimi appuntamenti si affronteranno nello specifico come poi concretizzare le idee che sono uscite dal convegno”.
Soddisfatto anche Luciano Corsi, presidente dell’associazione “Veronesi nel Mondo”, auspicando che “ ogni Regione possa replicare appuntamenti come quelli tenuti a Verona. E’ chiaro però che bisognerà lavorare anche per far conoscere località poco conosciute che finora non hanno avuto riscontri sotto il profilo mediatico e che invece meriterebbero maggior attenzione da parte dei turisti”.
Per Francesco Alfieri, rappresentante nel Liechtenstein delle associazioni straniere presenti sul territorio, “Oggi è emerso in maniera chiara che il turismo è una parte integrante dell’opera svolta dagli italiani nel mondo, perché, per un fattore emozionale ma anche culturale e conoscitivo, promuove all’estero l’interesse verso l’Italia deve essere un obiettivo primario. Io dico che dovrebbe anche sorgere un interesse per i corsi di lingua e cultura italiana, per le nuove generazioni, perché, così facendo, sensibilizziamo gli oriundi nati all’estero a scoprire la storia e le tradizioni della nostra Italia”.
Angelo Paratico, storico e romanziere, presenta il suo nuovo libro, pubblicato dalla Gingko Edizioni e intitolato “Mussolini in Giappone”. Si tratta di un romanzo breve, contenente una notevole quantità di riferimenti storici. Viene così esposta, per la prima volta la possibilità che l’uomo ucciso a Giulino di Mezzegra, il 28 aprile 1945, non fu Benito Mussolini, ma un sosia.
Questo spiegherebbe l’incoerenza di certi suoi comportamenti, nei suoi ultimi giorni e tutti i misteri che ancora circondano le circostanze della sua fine. Pare inspiegabile la sua scarsa lucidità nel prendere decisioni dopo Como, e il fatto che il suo viso apparve sfigurato già all’arrivo a Piazzale Loreto. E non si capisce perché venne fucilato di nascosto e non portato sul lungolago di Dongo, distante solo pochi chilometri e lì giustiziato, in bella vista, assieme agli altri gerarchi e a uno sfortunato autostoppista.
A Milano, il 25 aprile 1945, Mussolini ebbe varie opportunità per mettersi in salvo, ma non volle coglierle. Prima fra tutte quella di chiudersi nel Castello Sforzesco e attendere l’arrivo degli Alleati. I partigiani non disponevano di armi pesanti e non sarebbero mai riusciti a espugnarlo. Un’altra via di fuga, caldeggiata da Vittorio Mussolini, fu una corsa sino all’aeroporto di Ghedi, per salire su di un SM79 che lo avrebbe portato in Spagna. La Svizzera, contrariamente a ciò che si crede, non fu mai un’opzione, Mussolini sapeva che non lo avrebbero mai lasciato passare.
Sul tavolo stava anche un’altra via di fuga, assai più complessa e per la quale la segretezza più assoluta era una condizione indispensabile. Questa prevedeva l’utilizzo di un sommergibile. Tale piano era stato approntato da Enzo Grossi (1908 -1960), un abilissimo e pluridecorato sommergibilista, che in Francia era stato a capo della base di Betasom. A tali preparativi accennò lo stesso comandante Grossi nelle sue memorie, ormai introvabili, intitolate “Dal Barbarigo a Dongo”. Grossi fu un coraggioso uomo di mare che morì giovane, consumato dall’amarezza per essere stato ingiustamente accusato di aver imbrogliato le carte in cambio di due medaglie d’oro, una d’argento e due croci di guerra tedesche, mentendo sull’affondamento di due corazzate americane, con il sommergibile Barbarigo da lui comandato, il 20 maggio 1942, al largo delle coste brasiliane.
Una commissione di ammiragli, dopo la guerra, discusse il suo caso, accusandolo di frode ma dimenticando di tenere conto dei diversi fusi orari. Come dimostrò Antonino Trizzino nel suo libro “Navi e poltrone” uscito nel 1952, Grossi affondò due grandi navi nemiche, ma non erano quelle che lui pensava. Viste dal periscopio d’un sommergibile, nel mezzo di una rischiosa azione e con il mare mosso, tutte le navi sono di difficile identificazione.
Un decreto del Presidente della Repubblica lo privò delle sue decorazioni. Lui protestò con veemenza e, nell’ottobre del 1954, a causa di una sua lettera indirizzata al Presidente, fu condannato a 5 mesi e 10 giorni di reclusione per ‘vilipendio del capo dello Stato’. Grossi aveva militato nella RSI, pur non avendo mai accettato la tessera del partito fascista ed era sposato con una donna ebrea, che non smise di praticare la propria religione. Riuscì a stento a sottrarla alle SS, che la rilasciarono, permettendole di tornare a casa dai loro bambini.
Nel capitolo XI del suo libro, intitolato “Un sommergibile per Mussolini”, Grossi racconta che Tullio Tamburini gli rivelò di essersi accordato con gli alleati giapponesi per approntare un grosso sommergibile, al fine di metterlo in salvo, e nei suoi piani sarebbe stato lui a comandarlo, portandolo nel Pacifico. Tamburini accennò a Mussolini di quel piano, ma gli rispose che non ne voleva sapere. Questo fu confermato da Mussolini stesso quando incontrò Grossi, nel febbraio 1945 e lo ringraziò per i suoi sforzi. Poi aggiunse: “Non sono interessato a vivere come un uomo qualunque. Vedo che la mia stella è al tramonto e che la mia missione è conclusa…”.
L’esistenza di questi piani fu confermata anche dal vicesegretario del Partito fascista repubblicano ed ex federale di Verona, Antonio Bonino, nelle sue memorie, intitolate “Mussolini mi ha detto” uscito in Argentina nel 1950.
Questo è apparentemente tutto quanto se ne sa, ma secondo Paratico, il meccanismo continuò a muoversi, indipendentemente dalla volontà degli ideatori e fu adattato, affidando il comando del sommergibile oceanico Luigi Torelli a un tedesco. Dunque, Mussolini, nel primo pomeriggio del 25 aprile 1945, fu prelevato da un’auto guidata da un diplomatico giapponese che lo portò a Trieste, dove s’imbarcò sul sommergibile Torelli, che lo attendeva nel porto, dopo che era stato fatto rientrare dal Giappone, dove si trovava e dove effettivamente ritornò. Fu affondato dagli americani nel settembre 1945, davanti alla baia di Tokyo.
Mettendo da parte la storia alternativa e passando al romanzo, debbo dire che questo libro si legge bene e me ne ha ricordato un altro, avente un tema e uno sviluppo simile, che lessi alcuni anni fa. L’autore fu il grande scrittore e sinologo belga, Simon Leys (Pierre Ryckmans), ed era intitolato: “La morte di Napoleone”. Il Leys immaginava la sostituzione con un sosia al Napoleone confinato a Sant’Elena e un suo ritorno, in incognito, in Francia. Dopo varie peripezie, Napoleone è costretto a una vita da “uomo qualunque” dividendo il letto con una ortolana parigina. E, intanto, fra i cavoli e gli ortaggi, lavorava segretamente per compiere le sue vendette, ma poi s’ammalò e poi morì. Tutti coloro che hanno studiano l’epopea napoleonica restano colpiti da questa bizzarra fantasia del Leys, che aggiunge una nuova sfaccettatura, un punto di meditazione, a quel grande personaggio. Il regista Alan Taylor nel 2001 ne trasse un bel film intitolato “I vestiti nuovi dell’Imperatore”.
Il Mussolini che l’autore descrive è segnato dal lutto e dai sensi di colpa, ha frequenti crisi di pianto. Ripensando alla sua giovinezza da anarchico e squattrinato socialista, pensa che avrebbe dovuto salire sulle montagne come partigiano e poi lottare contro al tedesco invasore, invece di assecondarlo. La sua sofferenza e i suoi rimpianti vengono solo parzialmente leniti fra le mura di un antico tempio buddista, a Nikko.
L’idea dell’autore è assai originale e mai prima esplorata. E con questo scarno libro mostra di possedere una profonda conoscenza non solo di quell’uomo, ma anche dell’uomo.
Il presidente di Serit, Massimo Mariotti, ha incontrato nei giorni scorsi, nel suo ufficio al Ministero, l’On. Paola Frassinetti, Sottosegretario di Stato al Ministero dell’Istruzione e del Merito. Mariotti ha illustrato il progetto di educazione e formazione che l’azienda, operante nei 58 Comuni della provincia di Verona, sta sviluppando per coinvolgere gli studenti in una intelligente campagna per evitare sprechi, insegnando a riutilizzare e riciclare la maggior parte del materiale che abitualmente viene, invece, gettato come rifiuto. Mariotti ha ricordato il notevole successo ottenuto dal progetto de I Riciclotti così come il recente concorso Ti racconto un albero le cui premiazioni si sono svolte nell’ambito di Verona in Love.
L’on. Frassinetti ha quindi mostrato il suo interessamento per il Punto limpido, realizzato accanto al polo scolastico di Torri del Benaco, uno dei contenuti più rivoluzionari nel mondo del riciclo e primo in Italia, pochi giorni fa citato come ottimo esempio dal sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, che lo ha introdotto nel quartiere della Magliana.
Dal 2 novembre 2022 Paola Frassinetti è sottosegretario di Stato al Ministero dell’istruzione e del merito nel governo Meloni.
Nata a Genova si trasferisce presto con la famiglia a Milano, dove consegue la maturità classica al liceo classico Giosuè Carducci e si laurea in Giurisprudenza all’Università Cattolica del Sacro Cuore.
Il Sottosegretario Paola Frassinetti ha garantito la propria disponibilità a presenziare ad uno dei prossimi incontri nelle scuole veronesi in cui verranno promosse iniziative di carattere ambientale.
Da gennaio 2023 Gingko Edizioni ha spiccato il volo verso la Svizzera.
È, infatti, in collaborazione con Flamingo Edizioni che la nostra Casa Editrice curerà una nuova collana dedicata alla saggistica e a biografie di interesse storico, scientifico, psicologico e sociologico.
La Flamingo Edizioni nasce a Bellinzona (Svizzera) nel 2016 e il criterio di selezione dei testi da pubblicare è l’incisività.
Proprio come la Gingko Edizioni, anche la Flamingo Edizioni investe su pochi, selezionati testi in cui crede profondamente, anche se questa attenta cernita – lo sappiamo bene – comporta necessariamente un considerevole investimento di risorse.
Gli Editori, Orlando Del Don (Flamingo) e Angelo Paratico (Gingko), sono lieti di poter pubblicare nuove proposte in sinergia, offrendo i titoli interessati sia al mercato italiano che a quello svizzero.
Il progetto nasce dunque da un terreno di interesse comune – quello della saggistica, appunto – ma anche dalla profonda convinzione che l’Editoria debba trarre giovamento dalla collaborazione piuttosto che dalla competizione. La passione per i libri, quindi, può unire fra loro non solo i lettori ma anche e soprattutto le Case Editrici.
È con questo spirito che Flamingo e Gingko uniscono la propria esperienza e la mettono a disposizione di un progetto comune.
Attualmente sono già al vaglio alcune proposte di pubblicazione e vi terremo aggiornati in merito alle prossime uscite che inaugureranno la nuova collana.
Amedeo Portacci ci ha lasciati nella notte di sabato, 22 gennaio 2023. Da quel uomo riservato che è sempre stato, ha combattuto senza mai lamentarsi e con grande coraggio un terribile male che lo aveva colpito quasi un anno fa.
Nato a Taranto, il 28 agosto 1949, si era trasferito a Verona nel 1971, dopo aver ottenuto un dottorato in Scienze Turistiche. Era stato impiegato presso l’INA, come responsabile organizzativo, sino al 1988 ed era poi passato alla RAS, come agente generale procuratore e nel 2012 era diventato consulente finanziario. Ha poi ricoperto varie cariche di grande prestigio, vicepresidente della AGSM, ACI, Verona Mercato, Telethon ecc. Era stato insignito del cavalierato del lavoro e anche di quello di Malta.
Avevo incontrato Amedeo poco dopo il Capodanno e ci eravamo scambiati gli auguri. Avevamo avuto dei forti contrasti di lavoro, a causa di un progetto che stavamo portando avanti, ma entrambi abbiamo messo da parte questa disputa e avevamo riso di noi, quando gli avevo detto che liti così feroci io le facevo solo con i miei familiari.
Il nostro ultimo progetto, al quale teneva moltissimo, quasi presagendo la sua imminente fine, era stato il libro La Società Dante Alighieri, la Divina Commedia e Verona in inglese e italiano, che avevamo scritto, assieme al coltissimo magistrato Angelo Franco e poi pubblicato per conto della Società Dante Alighieri, della quale Amedeo è stato vice presidente per molti anni.
In quel libro vengono presentate e inquadrate culturalmente le marmoree targhe dantesche che Amedeo e la presidente della Soc. Dante, notaio Maddalena Buoninconti, avevano fatto affiggere nei luoghi citati, o riconducibili, agli anni veronesi dell’Alighieri.
Il progetto delle targhe è stato tutto di Amedeo, che lo ha portato avanti, sino alla sua felice conclusione, con grande determinazione e generosità. Queste saranno un degno monumento alla sua memoria, che durerà nei secoli, finquando esisterà Verona.
Un ferro di cavallo portafortuna al profumo di caffè
Nell’ambito della 124ma edizione di Fieracavalli, in programma dal 3 al 6 novembre, nel padiglione 1 è stata ricavata un’area sostenibilità dedicata alle famiglie e ai bambini in particolare. Un ampio spazio riservato alla scoperta del mondo dei cavalli con diversi momenti didattici, di spettacolo e musica.
L’obiettivo è quello di promuovere le buone pratiche eco-sostenibili grazie al coinvolgimento di aziende quali AGSM AIM, Amia, Serit e Acque Veronesi che nel corso della manifestazione propongono laboratori artistici-ludico creativi. Il tutto nell’ambito dell’apposita Area sostenibilità, una novità dell’edizione 2022 di Fieracavalli, all’interno di un padiglione completamente dedicato ai ragazzi non solo per avvicinarli al rapporto con il cavallo ma ampliata appunto di un’area ludico-didattica con diversi momenti di animazione educational.
“Per quanto ci riguarda, anche quest’anno abbiamo proposto un progetto che va a valorizzazione la creatività dei bambini, impegnandoli nell’ideazione e costruzione di oggetti con l’uso di materiali provenienti dalla raccolta differenziata dei rifiuti”, spiega il presidente di Serit Massimo Mariotti. “Lo abbiamo denominato Un ferro di cavallo portafortuna al profumo di caffè. Abbiamo messo a disposizione del nostro laboratorio plastica, carta e cartone, avanzi di stoffa, bottoni, fili di lana, nastrini, scarti di legno e sughero con i quali realizzare un ferro di cavallo portafortuna che poi resterà a chi si si è cimentato in questa pratica di riuso dei materiali, arricchito di chicchi di caffè. Ecco quindi che riciclando materiali destinati allo scarto è possibile magari trasformarli in oggetti di riutilizzo o comunque utili all’arredamento”. Un laboratorio dedicato alle famiglie e a chiunque voglia mettersi in gioco con la fantasia e la manualità creativa, aperto con orario continuato fino alle 18 di tutti i giorni della manifestazione, con l’obiettivo di far sperimentare ai partecipanti diverse modalità di riutilizzo. Serit, azienda che effettua la raccolta differenziata in una sessantina di Comuni del veronese, ha creato pertanto all’interno del padiglione 1 di Veronafiere un’area in grado di favorire lo sviluppo di una coscienza ambientale per la salvaguardia del territorio anche grazie alla presenza di operatori in grado di fornire utili consigli in merito ad una buona gestione dei rifiuti.
Il ministro dell’Agricoltura, on. Lollobrigida, accompagnato da Massimo Mariotti, ha poi potuto ammirare le originali creazioni dei bambini.
Una delegazione della città rumena di Arad è stata ricevuta nella sala Arazzi di Palazzo Barbieri dal sindaco di Verona, Federico Sboarina. Arad si trova in Transilvania ed è la terza città della Romania occidentale, con una popolazione di 162.000 abitanti.
Tale incontro è stato promosso dal presidente di Serit, e consigliere nel consorzio Zai – Quadrante Europa, Massimo Mariotti, su richiesta della delegazione composta da Ando Andrei, Direttore Esecutivo della Provincia di Arad, Brait Mircea, Sindaco del Comune di Buteni, Paolo Lorenzi, Consigliere del Presidente della CCIAA di Arad per i rapporti con l’Italia. La delegazione, che ha consegnato al Sindaco Sboarina, una targa commemorativa dell’unità nazionale romena, ha ricordato che Verona è stata la prima città che si è attivata, già nei primi giorni dopo la caduta di Ceausescu, portando medicinali e alimentari raccolti a seguito di un appello televisivo sulle reti locali e sul giornale l’Arena da parte di Paolo Lorenzi.
Il rapporto instaurato ha dato così vita a numerose iniziative di carattere economico, basti pensare alla presenza in Fiera a Verona, nel corso delle varie esposizioni, dei produttori romeni nei settori vitivinicoli, marmifero ed agricolo, così come numerosi sono stai in questi ultimi anni gli incontri organizzato tra le Camere di Commercio delle due città, gemellate dal maggio 1992, come pure con il Consorzio ZAI. Proprio per suggellare questo rapporto, il Presidente della Provincia di Arad ha annunciato la pubblicazione entro la fine dell’anno di un volume in cui vengono descritte le iniziative comuni varate nel corso degli ultimi anni.
Maddalena Morgante si è fatta ben conoscere in Veneto per la sua dinamicità e per il suo impegno a favore della famiglia. Battagliera e preparata, viene da molti vista come il futuro sindaco di Verona nel 2027, dopo la già quasi certa riconferma di Federico Sboarina, sindaco uscente. La sua competenza le è valsa la nomina da parte di Fratelli d’Italia alla carica di responsabile alle “Pari Opportunità e Famiglia” per tutto il Veneto.
La intervistiamo in Piazza Bra, presso all’Arena, durante una pausa del suo lavoro di avvocato.
Come va la campagna elettorale? La tua elezione in consiglio comunale vien data per sicura da molte persone alle quali abbiamo parlato, a cosa punti?
Verona è ad un bivio: può continuare a crescere, può guardare al futuro, può diventare nuovamente attrattiva per nuove imprese, nuove famiglie oppure può tornare indietro, rimandare indietro le lancette dell’orologio. Per questo motivo ho scelto di candidarmi alle prossime elezioni del 12 giugno per il Consiglio Comunale di Verona. Il Consiglio ovvero la casa della democrazia scaligera, dove si possono decidere le scelte più importanti per la nostra Comunità e dare una mano affinché l’azione di governo risulti la più efficace per tutti noi. Comunque, punto a contribuire, con il mio più grande impegno, al migliore risultato di Fratelli d’Italia.
Qual è il tuo programma per Verona?
Il mio programma lo riassumo in tre punti.
La Famiglia
Non è più un tema da campagne elettorali, ma è una vera e propria emergenza come evidenziano tutte le statistiche: abbandonata a se stessa, la famiglia italiana e veronese non cresce più, non si generano più figli. Dobbiamo agire subito, e a tutti i livelli. A Verona dobbiamo insistere: ancora più servizi per accudire i bambini; ancora più risorse per le mamme e i papà in difficoltà economica; nuovi spazi per far giocare i bambini; precedenza ai nuclei famigliari più numerosi. Molto è stato fatto in questi cinque anni. Completeremo l’opera!
I Giovani
Li abbiamo tenuti bloccati davanti ad uno schermo; li abbiamo lasciati soli a gestire il delicato passaggio dalla fanciullezza all’età adulta; li abbiamo abbandonati nelle strade senza offrire un’alternativa. Abbiamo scaricato sui nostri ragazzi il peso della pandemia. Oggi, dobbiamo rimettere le cose a posto: più spazio allo sport nelle scuole veronesi di ogni ordine e grado; ancora più sostegno alle società ed alle associazioni sportive che educano ai valori dello sport; maggiore coinvolgimento nella vita pubblica attraverso il volontariato; borse di studio per sviluppare le proprie passioni o per completare un percorso di formazione (anche sportivo)…Verona, con la forza delle Istituzioni e del terzo settore, può cambiare le giornate e le prospettive dei nostri giovani.
Il Volontariato
Questa è la grande forza di Verona: migliaia di persone dedicano parte del loro tempo agli altri: nella protezione civile, nell’assistenza, nella formazione, nello sport, nella tutela dei più deboli. Questa forza va aiutata a crescere, a rafforzarsi, a specializzarsi, per rendere l’anima della Città più forte e salda. Il volontariato veronese è una risorsa di tutti, è una delle caratteristiche della nostra Comunità. Aiutiamolo a crescere ancora!
Quali soluzioni suggerisci per risolvere i problemi di viabilità, decoro urbano e per il nostro negletto aeroporto?
La Giunta Sboarina ha scelto di investire sulle grandi realtà economiche di Verona – Fiera, Arena, Aeroporto – per avere tre “motori” pronti per la ripartenza. Verona ha un potenziale enorme: dobbiamo concretizzarlo, mettendo in rete la forza delle partecipazioni del Comune di Verona nell’economia: un tesoretto che può garantire nuova crescita
Col progetto di “central park” a Porta Nuova e la variante 29 per riconvertire le aree abbandonate, la Giunta Sboarina ha messo in campo una mole di investimenti sulla città come mai prima. E, soprattutto, ha indicato la strada: più verde, più parchi urbani per combattere l’effetto serra, maggiore coesione delle strutture private con le esigenze dei cittadini dei nostri quartieri.
La crisi energetica avrà un forte impatto su famiglie e industrie. Cosa possiamo fare?
La fusione tra Agsm – aim portata a termine dalla giunta Sboarina , e finora mai concretizzata da altri, ha consentito di generare utili tali da essere re-distribuiti alle fasce di popolazione più in diffiicoltà. Una Società (AGSM-AIM) già da tempo è improntata su una linea “Green”. Gli investimenti, realizzati e programmati per i parchi eolici e fotovoltaici, contribuiranno pesantemente alla riduzione del consumo di carburanti fossili, riducendo al massimo l’acquisto di gas dall’estero e la riduzione della CO2.
Il Maestro Zucchetta presenterà un documentario all’Accademia dell’Agricoltura, il 25 maggio 2022 alle ore 17, nel quale verranno illustrati i punti salienti del suo libro “DANTE GIOTTO CANGRANDE e il fascino segreto delle stelle. Uno studio fra simbologia e matematica della stella scaligera in oro del XIV Secolo” arricchito da un saggio introduttivo di Vittorio Sgarbi.
Il Maestro Alberto Zucchetta è un artista poliedrico scultore, orafo e medaglista, che è stato insegnante all’Istituto Statale d’arte di Venezia. Giornalista pubblicista appassionato studioso di storia e simbologia medievale, per anni assiduo collaboratore di varie testate per le pagine della Cultura e dell’Arte. Autore di numerosi saggi sulla simbologia. Da segnalare il suo libro che svela “Il segreto dell’O di Giotto” nella Madonna di Ognissanti – con la presentazione di Renzo Chiarelli- a cura dell’ Accademia di Agricoltura Scienze e Lettere di Verona. Significativa la presentazione nella sala del Romanino agli Scrovegni del suo studio sul Giudizio Universale, introdotto da Claudio Bellinati, in occasione delle manifestazioni padovane “da Giotto a Donatello” del 2000, e “Il linguaggio sottile nella Commedia di Dante” presentato a Verona dal Comitato Dante Alighieri nel 2011. Innovatori i suoi studi sulla Pala d’oro della basilica di San Marco a Venezia, sui gioielli scaligeri medievali conservati al Museo di Castelvecchio di Verona e in particolare al grande e misterioso gioiello a forma di stella del XIV secolo da lui ipotizzato con la funzione di cosmogramma, e verosimilmente appartenuto a Cangrande I della Scala: il principe scaligero che ospitò alla sua corte non solo Dante in esilio e, come da molti sostenuto, anche Giotto. Di questo discute nel libro, supportando le sue tesi con prove inedite.
Alberto Zucchetta ha partecipato a numerose mostre collettive e personali in vari Paesi del mondo, riscuotendo numerosi riconoscimenti alcuni dei quali assegnati da alte cariche istituzionali. Ha partecipato su invito a tre edizioni della Biennale Internazionale d’Arte di Venezia, ricevendo nella XXXIII Edizione il premio speciale per una collezione di gioielli. Sue creazioni si trovano in Vaticano, Musei e collezioni private in Italia e all’estero.
Vive studia e lavora, assieme a suo figlio Cristian, a Verona, a due passi dall’Arena.
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