Non vedevo l’ora di andare a vedere “Comandante” del regista Edoardo De Angelis. Sua la sceneggiatura, assistito dallo scrittore Sandro Veronesi. Ne sono rimasto deluso.
De Angelis e Sandro Veronesi, stravaccati su un divano, iniziano spiegando agli spettatori perché hanno prodotto quel film e che significa. Un po’ come se Picasso dipingesse un bel quadro surrealista e, prima di presentarlo al pubblico, ne spiegasse il significato…
L’ideologia fa sempre capolino in questo film e, di nuovo, invece di raccontare una storia come i film americani, ce la vogliono soprattutto spiegare o, come si usava dire qualche anno fa, “vogliono portare avanti un certo discorso…”. Vi sono anche alcune imprecisioni storiche, del tutto inutili e che danneggiano la figura di Todaro. Per esempio, Salvatore Todaro, il vero Comandante, non avrebbe mai bestemmiato Dio come fa Favino in una scena inutile e disgustosa inserita nel film. Todaro, come tutti i veri marinai, aveva troppo rispetto di Iddio e della sua potenza.
Todaro lo avevo conosciuto grazie a un bellissimo documentario della RAI, di circa 40 anni fa, che sarebbe il caso di togliere dalle teche e riproiettare, dato che rispetta tutti i fatti storici ed era stato ottimamente recitato.
La conduzione della guerra sottomarina da parte dell’Italia fu assolutamente vergognosa, a causa di tradimenti, del menefreghismo, o di entrambi, da parte dei vertici della Marina, anche se poi molti dei responsabili delle nostre enormi perdite, vennero poi promossi e decorati alla fine della II Guerra mondiale. Basti leggere “Navi e Poltrone” di Antonio Trizzino per farsi venire il voltastomaco.
Il cinema italiano ha perso una buona occasione di farsi conoscere in giro per il mondo e ha prodotto un nuovo film di seconda categoria, che affonderà presto fra le onde dell’Oceano.
Mi aspettavo di più, anche perché mi ero documentato per scrivere il mio “Mussolini in Giappone” nel quale parlavo di un viaggio in Giappone sul sommergibile gemello del Cappellini, il Luigi Torelli, che fu affondato, a guerra finita, dagli americani, in acque giapponesi. Lo stesso destino toccò anche allo stesso Cappellini: due macchine italiane che giacciono sul fondo del mar del Giappone.
Angelo Paratico
By Gaetano Zanotto
Entusiasmo e convinzione scrivi fatti che conoscendoli ti hanno deluso perché il magnifico e prezioso progetto programmato da scoperta unica e preziosa ti è sciolta deludendoti da non poter più in nessun modo ricomporla.
Vanne fiero del Tuo modo di valorizzare i fatti, culturalmente sinceri e utili perciò unici e preziosi.
Non è il Tuo dire solo critica.
È difficile trovare chi come Tu sappiano ricavare e capirne la storia.
Complimenti, continua.