Una critica a “100 domeniche” di Antonio Albanese, regista e attore smemorato che non va alla radice del problema. Avrebbe dovuto studiare di più…

Una critica a “100 domeniche” di Antonio Albanese, regista e attore smemorato che non va alla radice del problema. Avrebbe dovuto studiare di più…

 

Il film del comico Antonio Albanese “100 domeniche” tocca un grosso problema, quello della gente onesta che ha perso i risparmi perché si è fidata della propria banca. Una storia antica come l’uomo. Le allusioni al crack delle banche venete sono numerose, e pensiamo che si riferisse a queste, anche perché Banca Etruria e MPS, per citarne due,  pur essendo in condizioni anche peggiori della Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca, sono state salvate da un Deux ex Machina riconducibile al PD. Lo ricordino bene gli spettatori quando si commuoveranno vedendo questo film.

Albanese ha voluto parlare alla povera gente, ma ha dimenticato di sottolineare che la radice del problema, stava e sta, a Bruxelles, non a Roma, perché se fosse dipeso dal sistema bancario nazionale, le banche venete con una storia di oltre 150 anni e passate attraverso varie crisi economiche e due guerre mondiali, sarebbero state comunque salvate.

Per quanto riguarda il crack della Popolare di Vicenza, posto qui un mio precedente articolo che ben chiarisce come si sia giunti al disastro.

La BCE deve risarcire l’Italia per aver permesso l’assassinio delle Banche Venete – Giornale Cangrande

Albanese sbaglia a prendersela con gli impiegati della banche, perché anche a livello dirigenziale tutti ignoravano cosa stesse accadendo, pure quel Luca Girardi che lo convince a prendere a prestito 30.000 euro per il matrimonio della figlia, senza toccare i suoi 82.000 investiti in azioni della banca (il protagonista pensava fossero obbligazioni, ma in realtà erano azioni, ma avrebbe perso pure le obbligazioni). Riaffiora la storia delle famose “baciate” che furono spinte per giungere a una capitalizzazione veloce, dopo le minacce europee, assecondate dal duo Renzi-Padoan, che imposero il passaggio a Società per Azioni alla Pop. di Vicenza, in soli tre mesi!

Il suo accenno al fatto che grossi finanziatori si siano messi al sicuro per conoscenze particolari, non è vero: grossi industriali, azionisti della Popolare di Vicenza, ci hanno rimesso grosse somme.

La nuova regola del “Bail-In” ovvero che azionisti in primis e obbligazionisti in secundis avrebbero dovuto rimetterci i propri soldi in caso di fallimento bancario, è uno dei molti regali che ci ha fatto la BCE. In passato una banca più grossa, o la Banca d’Italia stessa, sarebbero intervenute per coprire la corsa agli sportelli. Ma ormai viviamo in un mondo di smemorati. Vediamo di rinfrescare la memoria di chi ha scritto la qualunquistica sceneggiatura del film di Albanese.

Matteo Renzi è stato Primo ministro dal 22 febbraio 2014 al 12 dicembre 2016, con Padoan ministro delle finanze. A Renzi seguì Gentiloni, dal 12 dicembre 2016 al 1 giugno 2018. Lasciamo perdere i seguenti e Letta che venne prima. Dunque, il crack della banche e la fregatura degli operai, come il povero Riva/Albanese, è stato tutto un affare di sinistra. Sono loro che, a parole, con i sindacati, parlavano di difendere i lavoratori ma poi gli hanno sfilano i portafogli. Eppure, il comico Antonio Albanese se la prende con quelli che lui considera i pesci grossi, come il direttore della filiale della sua banca, o come il suo datore di lavoro, un industrialotto al quale è sempre rimasto fedele, e anche tutti gli altri che avrebbero potuto ritirarsi in tempo, a fronte di chissà quali informazioni segrete.

Per chi l’avesse dimenticato, fautori del “ce lo chiede l’Europa”, il Bail-In  entrò in vigore il 1° gennaio 2016. Secondo quel trattato il salvataggio delle banche in crisi non avviene con soldi dei contribuenti (bail-out), bensì con risorse interne alla banca (bail-in). In sostanza, in caso di crack bancario, a mettere mano al portafoglio saranno prima gli azionisti della banca, poi gli obbligazionisti e infine i depositanti con liquidità superiore a 100mila euro.

Quindi,  il salvataggio delle banche in difficoltà avviene con soldi privati, attingendo in modo selettivo da azionisti e creditori, e non con denaro pubblico. Chi ha investito in strumenti finanziari più rischiosi sostiene prima degli altri le eventuali perdite o la conversione in azioni. E solo dopo aver esaurito tutte le risorse della categoria più rischiosa si può passare alla categoria successiva.

L’ordine di priorità è il seguente:

-azioni e strumenti di capitale;
-obbligazioni subordinate;
-obbligazioni senior non garantite;
-depositi, ma solo per l’importo eccedente i 100.000 euro (intestati a persone fisiche e piccole e medie imprese).

Il lettore dirà, e va bene ma un operaio come Antonio Riva non poteva sapere queste cose…vero, ma finché vi saranno smemorati di sinistra, come il regista Antonio Albanese, che racconteranno verità molto parziali, le cose non cambieranno mai.

Angelo Paratico

 

 

 

 

2 Replies to “Una critica a “100 domeniche” di Antonio Albanese, regista e attore smemorato che non va alla radice del problema. Avrebbe dovuto studiare di più…

  • gaetano.zanotto@alice.it

    By gaetano.zanotto@alice.it

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    Complimenti angelo ad un disastro essere inviato a trovare la responsabilità. La miseria del poro Can o Leon.

  • ALEX

    By ALEX

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    Non fa una piega . La normativa europea fu introdotto solo dopo l’erogazione di un enorme pacchetto di aiuti plurimiliardari da parte del governo tedesco alle sue banche, impedendo ad altri di fare altrettanto, in un bello l’esempio della doppia morale che da sempre contraddistingue l’europa a guida Franco-tedesca, anzi solo tedesca. Peraltro, la commissione decise, anche dopo l’introduzione della normativa, che gli aiuti concessi dai lander alle loro banche non erano da considerarsi aiuti di stato, mentre a noi impedì di usare il fondo interbancario creato dagli istituti di credito – cioè quattrini non pubblici – imponendo di fatto il bail-in. Una forzatura della Vestager riconosciuta apertamente tale successivamente.

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