Il film del comico Antonio Albanese “100 domeniche” tocca un grosso problema: quello della gente onesta che perde i propri risparmi perché si è fidata della propria banca. La soluzione proposta da Albanese (sparare al direttore della banca) per quanto suggestiva, non pare essere consigliabile. Bisognerebbe piuttosto andare alla radice del problema. Albanese allude al problema delle “banche venete” e riaffiora la storia delle famose “baciate” che furono spinte per giungere a una capitalizzazione veloce, dopo le gravi minacce europee, assecondate dal duo Renzi-Padoan, che imposero un passaggio da popolari, dopo più di 150 anni, a Società per Azioni, in soli tre mesi.
Le nuove regole del “Bail-In” ovvero che azionisti in primis e obbligazionisti in secundis avrebbero dovuto rimetterci i propri soldi in caso di fallimento bancario, è uno dei tanti “regali” fatti dalla BCE. Prima dell’Euro, una banca più grossa o la Banca d’Italia, sarebbe intervenuta per coprire la corsa agli sportelli. Ma ormai viviamo in un mondo di smemorati.
Matteo Renzi fu Primo ministro, dopo Letta, dal 22 febbraio 2014 al 12 dicembre 2016, con Padoan ministro delle finanze. A Renzi seguì Gentiloni, dal 12 dicembre 2016 al 1 giugno 2018. Dunque, il crack della banche e la fregatura degli operai, come il povero Riva/Albanese, accadde in quel lasso di tempo e non certo per colpa delle dirigenza o della proprietà della nostre banche.
Il protagonista del film pensava che le sue fossero obbligazioni, ma in realtà erano azioni, ma avrebbe perso pure le obbligazioni. Il bail-in entrò in vigore il 1° gennaio 2016 e, secondo quel trattato, il salvataggio delle banche in crisi non avviene con soldi dei contribuenti (bail-out), bensì con risorse interne alla banca (bail-in). In sostanza, in caso di crack bancario, a mettere mano al portafoglio saranno prima gli azionisti della banca, poi gli obbligazionisti e infine i depositanti con liquidità superiore a 100.000 euro.
Quindi, il salvataggio delle banche in difficoltà avviene con soldi di privati, attingendo in modo selettivo da azionisti e creditori e non con denaro pubblico. Chi ha investito in strumenti finanziari rischiosi sostiene prima degli altri le eventuali perdite o la conversione in azioni. E solo dopo aver esaurito tutte le risorse della categoria più rischiosa si può passare alla categoria successiva.
Il lettore dirà, e va bene ma un operaio come Antonio Riva/Antonio Albanese non poteva sapere queste cose…vero, ma finché vi saranno smemorati, come il regista Antonio Albanese, che racconteranno delle storie parziali, senza studiare nulla, e che voteranno a sinistra, le cose non cambieranno mai.
Matteo Renzi è stato Primo ministro dal 22 febbraio 2014 al 12 dicembre 2016, con Padoan ministro delle finanze. A Renzi seguì Gentiloni, dal 12 dicembre 2016 al 1 giugno 2018. Lasciamo perdere i seguenti e Letta che venne prima. Dunque, il crack della banche e la fregatura degli operai, come il povero Riva/Albanese, è stato tutto un affare di sinistra. Sono loro che, a parole, con i sindacati, parlavano di difendere i lavoratori ma poi gli hanno sfilano i portafogli. Eppure, il comico Antonio Albanese se la prende con quelli che lui considera i pesci grossi, come il direttore della filiale della sua banca, o come il suo datore di lavoro, un industrialotto al quale è sempre rimasto fedele, e anche tutti gli altri che avrebbero potuto ritirarsi in tempo, a fronte di chissà quali informazioni segrete.
Per chi l’avesse dimenticato, fautori del “ce lo chiede l’Europa”, il Bail-In entrò in vigore il 1° gennaio 2016. Secondo quel trattato il salvataggio delle banche in crisi non avviene con soldi dei contribuenti (bail-out), bensì con risorse interne alla banca (bail-in). In sostanza, in caso di crack bancario, a mettere mano al portafoglio saranno prima gli azionisti della banca, poi gli obbligazionisti e infine i depositanti con liquidità superiore a 100mila euro.
Quindi, il salvataggio delle banche in difficoltà avviene con soldi privati, attingendo in modo selettivo da azionisti e creditori, e non con denaro pubblico. Chi ha investito in strumenti finanziari più rischiosi sostiene prima degli altri le eventuali perdite o la conversione in azioni. E solo dopo aver esaurito tutte le risorse della categoria più rischiosa si può passare alla categoria successiva.
L’ordine di priorità è il seguente:
-azioni e strumenti di capitale;
-obbligazioni subordinate;
-obbligazioni senior non garantite;
-depositi, ma solo per l’importo eccedente i 100.000 euro (intestati a persone fisiche e piccole e medie imprese).
Il lettore dirà, e va bene ma un operaio come Antonio Riva non poteva sapere queste cose…vero, ma finché vi saranno smemorati di sinistra, come il regista Antonio Albanese, che racconteranno verità molto parziali, le cose non cambieranno mai.
Angelo Paratico