Fra l’indifferenza generale stanno cambiando la nostra Costituzione

Fra l’indifferenza generale stanno cambiando la nostra Costituzione

Il 7 febbraio 1992 veniva firmato il Trattato di Maastricht, che come disse Giuliano Amato in un celebre video, non la vollero chiamare Costituzione Europea per evitare bocciature da parte del popolo. Nessuno ha festeggiato il trentennale o l’ha ricordato. In compenso stiamo cambiando la “Costituzione più bella del mondo” secondo la definizione del comico Benigni, per renderla più asservita alle mondo globalista in cui viviamo.

Come scrisse Walter Benjamin: “I più nobili concetti e i più alti principii quando divengono parte della struttura di potere, possono essere molto pericolosi”.

Proponiamo una riflessione di GIORGIO BIANCHI, un attento e libero giornalista.

Dopo il pareggio di bilancio in Costituzione, ecco pronta l’ultima genialata per affossare definitivamente l’economia del nostro Paese, l’inserimento del cosiddetto “sviluppo sostenibile” in Costituzione. Ecco di cosa si tratta: un paio di articoletti fuffa per far contenti i gonzi…

Articolo 2: La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale an­che nei confronti delle generazioni future.

Articolo 9: La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Riconosce e garantisce la tutela dell’ambiente come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività. Promuove le condizioni per uno sviluppo sostenibile

…e poi la pietra tombale sulla piccola e media impresa.

Articolo 41: L’iniziativa economica privata è libera. Essa non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali e di sviluppo so­stenibile.

Le multinazionali, i cui uomini siedono nelle istituzioni e scrivono le regole, ringraziano sentitamente.

Tutti i provvedimenti che andranno in questa direzione, saranno l’architrave dei conflitti intergenerazionali e geopolitici del prossimo futuro.

L’Articolo 41 è una premessa ideologica perché ogni attività privata sia controllata dalla “politica”. È una abolizione della libera iniziativa. Ed essendo il Parlamento espressione delle multinazionali, è una idea di legislazione volta a rendere illegali tutti i tipi di concorrenza e di economia reale.

L’Articolo 2 è altrettanto terrificante. Riconoscere l’individuo, vuol dire che lo Stato è funzionale allo sviluppo della persona umana e non può violarla. Inserire il concetto di “formazioni sociali” è una idea di collettivismo, la società militarizzata. Ad esempio chi rifiutasse il vaccino potrebbe perdere i diritti politici o sociali in quanto pericolo per i diritti collettivi”.

La tutela dell’Ambiente entra in Costituzione

L’Aula della Camera ha infatti definitivamente approvato la proposta di legge costituzionale che modifica in tal senso due articoli della Carta, il 9 ed il 41. Il testo, alla seconda lettura alla Camera, è passato a Montecitorio con 468 voti a favore, un contrario e sei astenuti

«Grande soddisfazione per l’ok del Parlamento alla modifica della Costituzione con inserimento della tutela dell’ambiente e del principio di giustizia intergenerazionale». Lo afferma il ministro delle Infrastrutture e Mobilità Sostenibili (Mims), Enrico Giovannini che come presidente dell’Asvis era stato tra i promotori dell’inserimento della norma nella Carta Costituzionale. «Il Mims – afferma il ministro – sta già andando nella direzione dello sviluppo sostenibile, come il cambio del nome del Ministero dimostra. Lavoriamo per rendere infrastrutture e mobilità più sostenibili e resilienti per questa e per le future generazioni».

https://www.ilsole24ore.com/art/la-tutela-dell-ambiente-entra-costituzione-AEHUOsCB?refresh_ce=1

 

Il COVID a Hong Kong ritorna a colpire e il governo risponde con nuove chiusure e con un green pass

Il COVID a Hong Kong ritorna a colpire e il governo risponde con nuove chiusure e con un green pass

L’ex colonia britannica di Hong Kong, dopo lo spavento del 2002/2003 causato dalla SARS, e dovuto pure quello a un Coronavirus, ha risposto con il pugno di ferro alla pandemia da Covid-19. I risultati parevano dar ragione alle loro quarantene e alle chiusure dei confini. I recenti avvenimenti paiono dimostrare il contrario, che questo è servito a poco. E’ di ieri la notizia che hanno aperto un campo di quarantena Hong Kong per i malati di Covid-19. Ieri sono stati segnalati 614 nuovi casi.
Il conteggio del Covid-19 di Hong Kong si è attestato a 15.289 infezioni confermate, con 213 morti.

Nel frattempo gli Ospedali pubblici di Hong Kong vengono “sommersi” da pazienti asintomatici con Covid-19, terrorizzati da un tampone positivo. E il governo risponde imponendo nuove misure restrittive, dato che si erano rifiutati di offrire incentivi per la vaccinazione.

– Il limite per i raduni pubblici è stato ridotto a due persone, ma le famiglie con più di due membri sono esentate, i raduni di più di due famiglie sono vietati anche in luoghi privati
– Vaccino pass esteso a centri commerciali, grandi magazzini, supermercati, mercati umidi, luoghi religiosi, con chiusure sino al 24 febbraio
– Pranzo nei ristoranti di ‘tipo D’ ridotto a quattro persone per tavolo, tipi B e C limitati a due per tavolo
– Multa per ignorare i test obbligatori raddoppiata a 1.300 US$.
– Fondo anti-epidemia per ottenere altri 26 miliardi di HK$ (3,3 miliardi di dollari), con l’approvazione del Legco già da martedì prossimo, i lavoratori temporaneamente disoccupati saranno coperti.
Hong Kong sarà sottoposta, a partire da giovedì, alle più dure regole di distanziamento sociale, con un divieto senza precedenti di riunioni private di più di due famiglie e ulteriori chiusure di luoghi pubblici, comprese le chiese.
La città ha segnalato un’altra impennata da record delle infezioni da Covid-19 martedì, quando il capo dell’esecutivo Carrie Lam Cheng Yuet-ngor ha annunciato l’espansione dello schema “pass vaccino” per coprire centri commerciali, supermercati e saloni di parrucchiere.

Hong Kong impone regole di social-distancing più dure finora applicate, mentre il numero di casi Covid-19 raggiunge un altro record.
In un riflesso del peggioramento della situazione, le autorità sanitarie hanno confermato 625 nuove infezioni martedì, battendo il record giornaliero per il terzo giorno consecutivo. Sono stati riportati anche circa 500 casi  positivi.

“Spero che tutti ci rendiamo conto che è arrivato il momento per Hong Kong di prendere delle misure dure”, ha detto Lam. “E ogni misura che ora introduciamo è stata presa in altre giurisdizioni, compresi alcuni luoghi e paesi con un ottimo record di protezione dei diritti umani, della loro democrazia e così via. Stanno facendo tutto questo genere di cose perché si tratta di vite dei cittadini”.

Spiegando le restrizioni sulle famiglie, il segretario permanente per la salute Thomas Chan Chung-ching ha poi detto che le badanti saranno esentate, e che i funzionari del governo non applicheranno “proattivamente” la legge con controlli porta a porta.
Tuttavia, se i pazienti di Covid-19 venissero poi scoperti ad aver violato tali regole durante le indagini sui contatti, potrebbero essere perseguiti, ha aggiunto. Più della metà delle centinaia di nuove infezioni confermate martedì hanno coinvolto persone che si erano unite ritrovate in grandi raduni multi-familiari.
“L’analisi preliminare ha mostrato che sono stati registrati almeno 19 grandi raggruppamenti, ognuno dei quali ha coinvolto almeno 10 persone”, ha detto il dottor Chuang Shuk-kwan, capo del ramo malattie trasmissibili del Centro per la protezione della salute. Il cluster più grande ha coinvolto 47 pazienti.
Chuang ha detto che alcuni di coloro che erano stati infettati durante i raduni di famiglie e amici hanno diffuso ulteriormente il coronavirus nei loro edifici residenziali o nei luoghi di lavoro.

Il sistema di pass per i vaccini in espansione del governo, che richiede ai visitatori di vari luoghi di mostrare la prova della vaccinazione, coprirà centri commerciali, grandi magazzini, supermercati, mercati e ristoranti.
Tuttavia, il pass non sarà inizialmente esteso al trasporto pubblico, come era stato precedentemente suggerito, quando sarà lanciato il 24 febbraio a causa della difficoltà di attuazione e della potenziale interruzione del flusso di persone.

I requisiti per il pass saranno gradualmente inaspriti in tre fasi, iniziando con la necessità di una sola iniezione, fino a due dosi per gli adulti e una per i 12-17enni entro la fine di aprile.

Due ex assistenti di volo Cathay sono stati arrestati il mese scorso per presunte violazioni delle regole di isolamento domestico. La coppia, creduto di essere stato infettato con la variante Omicron, presumibilmente interagito con altri in pubblico durante il periodo di auto-isolamento dopo il ritorno dall’estero.

Almeno quattro membri dell’equipaggio di Cathay hanno violato le regole di isolamento domestico.

Lunedì 7 febbraio, ore 16 e 30, presso al Liston12 di Verona, presentazione del libro di Roberto Menia sull’esodo istriano e i martiri delle foibe

Lunedì 7 febbraio, ore 16 e 30, presso al Liston12 di Verona, presentazione del libro di Roberto Menia sull’esodo istriano e i martiri delle foibe

Roberto Menia 10 Febbraio. Dalle Foibe all’Esodo I libri del Borghese, Eu. 18 

L’Avvocato Roberto Menia è stato Deputato della Repubblica per 5 legislature e Sottosegretario di Stato del Ministero dell’Ambiente. Nativo di Pieve di Cadore, vive a Trieste.

Il velo del silenzio su quella parte di storia calò con la legge che istituì il Giorno del ricordo il 10 febbraio , di quella legge  l’autore del libro Roberto Menia, ne fu uno dei primi firmatari e legislatori.

Questo libro, uscito da pochi giorni, non è un saggio storico, ma la testimonianza di una tragedia della storia nazionale e una raccolta di storie vissute per contrastare l’attività carsica e continua dei “negazionisti”.

Quelli che negano il giorno del ricordo nonostante il parlamento europeo abbia approvato una mozione che equipara nazismo e comunismo  dandoci  una regola storica. Dovrebbero delle scuse e rispetto a quei morti senza croce, a chi ha pagato senza colpe. Ci pensi chi nega perché con la giornata del ricordo, tanti italiani riscoprono l’identità, storia e cultura di verità negate per decenni.

Nella prefazione troviamo un racconto molto interessante, una storia di cento anni fa, è il pellegrinaggio che si faceva a Ravenna per accendere una fiamma sulla tomba del sommo poeta, nel 1908 furono i cittadini dell’adriatico orientale, a compiere il rito. Per l’occasione fu realizzata un’ampolla dallo scultore triestino Giovanni Mayer, le stele del sostegno erano di marmo delle Alpe Giulie, impreziosite dall’alabastro di Pola, mentre Fiume donò la ghirlanda col suo stemma civico con  intorno figure femminili recanti gli stemmi di Trieste, Gorizia, Trento, Istria e Dalmazia.

Ottocento pellegrini giunsero a Ravenna portando l’ampolla e l’olio istriano, la fiamma fu accesa con un fiammifero (della Lega nazionale),  del giornalista Riccardo Zampieri ( triestino) dopo l’accensione il fiammifero fu lasciato cadere a terra, e si racconta che a raccoglierlo fu un marinaio;  l’istriano Nazario Sauro, colui che fece giurare ai figli sul punto di morte,  di essere “ sempre ovunque prima italiani”, quel giuramento si è trasmesso di generazione in generazione.

Non volete finire all’Ospedale con il Covid? Buttate giù vitamina D!

Non volete finire all’Ospedale con il Covid? Buttate giù vitamina D!

Preso dal giornale Times of Isreal

Gli scienziati israeliani affermano di aver raccolto le prove più convincenti fino ad oggi che l’aumento dei livelli di vitamina D può aiutare i pazienti con COVID-19 a ridurre il rischio di malattie gravi o di morte.

I ricercatori della Bar Ilan University e del Galilee Medical Center affermano che la vitamina ha un impatto così forte sulla gravità della malattia che possono prevedere come se la caverebbero le persone se infettate in base a nient’altro che alla loro età e ai livelli di vitamina D.

La mancanza di vitamina D aumenta significativamente i livelli di pericolo, hanno concluso in una nuova ricerca sottoposta a revisione paritaria pubblicata giovedì sulla rivista PLOS One.

integratori vitamina d 1

Lo studio si basa sulla ricerca condotta durante le prime due ondate di virus in Israele, prima che i vaccini fossero ampiamente disponibili e i medici hanno sottolineato che gli integratori vitaminici non erano un sostituto dei vaccini, ma piuttosto un modo per evitare che i livelli di immunità diminuissero.

La carenza di vitamina D è endemica in tutto il Medio Oriente, incluso in Israele, dove quasi quattro persone su cinque sono a basso contenuto di vitamina, secondo uno studio del 2011. Assumendo integratori prima dell’infezione, tuttavia, i ricercatori del nuovo studio israeliano hanno scoperto che i pazienti potevano evitare gli effetti peggiori della malattia.

«Abbiamo trovato straordinario e sorprendente vedere la differenza nelle possibilità di diventare un paziente grave quando si è carenti di vitamina D rispetto a quando non lo si è», ha affermato il dottor Amiel Dror, medico del Galilee Medical Center e Bar Ilan ricercatore che faceva parte del team dietro lo studio.

Ha notato che il suo studio è stato condotto prima dell’Omicron, ma ha affermato che il coronavirus non cambia fondamentalmente tra le varianti da negare l’efficacia della vitamina D.

Le autorità sanitarie in Israele e in molti altri paesi hanno raccomandato integratori di vitamina D in risposta alla pandemia di coronavirus, sebbene i dati sulla sua efficacia siano stati scarsi fino ad ora.

A giugno, i ricercatori hanno pubblicato risultati preliminari che mostrano che il 26% dei pazienti affetti da coronavirus è morto quando era carente di vitamina D subito prima del ricovero, rispetto al 3% che aveva livelli normali di vitamina D.

Hanno anche determinato che i pazienti ricoverati che erano carenti di vitamina D avevano in media 14 volte più probabilità di finire in condizioni gravi o critiche rispetto ad altri.

Mentre la comunità scientifica ha riconosciuto l’importanza dei risultati, sono emerse domande sul fatto che le recenti condizioni di salute tra i pazienti potessero distorcere i risultati.

È stata sollevata la possibilità che i pazienti potessero soffrire di condizioni che riducono i livelli di vitamina D e aumentano la vulnerabilità a malattie gravi da COVID-19, il che significa che la carenza di vitamina sarebbe un sintomo piuttosto che un fattore che contribuisce alla gravità della malattia.

Per azzerare questa possibilità, il team di Dror ha approfondito i dati, esaminando i livelli di vitamina D di ciascuno dei suoi pazienti nel periodo di due anni prima dell’infezione da coronavirus. Hanno scoperto che la forte correlazione tra livelli sufficienti di vitamina D e capacità di combattere il coronavirus è ancora valida e il livello di maggiore pericolo nei loro risultati preliminari è rimasto quasi identico.

«Abbiamo verificato una serie di intervalli di tempo e abbiamo scoperto che ovunque si guardi nei due anni precedenti l’infezione, la correlazione tra vitamina D e gravità della malattia è estremamente forte», ha affermato Dror.

«Poiché questo studio ottiene un quadro così buono dei livelli di vitamina D dei pazienti, osservando un ampio lasso di tempo anziché solo il periodo di ricovero, offre un supporto molto più forte di qualsiasi altra cosa vista finora, sottolineando l’importanza di aumentare i livelli di vitamina D durante la pandemia», ha aggiunto.

Una marea di dubbi e affermazioni sui rimedi naturali al coronavirus, inclusa una teoria secondo cui gli israeliani si sarebbero immunizzati con limoni e bicarbonato di sodio, hanno lasciato alcuni scettici riguardo alle affermazioni sulle vitamine che scongiurano il virus.

Ma Dror ha insistito sul fatto che la ricerca del suo team ha mostrato che l’importanza della vitamina D non si basava su dati incompleti o imperfetti.

«Le persone dovrebbero imparare da questo che gli studi che indicano l’importanza dell’assunzione di vitamina D sono molto affidabili e non si basano su dati distorti», ha detto. «E sottolinea il valore di tutti coloro che assumono un integratore di vitamina D durante la pandemia, che, consumato in quantità ragionevoli secondo i consigli ufficiali, non ha alcun aspetto negativo».

 

 

Giacomo Zerman, un artista veronese di grande talento

Giacomo Zerman, un artista veronese di grande talento

Giacomo Zerman, nato nel 1994 a Verona, ha iniziato a dipingere nel 2016. Il suo è un dono innato e si sta facendo conoscere con quadri “che fanno pensare” e lasciano chi li ammira con la certezza di avere di fronte un artista a tutto tondo, capace di interpretare il mondo classico greco e romano e coglierne i frutti migliori che poi offre al mondo moderno. Abbiamo postato alcuni suoi dipinti al termine di questo articolo. Predilige i colori acrilici su una base di tela.

 

 

 

 

 

Per farlo conoscere meglio ai nostri lettori gli abbiamo chiesto di completare il celeberrimo Questionario di Proust.

 

1) Il tratto principale del mio carattere

Energico e pensieroso

2) La qualità che desidero in un uomo.

Gentilezza

3) La qualità che preferisco in una donna.

Sensualità e fedeltà. Che sappia trasformare i miei difetti in punti di forza e che mi possa amare per quel che sono.

4) Quel che apprezzo di più nei miei amici.

L’essere alla mano, allegri e buoni 

5) Il mio più grande difetto

Non saper controllare la rabbia

6) Il mio sogno di felicità

Non dico nulla sennò non s’avvera

7) Quale sarebbe, per me, la più grande disgrazia:
Restare paralizzato o perdere un figlio o una figlia

8) Quel che vorrei essere.

Me stesso, con pregi e difetti

9) Il paese dove vorrei vivere.
Paesi caraibici, Spagna o Stati Uniti

10) Il colore che preferisco.

Blù in tutte le sue tonalità, rosso e giallo ocra.

11) Il fiore che amo.

Tutti quelli di colore blu

12) L’uccello che preferisco.

Il gufo

13) I miei autori preferiti in prosa.

Stevenson e Salgari

14) I miei poeti preferiti.

Leopardi

15) I miei eroi nella finzione.

Spiderman, Amleto, Dioniso, Achille, Naruto.

16) Le mie eroine preferite nella finzione.

Elettra

17) I miei compositori preferiti.

Paolo Conte

18) I miei pittori preferiti.

Leonardo da Vinci, Raffaello, Dagas, Delacroix, Giotto, De Chirico, Rubens, Turner.

19) I miei eroi nella vita reale.

Nessuno

20) Le mie eroine nella storia.

Giovanna D’Arco e Madam Curie.

21) I miei nomi preferiti.

Giacomo, Giovanni, Filippo…

22) Quel che detesto più di tutto.
Ce ne sono un’infinità

23) I personaggi storici che disprezzo di più.
Non sono abbastanza istruito

24) Il dono di natura che vorrei avere.
Capacità di danzare a 27 anni

25)  Come vorrei morire.
Di vecchiaia a 85 anni

26) Le colpe che mi ispirano maggiore indulgenza.
Quelle che comprendo

27) Il mio motto.

Niente è impossibile, mai arrendersi

Dante a Verona – Un Poema di Dante Gabriel Rossetti (1828 – 1882)

Dante a Verona – Un Poema di Dante Gabriel Rossetti (1828 – 1882)

Dante At Verona Poem by Dante Gabriel Rossetti

 

 

 

 

Behold, even I, even I am Beatrice.
(Div. Com. Purg. xxx.)
OF Florence and of Beatrice
Servant and singer from of old,
O’er Dante’s heart in youth had toll’d
The knell that gave his Lady peace;
And now in manhood flew the dart
Wherewith his City pierced his heart.
Yet if his Lady’s home above
Was Heaven, on earth she filled his soul;
And if his City held control
To cast the body forth to rove,
The soul could soar from earth’s vain throng,
And Heaven and Hell fulfil the song.
Follow his feet’s appointed way;—
But little light we find that clears
The darkness of the exiled years.
Follow his spirit’s journey:—nay,
What fires are blent, what winds are blown
On paths his feet may tread alone?
Yet of the twofold life he led
In chainless thought and fettered will
Some glimpses reach us,—somewhat still
Of the steep stairs and bitter bread,—
Of the soul’s quest whose stern avow
For years had made him haggard now.
Alas! the Sacred Song whereto
Both heaven and earth had set their hand
Not only at Fame’s gate did stand
Knocking to claim the passage through,
But toiled to ope that heavier door
Which Florence shut for evermore.
Shall not his birth’s baptismal Town
One last high presage yet fulfil,
And at that font in Florence still
His forehead take the laurel-crown?
O God! or shall dead souls deny
The undying soul its prophecy?
Aye, ‘tis their hour. Not yet forgot
The bitter words he spoke that day
When for some great charge far away
Her rulers his acceptance sought.
“And if I go, who stays?”—so rose
His scorn:—“and if I stay, who goes?”
“Lo! thou art gone now, and we stay”
(The curled lips mutter): “and no star
Is from thy mortal path so far
As streets where childhood knew the way.
To Heaven and Hell thy feet may win,
But thine own house they come not in.”
Therefore, the loftier rose the song
To touch the secret things of God,
The deeper pierced the hate that trod
On base men’s track who wrought the wrong;
Till the soul’s effluence came to be
Its own exceeding agony.
Arriving only to depart,
From court to court, from land to land,
Like flame within the naked hand
His body bore his burning heart
That still on Florence strove to bring
God’s fire for a burnt offering.
Even such was Dante’s mood, when now,
Mocked for long years with Fortune’s sport,
He dwelt at yet another court,
There where Verona’s knee did bow
And her voice hailed with all acclaim
Can Grande della Scala’s name.
As that lord’s kingly guest awhile
His life we follow; through the days
Which walked in exile’s barren ways,—
The nights which still beneath one smile
Heard through all spheres one song increase,—
“Even I, even I am Beatrice.”
At Can La Scala’s court, no doubt,
Due reverence did his steps attend;
The ushers on his path would bend
At ingoing as at going out;
The penmen waited on his call
At council-board, the grooms in hall.
And pages hushed their laughter down,
And gay squires stilled the merry stir,
When he passed up the dais-chamber
With set brows lordlier than a frown;
And tire-maids hidden among these
Drew close their loosened bodices.
Perhaps the priests, (exact to span
All God’s circumference,) if at whiles
They found him wandering in their aisles,
Grudged ghostly greeting to the man
By whom, though not of ghostly guild,
With Heaven and Hell men’s hearts were fill’d.
And the court-poets (he, forsooth,
A whole world’s poet strayed to court!)
Had for his scorn their hate’s retort.
He’d meet them flushed with easy youth,
Hot on their errands. Like noon-flies
They vexed him in the ears and eyes.
But at this court, peace still must wrench
Her chaplet from the teeth of war:
By day they held high watch afar,
At night they cried across the trench;
And still, in Dante’s path, the fierce
Gaunt soldiers wrangled o’er their spears.
But vain seemed all the strength to him,
As golden convoys sunk at sea
Whose wealth might root out penury:
Because it was not, limb with limb,
Knit like his heart-strings round the wall
Of Florence, that ill pride might fall.
Yet in the tiltyard, when the dust
Cleared from the sundered press of knights
Ere yet again it swoops and smites,
He almost deemed his longing must
Find force to yield that multitude
And hurl that strength the way he would.
How should he move them,—fame and gain
On all hands calling them at strife?
He still might find but his one life
To give, by Florence counted vain;
One heart the false hearts made her doubt,
One voice she heard once and cast out.
Oh! if his Florence could but come,
A lily-sceptred damsel fair,
As her own Giotto painted her
On many shields and gates at home,—
A lady crowned, at a soft pace
Riding the lists round to the dais:
Till where Can Grande rules the lists,
As young as Truth, as calm as Force,
She draws her rein now, while her horse
Bows at the turn of the white wrists;
And when each knight within his stall
Gives ear, she speaks and tells them all:
All the foul tale,—truth sworn untrue
And falsehood’s triumph. All the tale?
Great God! and must she not prevail
To fire them ere they heard it through,—
And hand achieve ere heart could rest
That high adventure of her quest?
How would his Florence lead them forth,
Her bridle ringing as she went;
And at the last within her tent,
‘Neath golden lilies worship-worth,
How queenly would she bend the while
And thank the victors with her smile!
Also her lips should turn his way
And murmur: “O thou tried and true,
With whom I wept the long years through!
What shall it profit if I say,
Thee I remember? Nay, through thee
All ages shall remember me.”
Peace, Dante, peace! The task is long,
The time wears short to compass it.
Within thine heart such hopes may flit
And find a voice in deathless song:
But lo! as children of man’s earth,
Those hopes are dead before their birth.
Fame tells us that Verona’s court
Was a fair place. The feet might still
Wander for ever at their will
In many ways of sweet resort;
And still in many a heart around
The Poet’s name due honour found.
Watch we his steps. He comes upon
The women at their palm-playing.
The conduits round the gardens sing
And meet in scoops of milk-white stone,
Where wearied damsels rest and hold
Their hands in the wet spurt of gold.
One of whom, knowing well that he,
By some found stern, was mild with them,
Would run and pluck his garment’s hem,
Saying, “Messer Dante, pardon me,”—
Praying that they might hear the song
Which first of all he made, when young.
“Donne che avete” . . . Thereunto
Thus would he murmur, having first
Drawn near the fountain, while she nurs’d
His hand against her side: a few
Sweet words, and scarcely those, half said:
Then turned, and changed, and bowed his head.
For then the voice said in his heart,
“Even I, even I am Beatrice”;
And his whole life would yearn to cease:
Till having reached his room, apart
Beyond vast lengths of palace-floor,
He drew the arras round his door.
At such times, Dante, thou hast set
Thy forehead to the painted pane
Full oft, I know; and if the rain
Smote it outside, her fingers met
Thy brow; and if the sun fell there,
Her breath was on thy face and hair.
Then, weeping, I think certainly
Thou hast beheld, past sight of eyne,—
Within another room of thine
Where now thy body may not be
But where in thought thou still remain’st,—
A window often wept against:
The window thou, a youth, hast sought,
Flushed in the limpid eventime,
Ending with daylight the day’s rhyme
Of her; where oftenwhiles her thought
Held thee—the lamp untrimmed to write—
In joy through the blue lapse of night.
At Can La Scala’s court, no doubt,
Guests seldom wept. It was brave sport,
No doubt, at Can La Scala’s court,
Within the palace and without;
Where music, set to madrigals,
Loitered all day through groves and halls.
Because Can Grande of his life
Had not had six-and-twenty years
As yet. And when the chroniclers
Tell you of that Vicenza strife
And of strifes elsewhere,—you must not
Conceive for church-sooth he had got
Just nothing in his wits but war:
Though doubtless ‘twas the young man’s joy
(Grown with his growth from a mere boy,)
To mark his “Viva Cane!” scare
The foe’s shut front, till it would reel
All blind with shaken points of steel.
But there were places—held too sweet
For eyes that had not the due veil
Of lashes and clear lids—as well
In favour as his saddle-seat:
Breath of low speech he scorned not there
Nor light cool fingers in his hair.
Yet if the child whom the sire’s plan
Made free of a deep treasure-chest
Scoffed it with ill-conditioned jest,—
We may be sure too that the man
Was not mere thews, nor all content
With lewdness swathed in sentiment.
So you may read and marvel not
That such a man as Dante—one
Who, while Can Grande’s deeds were done,
Had drawn his robe round him and thought—
Now at the same guest-table far’d
Where keen Uguccio wiped his beard.
Through leaves and trellis-work the sun
Left the wine cool within the glass,—
They feasting where no sun could pass:
And when the women, all as one,
Rose up with brightened cheeks to go,
It was a comely thing, we know.
But Dante recked not of the wine;
Whether the women stayed or went,
His visage held one stern intent:
And when the music had its sign
To breathe upon them for more ease,
Sometimes he turned and bade it cease.
And as he spared not to rebuke
The mirth, so oft in council he
To bitter truth bore testimony:
And when the crafty balance shook
Well poised to make the wrong prevail,
Then Dante’s hand would turn the scale.
And if some envoy from afar
Sailed to Verona’s sovereign port
For aid or peace, and all the court
Fawned on its lord, “the Mars of war,
Sole arbiter of life and death,”—
Be sure that Dante saved his breath.
And Can La Scala marked askance
These things, accepting them for shame
And scorn, till Dante’s guestship came
To be a peevish sufferance:
His host sought ways to make his days
Hateful; and such have many ways.
There was a Jester, a foul lout
Whom the court loved for graceless arts;
Sworn scholiast of the bestial parts
Of speech; a ribald mouth to shout
In Folly’s horny tympanum
Such things as make the wise man dumb.
Much loved, him Dante loathed. And so,
One day when Dante felt perplexed
If any day that could come next
Were worth the waiting for or no,
And mute he sat amid their din,—
Can Grande called the Jester in.
Rank words, with such, are wit’s best wealth.
Lords mouthed approval; ladies kept
Twittering with clustered heads, except
Some few that took their trains by stealth
And went. Can Grande shook his hair
And smote his thighs and laughed i’ the air.
Then, facing on his guest, he cried,—
“Say, Messer Dante, how it is
I get out of a clown like this
More than your wisdom can provide.”
And Dante: “’Tis man’s ancient whim
That still his like seems good to him.”
Also a tale is told, how once,
At clearing tables after meat,
Piled for a jest at Dante’s feet
Were found the dinner’s well-picked bones;
So laid, to please the banquet’s lord,
By one who crouched beneath the board.
Then smiled Can Grande to the rest:—
“Our Dante’s tuneful mouth indeed
Lacks not the gift on flesh to feed!”
“Fair host of mine,” replied the guest,
“So many bones you’d not descry
If so it chanced the dog were I.”
But wherefore should we turn the grout
In a drained cup, or be at strife
From the worn garment of a life
To rip the twisted ravel out?
Good needs expounding; but of ill
Each hath enough to guess his fill.
They named him Justicer-at-Law:
Each month to bear the tale in mind
Of hues a wench might wear unfin’d
And of the load an ox might draw;
To cavil in the weight of bread
And to see purse-thieves gibbeted.
And when his spirit wove the spell
(From under even to over-noon
In converse with itself alone,)
As high as Heaven, as low as Hell,—
He would be summoned and must go:
For had not Gian stabbed Giacomo?
Therefore the bread he had to eat
Seemed brackish, less like corn than tares;
And the rush-strown accustomed stairs
Each day were steeper to his feet;
And when the night-vigil was done,
His brows would ache to feel the sun.
Nevertheless, when from his kin
There came the tidings how at last
In Florence a decree was pass’d
Whereby all banished folk might win
Free pardon, so a fine were paid
And act of public penance made,—
This Dante writ in answer thus,
Words such as these: “That clearly they
In Florence must not have to say,—
The man abode aloof from us
Nigh fifteen years, yet lastly skulk’d
Hither to candleshrift and mulct.
“That he was one the Heavens forbid
To traffic in God’s justice sold
By market-weight of earthly gold,
Or to bow down over the lid
Of steaming censers, and so be
Made clean of manhood’s obloquy.
“That since no gate led, by God’s will,
To Florence, but the one whereat
The priests and money-changers sat,
He still would wander; for that still,
Even through the body’s prison-bars,
His soul possessed the sun and stars.”
Such were his words. It is indeed
For ever well our singers should
Utter good words and know them good
Not through song only; with close heed
Lest, having spent for the work’s sake
Six days, the man be left to make.
Months o’er Verona, till the feast
Was come for Florence the Free Town:
And at the shrine of Baptist John
The exiles, girt with many a priest
And carrying candles as they went,
Were held to mercy of the saint.
On the high seats in sober state,—
Gold neck-chains range o’er range below
Gold screen-work where the lilies grow,—
The Heads of the Republic sate,
Marking the humbled face go by
Each one of his house-enemy.
And as each proscript rose and stood
From kneeling in the ashen dust
On the shrine-steps, some magnate thrust
A beard into the velvet hood
Of his front colleague’s gown, to see
The cinders stuck in the bare knee.
Tosinghi passed, Manelli passed,
Rinucci passed, each in his place;
But not an Alighieri’s face
Went by that day from first to last
In the Republic’s triumph; nor
A foot came home to Dante’s door.
(RESPUBLICA—a public thing:
A shameful shameless prostitute,
Whose lust with one lord may not suit,
So takes by turn its revelling
A night with each, till each at morn
Is stripped and beaten forth forlorn,
And leaves her, cursing her. If she,
Indeed, have not some spice-draught, hid
In scent under a silver lid,
To drench his open throat with—he
Once hard asleep; and thrust him not
At dawn beneath the stairs to rot.
Such this Republic!—not the Maid
He yearned for; she who yet should stand
With Heaven’s accepted hand in hand,
Invulnerable and unbetray’d:
To whom, even as to God, should be
Obeisance one with Liberty.)
Years filled out their twelve moons, and ceased
One in another; and alway
There were the whole twelve hours each day
And each night as the years increased;
And rising moon and setting sun
Beheld that Dante’s work was done.
What of his work for Florence? Well
It was, he knew, and well must be.
Yet evermore her hate’s decree
Dwelt in his thought intolerable:—
His body to be burned,*—his soul
To beat its wings at hope’s vain goal.
What of his work for Beatrice?
Now well-nigh was the third song writ,—
The stars a third time sealing it
With sudden music of pure peace:
For echoing thrice the threefold song,
The unnumbered stars the tone prolong.†
Each hour, as then the Vision pass’d,
He heard the utter harmony
Of the nine trembling spheres, till she
Bowed her eyes towards him in the last,
So that all ended with her eyes,
Hell, Purgatory, Paradise.
“It is my trust, as the years fall,
To write more worthily of her
Who now, being made God’s minister,
Looks on His visage and knows all.”
Such was the hope that love dar’d blend
With grief’s slow fires, to make an end
Of the “New Life,” his youth’s dear book:
Adding thereunto: “In such trust
I labour, and believe I must
Accomplish this which my soul took
In charge, if God, my Lord and hers,
Leave my life with me a few years.”
The trust which he had borne in youth
Was all at length accomplished. He
At length had written worthily—
Yea even of her; no rhymes uncouth
‘Twixt tongue and tongue; but by God’s aid
The first words Italy had said.
Ah! haply now the heavenly guide
Was not the last form seen by him:
But there that Beatrice stood slim
And bowed in passing at his side,
For whom in youth his heart made moan
Then when the city sat alone Quomodo sedet sola civitas!
—The words quoted by Dante in the Vita Nuova when
he speaks of the death of Beatrice.
Clearly herself: the same whom he
Met, not past girlhood, in the street,
Low-bosomed and with hidden feet;
And then as woman perfectly,
In years that followed, many an once,—
And now at last among the suns
In that high vision. But indeed
It may be memory might recall
Last to him then the first of all,—
The child his boyhood bore in heed
Nine years. At length the voice brought peace,—
“Even I, even I am Beatrice.”
All this, being there, we had not seen.
Seen only was the shadow wrought
On the strong features bound in thought;
The vagueness gaining gait and mien;
The white streaks gathering clear to view
In the burnt beard the women knew.
For a tale tells that on his track,
As through Verona’s streets he went,
This saying certain women sent:—
“Lo, he that strolls to Hell and back
At will! Behold him, how Hell’s reek
Has crisped his beard and singed his cheek.”
“Whereat” (Boccaccio’s words) “he smiled
For pride in fame.” It might be so:
Nevertheless we cannot know
If haply he were not beguiled
To bitterer mirth, who scarce could tell
If he indeed were back from Hell.
So the day came, after a space,
When Dante felt assured that there
The sunshine must lie sicklier
Even than in any other place,
Save only Florence. When that day
Had come, he rose and went his way.
He went and turned not. From his shoes
It may be that he shook the dust,
As every righteous dealer must
Once and again ere life can close:
And unaccomplished destiny
Struck cold his forehead, it may be.
No book keeps record how the Prince
Sunned himself out of Dante’s reach,
Nor how the Jester stank in speech:
While courtiers, used to cringe and wince,
Poets and harlots, all the throng,
Let loose their scandal and their song.
No book keeps record if the seat
Which Dante held at his host’s board
Were sat in next by clerk or lord,—
If leman lolled with dainty feet
At ease, or hostage brooded there,
Or priest lacked silence for his prayer.
Eat and wash hands, Can Grande;—scarce
We know their deeds now: hands which fed
Our Dante with that bitter bread;
And thou the watch-dog of those stairs
Which, of all paths his feet knew well,
Were steeper found than Heaven or Hell.

1900 la Cina dichiara guerra all’Italia. Venerdì 11 febbraio 2022 ore 21, San Rocco a Quinzano

 

Un capitolo poco conosciuto della nostra storia recente.  L’Italia umbertina corse in soccorso delle legazioni diplomatiche assediate dai Boxer a Pechino. Il nostro ministro a Pechino era Giuseppe Salvago Raggi, un nome leggendario negli annali della diplomazia italiana. Anche lui era assediato nella capitale cinese assieme alla moglie e al loro bambino, Paris.

Negli anni 1963 a Hollywood girarono un film con grossi attori per narrare questa vicenda, il titolo era “I 55 giorni di Pechino”. Nel film gli americani s’intestarono il successo di quella operazione, mentre in realtà giocarono un ruolo assai marginale, mentre gli italiani furono fra i maggiori protagonisti della liberazione.

Pechino 1899, 3 italiani e 2 cinesi.

 

L’ambasciatore di Francia a colloquio con un altro diplomatico a Pechino nel 1900.

Un Memorabile Australian Open 2022 di Tennis, ma non è oro tutto quel che luccica!

Un Memorabile Australian Open 2022 di Tennis, ma non è oro tutto quel che luccica!

L’Australian Open 2022 fa ormai parte della storia del tennis. La storia descriverà gli Open di quest’anno come il trionfo personale di Ashleigh Barty, la campionessa femminile che ha dato all’Australia la sua prima vittoria in 44 anni, e Rafael Nadal che, battendo un persistente infortunio al piede, è stato incoronato campione maschile. È stata la 21esima vittoria per Nadal nel Grande Slam, l’unico uomo al mondo a realizzare questa impresa. Ma la storia ricorderà l’edizione 2022 degli Australian Open anche per altre ragioni, meno simpatiche. Queste ragioni si sono manifestate ben prima dell’inizio degli Open.

È iniziato con l’arrivo in Australia di Novak Djokovic a Melbourne, seguito da due settimane di controversie, politica spicciola ed eventuale espulsione. La storia di Djokovic ha affascinato i media internazionali e ha portato discredito a Tennis Australia perché ha comunicato informazioni errate sui requisiti di vaccinazione COVID-19 ai giocatori non vaccinati.

L’Ass. per il Tennis in Australia è stata anche incessantemente criticata per aver ordinato a uno spettatore di rimuovere una maglietta di Peng Shuai, che sul davanti poneva la domanda “Dov’è Peng Shuai?”. Pochi giorni dopo, a seguito di un intenso esame dei media, Tennis Australia ha capitolato e ha invertito la sua decisione.

Spettatori che indossano la maglietta “Dov’è Peng Shuai? magliette, riferendosi all’ex numero uno del mondo di doppio dalla Cina, sono raffigurati sugli spalti durante il match di finale del singolare femminile tra l’australiana Ashleigh Barty e Danielle Collins degli Stati Uniti nel tredicesimo giorno del torneo di tennis Australian Open a Melbourne, il 29 gennaio 2022. Alcuni giornalisti cinici hanno ipotizzato che l’Open sia il beneficiario di sostanziali finanziamenti cinesi e che il desiderio di non offendere la Cina possa essere stato il motivo dietro la richiesta inizialmente inflessibile di Tennis Australia di rimuovere la maglietta.

Ciononostante, l’ordine di rimuovere la maglietta è stato vergognoso, riflettendosi negativamente sull’organizzazione dell’evento da parte di Tennis Australia e rivelando un atteggiamento poco rispettoso nei confronti della libertà di parola, mentre tutto il tempo affermava di essere preoccupato per il benessere di Peng Shuai.

Per esempio, ben più vergognoso è stato il commento di Daniil Medvedev, dopo ripetuti fischi, sul “basso QI” di alcuni spettatori non lo ha ingraziato con gli appassionati di tennis. È stato fischiato ogni volta che entrava in campo, specialmente quando serviva.
La finale è stata un evento coinvolgente e appassionante con incredibili performance di Nadal e Medvedev. Dopo la sua storica vittoria contro un tenace Medvedev, Nadal è stato acclamato e lodato.

La sua vittoria lo ha reso il più grande tennista di tutti i tempi. La sua vittoria è la sua 21a vittoria del Grande Slam (su 29 finali) e questo lo distingue da Djokovic e Federer, che hanno accumulato 20 vittorie del Grande Slam ciascuno.

Naturalmente, i critici di Nadal sosterranno che sarebbe stato diverso se Djokovic fosse stato autorizzato a giocare, e che quindi la vittoria di Nadal è in qualche modo contaminata.

Indipendentemente da ciò, Nadal ha raggiunto lo status di una leggenda a causa delle sue imprese tennistiche e della sua determinazione a fare sempre il miglio in più per vincere le sue partite. In questo senso, è un modello per la nuova generazione di tennisti.

Nel complesso, è stato un Australian Open pieno di incidenti, ricco di intrighi, controversie, fallimenti, ma anche di stupendi risultati. Alla fine, l’Open è una celebrazione dell’indomito spirito umano.

 

Ada Simoni

Le Proteste dei Camionisti Canadesi non meritano l’attenzione dei Media Italiani?

Le Proteste dei Camionisti Canadesi non meritano l’attenzione dei Media Italiani?

Una sola bandiera confederata è stata vista tra la folla. Anche questa immagine è stata ampiamente diffusa. Ma un video di dimostranti che scacciano dalle loro file quel singolo portatore di bandiera sembra essere stato trascurato dai media.

Alcuni pazzi avevano parcheggiato sui gradini del National War Memorial e un idiota ballava sulla cima della Tomba del Milite Ignoto. Questo video viene costantemente riprodotto dai media tradizionali, ma trascurano di menzionare che ciò ha avuto luogo ben al di fuori del luogo in cui si teneva la manifestazione e che si trattava solo di una manciata di persone. Quelle persone erano coperte da bandiere del Quebec, tra l’altro. Perché i media non cercano di affermare che era parte di un movimento nazionalista del Quebec?

Alcuni idioti hanno drappeggiato una bandiera e messo una maschera sulla statua commemorativa di Terry Fox. Gli oggetti sono stati rimossi in pochi minuti e la statua è illesa (a differenza di molte statue distrutte nelle proteste passate). È stato irrispettoso, ma difficilmente un reato capitale. Eppure, siamo bombardati da immagini della “profanazione” continuamente sui canali mainstream.

Un membro del Parlamento è stato photo bombato da un idiota che aveva disegnato una svastica su una bandiera canadese con un pennarello. Sono state fatte richieste ridicole che il deputato si scusasse, anche se chiaramente non sapeva nemmeno che la bandiera veniva sventolata dietro di lui. I media lavorano avidamente per mantenere viva questa storia.

Questo è tutto. Questo è tutto il peggio che i media mainstream hanno potuto trovare dopo che migliaia di manifestanti hanno trascorso un’intera giornata a Ottawa. Perché i media non hanno potuto riferire delle migliaia di bandiere canadesi sventolate con orgoglio durante la manifestazione? Perché non hanno voluto almeno notare che, nonostante una settimana di previsioni da parte di “esperti” che questa manifestazione si sarebbe trasformata in un altro “6 gennaio di Washington”, non si è verificato un solo incidente violento?

Se dobbiamo scegliere i vincitori e i perdenti della manifestazione di Ottawa, i chiari perdenti sono i membri dei media tradizionali. La fiducia nei media tradizionali è in declino da anni, insieme ai loro spettatori. La copertura obliqua delle notizie insieme ai salvataggi del governo ha spinto le persone a cercare notizie da fornitori di notizie alternativi. Il comportamento riprovevole dei media tradizionali questa settimana ha veramente esposto ai canadesi quanto sia diventata marcia questa istituzione.

Nessuno si aspetta che i media sostengano la protesta dei camionisti, ma la gente si aspetta che la copertura sia almeno equanime. I media prima hanno ignorato il convoglio, poi hanno cercato di seminare voci sulla legittimità della raccolta di fondi per il convoglio, poi sono passati a cercare di dipingere il convoglio come estremo. La CBC ha persino cercato di collegare il sostegno al convoglio agli interessi russi. Eppure, stiamo assistendo a un evento incredibile che si sta svolgendo davanti a noi. Nonostante gli sforzi più rumorosi dell’establishment politico e mediatico canadese, è emerso un movimento e una protesta senza precedenti a livello nazionale. Gli organizzatori non hanno avuto bisogno della copertura dei media tradizionali per riunire decine di migliaia di persone. Non avevano nemmeno bisogno delle banche dell’establishment per raccogliere più di 8 milioni di dollari da oltre 100.000 persone.

Questo è ciò che è alla radice della disperata e quasi isterica opposizione alla protesta Truckers for Freedom da parte dell’establishment canadese. Le élite politiche e mediatiche canadesi hanno perso il controllo, e questo le spaventa a morte. Non sanno cosa fare e stanno rispondendo attaccando istericamente.

Il tempo ci dirà se la protesta avrà l’effetto di spingere le autorità ad abbandonare le restrizioni sulla pandemia. Anche se così non fosse, il convoglio è già stato un grande successo.

Il convoglio ha dimostrato che i cittadini possono e vogliono farsi valere quando vengono spinti troppo lontano, e che l’establishment non è invulnerabile. Le élite politiche e mediatiche del Canada avevano bisogno di una buona dose di insicurezza personale, e l’hanno appena avuta. Ora possono scegliere se cambiare il loro tono o essere lasciati indietro. Ho il sospetto che sceglieranno la seconda – e saremo tutti migliori per questo.