Le Gallerie Nazionali di Scozia festeggiano il centenario di Edoardo Paolozzi

Le Gallerie Nazionali di Scozia festeggiano il centenario di Edoardo Paolozzi

 

Il 10 giugno 1940, scoppiò una rivolta a Edimburgo, quando una folla di 2.000 persone si riversò nelle strade, decisa a vendicarsi. I loro obiettivi erano barbieri, gastronomie e gelaterie italiane; qualsiasi cosa o persona italiana. Mussolini era appena entrato in guerra e la folla sentiva odore di sangue. La polizia alla fine sedò la violenza e gli abitanti più comprensivi della città aiutarono a spazzare i vetri rotti e a pulire il vino versato. Ma quasi la metà dei 400 italo-scozzesi della città furono radunati in base all’ordine di Winston Churchill di ‘metteyegli un cappio al collo’ e inviati nei campi di internamento. Tra loro c’era il sedicenne Edoardo Paolozzi, che fu rinchiuso nella prigione Saughton di Edimburgo.

Poteva andare peggio. Il padre, il nonno e lo zio di Paolozzi furono inviati in Canada sulla SS Arandora Star. La nave salpò senza l’identificazione civile della Croce Rossa e il 2 luglio 1940 fu silurata al largo della costa di Donegal da un U-Boat tedesco. Più di 800 dei passeggeri italiani, tedeschi ed ebrei a bordo annegarono, compresi i tre uomini di Paolozzi. I sopravvissuti riferirono che i soldati britannici spararono alle scialuppe di salvataggio per impedire la fuga dei prigionieri. Il giovane Paolozzi fu arruolato nel Corpo dei Pionieri prima di fingere la schizofrenia per ottenere il suo congedo. Dopo un periodo in un ospedale psichiatrico, nel 1944 ottenne un posto alla Slade School of Art e iniziò una carriera sorprendente che lo avrebbe visto guidare la rivoluzione della pop-art britannica e diventare uno degli artisti pubblici preferiti del Paese.

In occasione del centenario della sua nascita, le National Galleries of Scotland celebrano Paolozzi nella sua città natale con una mostra di 60 opere che tracciano la sua evoluzione artistica e celebrano il suo impatto culturale. Uscito dal trauma dell’esperienza del tempo di guerra e entrato nel mondo oscuro dell’austerità, il giovane Paolozzi fu sedotto dal glamour in technicolor dell’America, che entrava nella coscienza europea attraverso le riviste patinate che lui tagliava in collage. Per la prima volta mostrò queste immagini trovate sotto forma di diapositive nella sua conferenza Bunk! del 1952 all’Istituto d’Arte Contemporanea. In seguito si sono evolute in serigrafie. Si trattava di un modo moderno di vedere, informato dal bombardamento pittorico della TV, del cinema e del fotogiornalismo. Per Paolozzi, la rivista americana ‘rappresentava un catalogo di una società eclettica, abbondante e generosa… una forma d’arte più sottile e appagante delle scelte ortodosse della Tate Gallery o della Royal Academy’.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.