AMEDEO PORTACCI – Un uomo che ha contribuito alla grandezza di Verona

AMEDEO PORTACCI – Un uomo che ha contribuito alla grandezza di Verona

 

Amedeo Portacci ci ha lasciati nella notte di sabato, 22 gennaio 2023. Da quel uomo riservato che è sempre stato, ha combattuto senza mai lamentarsi e con grande coraggio un terribile male che lo aveva colpito quasi un anno fa.

Nato a Taranto, il 28 agosto 1949, si era trasferito a Verona nel 1971, dopo aver ottenuto un dottorato in Scienze Turistiche. Era stato impiegato presso l’INA, come responsabile organizzativo, sino al 1988 ed era poi passato alla RAS, come agente generale procuratore e nel 2012 era diventato consulente finanziario. Ha poi ricoperto varie cariche di grande prestigio, vicepresidente della AGSM, ACI, Verona Mercato, Telethon ecc. Era stato insignito del cavalierato del lavoro e anche di quello di Malta.

Avevo incontrato Amedeo poco dopo il Capodanno e ci eravamo scambiati gli auguri. Avevamo avuto dei forti contrasti di lavoro, a causa di un progetto che stavamo portando avanti, ma entrambi abbiamo messo da parte questa disputa e avevamo riso di noi, quando gli avevo detto che liti così feroci io le facevo solo con i miei familiari.

Il nostro ultimo progetto, al quale teneva moltissimo, quasi presagendo la sua imminente fine, era stato il libro La Società Dante Alighieri, la Divina Commedia e Verona in inglese e italiano, che avevamo scritto, assieme al coltissimo magistrato Angelo Franco e poi pubblicato per conto della Società Dante Alighieri, della quale Amedeo è stato vice presidente per molti anni.

In quel libro vengono presentate e inquadrate culturalmente le marmoree targhe dantesche che Amedeo e la presidente della Soc. Dante, notaio Maddalena Buoninconti, avevano fatto affiggere nei luoghi citati, o riconducibili, agli anni veronesi dell’Alighieri.

Il progetto delle targhe è stato tutto di Amedeo, che lo ha portato avanti, sino alla sua felice conclusione, con grande determinazione e generosità. Queste saranno un degno monumento alla sua memoria, che durerà nei secoli, finquando esisterà Verona.

Angelo Paratico

Marine Le Pen guadagna sempre più consensi in Francia

Marine Le Pen guadagna sempre più consensi in Francia

Marine Le Pen a passeggio per Via Cappello a Verona, con Massimo Mariotti

 

Il fatto che il partito socialista francese non riesca nemmeno a eleggere un nuovo leader, un po’ come accade per il PD in Italia, è la sintesi della sua triste condizione. Sia che sia il pretendente Nicolas Mayer-Rossignol o l’attuale Olivier Faure a vincere è del tutto irrilevante; il declino dei socialisti continuerà senza sosta. In parole povere, la perdita dei socialisti è lo specchio della crescita di Marine Le Pen, che ha conquistato il voto di uomini e donne per i quali l’identità è ancora importante.

Nel 2006 i socialisti vantavano 280.000 iscritti, che oggi sono 41.000. La scorsa settimana gli attivisti del partito hanno sprecato l’opportunità di avviare un vero cambiamento, eliminando dalla corsa Hélène Geoffroy al primo turno di votazione.

Una ex insegnante cresciuta in Guadalupa, Geoffroy è una rarità tra i politici socialisti, in quanto riconosce il motivo per cui il partito è stato in caduta libera nell’ultimo decennio. Parlano solo con i più abbienti, ma poco con le classi lavoratrici e le aree rurali. La sua strategia, se fosse stata eletta leader, sarebbe stata quella di riconnettere il partito con la sua base tradizionale, affrontando le questioni che stanno a cuore a questi ultimi, ovvero “la sicurezza, l’immigrazione, l’Europa, ma anche la questione del lavoro e la transizione ecologica”.

Chiaramente, questo era troppo da digerire per i membri della classe media del partito e invece saranno Faure o Mayer-Rossignol a guidarlo, due grigi tecnocrati che sono eurofili convinti e non vedono nulla di male nell’immigrazione di massa. Il candidato del partito socialista alle elezioni presidenziali dell’anno scorso, Anne Hidalgo, aveva ottenuto solo un totale di 616.478 voti a livello nazionale.

Marine Le Pen ha ottenuto 8,1 milioni di voti al primo turno, cifra che ha aumentato a 13,2 milioni al secondo turno. Non c’è stato un grande segreto per il suo successo: la leader del Rassemblement National si è concentrata sulle questioni che interessano la classe operaia: sicurezza, immigrazione e soprattutto la crisi del costo della vita. Questo spiega perché al primo turno è risultata in testa tra i colletti blu di età compresa tra i 25 e i 49 anni.

Emmanuel Macron ha ottenuto i migliori risultati tra i benestanti e gli anziani, mentre Jean-Luc Melenchon, l’esponente dell’estrema sinistra, come Jeremy Corbyn a suo tempo, ha ottenuto il maggior successo tra i giovani tra i 18 e i 24 anni, in particolare tra i borghesi con un’istruzione superiore. In parole povere, Le Pen ha conquistato il voto di uomini e donne per i quali l’identità è ancora importante, ed è diventata la loro voce, se non quella dei sindacati.

All’inizio della settimana Philippe Martinez, leader del sindacato di estrema sinistra CGT, ha dichiarato che nessuno degli 89 parlamentari del Rassemblement National sarebbe stato il benvenuto tra le sue fila durante la marcia di giovedì contro la riforma delle pensioni lanciata da Macron. Questo a causa della loro opposizione all’immigrazione illegale.” Siamo dalla parte dei cosiddetti lavoratori sans papiers”, ha dichiarato Martinez. Non è stato chiaro se i 13 milioni di elettori del Rassemblement National debbano rimanere a casa.

Non che Le Pen abbia intenzione di marciare fianco a fianco con Martinez o Melenchon. Questa settimana è in Senegal, “in visita ai nostri amici”, e nessuno dei suoi parlamentari era in giro giovedì. La Le Pen ha dichiarato che il suo partito si opporrà con forza al disegno di legge sulla riforma delle pensioni quando verrà presentato in parlamento il mese prossimo, ma sa che deve muoversi con cautela quando si tratta di proteste di piazza. Ha definito il Rassemblement National come il partito della legge e dell’ordine, in contrasto con la virulenta retorica anti-polizia di Melenchon e con l’apparente indifferenza del governo nei confronti della crescente criminalità. Questo non è passato inosservato: nel ballottaggio delle presidenziali dello scorso anno il 72% dei poliziotti l’ha votata.

La strategia della Le Pen durante gli scioperi è quella di sostenerli rimanendo al di sopra della mischia, anche se questo potrebbe diventare una sfida se, come alcuni temono, i manifestanti iniziassero a bloccare le raffinerie di petrolio. Vuole che il suo partito incarni l’opposizione rispettabile alle riforme e che la sinistra parli a nome degli estremisti. Negli ultimi giorni i sindacalisti hanno chiesto che le case dei parlamentari di Macron vengano tagliate fuori dalla rete elettrica e Martinez ha suggerito che potrebbe essere un’idea fare una visitina alle case dei ricchi.

Mercoledì scorso a un deputato di sinistra, François Ruffin, è stato chiesto in un’intervista radiofonica se condannasse la retorica estremista; lui ha evitato la domanda. Di solito Ruffin è più schietto, uno dei pochi della sua schiera che riconosce che la sinistra non parla più alla classe operaia, che lui chiama “elettorato perduto”. Ruffin è un deputato del dipartimento della Somme, un tempo cuore della sinistra, ma dove ora otto dei 17 collegi elettorali hanno un deputato del Rassemblement National.

Anche Fabien Roussel, il leader del partito comunista, riconosce la crisi della sinistra. L’anno scorso ha riconosciuto che gran parte della loro ideologia è stata catturata dalla “gauche caviar”, i progressisti della classe media che guardano dall’alto in basso il proletariato, che chiama anche “gli sdentati” in privato. “La sfida è quella di andare a conquistare l’elettorato popolare che abbiamo perso”, ha detto. Voglio lavorare per rompere il muro dell’astensione, insieme a quello dell’estrema destra”.

Le proteste contro la riforma delle pensioni di Macron hanno portato in piazza oltre un milione di persone e il 31 gennaio ci sarà una seconda giornata di sciopero. Alcuni credono che l’opposizione alle riforme rinvigorirà la sinistra, ma si sbagliano. Molti degli uomini e delle donne che hanno marciato ieri nelle città di tutta la Francia detestano ciò che la sinistra è diventata, tanto quanto detestano il tecnocrate Macron.

 

Che fine ha fatto il film vincitore del 79mo Leone d’Oro a Venezia?

Che fine ha fatto il film vincitore del 79mo Leone d’Oro a Venezia?

La nostra casa editrice ha pubblicato un libro nel quale si fa presente che il film vincitore del 79mo Leone d’Oro “All the beauty and the Bloodshed” (trad. Tutta la bellezza e lo spargimento di sangue) è un’opera meritevole di lode, perché mostra come David abbia potuto abbattere il gigante Golia, rappresentato dalla famiglia Sackler, ma che il problema che va a toccare è infinitamente più pesante. Infatti, il gigante Golia è stato solo ferito di striscio, non ucciso.

Eppure, il film non arriva nelle sale cinematografiche e nessuno più ne parla. Perché?

La regista, Laura Poitras ha documentato la lotta pluriennale di Nan Goldin contro i mercanti di droghe legalizzate negli Stati Uniti, rappresentati dalla famiglia Sackler. I Sackler, arricchitasi con la vendita di oppioidi, si son rifatti una verginità spacciandosi per mecenati d’arte. La loro Purdue Pharma, azienda produttrice dell’antidolorifico Oxycontin, responsabile della crisi di oppioidi che ha sconvolto gli Stati Uniti e ucciso più di 500.000 persone, è riuscita a farsi intitolare sette sale del Metropolitan Museum di New York e altre nel Museo del Louvre di Parigi. Il loro potere, e la loro impunità, affondano le loro radici nel corrosivo neoliberalismo che sta distruggendo il mondo.

Eppure, non si tratta solo della famiglia Sackler ma di un complesso sistema i cui rabidi guardiani appartengono alla sinistra globalista, la stessa che ha imprudentemente assegnato il Leone d’Oro a questo Film, scambiandolo in un isolato caso di aberrazione capitalista.  In realtà, si tratta di ben altro. L’autrice della storia, Nan Goldin, che ha perso il fratello a causa di overdose di tali farmaci letali, aveva dichiarato sul palco di Venezia: “Il mio più grande orgoglio è quello di aver messo in ginocchio una famiglia di miliardari,  in un mondo in cui, i miliardari, possono contare su una giustizia diversa da quella delle persone normali, come noi. La loro impunità è totale negli Stati Uniti.  E, per ora, ne abbiamo abbattuta una”.

Tutti i miliardi che la famiglia Sackler può fornire, o sottrarre, hanno un potere enorme e, ci chiediamo: tutto ciò ha un peso sul fatto che ben pochi sono riusciti a vedere questa pellicola?

ILFILM VERRA’ DISCRETAMENTE MOSTRATO NELLE SALE ITALIANE SOLO PER 3 GIORNI A PARTIRE DAL 12 FEBBRAIO 2023. NON PERDETELO!

 

Cliente restituisce 800 dollari di libri che aveva usato per arredare la casa

Cliente restituisce 800 dollari di libri che aveva usato per arredare la casa

La proprietaria di una libreria di Chicago, Rebecca George, ha dichiarato che un cliente le ha restituito 800 dollari di libri, dopo averli usati per decorare la propria casa per le vacanze.

La co-proprietaria di Volumes Bookcafe a Chicago, ha raccontato in un tweet che un cliente che aveva fatto un grosso ordine di libri, prima delle vacanze natalizie, è riapparso per restituirli.

“È emerso che una delle nostre più grandi singole vendite del mese scorso era destinata a una persona che doveva allestire la sua casa per le vacanze, li ha restituiti tutti. Per favore, non fate questo a una piccola impresa come la nostra, gente! Quella vendita ci ha permesso di pagare un terzo del nostro affitto”, ha commentato George su Twitter.

Il tweet è  subito diventato virale ed è stato visualizzato oltre 6,9 milioni di volte e ha ottenuto migliaia di retweet e like. La George ha detto a Fox 32 Chicago che la merce restituita ammontava a 800 dollari e che si stava “solo sfogando” sui social, ma non si aspettava che il suo tweet diventasse così popolare.

“Non so chi l’abbia raccolto, ma in realtà è girato in modo piuttosto veloce”, ha dichiarato la George a Fox 32.

In un commento, la George ha dichiarato che le vendite dei libri sono aumentate da quando il suo tweet è diventato virale, compensando la merce restituita “e non solo…”.

“Gli esseri umani sono davvero meravigliosi. Abbiamo ricevuto ordini da tutto il paese”, ha detto George.

“Tutti hanno lasciato dei bigliettini, come dei bellissimi bigliettini con i loro acquisti”, ha aggiunto a Fox 32. “Dicendo tipo: ‘Sostengo la merce restituita’”. “Dicevano: ‘Ti sostengo. Penso che tu sia una donna fantasti.ca”. O del tipo: ‘Continua così e manda a quel paese la gente insiìensibile'”. Su Twitter, George ha detto che di solito il negozio vede meno dell’1% di resi, che pure permettono come da loro regolamento.

“Questa persona è stata un caso insolito. Erano libri d’arte e di cucina piuttosto costosi (alcuni incartati)”, ha detto George in un altro tweet. “E sì, non è l’ideale, ma a volte come piccola impresa finisci per fare i salti mortali per accontentare persone che non se lo meritano, per salvarti da un altro tipo di caos. È raro, ma succede”.

George ha raccontato che il cliente che ha effettuato il reso sembrava “inconsapevole del suo impatto sulla loro economia”.

“Non ho più parlato con lui dopo il caos di questa settimana”, ha detto la signora George, aggiungendo che sabato il negozio era “super affollato” di clienti per l’ottima pubblicità ricevuta.

 

 

Massimo Mariotti dal Ministro Santanchè, per Serit e per Verona

Massimo Mariotti dal Ministro Santanchè, per Serit e per Verona

Il Presidente di SERIT, Massimo Mariotti, insieme al dott. Roberto  Perticone, consulente del ministero per l’internazionalizzazione delle imprese, hanno incontrato, nel suo ufficio romano, il Ministro del Turismo, on. Daniela Santanchè.

Le discussioni, durate circa un’ora, sono state finalizzate alla esposizione di una bozza di un progetto per la valorizzazione delle eccellenze turistiche del territorio veronese.

Tutte le future iniziative, concordate con il Ministero del Turismo, andranno sviluppate in accordo con le  associazioni di categoria già presenti sul territorio veronese, con una particolare enfasi alle tematiche relative alla tutela dell’ambiente.

Mariotti è anche consigliere del Consorzio Zai – Quadrante Europa

Il 10 gennaio uscirà in Italia “Spare. Il Minore” scritto da  un celebre ghostwriter americano, al quale il principe Harry ha dettato le sue storie.

Il 10 gennaio uscirà in Italia “Spare. Il Minore” scritto da un celebre ghostwriter americano, al quale il principe Harry ha dettato le sue storie.

J. R. Moehringer,

Nel luglio del 2021 era stato annunciato che Harry, duca di Sussex, avrebbe pubblicato un libro di memorie con la Penguin Random House, il cui ricavato sarebbe stato devoluto in beneficenza. Harry avrebbe ottenuto un anticipo di almeno 20 milioni di dollari. Nell’agosto del mese successivo Harry precisò che 1,5 milioni di dollari del ricavato del libro di memorie sarebbero stati devoluti in beneficenza all’associazione Sentebale, mentre 300.000 sterline sarebbero state devolute a WellChild, il resto se lo sarebbe tenuto lui. Il libro sta per uscire anche in Italia, il 10 gennaio, con la  Mondadori, e il titolo è Spare, il minore. Questo è stato, in realtà, scritto da J. R. Moehringer, 58 anni.

Harry aveva dichiarato che: “Sto scrivendo questo libro non come il principe che sono nato, ma come l’uomo che sono diventato. Ho indossato molti cappelli nel corso degli anni, sia in senso letterale che figurato, e la mia speranza è che raccontando la mia storia – gli alti e i bassi, gli errori, le lezioni imparate – possa contribuire a dimostrare che, indipendentemente dalla nostra provenienza, abbiamo più cose in comune di quanto pensiamo”. Harry ritiene che il libro mostrerà “gli alti e i bassi” e sarà “accurato e del tutto veritiero”.

L’editore americano, da par sua ha dichiarato che il libro riporta i lettori “immediatamente a una delle immagini più cruente del XX secolo: due ragazzini, due principi, che camminavano dietro la bara della madre mentre il mondo li guardava con dolore”.

L’uso dei ghostwriter è un fatto comunissimo nel mondo anglosassone, ne avevamo già scritto parlando di due celeberrimi personaggi: Winston Churchill, che ebbe un Nobel per la letteratura per un’opera scritta da altri e JFK che arrivò alla presidenza degli USA per un libro che, forse, neppure lesse, ma che portava il suo nome sulla copertina.

Il Times ha scritto che Harry aveva avuto dei ripensamenti sulla pubblicazione del libro, dopo aver visitato sua nonna, la Regina Elisabetta II, durante le celebrazioni del Giubileo di Platino nell’estate del 2022, ma alla fine, dopo il suo funerale, ha deciso di procedere con la stampa.

Questo libro, come già abbiamo detto, non lo ha scritto davvero lui, ma si è affidato al miglior “ghostwriter” del mondo. In italiano potremmo definire il ghostwriter come “scrittore fantasma” e quello scelto da Harry è così famoso che George Clooney ha fatto un film sulla sua vita. Il suo nome è JR Moehringer, ed è un biografo di star come Andrè Agassi . Quando il Principe Harry scelse di lavorare  JR Moehringer, per il suo libro di memorie che sta scuotendo le fondamenta della monarchia britannica, non deve aver badato a spese.

Lo scrittore americano e giornalista vincitore del premio Pulitzer,  J. R. Moehringer, non ha una produzione enorme, ma è noto per il suo approccio coinvolgente a certi argomenti, e la sua preoccupazione per il rapporto padre-figlio e la sua capacità di “scavare in profondità” in questi sentimenti è ben nota.

Quando lavorò con Andre Agassi alla stesura del suo celebre libro di memorie Open del 2009, la star del tennis ha raccontato che Moehringer si è trasferito a Las Vegas e ha comprato una casa a un miglio di distanza, dove ha vissuto per due anni. Agassi ha raccontato che la mattina si incontravano davanti a dei burritos per la colazione da Whole Foods. Più recentemente, il 58enne ha collaborato con il fondatore di Nike Phil Knight per il suo libro di memorie, Shoe Dog.

Usando il suo nome, ha scritto il suo libro di memorie nel 2005, The Tender Bar, da cui è stato tratto un film del 2021 con Ben Affleck (pare che sia stato il regista, George Clooney, a presentargli Harry), e il romanzo del 2012 Sutton. Tutti best sellers negli USA.

Agassi ha dichiarato di aver cercato Moehringer per scrivere il suo libro di memorie, “invoglianto” a farlo dopo aver letto The Tender Bar. “È stata la prima autobiografia che ho letto che non sembrava una conferenza stampa globale”, ha dichiarato al New York Times.

Cresciuto a Manhasset, una città di pendolari di Long Island a New York che ha fatto da sfondo a Il Grande Gatsby, Moehringer e sua madre hanno vissuto in povertà con i nonni, dopo la separazione dal padre.

Nel suo libro di memorie, descrive la sua relazione tossica con l’alcol dopo aver lasciato Yale, dove era uno studente borsista, quando Steve, il proprietario del suo bar preferito, morì. “Bevevo per ubriacarmi. Bevevo perché non sapevo cos’altro fare. Ho bevuto come beveva Steve alla fine, per raggiungere l’oblio”, ha scritto.

Janson-Smith riteneva che Sutton fosse un “romanzo fantastico”, ma la risposta del pubblico fu deludente. “Purtroppo non è successo nulla. Non credo che abbia ricevuto una sola recensione, quindi è stato molto deludente”, ha dichiarato l’editore in pensione e presidente dell’agenzia letteraria londinese Greyhound Literary.

Dopo aver iniziato la sua carriera di scrittore al New York Times come assistente alle notizie, Moehringer è stato successivamente assunto dal Los Angeles Times, dove ha vinto il premio Pulitzer per il suo articolo intitolato Crossing Over. Oggi vive in California. Madeleine Morel, un’agente che si occupa di “abbinare” i progetti di libri ai ghostwriter, ha dichiarato che Moehringer incarna il massimo del ghostwriting. “È l’apice”, ha dichiarato all’Observer. “Sono sicura che tutti aspirano a diventare come lui. È uno scrittore così brillante. È molto difficile scrivere un libro come ghostwriter e non far sembrare che sia stato scritto da qualcun altro”. In apparenza con il libro dei Sussex ci è riuscito, a giudicare dagli imbarazzanti dettagli che contiene.

Chi glielo abbia fatto fare al povero Harry di scrivere questo libro sarà argomento di discussione per gli psicanalisti negli anni futuri. Segare il ramo sul quale si sta seduti non ha assolutamente senso: unico fatto che potrebbe spiegarlo potrebbero essere certi traumi infantili avuti con la morte della madre o una sorta di complesso edipico.

Tutto sommato la sua vicenda personale ricorda l’abdicazione del suo prozio, Edoardo VIII, ancora conosciuto in Inghilterra come “il re traditore”,che aveva sposato l’americana Wallis Simpson. Ecco un nuovo esempio di tragedia che si ripresenta come farsa.

 

Angelo Paratico

 

 

Una lettera del 1955, scritta da Ignazio Silone, appare ancora molto attuale

Una lettera del 1955, scritta da Ignazio Silone, appare ancora molto attuale

Ignazio Silone

Lettera dello scrittore Ignazio Silone pubblicata da EPOCA, il 9 gennaio 1955.

L’eccesso di ideologia che pesa sulla nostra vita pubblica è la conseguenza diretta del fatto che noi siamo ancora alle prese con alcune questioni fondamentali della convivenza civile. Noi discutiamo ancora sulle relazioni tra l’individuo e lo Stato, tra lo Stato e la Chiesa, tra lo Stato e le Regioni, tra il potere giudiziario e quello esecutivo, tra la classe colta e il popolo, e così via, perché queste grosse questioni sono ancora, almeno parzialmente e nello spirito dei cittadini, sul tappeto, e se anche nel passato avevano avuto una qualche soluzione, essa è stata rimessa in causa dalla storia recente. Se invece in Isvizzera, com’è noto, le elezioni politiche si combattono e si vincono sul prezzo del latte, sull’importazione delle albicocche italiane e sulla colorazione del vino bianco, ciò non dipende dal diverso “carattere” di quegli uomini, ma dalla loro storia, che, con un certo anticipo sulla nostra, ha risolto problemi sopra ricordati in un modo che gli elvetici, nella loro grande maggioranza, trovano ancora soddisfacente.

 

L’università La Sapienza impedì al Santo Padre di parlare

L’università La Sapienza impedì al Santo Padre di parlare

 

Nel novembre 2007 il rettore dell’Università La Sapienza invitò papa Benedetto XVI a parlare al corpo docente e agli studenti, per l’inaugurazione dell’anno accademico, previsto per il 17 gennaio 2008.

Il Cardinale Ratzinger, il 15 febbraio 1990, vi aveva già tenuto un discorso che aveva sollevato un gran vespaio. Questo perché aveva citato  il filosofo della scienza austriaco Paul Feyerabend (1924-1994), il quale diede un positivo giudizio dell’operato della Chiesa Cattolica, relativamente al processo a Galileo Galilei. Studi successivi hanno, da quel tempo, dimostrato come questo fosse giusto, al di là delle ricostruzioni fumettistiche della storia del Rinascimento.

Il ragliar d’asini salì al cielo, finché non intervenne lo stesso Feyerabend, che nel 1990 commentò personalmente il discorso del cardinale, dicendo: «La mia tesi è stata presentata correttamente. La Chiesa aveva ragione nell’affermare che gli scienziati non rappresentano l’autorità finale in materia scientifica. Sono in molti oggi a concordare su questo punto. Si è capito che gli scienziati sono competenti solo in campi ristretti, che spesso esulano dalle proprie competenze e, quando lo fanno, i loro giudizi entrano in contrasto».

Paradossalmente, saltò fuori una lettera dello stesso Galileo Galilei che, succintamente, diceva lo stesso di Ratzinger: “Se bene la Scrittura non può errare” scrive a Benedetto Castelli, “potrebbe nondimeno talvolta errare alcuno de’ suoi interpreti ed espositori, in vari modi».

Lettera del 21 dicembre 1613, in Edizione nazionale delle Opere di Galileo Galilei, dir. A. Favaro, riedizione del 1968, vol. V, p. 282[4])

Questo, fra l’altro, è ciò che disse lo stesso Sant’Agostino, e  il Galilei conosceva bene questa citazione.

Il docente di Fisica Marcello Cini (1923 – 2012), scrisse una lettera per protestare per quel invito, che fu pubblicata dal quotidiano comunista Il Manifesto. Seguì poi una lettera interna il 23 novembre 2007, per il rettore e firmata da 67 docenti (su circa 4.500) dell’Università, fra i quali Luciano Maiani, e sottoscritta successivamente da altri 700 tra professori e scienziati.

Nella prima lettera il Cini, con toni oggettivamente scortesi e mal citando da wikipedia, faceva riferimento a una Lectio magistralis tenuta a Ratisbona da Ratzinger e poi a quella a La Sapienza, accusando il Pontefice di appoggiare la teoria del “Disegno intelligente” nella Creazione, un bersaglio favorito dai darwiniani.

Con l’avvicinarsi della data dell’evento, si ebbero delle manifestazioni da parte di studenti dell’Ateneo, contrari all’invito rivolto al Pontefice, culminate con l’occupazione della sede del Senato Accademico e del rettorato.

Il 15 gennaio 2008, come conseguenza dei fatti riportati, la Santa Sede declinò l’invito del rettore dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” a papa Benedetto XVI. Il discorso inaugurale del papa fu comunque letto dal prorettore.

Di scienza e scienziati si è parlato moltissimo negli ultimi tre anni, dove vediamo spesso uomini e donne che il televisione si autoproclamano scienziati e usano la scienza come un’arma contundente. A tal proposito vorremmo riproporre una famosissima citazione presa da Richard Feynman, Premio Nobel per la Fisica, che ben chiarisce cosa sia e cosa non possa essere la scienza.

Possiamo sempre dimostrare che una certa definita teoria sia sbagliata. Notate, comunque, che non possiamo mai provare che sia giusta. Supponiamo che proponiate una buona teoria, calcolate le conseguenze, scoprite che ogni conseguenza da voi calcolata è in  accordo con l’esperimento. La vostra teoria si dimostra per questo giusta? No. Semplicemente non si dimostra sbagliata.

Angelo Paratico

I Giapponesi lo chiamano Tsundoko. I benefici per il cervello di vivere fra i libri, letti e non letti

Siamo in molti ad acquistare libri con l’intenzione di leggerli, per poi lasciarli riposare sugli scaffali. Ma vi è chi ritiene che circondarsi di libri non letti arricchisca la propria vita, perché ci ricordano tutto ciò che non sappiamo. I giapponesi chiamano questa pratica “tsundoku”, e può dare benefici duraturi.

La parola tsundoku indica ciò che altri chiamano l’antilibreria. Tsundoku è un termine giapponese che indica le pile di libri acquistati ma non letti. La sua morfologia combina tsunde-oku (lasciare che le cose si accumulino) e dukosho (leggere i libri).

La parola è nata alla fine del XIX secolo come battuta satirica nei confronti degli insegnanti che possedevano tanti libri ma non li leggevano. Sebbene questo sia l’opposto del nostro punto di vista, oggi questa parola non ha lo stigma che possiede nella cultura giapponese. Si differenzia anche dalla bibliomania, che è il collezionismo ossessivo di libri per il gusto della collezione, non per la loro eventuale lettura. I libri letti, forse, hanno molto meno valore di quelli non letti. La nostra biblioteca dovrebbe contenere tutto ciò che non conosciamo, nella misura in cui i vostri mezzi finanziari, i tassi dei mutui e l’attuale ristrettezza del mercato immobiliare ci consentono di metterli. Con l’avanzare dell’età accumuleremo più conoscenze e più libri, e il numero crescente di libri non letti sugli scaffali parranno un monito. Infatti, più si conosce, più le file di libri non letti aumentano. Chiamiamo questa collezione di libri non letti un’antilibreria.

Il valore dell’antilibreria deriva dal modo in cui sfida la nostra autostima, fornendo un costante, anche fastidioso, promemoria di tutto ciò che non conosciamo. I titoli che tappezzano la nostra casa ci ricordano che sappiamo poco o nulla sulla crittografia, sull’evoluzione della storia europea, sul folklore italiano, sull’uso delle energie alternative e sulla paleontologia.

Le persone che non hanno questa umiltà intellettuale – quelle che non desiderano acquistare nuovi libri o visitare la biblioteca locale – possono provare un senso di orgoglio per aver conquistato la propria collezione personale, ma una biblioteca di questo tipo ha l’utilità di un trofeo appoggiato al muro. Diventa un’appendice che alimenta in nostro ego, solo come decorazione. Non una risorsa viva e in crescita da cui imparare fino a 80 anni – e, se siamo fortunati, anche qualche anno oltre. I partecipanti allo scambio dei libri troveranno senza dubbio la loro antilibreria/tsundoku in crescita

Sono certo che là fuori c’è qualche bibliomane spavaldo che possiede una collezione paragonabile a quella di una piccola biblioteca pubblica, ma che raramente ne apre la copertina. Tuttavia, alcuni studi hanno dimostrato che il possesso di libri e la lettura vanno di solito di pari passo, con ottimi risultati.

Uno di questi studi ha rilevato che i bambini cresciuti in case con un numero di libri compreso tra 80 e 350 hanno mostrato, da adulti, migliori capacità di lettura, calcolo e tecnologia dell’informazione e della comunicazione. Secondo i ricercatori, l’esposizione ai libri potenzia queste capacità cognitive rendendo la lettura parte delle routine e delle pratiche della vita.

Molti altri studi hanno dimostrato che l’abitudine alla lettura comporta una serie di benefici. Secondo questi studi, la lettura può ridurre lo stress, soddisfare i bisogni di connessione sociale, rafforzare le abilità sociali e l’empatia e potenziare alcune capacità cognitive. E questo solo per la narrativa! La lettura di saggistica è correlata al successo e agli alti risultati, ci aiuta a capire meglio noi stessi e il mondo e ci dà un vantaggio nella serata dei quiz.

Qualcuno si chiede se l’antilibreria non agisca da contraltare all’effetto Dunning-Kruger, un pregiudizio cognitivo che porta le persone ignoranti a ritenere che le loro conoscenze o capacità siano più elevate di quanto non lo siano in realtà. Poiché le persone non sono inclini ad apprezzare i promemoria della loro ignoranza, i libri non letti le spingono verso, se non la padronanza, almeno una comprensione sempre più ampia della competenza. Inoltre, l’essere fasciati dai libri, fra i quali alcuni che esistono da secoli o, come testo, per millenni, ci comunica un senso di immortalità.

Tutti quei libri che non abbiamo letto sono effettivamente un segno della nostra ignoranza. Ma se sappiamo quanto siamo ignoranti, siamo molto più avanti della stragrande maggioranza delle altre persone. Dopo tutto, Socrate fu detto l’uomo più sapiente del mondo, perché sapeva di non sapere.

Christian De Sica coinvolto nell’assassinio di Lev Trotzky…

Christian De Sica coinvolto nell’assassinio di Lev Trotzky…

Maria Mercader

 

Durante le numerose ospitate televisive di Christian De Sica ricorda spesso suo padre, Vittorio, grande regista e grande attore. In particolare, parla spesso del fatto che il padre aveva una moglie ufficiale, Giuditta Rissone e un’amante, che poi sposò, Maria Mercader, e che fu la madre di Christian. Si doveva sdoppiare per cena e pranzo, ma i grossi problemi arrivavano con il Natale, correva da una parte all’altra di Roma con un taxi. Si veda qui:

il natale tra moglie e amante di vittorio de sica – a domenica in christian de sica ricorda – Media e Tv (dagospia.com)

Maria Mercader giunse in Italia nel 1939  dove ebbe una lunga carriera, ancora nel 1991 recitò in La casa del sorriso, diretto da Marco Ferreri, film che nello stesso anno vinse l’Orso d’oro al Festival internazionale del cinema di Berlino. Morì a Roma all’età di 92 anni, il 26 gennaio 2011 e ora riposa al Cimitero del Verano.

Christian De Sica, però, non parla mai del suo zio Ramon, il fratello di sua madre. Infatti, egli è passato alla storia come l’assassino di Lev Trotsky, che uccise con una picozza da ghiaccio, rompendogli la testa, il 20 agosto 1940, a Città del Messico, verosimilmente su ordine di Stalin.

Jaime Ramón Mercader del Río (Barcellona, 7 febbraio 1913 – L’Avana, 18 ottobre 1978) scontò 19 anni e 8 mesi nelle carceri messicane per l’omicidio. Fu un agente del NKVD ed è stato insignito del titolo di Eroe dell’Unione Sovietica, dell’Ordine di Lenin e della Stella d’Oro, dopo il suo rilascio da una prigione messicana nel 1960, su pressione sovietica. Una volta uscito divise il suo tempo tra Cuba, l’Unione Sovietica e altri paesi.

Nato a Barcellona, in Spagna, il padre fu Pau Mercader i Marina, un ricco mercante tessile, mentre la madre, Eustaquia (o Eustacia) María Caridad del Río Hernández, fu cubana di accese simpatie comuniste. Essa ebbe un ruolo importante nella formazione politica del figlio, Ramón, in quale trascorse gran parte della sua gioventù in Francia, al seguito della madre che vi si era rifugiata con i figli, dopo la fuga dal manicomio nel quale la famiglia del marito l’aveva rinchiusa, per evitare che la sua relazione adulterina con un aviatore francese, Louis Delrieu, destasse troppo scandalo.

Fin da giovane, ispirato anche dalle convinzioni politiche della madre, Ramon abbracciò l’ideologia comunista, cooperando con organizzazioni di sinistra spagnole già verso la metà degli anni trenta. Venne anche imprigionato per la sua attività politica ma fu scarcerato nel 1936, quando in Spagna salì al potere un governo di sinistra. Nel frattempo, sua madre divenne un agente segreto sovietico e lui la seguì a Mosca, dove venne battezzato dai suoi superiori “Gnome”. Iniziò, dunque, ad operare per il NKVD, dal quale venne incaricato di assassinare Lev Trozky, che diversi anni prima era stato esiliato dall’Unione Sovietica, ma continuava a fare propaganda contro il leader sovietico Stalin, tramando per rovesciarlo. Trotzky aveva forti appoggi in tutto il mondo, anche negli Stati Uniti e in molti lo avrebbero voluto al posto di Stalin in URSS.

Nell’attuazione del suo piano omicida Mercader assunse una serie di false identità: dapprima “Jacques Mornard”, uomo d’affari nato a Teheran da un inesistente diplomatico belga, e successivamente, “Frank Jackson”, cittadino canadese. Attraverso la sorella di una segretaria statunitense di Trotzki, Sylvia Ageloff, che aveva sedotto a Parigi e che aveva poi seguito dapprima negli USA, e nell’ottobre del 1939 in Messico, riuscì a venire in diretto contatto con Trotzky. Il politico russo era appena sfuggito, nel maggio del 1940, all’assalto armato organizzato dal celebre pittore David Alfaro Siqueiros, di tendenza stalinista. Mercader durante il suo colpo fu ferito e arrestato dalle autorità messicane, alle quali non rivelò mai la sua vera identità: fu condannato per omicidio a 20 anni di carcere.

Ramon Mercader

Ramon visse a Mosca per circa un decennio (sotto al nome di Ramón Ivanovich López), fino a quando non si trasferì a Cuba negli anni ’70, dove fu assunto come consulente da Fidel Castro, pur continuando a viaggiare. Morì a L’Avana nel 1978 di tumore polmonare causato da un sarcoma e fu sepolto a Mosca nel cimitero di Kuncevo. Un altro zio materno di Christian De Sica sostenne che Ramón, presumibilmente, morì a causa delle radiazioni emanate da un orologio da polso donatogli a Mosca dai vecchi compagni. Nell’orologio sarebbe stata nascosta una pastiglia di tallio radiattivo.

Tutto materiale per un romanzo alla John Le Carrè, ma pare che Christian De Sica non abbia mai accennato a questo lato oscuro della sua famiglia materna, anche se pensiamo che ne avrà sentito parlare dalla madre o forse l’avrà incontrato o addirittura gli avrà parlato.

Angelo Paratico