Le uscite di Saviano provocano spesso onde nello stagno italiano. Parliamo di Atreju, la manifestazione nata nel 1998 come festa di Azione Giovani e che vide fra i fondatori anche l’attuale Presidente del Consiglio e leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni.
A molti, incluso Saviano, non è ancora nota la vera origine del nome Atreju. Questo è sì il nome del protagonista di “La storia infinita”, un libro di Michael Ende (1929-1995) del 1978 da cui è tratto un film uscito nel 1984. Atreju, il protagonista, è un bambino di dieci anni e quel nome, secondo l’autore, significherebbe figlio di tutti essendo un orfano.
Dopo aver letto il magnifico libro di Ende gli scrissi, abitava a Genzano, vicino a Roma. Ebbe la cortesia di rispondermi e ancora conservo quella lettera.
L’ispirazione per quel nome venne certamente a Ende dalla mitologia greca, ovvero da ATREO, che significherebbe in greco antico “senza paura”. Dunque, non si tratta di un plagio ma di una sorgente comune. Penso che Ende sarebbe stato felice di vederlo usato per la manifestazione di Fratelli d’Italia. Riporto qui sotto una breve biografia di Atreo, presa dalla Enciclopedia Treccani del 1930, notando che, gira e rigira, tutte le strade portano, sempre, a Roma.
Angelo Paratico
Atreo
Figlio di Pelope, padre di Agamennone e Menelao, che da lui prendono il patronimico di Atridi. Dell’antichità di questa figura mitica non si può dubitare, perché il nome non è etimologizzabile, cioè è fornito ai poeti da più antica tradizione, e non è forse neppure greco né indoeuropeo. Chi Atreo fosse originariamente, tuttavia, non si sa, giacché l’attribuzione a lui di una delle tombe nella rocca di Micene, già attestata da Pausania, è evidentemente arbitraria.
L’Iliade dà qualche ragguaglio maggiore su Atreo solo in un passo (II, 105 segg.), e colà è evidente che il poeta ignora ancora la contesa col fratello Tieste e in genere i delitti dei Pelopidi. La leggenda posteriore appare d’un tratto bell’e formata nell’epopea più recente, della quale abbiamo tuttavia scarsissime notizie. Manca anche, completamente, o quasi, la tradizione figurata. E rappresentazione non frammentaria della leggenda non si trova prima del Tieste di Seneca. Per quello che si può ricavare da accenni nell’Agamennone di Eschilo e nell’Oreste di Euripide e dalle citazioni contenute nei ricchi scolî a quest’ultima tragedia, come anche per tutta la leggenda postomerica.