Ed è solo l’inizio dei guai per il sistema bancario svizzero

Ed è solo l’inizio dei guai per il sistema bancario svizzero

 

IL CONTO DEL SALVATAGGIO DI CREDIT SUISSE? 30MILA LAVORATORI A CASA – SECONDO LA STAMPA ELVETICA, LA FUSIONE TRA UBS E LA BANCA RIVALE FINITA SULL’ORLO DEL FALLIMENTO PORTERÀ AL TAGLIO DEL 30% DEI POSTI DI LAVORO TOTALI DEL NUOVO GRUPPO – NEL FRATTEMPO, MOLTI DIPENDENTI DI CREDIT SUISSE SONO “SCAPPATI” E SI SONO GIÀ ACCASATI PRESSO ALTRI ISTITUTI, PORTANDOSI DIETRO I DEPOSITI CONSISTENTI DEI CLIENTI.

Questo è il cappello dell’articolo pubblicato da Dagospia. In realtà questo pare solo l’inizio, anche perché a causa dei colossali errori fatti dalla BNS negli ultimi anni, la Banca Centrale Svizzera, il prestatore di ultima istanza svizzero, non potrà intervenire.

Dunque, guai in vista per il personale di CS e UBS, come prima conseguenza della fusione tra Ubs e Credit Suisse. Resasi necessaria il 19 marzo scorso, per evitare il fallimento della seconda delle due banche. La notizia non è stata smentita né da UBS né dai sindacati dei bancari. In aprile l’amministratore delegato, Sergio Ermotti, aveva comunque preannunciato «cambiamenti e decisioni difficili », promettendo di trattare tutti i dipendenti di Credit Suisse e UBS in modo equo.

Una finestra sul mondo: il Consorzio Zai – Quadrante Europa di Verona

Una finestra sul mondo: il Consorzio Zai – Quadrante Europa di Verona

Sin dalla sua costituzione nel 1948 il Consorzio ZAI si preoccupa di favorire lo sviluppo dell’economia veronese: come ente istituzionale a base territoriale ha compiti di pianificazione urbanistica e di propulsione allo sviluppo globale del territorio e dell’economia.
Un attento studio della logistica è alla base dei progetti realizzati dal Consorzio a favore delle industrie scaligere che hanno potuto così sfruttare al meglio le vie ferroviarie, stradali, aeree e fluviali. Alla giurisdizione del Consorzio sono state riservate quattro aree del comprensorio veronese: la zona industriale denominata Zai Storica, l’altra zona industriale Zai Due-Bassona, l’area del Quadrante Europa, l’area dell’Innovazione-Marangona. Nel complesso si tratta di un vero e proprio sistema infrastrutturale di 10 milioni di metri quadrati che costituisce un punto di forza economico naturale per la presenza di 1.000 aziende e 40.000 addetti.

La missione è incrementare la progettualita’, lungimiranza e concretezza del territorio, queste sono le caratteristiche di questi anni di lavoro del Consorzio Zai, che si affaccia al terzo millennio con la convinzione che il maggior vantaggio di una citta’ e di un territorio sia nell’attivita’ di organismi interessati alla ricerca, alla creativita’ e al cambiamento.
La capacita’ del Consorzio di anticipare gli scenari futuri si è esplicitata continuamente nel corso degli anni: dagli albori con la prima ZAI d’Italia alla creazione di un interporto, il Quadrante Europa, che e’ il primo in Italia per volumi di traffico combinato di merci, e riconosciuto tra i primi interporti in Europa, alla creazione di un’Area per l’Innovazione. L’ultima zona di competenza del Consorzio in ordine di tempo, l’Area dell’Innovazione, sara’ all’avanguardia come gia’ lo è il fiore all’occhiello del Consorzio, l’Interporto Quadrante Europa, una vera e propria ”citta’ delle merci” altamente specializzata e regolata da sistemi logistici integrati di altissimo livello, dotata anche di una rete telematica perfettamente efficiente su tutto il perimetro.
Storia
Verona usciva provata dalla guerra. Era tempo di preoccuparsi della ricostruzione di una città che sul piano artistico e culturale era gia’ conosciuta’ in tutto il mondo. Il motore economico della città con le sue industrie, il commercio, l’agricoltura, l’artigianato doveva prendere l’avvio. Occorreva strutturare la città dell’economia, una nuova città non estranea alla precedente, ma integrata ad essa nel rispetto delle specifiche funzioni.

La nascita del Consorzio ZAI parte proprio da queste premesse: un pool di uomini della Camera di Commercio, del Comune e della Provincia ha l’intuizione nel 1948 di istituire quella che sara’ la prima Zona Agricola Industriale d’Italia. L’attività inizia con l’esproprio dei terreni agli agricoltori della zona per l’assegnazione a titolari di imprese di trasformazione e commercializzazione di prodotti agricoli. L’ente consortile procede poi all’urbanizzazione, alla costruzione di raccordi stradali e ferroviari e all’infrastrutturazione delle aree.
Futuro
Dagli albori con la prima ZAI d’Italia alla creazione dell’Interporto Quadrante Europa, Consorzio ZAI ha sempre anticipato scenari futuri.
Progettualità, lungimiranza e concretezza sono le caratteristiche di oltre 70 anni di lavoro di Consorzio ZAI, che si affaccia al terzo millennio con la convinzione che il maggior vantaggio per una città e per un territorio sia nell’attività di organismi interessati alla ricerca, allo sviluppo e al cambiamento.
Nei prossimi anni l’Interporto Quadrante Europa si svilupperà con il PUA QE Nord su ulteriori 500.000 mq interamente dedicati alla logistica, con magazzini fino a 40.000 mq, una riorganizzazione di aree e servizi comuni e una nuova viabilità interna, oltre al nuovo terminal da 750 mt adattato allo standard comunitario e con rete viabilistica collegata all’Alta Velocità ferroviaria.
Inoltre, Consorzio ZAI amplierà il ventaglio delle opportunità di insediamento in un’area di nuova concezione di 1,4 mln di mq limitrofa al Quadrante Europa e direttamente collegata all’autostrada Milano-Venezia: l’area della “Marangona”, progettata sui principi di sostenibilità, sviluppo ambientale, economico e sociale, che ospiterà aziende di varie dimensioni e diverse destinazioni d’uso (manifattura, commercio, e logistica).
Infine, Consorzio ZAI mantiene fede all’impegno di decarbonizzazione e riduzione dell’impatto ambientale. Si collocano in quest’ottica i continui investimenti in nuove tecnologie, quali la stazione LNG, le colonnine di ricarica per auto elettriche, e i nuovi impianti di illuminazione a ridotto inquinamento luminoso.

Tutti gli Errori delle Banca Centrale Svizzera. Un libro mostra come quel colosso bancario sia diretto da incapaci.

Tutti gli Errori delle Banca Centrale Svizzera. Un libro mostra come quel colosso bancario sia diretto da incapaci.

Questo libro, è stato pubblicato in italiano da Gingko Edizioni, di Verona, e in Svizzera da Flamingo Edizioni di Bellinzona, è una traduzione dal francese di “BNS: rien ne va plus” da Michel Santi. Michel Santi è un economista francese naturalizzato svizzero nel 1997. Come banchiere indipendente ha spesso criticato gli eccessi della finanza, prima della crisi economica globale del 2008. Ex membro del World Economic Forum e dell’IFRI (Istituto francese delle relazioni internazionali), si è laureato in Diritto bancario presso l’Università di Nizza e ha conseguito un Master in Diritto economico presso la HEC di Parigi. Nel 2006 ha lasciato il mondo delle banche centrali dei Paesi emergenti e dei fondi sovrani, diventando uno dei fondatori di Finance Watch, una ONG regolatoria con base a Bruxelles.
Questo suo libro, breve, chiaro e colmo di buon senso, squarcia il velo sulla gestione folle della Banca Nazionale Svizzera, diretta da tre personaggi che non rendono conto a nessuno, neppure al governo svizzero, delle proprie politiche, che pure incidono pesantemente sul futuro del Paese.
Uscirà nelle edicole fra una settimana, ma anticipiamo qui l’introduzione di Michel Santi per i nostri lettori.

Introduzione

Pensiamo di sapere tutto sulle banche centrali, mentre, in realtà, non sappiamo quasi nulla. Eppure, una
parte significativa della mia carriera è stata plasmata dalle loro azioni, quando ero un trader in banche
svizzere e poi un gestore di hedge fund. Le banche centrali erano l’oggetto delle nostre conversazioni
più accese, delle nostre scommesse quotidiane, del nostro odio, a volte, a causa delle nostre posizioni e,
spesso, delle nostre fantasie. Le loro interazioni, le loro decisioni, i loro discorsi, le loro piccole frasi,
ancora oggi, stordiscono e confondono coloro che hanno il compito di gestire e investire nei mercati.
Anche i rappresentanti eletti, gli uomini e le donne responsabili della politica nelle nostre democrazie,
esaminano queste figure umane, i banchieri centrali, discreti, sempre ben vestiti, che si esprimono in un
gergo codificato e che si trovano a capo di istituzioni identificate, semplicemente, da acronimi, quasi
esoterici, che sono diventate sinonimo di onnipotenza: FED, ECB, BNS, BOJ.
Tuttavia, sarebbe utile condurre un’analisi psicologica su tali uomini e donne, data l’opacità dei loro
processi decisionali e la loro dipendenza, quasi patologica, dalla matematica, che li porta alla
sottomissione ai mercati finanziari.

Dall’inizio degli anni ’70, questi banchieri centrali, si sono convertiti alla “scientologia economico-
finanziaria”. Da allora, hanno insensibilmente ridefinito il loro rapporto con il capitalismo e si sono

sempre più schierati con la finanza e i finanzieri. Dagli anni ’70 e per più di trent’anni, i banchieri centrali
hanno compiuto intensi sforzi – anche intellettuali ed accademici – per ridefinire il proprio ruolo, al fine di
rendersi incontestabili nei confronti di questa finanza che, con la globalizzazione, stava diventando
sempre più determinante.
Non potendo tollerare le incessanti innovazioni del settore finanziario, che faceva sempre più uso della
matematica, i banchieri centrali hanno deciso di prendere l’iniziativa, cioè di competere, con l’inventiva e
la temerarietà per, se non sottomettere la finanza, almeno impressionarla.
Questo libro si concentrerà sulla Banca Nazionale Svizzera, o BNS, perché questa banca centrale ha
tutte le
carte in regola per essere considerata un paradigma del sistema. Infatti, come vedremo, il rapporto
problematico tra i mercati finanziari e la BNS è stato così stretto che quest’ultima si è convinta che
iniettare centinaia di miliardi di dollari nei mercati azionari fosse la soluzione ai mali della Svizzera. Si
scoprirà che la finanziarizzazione dell’economia e dei mercati, ormai estrema, ha avvantaggiato queste
banche centrali, che hanno dimostrato capacità di adattamento esemplare, assumendo esperti
altamente qualificati, ma senza avvertire la necessità di apportare modifiche alla propria cultura storica o
addirittura economica. Dei giganti come John Maynard Keynes o Hyman Minsky sono stati relegati al
rango di antiquariato inutile e ingombrante.
L’etichetta data loro, per decenni, di “Banca delle Banche” dimostra inequivocabilmente il ruolo
fondamentale che hanno svolto le banche centrali, ossia quello di primus inter pares, per usare
un’espressione cara al Vaticano. Era certamente la prima, ma tra pari, cioè in compagnia delle altre
banche, trasformandosi in breve nel sistema finanziario di cui era – se non l’emanazione – almeno
un’espressione.
Per convincersene, basta ricordare le foto scattate nel 2007 e nel 2008 durante i numerosi incontri al
vertice, organizzati in quella immensa sala conferenze della Federal Reserve statunitense, che metteva
assieme le figure più emblematiche del mondo bancario e finanziario con i massimi funzionari della Fed,
concentrati sul salvataggio delle istituzioni indebolite, tutti impegnati a lavorare per calmare l’ansia dei
mercati.
È stato agli inizi degli anni ’90 che la BNS ha mutato radicalmente direzione, abbracciando una volta per
tutte, la globalizzazione e decidendo di guardare al di fuori della Svizzera, per sfruttare ciò che poteva,
con un duplice obiettivo. Il primo era quello di raccogliere più profitti, di cui avrebbe trattenuto una parte
sostanziale, distribuendone una parte ai Cantoni e alla Confederazione. Il secondo era quello di

assicurarsi che i suoi top manager fossero rispettati in tutto il mondo, e che fossero parte dei club più
esclusivi che si riunivano regolarmente nel mondo. La banca centrale svizzera si è quindi
americanizzata, senza battere ciglio, a partire dagli anni ’90, poiché non c’era motivo per cui solo
personaggi del calibro di Paul Volcker o Alan Greenspan (che ricoprirono entrambi l’importante ruolo di
capo della Fed) dovessero essere sistematicamente citati e rispettati dalla stampa e dalla finanza
mondiale. In breve, lo star system si è impadronito della BNS e dei suoi alti funzionari, che ne sono
rimasti estasiati. Per vedere il ruolo prominente che i nostri banchieri centrali si sono arrogati, basti
guardare i vari programmi di salvataggio delle banche e delle nostre economie durante le crisi
successive, iniziate nel 2007 con la crisi dei subprime. Basti osservare i loro volti seri ma felici quando
hanno annunciato a noi – le persone traumatizzate da tali eventi catastrofici – che la loro scienza, la loro
sofisticata finanziarizzazione, la loro ingegnosità e le loro centinaia di miliardi, avrebbero salvato i nostri
beni e le nostre case.
L’apice di questa vicinanza – alcuni la chiamerebbero ‘collusione’ – è stato testimoniato dal sempre
prudente Mario Draghi, allora Presidente della Banca Centrale Europea, che ha riconosciuto, in
sostanza, che la politica monetaria della sua banca centrale avrebbe dispiegato i suoi effetti attraverso
l’unica e sola via dei mercati finanziari. Questa fu l’epoca della loro consacrazione, poiché sia i mercati
che le banche a rischio di liquidazione dovevano la loro sopravvivenza ai poteri, quasi miracolosi, di
creazione del denaro dalle banche centrali. Da allora, il sistema bancario e finanziario ha capito di poter
contare su di loro, e che avrebbero sempre risposto alla chiamata, non appena fossero state interpellate,
perché anche la loro sopravvivenza era in discussione. Quindi sono state le nostre banche centrali a
creare il too big to fail insieme a queste istituzioni finanziarie, alle quali hanno assicurato un sostegno
illimitato. Queste istituzioni pubbliche, cioè le banche centrali, e private erano ormai due facce della
stessa medaglia, inseparabili.
L’autorità delle banche centrali moderne deriva non solo dalla liberalizzazione della finanza, che avevano
iniziato, ma anche dal fatto che queste stesse banche centrali sono l’architrave che regge tale sistema.
Secondo le parole dell’economista Mohamed El-Erian, le banche centrali sono diventate “the only game
in town”. In effetti, le banche centrali hanno capitalizzato le successive crisi economiche e finanziarie per
stabilire definitivamente la loro influenza e il loro dominio, che sono diventati assoluti. Osare criticare le
loro azioni o mettere in discussione le loro decisioni è diventato quindi un sacrilegio, come vedremo con
gli errori monumentali della BNS, le cui gigantesche perdite, annunciate all’inizio del 2023, hanno dato
luogo, al massimo, a pochi commenti e molto imbarazzo.
Dopotutto, chi eravamo noi per giudicare gli esperimenti – anche quelli più rischiosi – di questa suprema
organizzazione burocratica che si trova all’incrocio tra Stato e Finanza?
Michel Santi

A Verona il 9 e 10 giugno 2023 un congresso per promuovere il nostro “Oro Azzurro”…il turismo. Con un particolare accento sulla campagna e i boschi italiani.

A Verona il 9 e 10 giugno 2023 un congresso per promuovere il nostro “Oro Azzurro”…il turismo. Con un particolare accento sulla campagna e i boschi italiani.

           

                                                                                                                                                                          …cecini pascua, rura, duces.

                                                                                                                                                                             Virgilio

Il 9 giugno, a Verona, presso al PALAZZO DELLA GRAN GUARDIA, alla presenza di numerose personalità istituzionali, tra cui il Ministro del Turismo, Daniela Santanchè, l’Assessore regionale del Veneto, Elena Donazzan, l’Assessore al Turismo del Comune di Verona, Marta Ugolini e le più importanti associazioni di categoria interessate, verrà presentato il progetto e le enormi potenzialità del territorio rurale italiano, in relazione al turismo. Una sala sarà invece dedicata alla messa in rete degli imprenditori veneti del turismo ricettivo e dei buyers italiani ed esteri specializzati nell’organizzazione di viaggi, dedicati alla campagna italiana, con tavoli di lavoro tematici e incontri.

Il 10 giugno vedrà il coinvolgimento dei rappresentanti delle comunità degli Italiani nel Mondo, sempre in supporto al turismo rurale italiano.

 



PROGRAMMA COMPLETO

LA CAMPAGNA ITALIANA, STRAORDINARIA RISORSA DEL TURISMO RICETTIVO

  • La Cultura e la Coltura

  • Il soggiorno nei campi e nelle fattorie

  • l’Italia dei borghi e delle dimore d’Epoca, dei piccoli centri rurali, delle eccellenze produttive italiane dei nostri territori

  • gli eventi, le sagre paesane, la cultura del territorio, l’arte e la bellezza diffusa, salute e sport

  • la cucina contadina di qualità

  • I percorsi esperienziali

Introduce, Roberto Perticone – Responsabile progetto “Italy Discovery & Countryside”

09 Giugno 2023 – Verona Palazzo Gran Guardia

1a Sessione – Sala Convegni Piano Nobile

 Ore 10:00 Apertura dei lavori:

Saluti Istituzionali:

  • Ministro del Turismo Daniela Santanchè: “Un nuovo turismo per una nuova Italia “

  • Assessore Regionale al Turismo ed all’Agricoltura della Regione Veneto Federico Caner

  • Assessore al Turismo del Comune di Verona, Marta Ugolini

  • Assessori Regionali al Turismo ed all’Agricoltura

  • Assessori Comunali al Turismo ed all’Agricoltura

Ore 10.30

Presentazione Relazione Congressuale: Dott. Andrea Martignano, Dott. Giammarco Senna e Ing. Benedetto Olivieri – Il progetto

Italy-discovery nasce da una richiesta del mercato italiano ed estero indirizzata al turista protagonista appassionato di nuove destinazioni dedicate al countryside.

Ore 10.40

Enit – Ivana Jelinic  

“Turismo e consumi nell’epoca della sostenibilità”

Ore 10.50

WINFLUS – SOCIO FONDATORE Luca Scoffone

Il cambiamento innovativo della promozione turistica

Ore 11.00

Destination Verona & Garda Foundation – Progetto CCIAA Verona

Vice Presidente Camera di Commercio Verona Dott. Paolo Tosi

Verona Up – Direttore Operativo Fabio Turrini

Ore 11.10

Associazione Albergatori Federalberghi, Presidente Albergatori Federalberghi Garda Veneto Ivan De Beni

“La ricezione turistica nelle campagne italiane.” Una rete specializzata a sostegno di un percorso innovativo.”

Ore 11.20

CIA Agricoltori Italiani – Gianmichele Passarini Presidente regionale Veneto CIA Agricoltori Italiani, Vice Presidente Nazionale CIA Agricoltori Italiani

“Un’occasione importante per la promozione del settore. Nuove strategie di uniformità della proposta turistica”

Ore 11.30

Confindustria Veneto – Marco Dalla Bernardina Presidente del Gruppo Giovani Imprenditori

“Turismo asset strategico dello sviluppo economico del Territorio”

Ore 11.40

 

Pausa caffè

Ore 12.00

 LA PAROLA AL TERRITORIO – Associazione Borghi più belli d’Italia

 Vice Presidente Pierachille Lanfranchi

“Il contributo di tutte le associazioni e le organizzazioni territoriali impegnate alla promozione delle bellezze e delle opportunità turistiche e culturali”

Ore 12.10

TURISMO E NORMATIVE – Professor Avv. Gianluca Romagnoli, Università di Padova

“L’adeguamento normativo come qualificazione dell’offerta turistica e come coefficiente migliorativo del proprio business”

Ore 12.20

Barbara Mazzali, Assessore al Turismo, Marketing territoriale e Moda della Regione Lombardia

“Il valore del turismo radici, risorsa di un turismo consapevole”

Ore 12.30

FONDAZIONE FERROVIE DELLO STATO  –  Direttore Generale Luigi Cantamessa

“Nuove strategie di utilizzo dei mezzi ferroviari. Treni storici.

Sinergia dell’offerta turistica con la razionalizzazione mirata delle infrastrutture”

Ore 12.40

Il turismo accessibile e inclusivo Disabia – Direttore Tecnico Luigi Passetto (Presidente LPTour)

Dott.ssa Marilena Molinari

“Viaggi senza barriere, accoglienza per tutti, strutture dedicati alla disabilità per l’utenza nazionale ed estera”

Ore 12.50

Sport e territorio – Giorgio Pasetto, Presidente Fondazione Bentegodi – Verona

“Lo sport e l’attività fisica: risorsa per un turismo sostenibile, finalizzato a migliorare la qualità della vita e la salute delle persone”

 

Ore 13.00

Associazione Dimore Storiche Italiane – Presidente Giulio Gidoni

“Le dimore storiche, identità unica in Europa: storia, valore culturale e stretto legame con il territorio di riferimento”

Ore 13.10

Senatore Raffaele Speranzon, Membro della 7ª Commissione permanente del Senato (Cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica)

“Il turismo della Tradizione, patrimonio immateriale della nostra cultura”

Ore 13.20

On. Fabrizio Santori, Segretario d’aula Assemblea Capitolina e responsabile regionale Dipartimento Agricoltura

“La sana gestione dell’azienda agricola e zootecnica come punto di forza per l’offerta agrituristica. Agevolazioni e Business Plan”

ore 13.30

Pranzo organizzato dalla scuola alberghiera di Bardolino

*DALLE ORE 14.30 NELLA SALA POLIFUNZIONALE PT IN CONTEMPORANEA CON LE CONFERENZE DEL POMERIGGIO SARANNO ATTIVI I TAVOLI DI LAVORO TRA BUYER INTERNAZIONALI E SELLER LOCALI

 

2a Sessione (pomeriggio 9 giugno) – Sala Convegni Piano Nobile

Ore 14.20

Ministero del Turismo –

Ore 14.30

Ministero Delle Istruzione – On Paola Frassinetti Sottosegretario

La scuola professionale italiana indirizzata alle nuove frontiere del turismo incoming d’eccellenza.

Ore 14.40

Fiera di Verona – Vicepresidente Senatore Matteo Gelmetti

“Il territorio veronese: tradizionale avanguardia d’eccellenza agrituristica”

Ore 14.50

Associazione dei Ristoratori Veneto Ho.Re.Ca – Presidente Alessia Morabito

“L’enogastronomia del territorio, pull factor per il turismo rurale”

Ore 15.00

QROMO – Francesco Barile

“L’innovazione tecnologica nell’offerta del turismo e in quella agroalimentare

Ore 15.10

Fispmed Onlus – Antonio Leone e Leopoldo Ramponi

“La Schola Internazionale di Ospitalità e la Start Up Academy Euro Mediterranea e Mar”

Ore 15.20

Università di Verona – Prof. Diego Begalli

“Un intervento qualificato a sostegno delle nuove opportunità del turismo rurale”

Ore 15.30

Fondazione Valter Longo –

Nutrizione e qualità di vita: il festival internazionale

ALIMENTAZIONE, SALUTE, QUALITA’ DELLA VITA

Coordina: Osservatorio Euro Mediterraneo Mar Nero – Federazione Internazionale per lo Sviluppo Sostenibile e la Lotta alla Povertà nel Mediterraneo Mar Nero FISPMED.

“Un intervento qualificato a sostegno delle nuove opportunità del turismo rurale”

 

Intervengono:

Fondazione Valter Longo: Nutrizione e qualità di vita: il festival internazionale

Università di Verona e Fispmed Onlus – Osservatorio Euro Mediterraneo Mar Nero

La Schola Internazionale di Ospitalità – La Start Up Academy Euro Mediterranea e Mar

Ore 15.40

Eccellenza Italiana – Giovanni Brocca e Lorenzo D’Onofrio

“Dante e Petrarca lo chiamavano il Bel Paese, noi vi spieghiamo perché oggi lo è ancora”

Ore. 15.50

Studio Legale Putti – Professor Avv. Pietro Maria Putti

Impianti Agrovoltaici in Italia, un’opportunità di sviluppo per le Fer e di sostegno per il mondo agricolo

Ore 16.00

Deve Planet Green Travel – Domenico Abbruzzo

“Le progettualità di turismo sostenibile: treesharing, nuova frontiera dei servizi nel mondo del glamping”

Ore 16.10

EcoMuseo Internazionale del Vino – Enrico Corsi

La cultura vitivinicola come aggregatore turistico e la case history dell’EcoMuseo Internazionale del Vino di Verona

Ore 16.20

Associazioni dedicate alla Formazione – Dott. Cristina Mura presidente Fiptes

“L’aggiornamento professionale delle risorse umane. Una crescita indispensabile per una nuova risposta qualificata al mercato italiano ed estero”

Ore 16.30

Ing. Benedetto Olivieri – FILIERAPRO

Il mondo delle filiere agroindustriali italiane per la difesa delle tipicità, della salute e dell’ambiente

Ore 16.40

“Scoprirsi italiani. I viaggi delle radici in Italia”, Riccardo Giumelli – Dip.Lingue e Letterature Straniere,Università degli Studi di Verona

Ore 16.50

Regione Veneto – Elena Donazzan, Assessore regionale all’Istruzione, Formazione e Lavoro

“Le iniziative e i progetti di formazione finalizzati alla professionalizzazione”

CHIUSURA ORE 17:00

 

ASSOCIAZIONE ITALIANI NEL MONDO:

 Consigliere comunale di Verona Dott. Massimo Mariotti

“Le Associazioni dell’emigrazione italiana nel mondo. Una rete commerciale naturale a sostegno del progetto di valorizzazione della CAMPAGNA ITALIANA.

Senatore Roberto Menia – Commissione Affari e Difesa

“La presenza della proposta turistica italiana all’estero. Un programma di orgogliose opportunità”

2a Sessione (pomeriggio 9 giugno) – Sala Polifunzionale PT

Ripresa lavori ore 14.30

Incontro tra buyer internazionali e seller locali

Ore 15.30

Introduce e modera Dott. Giammarco Senna

Sviluppo ed organizzazione dei flussi turistici legati al progetto “Italy Discovery & Countryside”

Relazioni, interventi e progetti: IL MADE IN ITALY DEL TURISMO AGROALIMENNTARE, una piccola grande Italia produttiva di valore mondiale, operatività” programmi e prospettive:

  • PIATTAFORME DIGITALI DI SUPPORTO STRATEGICO

  • OPERATORI ESTERI

  • OPERATORI DI INCOMING TERRITORIALE VERONESI

  • ISTITUZIONI DI RIERIMENTO E RELATIVI CONTRIBUTI

  • ITALIANI NEL MONDO, RETE COMMERCIALE NATURALE

PICCOLE IMPRESE DI PRODUZIONE TERRITORIALE D’ECCELLENZA

Chiusura lavori ore 18.00

Sabato 10 GIUGNO – Verona Palazzo Gran Guardia

3a Sessione – sala Polifunzionale PT

Ore 09.30

Le Associazioni degli Italiani nel Mondo a sostegno del Progetto ITALY DISCOVERY

L’Italia rurale e dei percorsi territoriali di campagna quale risorsa inestimabile del turismo delle radici.

 Introduce e coordina: Dott. Daniele Marconcini – Mantovani nel Mondo

Relatori:

Membro CGIE Gianluigi Ferretti

Membro CGIE Paolo Dusich

Consigliere comunale di Verona Dott. Massimo Mariotti

Dott. Luciano Corsi – Veronesi nel Mondo

Riccardo Giumelli – Dip.Lingue e Letterature Straniere,Università degli Studi di Verona

  

(Ore 11.00 Pausa caffè)

Stesura atti congressuali

 

ore 13.00

Pranzo organizzato dalla scuola alberghiera di Bardolino

 

 

 

UNA PROPOSTA PER ZAI Verona. IL PIU GRANDE MUSEO D’ARTE CHE NESSUNO VEDE. Cosa sono i freeport e altre strutture che custodiscono

UNA PROPOSTA PER ZAI Verona. IL PIU GRANDE MUSEO D’ARTE CHE NESSUNO VEDE. Cosa sono i freeport e altre strutture che custodiscono

Se vi chiedessimo quale sia o dove sia il piu grande museo del mondo dareste ognuno grosso modo le stesse risposte: Louvre e Parigi, l’Hermitage e San Pietroburgo, il Victoria & Albert Museum a Londra. Ma nessuno direbbe d’impeto che lo sia un magazzino anonimo a Ginevra ed invece è cosi. Il porto franco di Ginevra, un capannone doganale in Svizzera è il posto migliore per commerciare merci nel mondo. Il porto franco di Ginevra, una casa whare house svizzera, per questa ragione è il più grande museo d’arte nel mondo.

Una zona portuale quasi incolore vicino al centro di Ginevra, con il suo complesso di magazzini grigi circondati da binari ferroviari e recinzioni di filo spinato, sembra l’ultimo posto sulla Terra dove si possa trovare qualcosa di bello. Eppure, ordinatamente nascoste tra le sue mura, da qualche parte circa un milione delle più belle opere d’arte mai realizzate sono confezionate e sigillate in angusti spazi in questo che è di fatto un deposito

Nascosti e incarcerati in casse di legno del porto franco di Ginevra, i tesori della storia dell’arte sono nascosti in un dedalo di chilometri di corridoi tutti uguali con porte chiuse a chiave nell’ambiente forse più anonimo che ci possa essere.

Queste opere d’arte non sono il tesoro di una proprietà o di una singola istituzione: no, sono proprietà di un gruppo indefinito di mercanti d’arte, collezionisti e società offshore, che godono tutti dell’anonimato e della sicurezza simile a una prigione della altamente specializzata struttura svizzera.

La ragione per cui scelgono di conservare i propri preziosi in tali condizioni è semplice: l’élite finanziaria mondiale investe sempre più in cose costose, ed i porti franchi stanno diventando i loro caveau. I freeport offrono sicurezza e riservatezza, la possibilità per i proprietari di nascondersi dietro alias o falsi intestatari e una serie di vantaggi fiscali. Il porto franco di Ginevra è probabilmente il porto più interessante del suo genere.

Ma come funziona un un porto franco e quale impatto ha sul mondo dell’arte?

Per dare una idea di come funzionano i freeport, abbiamo bisogno di alcuni numeri. Il leggendario Museum of Modern Art di New York possiede quasi 200.000 opere d’arte di vari tipi e qualità, un numero effettivamente impressionante. Tuttavia, questo sarebbe relativamente poco a ciò che pare sia effettivamente custodito nei complessi magazzini senza finestre nel sud-ovest della Svizzera.

Il termine “pare” è inevitabile, in quanto nessuno in realtà sa esattamente quante opere d’arte sono conservate nel porto franco di Ginevra. Qualche dirigente si lascia scappare che ci sarebbero circa un milione di opere d’arte, ma il New York Times che il numero è più vicino a 1,2 milioni. E questo è solo uno dei freeport al mondo.

Il perché così tanti proprietari vogliono tenere le loro opere d’arte chiuse a chiave senza portarsele a casa o nei caveau delle loro banche di fiducia è un puro calcolo finanziario e fiscale. Se ad esempio qualcuno compra un dipinto da 50 milioni di dollari ad un’asta a New York, sa che dovrà pagare circa 4,4 milioni di dollari di imposte sulle vendite. Spedendo il pezzo acquistato appunto in un porto franco, i proprietari fanno in modo che la fattura fiscale scompaia, almeno fino a quando non arriva il momento di riportarla negli Stati Uniti.

I Freeport hanno avuto origine nel 19° secolo quando servivano per conservare temporaneamente merci come cereali e tè. Negli ultimi decenni, una manciata di loro (compreso quello di Ginevra) sono diventati sempre più gli armadietti per il business di alta fascia.

Situati in paesi e città esenti da imposte, i porti offrono risparmi e sicurezza che i collezionisti e i commercianti trovano irresistibili. Questo trattamento di tassazione speciale è possibile perché le merci nei porti sono tecnicamente in transito, anche se in realtà i porti sono utilizzati più come “residenze” permanenti per tutto ciò che è conservato al loro interno, non di rado un’opera cambia di proprietario, ma non si sposta di un millimetro dal suo porto franco, a muoversi per lei sono i soldi ed i documenti.

Oltre ad offrire un enorme potenziale di risparmio fiscale, i freeport hanno anche climi controllati che garantiscono che le opere degli acquirenti di valore elevato siano protette in ambienti climatizzati, solitamente sotto sorveglianza video e dietro muri resistenti al fuoco, assicurate e vigilate per un costo relativamente modesto.

Per alcuni collezionisti, l’arte viene considerata come un capitale fisso nel loro portafoglio. Stanno diventando più esperti dal punto di vista finanziario e i porti liberi sono diventati un pilastro di questo sistema. L’idea che i porti diventino fondamentalmente giganteschi scrigni del tesoro è stata una pioneristica iniziativa degli svizzeri, ne esistono solo in Svizzera sei, tra cui Chiasso, Ginevra e Zurigo. Quello di Ginevra è il più grande di tutti e ospita beni di lusso in due siti con uno spazio equivalente a 22 campi da calcio.

Poiché la maggior parte degli oggetti d’arte in questa struttura viene portata dentro e fuori dagli spazi di stoccaggio senza nessun clamore, è difficile sapere con precisione quali opere siano effettivamente conservate nel porto franco di Ginevra. Per ragioni professionali siamo venuti a conoscenza con certezza di alcuni pezzi che sono attualmente detenuti in questo porto franco.

 

 

 

 

Non solo il Credit Suisse è nei guai, ma anche le follie della Banca Centrale Svizzera stanno portando a un disastro.

Non solo il Credit Suisse è nei guai, ma anche le follie della Banca Centrale Svizzera stanno portando a un disastro.

 

 

Il nuovo libro dell’economista ed esperto d’arte francese Michael Santi uscirà il 24 marzo 2023.

Per ordinarlo in anticipo: https://www.editionsfavre.com/livres/bns-rien-ne-va-plus/

La BNS specula con i soldi del popolo svizzero. Dal 2010 questa venerabile banca centrale si è progressivamente trasformata in uno dei più massicci ‘hedge fund’ del mondo, con le sue posizioni speculative più selvagge e un bilancio che ha raggiunto e superato la vertiginosa soglia di 1.000 miliardi.

La sua difesa disordinata del franco svizzero le ha fatto perdere più di 130 miliardi nel solo 2022. Le sue stesse riserve sono scese in un anno da 198 a 66 miliardi. Contro ogni aspettativa, questa istituzione ha alimentato la volatilità del mercato, ha contribuito alla formazione di una bolla speculativa globale e ha persino scommesso sui titoli di società le cui valutazioni sono talvolta crollate di oltre il 90%!

La sua frenesia e il suo senso del tempo hanno portato a liquidare una parte sostanziale delle sue riserve d’oro ad un prezzo medio di 351 dollari l’oncia. Con un po’ di pazienza – e più rispetto per il popolo svizzero – avrebbe potuto venderle a 2.000 in diverse occasioni negli ultimi anni, recuperando così quasi 70 miliardi di franchi in più.

Questo libro racconta la storia di come la non tanto trasparente banca centrale svizzera abbia perso il controllo. Come si è lasciata intossicare dal casinò globale dei mercati finanziari. I giochi sono fattiUn !

Michael Santi

 

Visitate regolarmente il mio blog per conoscere gli ultimi sviluppi della geopolitica e della finanza globale: https://michelsanti.fr/en

Le conseguenze delle truffe fatte dalle Banche Centrali

Le conseguenze delle truffe fatte dalle Banche Centrali

Tutto quanto esponiamo vien bene spiegato nel libro “Storia delle Banche Centrali” di Stephen Mitford Goodson, Gingko Edizioni.

L’intera farsa del finanziamento da parte delle Banche Centrali e dei governi è in realtà solo una questione di identità contabili. Chi è in perdita può sempre essere ripagato con la creazione di nuovo denaro. Ma la creazione di nuovo denaro non fa altro che inflazionare la valuta, anziché favorire la produzione reale o la crescita economica. Se tutto ciò che abbiamo a disposizione è una macchina per stampare denaro e ogni problema sembra una mancanza di contanti, si utilizzerà la macchina. Pandemia? Stampa denaro! Crisi della catena di approvvigionamento? Ne stampi di più! Crisi energetica? Vapore alle rotative! Il governo è in bancarotta? Inondiamo il mercato obbligazionario con più denaro!

Questa è anche la grande ironia dell’inflazione. Le persone che la vivono si lamentano della mancanza di contanti, non dell’eccesso di contanti. Pensano che i prezzi più alti richiedano più contanti per essere pagati, non che l’eccesso di contanti facciano salire i prezzi.

Storicamente parlando, la “svalutazione della valuta” e la “spirale negativa” a cui si fa riferimento si sono manifestate per la prima volta nei mercati dei cambi. Se l’euro vale meno in dollari da un giorno all’altro, allora deve cambiare qualcosa nell’euro o nel dollaro, piuttosto che il prezzo della spesa. Entrambi sono solo denaro, dopotutto. Ma se il loro valore sta cambiando l’uno rispetto all’altro, questo rivela ciò che sta realmente accadendo. Si tratta di una svalutazione del denaro, non di un aumento dei prezzi delle cose che acquistiamo.

Se è possibile per gli utenti dell’euro detenere dollari per sfuggire all’aumento dei prezzi, allora il male sociale dell’inflazione viene facilmente smascherato. Ci si rende conto di aver corso su una ruota da criceto collegata a una macchina per la stampa di denaro presso la Banca Centrale Europea o il Tesoro, utilizzando la valuta che stampano. Ecco perché i governi odiano gli speculatori. Attraverso i mercati finanziari, i politici e i banchieri centrali sono chiamati a rispondere delle politiche sbagliate nel momento in cui si verificano, o addirittura prima che le conseguenze siano evidenti. Storicamente parlando, se un Paese iniziava a seguire un percorso insostenibile e del tutto sbagliato dal punto di vista fiscale e monetario, la sua valuta crollava rispetto agli altri ed era molto imbarazzante. Questo ha impedito ai politici di farlo. Ma al giorno d’oggi, tutto il mondo sembra perseguire le stesse politiche folli. E quindi le valute non stanno crollando l’una rispetto all’altra. Non nello stesso modo, almeno. Al contrario, abbiamo assistito a un’impennata dei prezzi degli asset. Le persone devono investire i loro risparmi per sfuggire all’inflazione. Comprano qualcosa, qualsiasi cosa, per non perdere denaro. Gli immobili sono l’esempio migliore, vista la scarsa performance dei mercati azionari da decenni a questa parte. Gli immobili sono diventati inaccessibili, perché vi affluisce molto denaro. Da dove proviene questo flusso di denaro? È l’inflazione delle banche centrali, solo che non la chiamiamo così. Ma alla base di tutto c’è la stessa meccanica. Soprattutto ora che abbiamo quella che voi e io riconosciamo come la solita inflazione. La storia di come si svolge l’inflazione sta diventando così familiare che si pensa che impareremo la lezione ed eviteremo di ricorrere alla creazione di denaro per risolvere i problemi economici. Voglio dire, ricorda quando l’idea del quantitative easing (QE) era un tabù e tutti erano indignati? Ricorda quando pensavamo di avere regole contro il finanziamento dei governi da parte delle banche centrali, a causa delle conseguenze che ciò avrebbe comportato? Oggi, i mercati finanziari e i governi crollano all’idea che non si stampi più denaro… Non è che non abbiamo imparato quali sarebbero state le conseguenze dell’utilizzo della creazione di denaro in questo modo. Storicamente parlando, abbiamo anche imparato nel modo più difficile.

John Maynard Keynes pubblicò il suo famoso “Le conseguenze economiche della pace” nel 1919. Criticava le richieste di riparazioni di guerra contenute nel Trattato di Versailles, alla cui stesura Keynes aveva partecipato come rappresentante del governo britannico. La versione semplice è che le richieste fossero troppo pesanti. E questo fardello alla fine avrebbe portato a… beh, sapete cosa è successo dopo.

Si può confrontare questo episodio con il Piano Marshall, che ha aiutato la ricostruzione dell’Italia e della Germania, dopo la Seconda Guerra Mondiale. Quello ha funzionato abbastanza bene, in termini comparativi. Naturalmente, una conseguenza chiave del Trattato di Versailles fu l’iperinflazione della Germania. Le regioni industriali e carbonifere della Germania, in Occidente, furono occupate dai francesi, e le riparazioni di Versailles dovevano essere pagate in moneta aurea, lasciando ai tedeschi un solo strumento per mantenere il bilancio del governo: stampare denaro. Rinunciare al carbone e all’industria e stampare denaro per finanziare il governo? Sì, sono sicuro che tutto questo suona piuttosto familiare…Ed è proprio questo il punto, ovviamente. Una volta che la posizione finanziaria di un Paese supera un certo punto e inizia a ricorrere alla stampa di denaro per mantenersi finanziato, ci si trova su un pendio molto scivoloso verso il disastro.

Bloomberg spiega il problema che riguarda la Banca Centrale Europea e perché è quella che fa notizia in questo momento, anche se in Italia è passata inosservata:

Nelle prossime settimane, le banche centrali dell’area dell’euro riveleranno le prime perdite significative derivanti da un decennio di stampa di denaro, preannunciando una nuova era di controlli e la prospettiva di salvataggi da parte dei contribuenti.

Quindi le banche centrali stanno perdendo denaro, alla grande. Così male che potrebbero persino aver bisogno di salvataggi da parte dei contribuenti. Un risultato notevole per un’istituzione che crea denaro.

Tuttavia, la BCE ha criticato le carenze monetarie in altri Paesi dell’Unione Europea e le sue stesse regole possono richiedere ai Governi di erogare denaro alle banche centrali nazionali. È anche possibile che la stessa istituzione con sede a Francoforte abbia bisogno di aiuto.

La Bundesbank probabilmente registrerà piccole perdite nel 2022, che saliranno a 26 miliardi di euro (28 miliardi di dollari) nel 2023 se i tassi della BCE rimarranno ai livelli attuali, secondo Daniel Gros, membro del consiglio di amministrazione del Centro per gli Studi di Politica Europea a Bruxelles.

Questo spazzerebbe via i 20 miliardi di euro di accantonamenti per le perdite sui programmi di acquisto di asset, nonché i 5 miliardi di euro di capitale e riserve. Per un’azienda normale, questo potrebbe significare l’insolvenza. Se le istituzioni che tengono a galla i governi e i mercati azionari falliscono, dobbiamo aspettarci una grave crisi, giusto? Non è così, dice Agustín Carstens, direttore generale della Banca dei Regolamenti Internazionali, una sorta di Banca Centrale Internazionale. Ecco la sua opinione dal suo discorso sull’argomento:

A differenza delle imprese, le banche centrali sono progettate per fare soldi solo nel senso più letterale del termine. Hanno il mandato di agire nell’interesse pubblico: salvaguardare il valore del denaro che emettono, in modo che le persone possano prendere decisioni finanziarie con fiducia. La linea di fondo per le banche centrali non è il profitto, ma il bene pubblico.

Oggi, dopo un periodo straordinario della storia economica, alcune banche centrali stanno affrontando delle perdite. Questo è particolarmente vero se hanno acquistato attività come obbligazioni e altri titoli per stabilizzare le loro economie in risposta alle recenti crisi. Molte non contribuiranno alle casse dello Stato per gli anni a venire.

Questo significa che le Banche Centrali non sono solide? La risposta è “no”. Le perdite non mettono a rischio il ruolo vitale svolto da queste istituzioni, che possono e hanno operato efficacemente con perdite e patrimonio netto negativo.

Questo è abbastanza corretto. Le banche centrali sono meglio considerate come operanti al di fuori dell’economia. Spingono il denaro dentro e fuori l’economia per gestire l’inflazione. Ciò che accade nel loro bilancio e nel conto economico non ha importanza. Ma anche Carstens non ha potuto evitare di dire che l’imminente insolvenza delle banche centrali ha davvero molta importanza, dopotutto. Usa un gioco di prestigio così sfuggente da sorprendere persino Mandrake.

Anche i governi hanno un ruolo da svolgere di fronte alle perdite delle banche centrali di oggi. Poiché queste istituzioni sono in ultima analisi sostenute dallo Stato, la fiducia nel denaro richiede finanze pubbliche solide e una buona gestione finanziaria. Quindi il suo argomento è che l’insolvenza delle banche centrali non è importante, perché i governi le salveranno comunque.

L’auto elettrica è una fregatura?

L’auto elettrica è una fregatura?

Da un anno sono possessore di una auto Full Electric di ultima generazione: una Peugeot E-208 con una batteria da 50 KWh.
Mi sono fatto convincere dalle fandonie raccontate sul fatto che le auto elettriche sarebbero molto più convenienti di quelle con motore termico. Ebbene, posso dire con certezza, scontata sul mio portafogli, che le auto elettriche sono una colossale fregatura.
L’Unione Europea, non ho ben capito con quale logica e per quale interesse, spinge fortemente per la conversione totale della mobilità dal termico all’elettrico. I principali argomenti per convincere gli utenti a passare all’elettrico sono la scelta ecologica ed il risparmio.
Quanto alla valenza ecologica dei motori elettrici, non ho gli elementi per affermare se sussiste veramente ma ho seri dubbi anche in considerazione dell’enorme problema relativo allo smaltimento delle batterie esauste.
Per quanto riguarda invece la assoluta antieconomicità delle auto elettriche, e, problema di non secondaria importanza, la loro faticosissima fruibilità, ebbene qui ho solo certezze, raggiunte dopo un anno di calvario, sia pratico che economico.
Innanzitutto voglio spendere una parola sulla indegna malafede speculativa rappresentata dal costo addebitato all’utente per la energia erogata dalle colonnine pubbliche.
A fronte di un costo medio della energia domestica pari ad € 0,52/KWh, ho dovuto riscontrare che per le ricariche alle colonnine pubbliche viene praticato un costo pari ad euro 0,89/KWh, ovvero quasi il doppio.
Riguardo poi alla infruibilità delle auto elettriche, faccio presente che i motori elettrici di nuova generazione necessitano di batterie con una capacità di almeno 40kwh, che, a causa della rilevanza di tale capienza, necessitano di essere ricaricate quasi esclusivamente presso i punti di ricarica veloce visto che, con una ricarica lenta, per raggiungere il 100% ci vorrebbero almeno 14 ore.
Quindi il problema della scarsissima disponibilità di punti di ricarica pubblici viene enormemente acuito dalla necessità di accedere esclusivamente ai punti di ricarica veloce, che sono circa il 20% della totalità.
Da ciò deriva che se devi fare un viaggio, o ti prendi due giorni per fare 400 km oppure ti fermi almeno un paio di volte per ricaricare nelle postazioni di ricarica veloce, con una attesa per ogni ricarica di minimo un’ora (purtroppo anche la storia che con 20 minuti si raggiunge l’80% della ricarica è un’altra fandonia: ce ne vogliono almeno 40).
Si aggiunga poi che sulla rete autostradale italiana i punti di ricarica veloce sono rarissimi, il che significa che ogni volta che si ha bisogno di ricaricare si deve uscire dall’autostrada e percorrere a volte diversi chilometri aggiuntivi per raggiungere la postazione.
In sostanza un viaggio che con un motore termico richiederebbe tre ore di percorrenza, con un motore elettrico, se si è fortunati a trovare le colonnine funzionanti e libere, se ne impiegano almeno sei!
Veniamo ora alla tanto sbandierata “economicità” delle auto elettriche.
Mettiamo a paragone una piccola utilitaria con batteria da 40kWh ed autonomia di 170 km (che è la reale autonomia su percorso extraurbano rispettando i limiti di velocità, alla faccia della autonomia di 350 km dichiarata dalla casa), con la stessa utilitaria con motore termico a benzina e Gpl:
A) un “pieno” di energia effettuato collegandosi ad una utenza domestica costa € 20,80 (€ 0,52 x 40kwh = € 20,80);
 un “pieno” di energia effettuato collegandosi alle colonnine pubbliche costa € 35,60 (€ 0,89 x 40kwh = € 35,60);
C) un pieno di 40 litri di benzina costa € 74,40 (€ 1,86 x 40lt = € 74,40);
D) un pieno di 40 litri di Gpl costa € 29,44 (€ 0,736 x 40lt = € 29,44).
Nel paragone va considerato un “piccolo particolare”: con un  pieno di energia si percorrono al massimo 170 km, mentre con un pieno di benzina si percorrono almeno 680 km (considerando un consumo medio di 17 km/l) e con un pieno di Gpl se ne percorrono 560 (calcolando un consumo di 14 km/l).
E qui casca l’asino:
– costo a km di una ricarica domestica = € 0,122 (€ 20,80 ÷ 170km = € 0,122)
– costo a km di una ricarica pubblica = € 0,217 (€ 35,60 ÷ 170km = € 0,209)
– costo a km di un pieno di benzina = € 0,109 (€ 74,40 ÷ 680km = € 0,109)
– costo a km di un pieno di Gpl = € 0,052 (€ 29,44 ÷ 560km = € 0,052).
Quindi, tirando le somme, un pieno di carica elettrica alla colonnina costa il quadruplo di un pieno di GPL.
Il tutto senza considerare che una auto elettrica costa il 30% in più rispetto ad una pari modello termica e che una auto termica può durare anche 15 anni mentre una auto elettrica all’esaurimento delle batterie o della garanzia sulle medesime(dopo non più di 8 anni) vale zero.
Alla faccia delle “scelte ecologiche” per le quali subiamo pressioni da anni: facile così, tanto paga Pantalone.
A questo punto si può giungere ad una sola conclusione: va bene il Green, il rispetto dell’ambiente, l’etica ambientalista, va bene tutto, ma non a spese nostre, non costringendoci a spendere il quadruplo, e, soprattutto, non speculandoci sopra perché quando si tratta di mettere mano al portafogli la gente non è stupida.
Molti paesi stanno lanciando una valuta programmabile, questo segnerà la fine della nostra libertà

Molti paesi stanno lanciando una valuta programmabile, questo segnerà la fine della nostra libertà

Panopticon di Bentham

 

Pubblichiamo questo inquietante ma lucido saggio di Nick Hubble, economista, ex Goldman Sacks

 

Grazie a un nuovo piano economico, il governo del Primo ministro britannico Rishi Sunak potrebbe presto avere il potere di tracciare ogni sterlina che viene spesa, decidere cosa puoi o non puoi comprare e persino bloccare i soldi per le cose “sbagliate”. Lo stesso progetto viene studiato in gran segreto presso tutte le banche centrali europee, inclusa l’Italia.

Per la prima volta in mezzo secolo, le autorità britanniche si stanno preparando a emettere una nuova moneta e se abbiamo del denaro su un conto bancario britannico, dobbiamo sapere come funzionerà. Tutto iniziò in Cina, a Shenzhen, nell’ottobre del 2020, all’apice della pandemia. In 50.000 si svegliano e trovano delle buste rosse, dei laisee, nelle cassette della posta. Dall’esterno, questi “pacchetti rossi”, come sono stati chiamati, sembrano proprio dei regali comuni in tutta la Cina. Ognuno di essi conteneva 200 Yuan. Circa una ventina di euro, più o meno. Spiccioli. Questi soldi potevano essere spesi in 3.000 luoghi della città. Negozi, ristoranti e cinema li accettano tutti. Sembrava funzionare come la normale moneta. Ma questi pacchetti rossi nascondevano qualcosa. Il denaro caricato su di essi è diverso – radicalmente diverso – dal resto della valuta in circolazione. È nuovo, digitale e a differenza del denaro normale, è programmabile. Il partito comunista cinese (CCP) può vedere ogni transazione, tracciare ogni acquisto e monitorare ogni centesimo del denaro che viene speso, in tempo reale. Non solo, questi “pacchetti rossi” possono essere codificati con regole stabilite dal governo, il che significa che possono essere spesi solo per acquisti approvati dallo Stato. Si tratta di una nuova forma di denaro controllabile che non è mai esistita prima. E permette allo Stato di “tracciare e rintracciare” tutto il denaro e di controllare i comportamenti che non gradisce. Questo è ciò che il Fondo Monetario Internazionale definisce “il futuro del denaro”. E la Banca dei Regolamenti Internazionali ha dichiarato che “probabilmente cambierà il sistema finanziario”. Questo denaro non ha nulla a che vedere con i contanti che abbiamo in tasca. È uno strumento di controllo perfetto. Basta guardare alla Cina.

Poco dopo la sua comparsa a Shenzhen, questa nuova moneta digitale ha iniziato a spuntare in tutta la Cina, poi è toccato a Canton. Poi Pechino… Shanghai… Hangzhou… Fuzhou… Xiamen… e innumerevoli altre città. Si inserisce perfettamente nei piani del partito comunista. Le autorità cinesi stanno creando un sistema di credito sociale progettato per premiare i cittadini “buoni” e punire i comportamenti “cattivi”. Lo Stato può punire le persone che giocano troppo ai videogiochi, che acquistano oggetti “frivoli” o che pubblicano online cose sbagliate, o che fumano nel posto sbagliato.

Se si fa la cosa “sbagliata”, ci si può ritrovare con il divieto di volare, l’esclusione dai migliori hotel. Uno studente si è addirittura visto cancellare il suo posto all’università a causa dello scarso punteggio di credito sociale accumulato da suo padre. Solo in un anno, lo Stato ha bloccato 17,5 milioni di biglietti aerei e 5,5 milioni di viaggi in treno ad alta velocità. Come agisce quindi una moneta programmabile? È il passo successivo e può dare allo Stato il controllo totale sul denaro dei cittadini, permettendo alle autorità di imporre regole su ciò che le persone possono fare con i loro soldi e con le loro vite. E rende facile punire le persone che non rispettano le regole. Sembra uscito dalle pagine di 1984, non è vero?

Sono in corso piani per creare una moneta come quella cinese, naturalmente, le autorità affermano che solo perché possono tracciare e controllare il tuo denaro, questo non significa che lo faranno. In realtà c’è già un mix tossico di organizzazioni statali e gigantesche aziende globali, tra cui la Banca d’Inghilterra, il Tesoro, IBM, Barclays e persino il 10 di Downing Street, che ci stanno lavorando. Questa nuova moneta potrebbe cambiare radicalmente il modo e il luogo in cui spendiamo i nostri soldi e viviamo la nostra vita.
Infatti, non sarà semplicemente emessa dallo Stato, come i soldi che abbiamo in tasca, e il nostro denaro potrebbe anche essere bloccato o cancellato se si esce dal seminato. Si tratta di un cambiamento radicale rispetto al modo in cui funziona oggi il denaro. Fin qui siamo liberi di spendere i nostri soldi come vogliamo, anche per cose che ti fanno male (o che fanno male al pianeta). Ma la moneta programmabile ribalta tutto questo. Ripensiamo al periodo di isolamento contro il Covid, quando le autorità decidevano dove potevamo andare, chi potevamo vedere, quanto lontano potevamo viaggiare. Ora immaginiamo un simile livello di controllo sul nostro denaro. E non solo per qualche mese, ma per sempre.

La Banca d’Inghilterra ha avviato una “consultazione” e il vice governatore della Banca d’Inghilterra ha affermato che la Gran Bretagna potrebbe “aver bisogno” di una moneta digitale. E nel novembre 2022, un consorzio che comprende IBM, Boston Consulting Group e Barclays Bank ha iniziato a sperimentarne una. Quindi siamo già molto più avanti di quanto si possa pensare. Le autorità hanno bisogno di nuovi modi per controllare ciò che spendiamo. I governi di tutto il mondo hanno abbandonarono il gold standard. Il secondo cambiamento avvenne nel 1971, quando il presidente degli Stati Uniti Richard Nixon bloccò la convertibilità del dollaro in oro. Questo rese ancora più facile per le autorità – e per i loro amici del sistema bancario – prendere in prestito e spendere enormi somme di denaro. Da allora, il valore reale del dollaro USA è crollato, così come tutte le valute fiat del mondo, compresa la sterlina. Due grandi cambiamenti nel funzionamento del denaro, ma con un filo conduttore comune. Ognuno di questi cambiamenti ha concesso alle autorità più potere per fare quello che vogliono, sottraendolo alla gente comune.

Un “panopticon” è un tipo di prigione. Il concetto fu “inventato” nel XVIII secolo dal filosofo inglese Jeremy Bentham. Egli pensava che fosse l’unico modo per modificare in meglio la società, ovvero stabilire una sorveglianza costante e non verificabile. Lo immaginò come una prigione circolare, con una torre di osservazione al centro. Questa torre può, in teoria, vedere all’interno di ogni singola cella. Ma i detenuti non possono vedere nella torre e non possono sapere se sono osservati. È una tortura psicologica. Eppure i tecnici dell’Economist hanno scelto apertamente quella parola specifica per descrivere il funzionamento di queste nuove valute. Persino l’Harvard Business Review ha ammesso che esiste  “un rischio evidente è la privacy” se verrà introdotta una moneta programmabile.

La vera minaccia di queste nuove valute è il fatto che lo Stato controlla il codice su cui girano, il che rende possibile per le autorità programmarle per fare ogni sorta di cose oscure e subdole. Niente più hamburger per te, ciccione! E supponiamo che lo Stato decida di erogare un nuovo sussidio. Potrebbe programmare il denaro in modo che possa essere speso solo per beni di prima necessità come cibo o carburante. Ma potrebbe andare oltre, potrebbe fare in modo che il denaro venga utilizzato solo per alimenti “approvati” – ad esempio, alimenti prodotti con insetti – per assicurarsi che le persone ne facciano un uso “corretto”.

Un giornale australiano ha scritto che appaiono poco credibili le assicurazioni che la privacy sarà salvaguardata, infatti: ‘Allora perché mai viene perseguito con tanta pervicacia? L’unica conclusione razionale è che mirano al controllo. Un’altra forma di controllo governativo e il CBDC eliminerà l’indipendenza finanziaria e l’autonomia dalle nostre vite”.

Se si dà allo Stato questo tipo di potere, è improbabile che le cose finiscano lì. Il potere non solo potrebbe obbligarti a comprare le cose “giuste”, ma potrebbe anche impedirti di fare le cose “sbagliate”. Hai bevuto troppe birre questa settimana? Il tuo denaro smette di funzionare al bar. Hai mangiato troppa carne? I tuoi soldi comprano solo cibo vegano. Esiste un termine per definire tutto questo: ingegneria sociale. Ed è proprio quello che una moneta digitale permetterebbe allo Stato di fare. In una recente intervista a Joe Rogan, l’esperto di valute digitali Maajid Nawaz ha ipotizzato proprio questo tipo di risultato:

A: La Banca d’Inghilterra sta già “studiando” una moneta programmabile. Ricordiamo che il direttore Tom Mutton ha già dichiarato: “Potrebbero esserci dei risultati socialmente vantaggiosi da questa [moneta programmabile], impedendo attività che sono considerate socialmente dannose”.

B: Anche il Tesoro sta studiando il funzionamento di una moneta digitale. Quando era Cancelliere, Rishi Sunak incaricò il Tesoro di capire come avrebbe funzionato una nuova valuta in Gran Bretagna. Le diede anche il nome di “Britcoin”. Sembra carino, vero? Fino a quando non inizi a capire come potrebbe essere utilizzata una moneta del genere.

C: Le aziende ci stanno già provando. È già in corso una sperimentazione nel settore privato di una valuta digitale chiamata “d-Sterling”, sostenuta da IMB, Barclays, Boston Consulting Group e dagli studi legali londinesi Rosa & Roubini e Simmons & Simmons.

Il progetto pilota è iniziato nel novembre 2022. Sta accadendo. E sta accadendo ora, mentre noi dormiamo…

Rishi Sunak è un grandissimo sostenitore. Sunak ha spinto l’idea della “Britcoin” quando era Cancelliere. Ora che è al numero 10, ha tutto il potere di cui ha bisogno per continuare la sua crociata sulla moneta digitale. basta guardare i suoi commenti sull’argomento.

Eppure nessuno ha mai votato a favore. L’uomo della strada, probabilmente, non ne ha mai sentito parlare. Ma tutti i segnali indicano che il denaro digitale sta arrivando. Sarà sempre più difficile usare il contante. Il numero di negozi e ristoranti che utilizzano solo la carta di credito continuerà a crescere. Poi sentirai la notizia che tutte le sterline – che sono già “digitali” – sono state sostituite da un nuovo “Britcoin”, emesso dallo Stato.

Il tuo saldo bancario non cambierà e quindi la maggior parte delle persone neppure se ne accorgerà. Il fatto che queste nuove sterline siano programmabili non verrà menzionato dai media tradizionali. Ma in questo modo, il “bait and switch” sarà completo. A quel punto potremmo trovarci a una sola crisi dal momento in cui questo nuovo denaro verrà usato contro di noi. Potrebbe essere denaro che scade se non viene speso, per stimolare l’economia in caso di crisi. Potrebbe essere utilizzato per bloccare te e il tuo denaro in una nuova crisi sanitaria, il che significa che non potrai spendere nemmeno una sterlina a meno che le autorità non lo ritengano indispensabile. Molto probabilmente, verrà utilizzato per limitare la quantità di carbonio che tu e la tua famiglia utilizzate, per contribuire alla lotta contro il cambiamento climatico. Potrebbe essere qualsiasi cosa. Tutto è una “crisi” al giorno d’oggi. Inflazione. Disuguaglianza. Pandemia. Il clima, diritti dei gay e dei transessuali. La fine del denaro contante e l’analisi immediata delle transazioni finanziarie consentiranno una sorveglianza totale da parte dello Stato e, infine, si realizzerà una forma estrema di ingegneria sociale su una scala che non si pensava fosse possibile. Distopico? Assolutamente sì.

 

 

 

L’alta inflazione rischia di far saltare la Comunità Europea

L’alta inflazione rischia di far saltare la Comunità Europea

Il grande dibattito del 2022 riguardava la natura della nostra inflazione. Il 2021 è stato l’anno in cui si è stabilito che i prezzi sarebbero aumentati: tuttavia, nel 2022, abbiamo lottato per capire perché stessero aumentando.

Questo è molto importante perché la diagnosi corretta determina la cura corretta. In questo caso, la cura corretta è la giusta risposta politica dei governi e delle banche centrali. Se si somministra la medicina sbagliata, si rischia di uccidere il paziente invece che aiutarlo.

Da una parte del dibattito c’era il campo dell’inflazione transitoria. Questo gruppo riteneva che l’inflazione fosse un problema di interruzione temporanea della catena di approvvigionamento, derivante dalle politiche di blocco della pandemia e dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Questi eventi provocano un aumento dei prezzi, ma sono stati uno shock una tantum. Non solo i prezzi smettono di salire una volta che questi shock sono stati assorbiti dall’economia, ma i prezzi potrebbero diminuire di nuovo quando le acque si calmano.

In uno scenario del genere, la risposta corretta delle banche centrali è praticamente quella di non fare nulla. Questo perché un aumento dei tassi di interesse – la risposta abituale all’inflazione – non farebbe altro che danneggiare un’economia che sta già lottando con costi più elevati, come l’energia.

Ci sono state buone prove a sostegno di questa spiegazione. Gli indici dei prezzi alla produzione si sono mossi per primi, segnalando che a muovere i prezzi sono stati i problemi della catena di approvvigionamento e non l’impennata della domanda dei consumatori. Le aziende stavano semplicemente trasferendo i costi sull’indice dei prezzi al consumo.

Ma, con il passare del tempo, l’inflazione è persistita. E i banchieri centrali hanno smesso di chiamarla transitoria. A quel punto, la teoria dell’altra parte ha iniziato a prendere il sopravvento.

Questa spiegazione alternativa è che l’inflazione è un fenomeno monetario – una malattia del denaro, come dicono certi economisti eretici. Viene provocata da un eccesso di denaro che va a caccia di pochi beni.

La prova di ciò è stata l’esplosione monetaria da parte delle banche centrali in risposta alla pandemia, così come la grande spesa fiscale dei governi. Mettete insieme le due cose e otterrete l’inflazione, questo dicono i libri di testo.

Se questa teoria è una spiegazione corretta di ciò che è accaduto, allora i banchieri centrali avrebbero dovuto aumentare i tassi anni fa, per non parlare dell’interruzione del quantitative easing (QE – la creazione di denaro per acquistare titoli di Stato) già allora. E la loro incapacità di farlo è una parte importante della spiegazione del perché abbiamo l’inflazione. In altre parole, la diagnosi errata e la colpa ricadono sui buoni a nulla che stanno al comando. Come correttamente aveva intuito il ministro Guido Crosetto.