L’editore Andrea Crisanti (Ago) ha inviato un appello ai suoi colleghi: per iniziare un ragionamento vero su quanto accaduto a Più Libri Più Liberi dicendo che serve andare oltre Chiara Valerio e iniziare a parlare di cambiamento. Da dove partire? Proprio da questi eventi, completamente sbagliati: crollo delle vendite (si parla di una contrazione tra il 25 e il 40%), librai in rivolta per la scelta delle date (proprio sotto Natale) e il caso Caffo, il filosofo che è stato poi condannato a quattro anni per maltrattamenti e che avrebbe dovuto partecipare alla fiera romana, avendo visto la malaparata aveva deciso di farsi indietro.
Proviamo a ragionare: in una qualsiasi società di qualunque settore, se c’è un responsabile che sbaglia in modo netto, ammettendo le sue colpe e provocando un danno di immagine, chi ha commesso l’errore fa un passo indietro, chiede nuovamente scusa e cerca di lavorare più duramente di prima. La richiesta di dimissioni di Chiara Valerio non è figlia di un desiderio rivoluzionario, di ghigliottine da fine ancien régime. È una richiesta opportuna da parte di chi pensa che non possa essere al suo posto chi invita un imputato per maltrattamenti nell’edizione – come quella dell’anno precedente – dedicata a Giulia Cecchettin. Il dato sostanziale che non sembra però essere messo a fuoco da chi prova a fare benaltrismo su questo fatto è che Valerio è persona intelligente, estremamente intelligente, «sa Diego Bianchi noi i libri li leggiamo, ci costa tanta fatica ma ancora li leggiamo», e quindi non possiamo parlare di errore che può accadere, come minimizza chi non è in grado di prendere una posizione netta. Un errore è sbagliare il programma di un festival perché non si è riusciti a farlo con i tempi, gli autori e le autrici giuste, un errore può essere di tipo organizzativo, ma la natura dell’errore deriva dalla buona fede e da una impossibilità di prevederne le conseguenze. Perché a chi sbaglia si deve sempre poter dire “non potevi sapere, ci hai provato ed è andata male”, un po’ come abbiamo pensato quando, da direttrice di Tempo di Libri, Valerio ha organizzato una fiera i cui unici visitatori erano gli incubi degli editori che vedevano l’investimento fallire miseramente. Una fiera, per chi non lo sapesse, organizzata dai principali gruppi milanesi in antitesi al Salone del libro, i “cattivi” insomma. E quindi, data l’esperienza navigata, come è possibile che Valerio non si aspettasse una reazione quando per anni ha fatto morali, proclami, venduto libri, attaccato politici e figli dei politici, per poi, al momento di fare la cosa giusta, di dire “no, Caffo (o chi per lui) non lo invito perché crediamo alle sorelle e non al primo maschio bianco etero amico mio”, ha totalmente tralasciato questo sentimento che a tutti i suoi lettori e credo soprattutto alle sue lettrici sembrava del tutto scontato? Non ha sbagliato, ha voluto invitare Caffo, ha voluto andare contro questa situazione che certamente si aspettava, perché Valerio è persona intelligente, ma non si aspettava la proporzione, non si aspettava le rinunce, le sottrazioni, non pensava forse che le persone ragionassero con una loro testa e che fossero capaci di discernere, ancora, tra errore e arroganza.
(Fonte: MOW – mowmag.com)