La Società culturale Dante Alighieri in Estremo Oriente

La Società culturale Dante Alighieri in Estremo Oriente

1902. Re Vittorio Emanuele a Napoli sale sulla nave Marco Polo tornata dalla Cina.
La Dante Alighieri non è né letteraria né politica, ma è qualcosa di più nobile e di più alta: è una società nazionale, che raccoglie tutti i partiti, che si propone non di aggredire qualcuno, ma difendere ciò che è il nostro patrimonio più caro e la nostra speranza, la lingua e il sentimento della nazionalità italiana.
Giosuè Carducci

La società Dante Alighieri fu creata nel 1889 a Roma (o a Milano?) dallo studioso e uomo politico napoletano Ruggero Bonghi (1825-1895) con il sostegno di Giosuè Carducci (Pietrasanta, 1835 – Bologna, 1907) e del giurista e accademico Giacomo Venezian (Trieste, 1861 – Castelnuovo del Carso, 1915). Fu il Venezian, di famiglia israelita ma convertitosi al cattolicesimo, che propose al Carducci di fondare una società per tutelare e diffondere la lingua e la cultura italiana nel mondo. Giosuè Carducci accettò la proposta di Venezian e ne divenne un instancabile sostenitore. Ruggero Bonghi divenne poi il suo primo presidente e solo qualche anno dopo la sede della Società fu registrata a Roma come Ente Morale (R.D. n. 347 del 18.7.1893).
Alla morte del Bonghi, il nuovo Presidente eletto al Congresso, tenutosi a Milano, fu l’illustre storico e politico napoletano, Pasquale Villari (1827-1917), che trasformò la Società Dante Alighieri in un’organizzazione diffusa in tutto il mondo, ben strutturata e con fondi sufficienti. Nonostante il suo percorso accidentato, le sue non infrequenti “svolte”, i suoi compromessi col potere centrale, la Dante Alighieri riuscì a mantenere nella sua attività all’estero una continuità, indipendenza e una forte coerenza. Il suo progetto iniziale non venne mai dimenticato: il mantenimento dell’identità nazionale, soprattutto fra gli italiani emigrati all’estero, un sentimento che, inevitabilmente, tende ad affievolirsi con il passare del tempo. Questo restò l’obiettivo primario della associazione, creata in tempi difficili, per difendere le tradizioni italiane. Sottolineando il lato eminentemente culturale della Dante Alighieri, Pasquale Villari disse, il 30 settembre 1897, al VIII Congresso, tenutosi a Milano:
Vorrei dissipare alcuni equivoci, alcuni errori, che persistono sullo scopo vero della Società nostra. Nonostante i molti discorsi fatti in contrario, vi sono sempre alcuni che credono che si tratti in sostanza di una società politica che punta ad un irredentismo più o meno mascherato. Ma se così fosse, noi non saremmo fedeli né al nostro statuto, né al nostro programma, né alle esplicite dichiarazioni in molte occasioni ripetute. Il nostro statuto dice chiaro che si tratta di diffondere la lingua e la cultura del paese, ovunque, fuori dai confini si trovano italiani. E quindi, nell’America del Sud e nell’America del Nord, a Tunisi, in Alessandria d’Egitto, a Trento, in Corsica, a Malta, nel Cantone Ticino, ecc. Sarebbe strano davvero il voler raggiungere uno scopo così vasto, così generale, res qualunque sia il Governo sotto cui, fuori d’Italia, si trovano gli Italiani, essi hanno il diritto di promuovere il loro progresso intellettuale e morale, mantenendosi in rapporto ideale con la madre patria. Noi miriamo ad agevolare, a promuovere questo loro progresso, con la diffusione fra loro tutti della lingua e della cultura nazionale. Questo è lo scopo, questa è la ragione vera della nostra Società.

Pasquale Villari passò poi a ricordare gli eventi che portarono alla sua creazione:

Io credo di essere stato presente alla prima manifestazione di questo bisogno, quando per la prima volta balenò nella mente degl’Italiani l’idea di diffondere la lingua e la cultura nazionale al di fuori dei nostri confini. Fu nel 1861, quando a Torino era ministro dell’Istruzione Francesco de Sanctis. Io che gli ero stato discepolo, e gli ero diventato amico mi trovavo colà per pochi giorni. Una mattina egli mi diede alcune carte, pregandomi di esaminarle e di dirgli cosa pensavo. Era una lettera del conte di Cavour, il quale mandava una relazione del Console generale di Alessandria d’Egitto, dicendo: ‘Questo è un affare che deve interessare il Ministro della pubblica istruzione. La prego perciò di esaminarlo e di darmi il suo avviso.

La relazione del Console narrava che, nel giorno dello Statuto, i maggiorenti della colonia s’erano adunati e con un entusiasmo indescrivibile, al grido di viva l’Italia e viva il Re, avevano iniziato una sottoscrizione, che in poche ore raggiunse la cifra di 140.000 lire, per fondare colà una scuola e un convitto nazionale. Domandavano aiuto, consiglio e direzione dal governo. Io scrissi allora una lettera al De Sanctis nella quale dicevo, che mi sembrava una cosa della massima importanza, e atto di savia politica aiutare non solamente la scuola d’Alessandria d’Egitto, ma tutte le scuole italiane all’estero. Questa fu la prima manifestazione di un bisogno sentito spontaneamente, senza ombra di partito politico, negl’Italiani stessi che si trovano fuori d’Italia, e si volevano tenere, in spirito almeno, congiunti con essa. Partii poco dopo da Torino e di questo affare non seppi più altro. Più tardi, quando erano ministri della pubblica entro i limiti di una questione politica determinata. Qualunque sia la regione, per alcuni mesi segretario generale, collaborai con Aristide Gabelli alla fondazione d’un ufficio per le scuole all’estero in quel Ministero. Dopo la caduta di Bargoni e del Correnti le cose procedettero più o meno fiaccamente, fino a che il Cairoli (1878) e il Crispi (1879) trasferirono ed ordinarono quell’ufficio presso il Ministero degli Esteri, dove si trova ora affidato alle cure di un Ispettore che se ne occupa con grande zelo e non minore intelligenza. Essa si propone di diffondere la lingua e la cultura italiana nel mondo per conservare i legami spirituali dei connazionali all’estero con il paese d’origine e per ravvivare tra gli stranieri l’amore e l’interesse per la cultura italiana”.
Il sostegno alla Dante Alighieri non venne mai fatto mancare dal fiore degli intellettuali italiani, non solo da Giosuè Carducci, ma anche da Benedetto Croce, Giovanni Pascoli, Gabriele D’Annunzio, Sergio Panunzio, Cesare Battisti e Bino Sanminiatelli, solo per citarne alcuni.

 

Il primo comitato della Dante in estremo Oriente fu creato a Bangkok

Il primo comitato della Dante in Oriente fu quello della Tailandia, fondato nel 1916, con 31 italiani residenti a Bangkok, ingegneri e architetti perlopiù toscani, che versarono una quota d’iscrizione.
La presenza di parecchi ingegneri e architetti italiani a Bangkok era stata determinata dal tentativo della monarchia tailandese di adeguarsi ai tempi, sviluppare relazioni con le potenze occidentali e importare idee nuove, come aveva fatto, ottenendo risultati spettacoli, il Giappone, una volta uscito dal suo dorato isolamento.
A re Mongkut successe il figlio quindicenne Chulalongkorn (Rama V; regno 1868-1910). A causa della giovane età di Chulalongkorn, il Paese fu governato da un reggente fino alla maggiore età del principe, raggiunta nel 1873.
Chulalongkorn dovette affrontare le continue pressioni occidentali e mantenne la politica del padre di fare concessioni territoriali all’Occidente, nella speranza che il Siam potesse mantenere la sua indipendenza complessiva.
Nel 1893, dopo che le cannoniere francesi avevano forzato la risalita del fiume Chao Phraya fino a Bangkok, fu costretto a cedere alla Francia tutti i territori laotiani a est del fiume Mekong, e nel 1907 i francesi si impossessarono di tre territori nel nord-ovest della Cambogia e del territorio laotiano a ovest del Mekong che erano stati sotto la tutela siamese. Due anni dopo, il governo siamese perse i diritti su quattro Stati malesi a favore degli inglesi. La creazione di un esercito moderno fu in effetti una risposta diretta alla minaccia di dominazione che il Siam dovette affrontare, in particolare da parte della Francia, alla fine del XIX secolo.
E in questo spirito vennero invitati ingegneri, artisti e architetti italiani a fornire il loro contributo alla modernizzazione dello stato siamese.

 

In Cina la prima sede della Dante fu posta a Tianjin

Tianjin era una città suddivisa in vari settori affidati a nazioni straniere. L’Italia nel 1900, grazie all’opera del Marchese Giuseppe Salvago Raggi, riuscì ad ottenere circa un chilometro quadrato di territorio, strappandolo ai russi, che già se ne erano appropriati. L’Italia vi investì ingenti somme, per costruire abitazioni, una caserma, una fontana ma non ne trasse mai alcun vantaggio dal punto commerciale.
Un comitato della Dante vi fu creato nel 1926, ma restò pressoché inattivo. Ripartì nuovamente nel 1936, con vari iscritti e con lezioni di lingua e di cultura italiana.
Dobbiamo citare qui una incresciosa vicenda accaduta in quel tempo e che coinvolse il locale presidente della Dante, subito dopo che l’Italia, cedendo alle pressioni naziste, decise di escludere da incarichi di responsabilità e d’insegnamento tutte le persone di etnia ebraica. Il presidente della Dante di Tianjin a partire dal 1936 era il conte Vittorio Levi Schiff, capitano di lungo corso e decorato al valore militare, il quale rassegnò immediatamente le dimissioni dopo che seppe della promulgazione della Leggi sulla Razza in Italia (Legge 1024 del 13 luglio 1939).
Negli archivi di Roma resta una sua drammatica lettera inviata dal Console d’Italia a Tianjin, Ferruccio Stefanelli, con la quale informava la Dante di Roma che “il nazionale di razza israelitica Vittorio Levi Schiff ha presentato le dimissioni dalla carica sin qui ricoperta, rimettendo nel contempo a questo Consolato il carteggio del Comitato”.
Difficilmente possiamo immaginare la rabbia e il dolore per questo tradimento subito dal comandante Levi Schiff, il quale “si dimise” non solo da presidente della Dante ma anche da italiano, partendo con la propria famiglia alla volta degli Stati Uniti e poi acquisendo un passaporto statunitense.

La lettera del console Stefanelli nella quale annuncia le dimissioni del presidente della Dante Alighieri per motivi razziali.

 

La Dante a Shanghai fu fondata nell’aprile del 1934

Fu fondata per iniziativa del Comm. Luigi De Luca, una figura presente a Shanghai da decenni, prima come ispettore alle Dogane cinesi e poi come trasportatore marittimo e dal Console d’Italia, Luigi Neirone, che successe a Galeazzo Ciano. L’atto costitutivo mostra la presenza di molti altri personaggi italiani, il responsabile dei Salesiani di Shanghai, Padre Fontana, l’Agente del Lloyd Triestino, Soprani e via dicendo.
Anche in questa città l’Italia possedeva una propria concessione, come a Tianjin, acquisita grazie all’intervento del Marchese Salvago Raggi, subito dopo la guerra dei Boxer del 1901.

 

 

Anche a Hong Kong la Dante arriva nel 1934

La mia conoscenza di Hong Kong e degli affari cinesi s’estende ormai per un quarto di secolo e nulla mi causa maggiore ansia del fatto che la comunità cinese ed europea di Hong Kong, seppur in contatto quotidiano, si muovono comunque in mondi diversi, senza avere alcuna vera comprensione del modo di vivere o modo di pensare reciproci. Questo è una spiacevole situazione che ritarda il progresso della Colonia, sia da un punto di vista morale, che intellettuale e commerciale.
Sir Cecil Clementi, 1926

Questa citazione di Sir Cecil Clementi (1875 – 1947)  ben fotografa le due Hong Kong degli anni Trenta. Clementi fu un abile governatore di Hong Kong dal 1925 to 1930. Un uomo di grande cultura classica e che parlava perfettamente il cantonese. Era sbarcato a Hong Kong nel 1899 e il suo cognome italiano lo aveva ereditato dal bisnonno, Muzio Clementi (1752 –1832), un compositore e pianista, che si trasferì in Inghilterra dalla natìa Roma.
Sir Cecil viene ancora oggi ricordato come uno dei più colti e attenti governanti della Colonia, in un periodo pieno di difficoltà. Il suo successore come Governatore di Hong Kong fu Sir William Peel (1875 –1945) che governò la Colonia dal 1930 al 1935. Peel fu anche lui un abile amministratore ma non possedeva la profonda conoscenza del mondo cinese di Clementi, forse perché la sua esperienza maturò in Malesia e a Singapore. Fu nel 1934 che i pochi italiani residenti nella Colonia britannica e a Macao decisero di fondare una sede della Dante Alighieri.

La gran parte delle società attive a Hong Kong proibivano contatti sentimentali con persone dell’opposto sesso e di diversa etnia. E questo tabù esisteva anche per i cinesi. Un europeo che si metteva con una ragazza cinese rischiava di perdere il proprio lavoro e la ragazza cinese perdeva il supporto della sua famiglia. Clementi conosceva questo stato di cose, per esempio il fatto che un cinese non potesse aver casa sul Peak, ma i suoi poteri per cambiare la mentalità e le regole, come avrebbe voluto erano limitati. Riuscì però a far entrare nel Executive Council un cinese, Chow Shou-on nel 1926 e spinse per la creazione di un club aperto a tutte le etnie, una proposta rivoluzionaria per quei tempi. La società di quel tempo era molto classista, ma questo era vero anche per le upper and working class britanniche. A quel tempo una classe media cinese a Hong Kong non esisteva, esistevano i super ricchi che vivevano nel loro mondo, ma tutti i cinesi che si vedevano camminare per strada erano dei semplici lavoratori.
Per gli europei, verso il 1934, le occasioni di condurre una vita sociale erano piuttosto limitate. Per colazione, per pranzo (tiffin), per il tè e per cena bisognava vestirsi adeguatamente. Soprattutto la cena era sempre un affare piuttosto complicato. Le abitudini alimentari europee, mangiare verdura cruda, bere acqua non bollita, a differenza di quanto facevano i cinesi, li esponevano al pericolo di infezioni, le donne e gli uomini dovevano vestirsi di panni di lana. Non per nulla Hong Kong era conosciuta come “la tomba dell’uomo bianco”. Basta fare due passi nel cimitero di Happy Valley per rendersene conto.
Concerti e spettacoli teatrali erano degli importanti diversivi che potevano rischiarare una settimana, altrimenti noiosa, anche se non andavano mai oltre la mezzanotte. Le notti in bianco di Shanghai erano celebri in tutto il mondo, ma non venivano accettate nella più puritana Hong Kong.

La radio fece la sua comparsa a Hong Kong nel 1930, con una stazione ZBW che aveva un solo dipendente, il quale si occupava di tutto e che trasmetteva musica e notiziari per i pochi fortunati possessori di un apparecchio ricevente.
Una delle prime cantanti create dalla radio di Hong Kong fu Amina el Arcoulli, che possedeva una limpida voce e che aveva studiato presso un tenore italiano attivo a Hong Kong, un tal Gualdi. Dato che esisteva una sola stazione bisognava accettare quello che passavano. Nel 1934 si cominciò a costruire dei cinema con aria condizionata, che mostravano le ultime pellicole prodotte a Hollywood.

Nel 1933 il drammaturgo irlandese George Bernard Shaw passò per Hong Kong e, parlando alla Unione degli Studenti creò scandalo affermando che non dovevano credere alla storia che gli veniva insegnata a scuola e che avrebbero dovuto ascoltare professori di storia alternativi che vedevano le cose in maniera diversa. Nei primi anni Trenta circolavano a Hong Kong 1412 automobili, la gran parte erano Austin, seguite dalle americane Studebakers e Chryslers, Rolls-Royce la FIAT era ben rappresentata, con 78 esemplari, e non esistevano ancora delle Mercedes Benz.
La popolazione di Hong Kong nel 1934 era stimata in 700.000 persone, meno di 13.000 erano non cinesi, e fra di questi si pensava che solo un decimo fossero donne. Su dieci europei, nove erano di sesso maschile. Lo stesso si poteva dire della popolazione cinese, per la gran parte lavoratori entrati dalla Cina e che lasciavano mogli e figli oltre il confine. Questa situazione a livello popolare provocò un incremento delle attività di prostitute, e a un livello superiore provocò ciò che venivano dette “fishing expedition” di donne occidentali, in cerca di un buon partito da impalmare. La lotta doveva essere serrata, dato che padre De Angelis della Rosary Church di Kowloon nelle sue prediche minacciava di finire all’inferno tutte le donne cristiane che indossavano pantaloncini e gonne con alti spacchi per tentare gli uomini.

Eugenio Zanoni Volpicelli

Il console d’Italia fu Eugenio Zanoni Volpicelli (dal 1899 sino al 1919) che fu un poliglotta e uno scrittore innamorato di Dante Alighieri. Tradusse in cinese una parte dei canti della Commedia e del Dei Delitti e delle Pene di Cesare Beccaria.

I primi contatti tra la Sede Centrale e il Console Generale d’Italia, Alberto Bianconi, per l’apertura di un
Comitato ad Hong Kong risalgono al 1933, ma si concretizzeranno solamente l’anno seguente. In una lettera del 7 febbraio 1934 il Console Bianconi si dice interessato alla creazione di un Comitato locale e pronto a promuovere l’iniziativa, ma teme di non riuscire ad ottenere buoni risultati a causa delle dimensioni ridotte della comunità di italiani lì residenti e della loro media estrazione sociale. Il commendatore Camillo Canali, in una lettera del 13 febbraio, informa il presidente Felice Felicioni di un colloquio avuto con il console Bianconi, durante il quale è emersa la difficoltà nell’apertura della sezione. La colonia italiana è composta da una ventina di connazionali, tutti di modesta estrazione e poco attivi in ambito sociale, anche la sezione del PNF, il cui segretario è Alfonso Piovanelli, proprietario di due alberghi in città e rappresentante dell’ENIT, esiste solo formalmente. Il commendatore suggerisce di nominare Piovanelli come “corrispondente” della Dante e mettergli a disposizione materiale di propaganda in lingua inglese da distribuire tra i connazionali ma anche tra i coloni inglesi, per far conoscere gli scopi e l’attività della Dante, del fascismo e dell’Italia. Il 28 luglio il Console ringrazia per le pubblicazioni ricevute e dice di stare organizzando il Comitato, che verrà ufficialmente costituito il 24 novembre. Al Comitato hanno aderito numerosi stranieri oltre alla piccola colonia italiana; il programma prevede sei conferenze sull’Italia e una serie di concerti mensili
di musica italiana. Inoltre, rispondendo ad un’offerta avanzata dalla Sede Centrale, si accetta la spedizione di una biblioteca di letteratura italiana moderna da mettere a disposizione della comunità. Il consiglio direttivo risulta così composto: presidente console Bianconi; vicepresidente G. Pocros de Marin, ex direttore dell’Educazione pubblica; segretario e tesoriere l’architetto Ugo Gonella. Il Comitato non si impegna nella promozione di corsi di italiano, perché ad Hong Kong, già dal 1933, è presente una scuola italiana gestita dalle suore canossiane che impartiscono un corso elementare, con lezioni ogni sabato.

Angelo Paratico

 

One Reply to “La Società culturale Dante Alighieri in Estremo Oriente”

  • gaetano.zanotto@alice.it

    By gaetano.zanotto@alice.it

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    Importante e storico documentazione che ci arr la conoscenza di vantare operatori capaci e culturalmente interessati nella divulgazione dell’ italianità nel mondo dove gli italiani hanno espatrio. Alessandra d’Egitto dove è esistito un ospedale italiano che operavano Suore Comboniane.
    Molto bene con piacere ho letto l’ articolo è l’ ho scaricato perché mi può servire da informare altre persone. Un grazie a Te angelo Paratico complimenti per gli articoli molto interessanti.. grazie.

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