Ci auguriamo che questa stortura di non far votare lunedì mattina, 26 settembre, alle prossime elezione politiche, venga corretta.
Questo per vari motivi. Prima di tutto perché è un torto fatto a chi di domenica non può votare, per esempio tutti i lavoratori nella ristorazione, nei supermercati, nel settore turismo.
Inoltre, questa decisione è un invito al non-voto. A parole tutti biasimano e avversano l’astensionismo, eccetto quei partiti che pensano, a torto o a ragione, di guadagnare da tale mancanza di senso democratico da parte degli elettori.
Trascorsi tre anni, durante i quali il Parlamento è stato in un certo modo esautorato, prima con la scusa della pandemia e poi della guerra in Ucraina, ci si aspetterebbe che tutti i partiti che siedono in Parlamento vogliano far sentire la loro voce con forza e chiedere una correzione delle date. Ma, evidentemente, non è così. Perché pare che tutti, supinamente, abbiano accettato tale diktat, che non ha nessuna logica.
In molti si dicono stanchi dei partiti e affermano che non voteranno, senza rendendosi conto che, anche chi non vota, in realtà sta votando. E non solo questo, ma chi non vota, voterà contro sé stesso. Ognuno di noi ha una parte contraria ai propri interessi – a seconda di dove risiedono tali interessi – ecco, dunque, non votando lasciamo la strada spianata a chi ci è contro.
Se ciascuno di noi non è felice della gestione del potere negli ultimi anni, con il voto avrà la facoltà di chiedere un cambio. Oppure dovrà tacere per sempre e smettere di lamentarsi, accettando, supinamente, tutto ciò che gli verrà imposto.
La non-votazione di lunedì mattina va proprio in questa direzione. I partiti politici paiono dirci: state a casa che tanto votare non serve a nulla, perché ai vostri interessi penseremo noi, fidatevi e andate al mare. Insomma, state sereni…