Abraham Lincoln, lo schiavista

Abraham Lincoln, lo schiavista

Thomas J. Di Lorenzo è uno storico che insegna economia alla Loyola University del Maryland ed è l’autore di, fra l’altro, di “The Real Lincoln” e “Lincoln Unmasked” nei quali documenta con una precisa documentazione quale fu il vero carattere di questo presidente che trascinò gli Stati Uniti nella prima guerra totale dell’era moderna, una guerra civile sanguinosissima, combattuta per difendere le industrie e le banche degli stati settentrionali di quel paese, contro il sud agricolo.

Come per un altro presidente assassinato, JFK, di Lincoln ci è rimasta un’immagine oleografica, alla figurina Liebig, e quanto costituisce realtà storica vien messo da parte e ignorato.

 

La situazione degli Stati Uniti nel 1861 assomiglia per certi versi a quella dell’Europa dei giorni nostri, con un nord ricco e sviluppato che strangola i commerci degli stati mediterranei, cercando di imporre il proprio fiscalismo miope ed esasperato, che serve solo ai propri interessi, non a quello della comunità.

Abraham Lincoln

Come è noto, della schiavitù a Lincoln importava poco, ma era un astutissimo uomo politico e durante la sua opera da avvocato, prima di entrare in politica, aveva difeso uno schiavista contro uno schiavo che gli era sfuggito e, inoltre, la famiglia di sua moglie possedeva vari schiavi neri.

 

Abraham Lincoln, divenne presidente degli Stati Uniti per la prima volta il 4 marzo 1861 e nel suo discorso inaugurale disse che l’unione fra gli stati non era stata volontaria, ma forgiata con il sangue e pertanto inscindibile. Dichiarò che:

 

« Non ho nessuna intenzione di interferire direttamente o indirettamente con la istituzione della schiavitù negli stati dove questa esiste. Credo di non avere nessun diritto legale di farlo, dunque non lo farò »

 

Aggiunse addirittura che avrebbe rafforzato le leggi riguardanti gli schiavi che fuggivano, per farli ritornare ai loro padroni.

 

In pratica diede una garanzia agli stati secessionisti del sud che se fossero rimasti nella unione e avessero accettato le misure fiscali imposte dal nord si sarebbero potuti tenere i propri schiavi.

 

Il suo omologo, Jefferson Davies, a capo della confederazione degli stati del sud, mirava a una pacifica coesistenza con il nord, più industrializzato e forte del sud.

 

Ma il solco fra gli stati del sud e quelli del nord era già troppo profondo e non era stato creato dal problema della schiavitù, come molti credono, ma dalle tariffe che il nord impose sulla importazione di certi prodotti che provocarono l’applicazione di barriere protettive da parte di stati che importavano prodotti agricoli del sud.

 

Infatti, il 75% dei prodotti agricoli del sud venivano venduti in Europa.

 

In pratica Lincoln disse che non avrebbe attuato una linea morbida nei confronti dei secessionisti in materia fiscale, come aveva fatto il suo predecessore, Andrew Jackson, riducendo la cosiddetta “tassa abominevole.” Poi minacciò violenze e spargimenti di sangue per raccogliere queste tasse, e poi, come sappiamo, mantenne la sua promessa.

 

La guerra per liberare gli schiavi fu la foglia di fico creata verso la fine del conflitto, per coprire il sangue e le distruzioni create dalla guerra, ma in realtà quella fu una guerra per costringere gli stati del sud a pagare le tasse e tacere

 

 

Angelo Paratico

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