Giambattista Viotti e la Marsigliese

Giambattista Viotti e la Marsigliese

Roberto Giacobbo, ospite da Fazio a “Che Tempo che Fa” annuncia il palinsesto della prossima puntata di Voyager, nel quale appare una grande rivelazione… la musica della Marsigliese, inno nazionale di Francia, fu stato scritto dal violinista e concertista italiano Giambattista Viotti.

Boom!

Queste cose le avevo scritte anni fa sia su una rivista americana, e pure sul popolare blog storico del Corriere della Sera, “La Nostra Storia” di Dino Messina.

 

Ecco il link:

 

http://lanostrastoria.corriere.it/2016/01/21/il-lungo-cammino-della-marsigliese-che-aveva-un-padre-italiano/

 

Che la Marsigliese sia stata scritta da Viotti lo capirebbe anche un sordo, meno che i francesi che fanno orecchie da mercante.

Ecco la musica nella sua partitura originale:

 

https://beyondthirtynine.com/giambattista-viotti-the-italian-composer-of-the-marseillaise/

 

Questo è il mio articolo:

 

Viotti e la MarsiglieseLa Marsigliese viene unanimemente considerata il più glorioso e il più celebre inno nazionale del mondo.

 

Ma pochi sanno che la musica esisteva già prima d’essere posta su di uno spartito, la notte del 25 Aprile 1792, da Claude Joseph Rouget de Lisle. A quel tempo la Francia era in guerra contro l’Austria e, intrattenendo a cena a casa propria degli ufficiali francesi, il sindaco di Strasburgo lamentò il fatto che la Francia non possedesse un proprio inno.

 

Rouget de Lisle, uno degli ufficiali presenti, tornò nella propria baracca e nella notte buttò giù questo pezzo musicale, che intitolò “Un Chantal de guerre pour l’Armée du Rhin.”

 

Le parole che compose sono ancor oggi potenti e ci trasmettono un forte spirito, che ci fa tremare le vene, sposandosi stupendamente con le note musicali, che Rouget de Lisle disse di aver composto.

 

Quella canzone fu subito popolare fra i soldati e, successivamente, divenne il simbolo dei rivoluzionari francesi.

 

Divenne nota come la Marsigliese solo dopo che fu cantata dai volontari di Marsiglia che, giunti a Parigi, parteciparono alla presa del Palais des Tuileries, il 10 agosto 1792.

 

Rouget de Lisle era un capitano dell’esercito reale francese ma nel 1793 rifiutò di giurare fedeltà alla nuova costituzione rivoluzionaria e fu perciò imprigionato, andando vicino a salire la ghigliottina. Fu liberato solo per via dell’arresto di Robespierre, che segnò la fine del tempo del Terrore.

 

Napoleone Bonaparte non fu mai un fan della Marsigliese e la fece mettere da parte durante l’Impero. Fu poi proibita durante la restaurazione, da re Luigi XVIII. Con la salita al trono di Napoleone III, la Marsigliese venne lasciata da parte, dato che l’inno nazionale francese in quei giorni era Partant pour la Syrie che suona piuttosto profetico ai giorni nostri…

 

La Marsigliese tornò in auge nei giorni della Comune, nel 1871 e fu poi dichiarata ufficialmente l’Inno Nazionale francese nel 1879.

 

Ma allora, chi scrisse questa musica?

 

Credo non esistano dubbi in merito: fu Gian Battista Viotti, che la compose nel 1781, ben 11 anni prima di Claude Joseph Rouget de Lisle.

 

Ora, non vogliamo biasimare o accusare di disonestà un uomo come Rounget de Lisle – uno che preferì morire in povertà piuttosto che scendere a compromessi con la propria coscienza e tradire il giuramento fatto al re – va però detto a onor del vero che non si tratta d’una casuale somiglianza, ma è, piuttosto, la stessa, identica cosa.

 

Ed è spiacevole che la Francia non lo ammetta, concedendo a Viotti un onore postumo che gli spetta.

 

Ecco ciò che dice Frederic Frank-David, ex direttore del Museo della Marsigliese: “Vi è un certo grado di probabilità che Rouget sia stato ispirato dalla musica di Viotti, forse consciamente o inconsciamente.”

 

Questo è vero ma è difficile pensare che fu una cosa inconscia. Basti dire che sentendo le due musiche in sequenza si capisce che sono la stessa cosa, nota dopo nota.

 

Giovanni Battista Viotti nacque a Fontanetto Po nel 1755 e morì a Londra nel 1824. Fu direttore del King’s Theatre di Londra, poi si trasferì in Germania per due anni (1798-1800); infine rientrò a Londra, dove restò sino alla morte, salvo che per una breve parentesi a Parigi, dove fu direttore del Theatre des Italiens.

 

Viotti vien oggi considerato uno dei maggiori violinisti mai esistiti, ma fu anche un grande compositore, fra l’altro, durante la sua lunga carriera scrisse di ben 29 concerti.

 

Angelo Paratico

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