Il problema dei migranti illegali, che non vanno confusi con coloro che cercano asilo politico, si sta facendo sempre più grave e senza una buona dose di realismo non potrà mai essere risolto positivamente. Senza un argine a questo fenomeno, l’Italia, la Grecia e la Spagna, per prime, verranno spinte verso una forte instabilità sociale, che si trasferirà poi alle altre nazioni più protette, come la Francia, la Germania, il Belgio e la Gran Bretagna. Ricordiamo che Hong Kong, prima del 1997, si trovò nei guai con l’arrivo dei “boat people” provenienti per la gran parte dal Vietnam, impoverito dall’ascesa al potere dei comunisti vietnamiti. Il governo coloniale britannico, respingendo molte feroci critiche, rispose con la creazione di campi chiusi, nei quali venivano “temporaneamente” rinchiusi i migranti e poi esaminava le loro credenziali. Non permisero mai a nessuno di uscire dai campi e mischiarsi con la popolazione hongkonghese. Questo tamponò gli sbarchi e successivamente, grazie a garanzie date dal Vietnam che non avrebbe perseguitato quei suoi cittadini, cominciarono a rimpatriarli, finché i campi non furono chiusi.
Un esempio simile lo sta seguendo l’Australia, che impedisce l’arrivo di migranti economici provenienti dall’Indonesia e dalla Malesia, chiudendoli in centri di detenzioni al di fuori del proprio territorio nazionale.
La notizia della fine del 2021 è che l’Australia smetterà di trattare i richiedenti asilo nei centri di detenzione offshore in Papua Nuova Guinea, criticati dai gruppi per i diritti umani, ma continuerà a trattenerli sulla minuscola ‘isola di Nauru. Il piano è stato subito criticato dai gruppi per i diritti umani, che hanno detto che ha semplicemente spostato quello che alcuni hanno definito un sistema “crudele” da una nazione insulare a un’altra.
“Chiunque tenti di entrare illegalmente in Australia con un’imbarcazione sarà rimpatriato o mandato a Nauru”, ha ribadito il portavoce del governo australiano, in un comunicato congiunto con la Papua Nuova Guinea. Chi già si trova in Papua Nuova Guinea, in attesa di essere esaminato, potrebbe “trasferirsi volontariamente a Nauru” entro la fine dell’anno. Se sceglieranno di rimanere in Papua Nuova Guinea, avranno “accesso alla cittadinanza, al sostegno a lungo termine, a pacchetti di insediamento e al ricongiungimento familiare”.
Più di 3.000 richiedenti asilo sono stati detenuti in Papua Nuova Guinea, dopo che il governo australiano ha istituito questa politica nel 2013, che ha impedito il reinsediamento di coloro che cercano di entrare nel Paese via mare. Di coloro che sono stati trattati nei centri, circa 1.200 sono stati trasferiti temporaneamente in Australia, alcuni per ragioni mediche; oltre 900 sono stati rimandati nei loro Paesi d’origine e circa 1.000 sono stati inviati in altri Paesi. I gruppi per i diritti umani hanno definito la vecchia politica australiana di trattenere i migranti in mare aperto una violazione delle leggi sui diritti internazionali. Le Nazioni Unite hanno esortato l’Australia a reinsediare i migranti ospitati su entrambe le isole, a seguito di segnalazioni di autolesionismo e tentativi di suicidio da parte dei residenti dei centri. La politica del governo australiano “ha privato migliaia di bambini, donne e uomini di otto anni della loro vita”, ha dichiarato in un comunicato David Burke, direttore legale dello Human Rights Law Center.
Dal 2014, 13 persone sono morte dopo essere state trattenute nei centri di detenzione australiani in Papua Nuova Guinea e Nauru, alcune per suicidio. Dopo che medici e sostenitori dei migranti hanno espresso preoccupazione per una crisi di salute mentale, tra le segnalazioni di bambini autolesionisti a Nauru, nel 2019 il governo ha dichiarato di aver interrotto la detenzione dei minori.
L’isola di Nauru, con una popolazione di 10.000 abitanti e una superficie di 21 chilometri quadrati, detiene il primato di repubblica più piccola al mondo e si caratterizza, sul piano istituzionale e territoriale, per l’assenza di una capitale. Yaren, la città che ospita la sede del governo e il centro amministrativo del paese, è tuttavia indicata come capitale politica della Repubblica di Nauru. Ottenuta l’indipendenza nel 1968 dall’Australia – amministratrice fiduciaria delle Nazioni Unite – Nauru ha assunto una forma di governo presidenziale e una struttura parlamentare unicamerale, costituita da 18 membri eletti ogni tre anni.
Come si potrà notare i numeri dei migranti che vorrebbero sbarcare in Australia è assai contenuto, ma il governo australiano sa bene che, cedendo anche una volta e anche di poco, attirerebbero un grande influsso che potrebbero non riuscire più a gestire. Per questo motivo non si fanno intimidire dalle parole dei vari rappresentanti di sedicenti associazioni umanitarie (come se i residenti non siano degni di rappresentanza umanitaria) invariabilmente legate a centri di propaganda globalista, che vorrebbero vederli alzare bandiera bianca e poi lasciarsi invadere.
Dunque, la comunità europea dovrebbe apprezzare il tentativo fatto da Giorgia Meloni di arginare questo vasto fenomeno e rendersi conto che i propri confini vanno difesi ad ogni costo, senza accettare provocazioni da parte dei propagandisti dello sfascio sociale.
By Sona Luigi
Ottimo sistema, da copiare subito!
By Leo Grellede
Gli australiani sono proprio dei “fassisti”. Bisogna subito mandare la Rakete a speronare una nave militare e poi andare al Parlamento degli euromani a prendersi in applauso. L’ANPI concorda