Mercoledì nero, 30 anni fa: un’umiliazione britannica. L’economista Michael Santi ricorda il 16 settembre 1992

Mercoledì nero, 30 anni fa: un’umiliazione britannica. L’economista Michael Santi ricorda il 16 settembre 1992

 

In Italia l’anniversario del Mercoledì Nero di 30 anni fa (16 settembre 1992) è passato inosservato. Tendiamo, comunque, a ricordarlo solo per il prelievo forzoso (furto) dai nostri conti correnti, ordinato dal Primo Ministro Giuliano Amato per evitare la bancarotta del nostro Paese. Ci siamo, comunque, abituati a parlare del nostro Mercoledì Nero, non di quello britannico. Questo notevole articolo del nostro Michael Santi completa il quadro e ce lo chiarisce, perché lui fu un testimone diretto di quei drammatici giorni. 

Il 16 settembre 2022 ricorre il 30° anniversario dell’espulsione della sterlina dal Sistema Monetario Europeo (SME), descritto come un “giorno disastroso” dall’allora Primo Ministro John Major, che da quel momento non si è mai più ripreso politicamente. L’allora Cancelliere dello Scacchiere, che 7 anni prima aveva convinto il suo capo, una poco entusiasta Margaret Thatcher,  che l’indicizzazione al marco tedesco, che sta alla base del meccanismo dello SME, avrebbe giovato, almeno indirettamente, a un’economia britannica instabile e incline a scoppi inflazionistici. La sterlina avrebbe così guadagnato credibilità e la politica monetaria della Bundesbank, che allora dominava tutta l’Europa – e persino il mondo! – avrebbe rinvigorito una Gran Bretagna cronicamente debole e malata.

Non calcolò che la riunificazione con la Germania Est fu un fardello molto pesante da sopportare per la Germania, che iniziò ad alzare gradualmente i propri tassi di interesse e il cui ciclo economico si ripercosse rapidamente sulla Gran Bretagna, alla quale non rimase altra scelta che seguirla e aumentare i propri, per non subire una fuga dei capitali, che potevano circolare liberamente all’interno dello SME. Questo aumento forzato dei tassi britannici, tuttavia, giunse nel momento peggiore, perché il Paese stava già vivendo una caduta del mercato immobiliare che – come sappiamo – ha sempre influenzato notevolmente la sua economia. Logicamente, il marco tedesco – e la sterlina che ne seguiva le fluttuazioni – si apprezzarono notevolmente a causa dell’aumento dei rispettivi tassi d’interesse, tanto più che il dollaro scese contemporaneamente perché la Federal Reserve ridusse i propri. La situazione stava diventando insostenibile per l’economia britannica, perché la sterlina era entrata nello SME a un livello già incomprensibilmente alto, e questo stava letteralmente soffocando la sua economia, man mano che la sterlina si avvicinava e poi superava il livello di 2 dollari.

Questa situazione non sfuggì a George Soros e ad altri gestori di Hedge Fund che hanno scommesso sulla caduta della sterlina (e della lira italiana) comprendendo che la Banca d’Inghilterra non sarebbe stata in grado di difendere a lungo la sua posizione. Quel fatidico mercoledì nero iniziò quindi con un aumento dei tassi britannici dal 10 al 12%, che equivaleva ad aumentare i tassi sui mutui variabili del 20% in un contesto di mercato immobiliare in liquefazione. A nulla servì l’intensificarsi della speculazione contro la sterlina, tanto che la Banca d’Inghilterra traumatizzò tutti annunciando – all’ora di pranzo – un ulteriore aumento dei tassi dal 12 al 15%! Scioccando di riflesso i titolari di mutui ipotecari che subirono, in meno di 24 ore, un aumento di ben il 50% dell’onere del debito. Guidato da Soros, l’intero pianeta cominciò allora a vendere la divisa britannica a chiunque volesse comprarla, cioè alla Banca d’Inghilterra che era l’unica entità al mondo a volerla ancora acquistare. Poco dopo la chiusura dei mercati, il 16 settembre 1992, il Cancelliere Norman Lamont fu costretto ad annunciare bruscamente alla stampa, su un marciapiede di Londra, l’annullamento di questo secondo aumento dei tassi e allo stesso tempo l’uscita dallo SME, prima di tagliare questi stessi tassi al 9% la mattina successiva.

Questa disperata difesa della sterlina costò quasi 3,5 miliardi ai contribuenti, ma fu soprattutto straordinariamente gravida di conseguenze, perché l’abbandono dello SME fu il presagio infallibile del rifiuto di adottare l’euro da parte della Gran Bretagna. Da quel momento in poi questa Nazione ha assunto una posizione ambivalente nei confronti dell’Unione Europea, fino alla Brexit del 2016. Invece, per altre nazioni, questo evento clamoroso è stato al contrario una motivazione definitiva per completare l’avvento della moneta unica.

Quel Mercoledì Nero cambiò le carte in tavola anche in Francia, poiché arrivò solo 4 giorni prima del referendum sul Trattato di Maastricht che, secondo quasi tutti i sondaggi, sarebbe stato respinto dalla maggioranza degli elettori. La Francia invece lo adottò contro ogni previsione, permettendo così di mantenere in vita il progetto europeo, perché la maggioranza dei francesi era rimasta impressionata dal caos britannico. Interrogato qualche anno dopo sulla sua strategia durante questa giornata che cambiò la situazione nel suo Paese e in tutta Europa, Norman Lamont rispose in francese e in modo molto simpatico, parafrasando la Piaf: “Je ne regrette rien” (non rimpiango nulla).  Neanche noi.

Michael Santi

 

Articolo originale in inglese sul sito di Michel Santi
https://michelsanti.fr/en

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