Sarebbe bastato consultare i sacri testi della legge per bloccare sul nascere la querela nei confronti di Massimo Mariotti, presentata da Aned Verona, Rifondazione Comunista e Info-spazio 161. Se il reato non esiste è inutile far perdere tempo ai magistrati, già oberati di lavoro. Ma per certi soggetti l’accusare gli altri di fascismo pare essere l’unica prova tangibile della propria esistenza.
“L’unica Repubblica è quella sociale” aveva postato, fra il serio e il faceto, il presidente della SERIT sulla sua pagina Facebook durante la campagna elettorale del giugno 2020. Questo era bastato per far scattare l’indignazione nei querelanti. Fortunatamente qui possiamo parlare di giustizia che funziona, sgombrando il campo prima che i cittadini veronesi vengano chiamati a decidere per le prossime votazioni amministrative. Ricordiamo che Mariotti sarà nuovamente in lizza per le comunali del 12 giugno 2022, con Fratelli d’Italia.
Il PM aveva chiesto addirittura 8 mesi di carcere e 400 euro di multa per “apologia di fascismo”. Invece il giudice Paola Vacca, accogliendo l’istanza della difesa, lo ha mandato assolto, facendo notare che secondo la legge il reato non esiste. Il giudice ha aggiunto che la frase incriminata di Mariotti altro non era che uno slogan elettorale, una battuta, non un tentativo di riorganizzare il defunto Partito Fascista. Ha basato questa sua affermazione citando una sentenza della Corte Costituzionale N.1 del 1957, secondo la quale non è sufficiente “la mera difesa elogiativa del fascismo” per trasformarsi in un reato, lo diventerebbe solo se accompagnata alla fattiva “riorganizzazione” del PNF.