Ieri, 28 novembre, Giulio Tremonti, classe 1947, laureato in Giurisprudenza e attualmente Presidente della III Commissione (Affari Esteri e Comunitari) e membro della VI commissione (Finanze) ha presentato all’Accademia dell’Agricoltura di Verona, in Via Leoncino 6, il suo ultimo libro. Questo è dedicato a un tema che da vari anni gli è assai caro. Quello dei problemi creati dalla Globalizzazione dei mercati e dalla deriva neoliberista presa dall’Occidente.
Le piaghe che si sono abbattute sull’Egitto, secondo la Bibbia, erano dieci. Le piaghe che si stanno abbattendo sul mondo in cui viviamo sono almeno sette: il disastro ambientale, lo svuotamento della democrazia sversata nella repubblica internazionale del denaro, la società in decomposizione, la spinta verso il transumano, l’apparizione dei giganti della rete, la pandemia, la guerra alle porte d’Europa e la crisi nell’approvvigionamento di risorse, dal gas al grano.
Ma è un numero destinato a salire: inflazione e recessione, crisi finanziarie, carestie, migrazioni, altre guerre. Tutti anelli sconnessi di una stessa catena, perché non siamo alla «fine della storia» ma alla fine della globalizzazione. Un esito che evidenzia la crisi di trent’anni del modello globalista cui l’Occidente ha aderito acriticamente.
Il nuovo libro di Giulio Tremonti è una riflessione sulla deriva delle società occidentali ma anche un appello per evitare il disastro finale attingendo al vecchio «arsenale della democrazia e della nostra Costituzione».
«Oggi il rischio è che la divisione prevalga sull’unione, e bisogna mettere a punto una cura che freni il dominio assoluto del mercato, l’altro è recuperare le risorse e i valori di fondo della nostra comunità».
Alla sua presentazione è seguita una serie di domande sulla manovra in via di approvazione in Parlamento, ma invece che rispondere con chiarezza, il parlamentare ex socialista, ex berlusconiano e ora approdato a Fratelli d’Italia, si è trincerato dietro al più stretto riserbo. Alzo la mano e gli chiedo di indicarci quale sia la differenza fra l’Aspen Institute (di cui Tremonti è il presidente della sezione Italia) e il Gruppo Bildenberg. Ma deve aver preso la mia domanda come una provocazione, e mi ha risposto consigliandomi di guardare in google, dove troverò tutto...
In realtà io sono un suo ammiratore, o meglio lo ero, a questo punto…
Quando nomino i meriti di Tremonti vengo contraddetto, appunto, con il fatto che egli sia un membro d’una associazione di ricchi turboglobalisti, come l’Aspen Institute e dunque non può essere un sincero antiglobalista. Peccato, avrebbe potuto con un paio di chiarimenti spiegare i limiti della sua presidenza e, chissà, annunciare le sue dimissioni da quel gruppo.
Angelo Paratico
By Roberto Gallo
Complimenti per la domanda e anche alla risposta. Sono tutti, da tanto tempo, assoldati. Un libro è un esercizio di potere, in questo caso, per dimostrare che te lo spiego ma che intanto l’azione prosegue. Sa perfettamente cosa significa essere presidente dell’Aspen ma si è già guadagnato la posizione all’interno delle elites. Don’t mind