Possiamo ancora credere nella Cina?

Possiamo ancora credere nella Cina?

Michael Santi

Anche meglio di Mao, superando Lenin, Xi Jinping sta metodicamente costruendo un culto intorno a sé. Spesso predicando una sorta di misticismo orientale, circonfuso da dottrine marxiste, egli beneficia dell’aura del maestro, che la Cina non ha mai smesso di glorificare dalla fine degli anni Settanta. Descrivendo Marx come “il più grande pensatore dell’umanità”, Xi e il Partito Comunista Cinese stanno di fatto lanciando un monito ai loro detrattori, chiamati a capire che la Cina e i suoi valori non saranno mai assorbiti o diluiti in un Occidente che considerano in declino. In realtà è il contrario, poiché l’accesso cinese al sistema e alle organizzazioni internazionali viene utilizzato come leva per spiegare e dimostrare alle nazioni stanche, di una certa arroganza occidentale, che esiste un’altra strada.

Poiché Xi e il Partito Comunista ritengono che il loro modello superi ampiamente tutto ciò che viene praticato nel mondo, mirano a far aderire “la razza umana” a una “comunanza di destino” riproducendo all’infinito – almeno sulla Terra – il proprio sistema, con l’aiuto di un progetto superiore che salverà l’Umanità. Questo messianismo cinese, che ovviamente prevede l’instaurazione di un autoritarismo di Stato, al di sopra del quale troneggerà un Partito Comunista onnipotente, non nutre altro che disprezzo per la democrazia perché – secondo Xi – “la governance globale è impossibile senza guidare il modo in cui le persone pensano”, secondo un documento recentemente diffuso dal Comitato Centrale Cinese. Questo credo comunista esorta a predare il libero mercato e il capitalismo per raggiungere una situazione di unificazione “organica” tra Stato e mercato, dove le diverse culture ed etnie siano chiamate a fondersi sotto a una leadership cinese, che dovrebbe omogeneizzare questo insieme eterogeneo. Pertanto, l’odio dei comunisti cinesi nei confronti dello stile di vita occidentale (largamente influenzato dal modello americano) non lascia loro altra alternativa che la “vittoria totale”, secondo la loro stessa espressione.

Tuttavia, i cinesi dovranno rivedere il proprio modello, per lo meno mettere seriamente in discussione i loro processi decisionali, poiché le misure pericolose e gli altri esperimenti decretati a partire dal 2020 hanno buone probabilità di ricordare alla memoria delle loro ambizioni sproporzionate la presenza di una gravità sul punto di riportarli sulla terra in modo brutale. Conflitti, recentemente accompagnati da brutalità poliziesche, virus fuggito da un laboratorio con disastrose ripercussioni universali, mercato immobiliare nazionale che crolla sotto al peso della loro goffaggine, caccia alle streghe contro i loro fiori all’occhiello tecnologici, PIL negativo, Stato carente: tanti shock che sarà molto difficile spiegare – non a un mondo esterno che ora guarda la Cina con divertito stupore – ma a un’opinione interna che batte i piedi o addirittura si sente soffocare. In ogni caso, il Partito Comunista Cinese dimostra – sia internamente che esternamente – che la sua onnipotenza e infallibilità erano solo dei miti.

Michael Santi

Visitate regolarmente il mio blog per conoscere gli ultimi sviluppi sulla geopolitica e sulla finanza globale: https://michelsanti.fr/en

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.