George Orwell nel 1943 scrisse che Benito Mussolini lo avrebbero ucciso gli inglesi, ma senza processarlo

George Orwell nel 1943 scrisse che Benito Mussolini lo avrebbero ucciso gli inglesi, ma senza processarlo

Nel 1943 uscì una lunga recensione al best seller The Trial of Mussolini (Il processo a Mussolini) sul quotidiano britannico TRIBUNE. L’autore era il socialista (assai scettico dopo la guerra civile in Spagna) George Orwell (1903-1950). Divenne celebre come autore, di “La fattoria degli Animali” (1945) e di “Millenovento-ottantaquattro” (1949).

La sua recensione era intitolata “Chi sono i Criminali di Guerra?”. Giustamente Orwell dice che difficilmente Mussolini potrà essere processato e si chiede chi ne avrebbe il diritto e la dirittura morale per farlo? Lo riproduciamo qui, in una nostra traduzione, il suo lucidissimo saggio.

 

 

Chi sono i criminali di guerra?

George Orwell

In apparenza, il crollo di Mussolini pare una storia uscita dal melodramma vittoriano. Finalmente il Giusto ha trionfato, il malvagio è stato sconfitto, i mulini di Dio stavano facendo il loro dovere. A pensarci bene, però, questo racconto morale è meno semplice e meno edificante. Per cominciare, quale crimine ha commesso Mussolini, se ne ha commesso uno? Nella politica del potere non ci sono crimini, perché non ci sono leggi. E, d’altra parte, c’è qualche caratteristica del regime interno di Mussolini che potrebbe essere seriamente contestata da qualsiasi gruppo di persone che potrebbero giudicarlo? Infatti, come l’autore di questo libro (The Trial of Mussolini by ‘Cassius’) dimostra abbondantemente – e questo è in effetti lo scopo principale del libro – non c’è una sola mascalzonata commessa da Mussolini tra il 1922 e il 1940 che non sia stata lodata fino al cielo proprio da coloro che ora promettono di portarlo in giudizio.

Ai fini della sua allegoria, “Cassio” immagina Mussolini incriminato davanti a un tribunale britannico, con un Procuratore Generale come pubblico ministero. L’elenco delle accuse è impressionante e i fatti principali – dall’omicidio di Matteotti all’invasione della Grecia, dalla distruzione delle cooperative di contadini al bombardamento di Addis Abeba – non vengono negati. Campi di concentramento, trattati violati, manganelli di gomma, olio di ricino: tutto è ammesso. L’unica domanda fastidiosa è: come può qualcosa che era lodevole al momento in cui fu fatto – dieci anni fa, per esempio – diventare improvvisamente riprovevole ora? A Mussolini viene concesso di chiamare testimoni, sia vivi che morti, e di dimostrare con le loro stesse parole stampate che, fin dall’inizio, i responsabili dell’opinione pubblica britannica lo hanno incoraggiato in tutto ciò che ha fatto. Per esempio, ecco Lord Rothermere nel 1928:

Nel suo Paese (Mussolini) è stato l’antidoto a un veleno mortale. Per il resto dell’Europa è stato un tonico che ha fatto a tutti un bene incalcolabile. Posso affermare con sincera soddisfazione di essere stato il primo uomo, in una posizione di influenza pubblica, a mettere nella giusta luce lo splendido risultato di Mussolini. È la più grande figura della nostra epoca”.

Ecco Winston Churchill nel 1927:

Se fossi stato un italiano, sono sicuro che sarei stato con voi con tutto il cuore nella vostra lotta trionfale contro gli appetiti e le passioni bestiali del leninismo… (L’Italia) ha fornito il necessario antidoto al veleno russo. In futuro nessuna grande nazione sarà sprovvista di un mezzo di protezione definitivo contro la crescita cancerosa del bolscevismo.

Ecco Lord Mottistone nel 1935:

Non mi sono opposto (all’azione italiana in Abissinia). Volevo dissipare la ridicola illusione che fosse una bella cosa simpatizzare con i perdenti… Ho detto che era una cosa malvagia inviare armi o fare in modo che venissero inviate a questi crudeli e brutali abissini e ancora negarle ad altri che stanno facendo una parte onorevole.

Ecco Duff Cooper nel 1938:

Per quanto riguarda l’episodio dell’Abissinia, meno si dice ora meglio è. Quando vecchi amici si riconciliano dopo un litigio, è sempre pericoloso per loro discutere le cause originarie.

Ecco il signor Ward Price, del Daily Mail, nel 1932:

Persone ignoranti e piene di pregiudizi parlano degli affari italiani come se quella nazione fosse soggetta a una tirannia di cui si libererebbe volentieri. Con quella commiserazione un po’ morbosa per le minoranze fanatiche che è la regola per certi settori imperfettamente informati dell’opinione pubblica britannica, questo Paese ha a lungo chiuso gli occhi sul magnifico lavoro che il regime fascista stava facendo. Ho sentito più volte lo stesso Mussolini esprimere la sua gratitudine al Daily Mail per essere stato il primo giornale britannico a mettere in chiaro i suoi obiettivi davanti al mondo.

E così via. Hoare, Simon, Halifax, Neville Chamberlain, Austen Chamberlain, Hoare-Belisha, Amery, Lord Lloyd e vari altri entrano nel banco dei testimoni, tutti pronti a testimoniare che, sia che Mussolini stesse schiacciando i sindacati italiani, o intervenendo in Spagna, spargendo gas mostarda sugli abissini, gettando gli arabi dagli aerei o costruendo una marina da usare contro la Gran Bretagna, il governo britannico e i suoi portavoce ufficiali lo sostennero in ogni momento. Ci viene mostrata Lady Austen Chamberlain che stringe la mano a Mussolini nel 1924, Chamberlain e Halifax che banchettano con lui e brindano “all’Imperatore dell’Abissinia” nel 1939, Lord Lloyd che adula il regime fascista in un opuscolo ufficiale nel 1940. L’impressione netta lasciata da questa parte del processo è semplicemente che Mussolini non sia colpevole. Solo in un secondo momento, quando un abissino, uno spagnolo e un antifascista italiano testimoniano, inizia a delinearsi il vero caso contro di lui.

Ora, il libro è fantasioso, ma questa conclusione è realistica. È estremamente improbabile che i conservatori britannici mettano Mussolini sotto processo. Non c’è nulla di cui possano accusarlo, se non la sua dichiarazione di guerra nel 1940. Se il “processo ai criminali di guerra” che alcuni si divertono a sognare avverrà mai, potrà avvenire solo dopo le rivoluzioni nei Paesi alleati. Ma l’idea di trovare capri espiatori, di incolpare individui, o partiti, o nazioni per le calamità che ci sono capitate, solleva altre riflessioni, alcune delle quali piuttosto sconcertanti.

La storia delle relazioni britanniche con Mussolini ha illustrato la debolezza strutturale di uno Stato capitalista. Ammesso che la politica di potere non sia morale, il tentativo di comprare l’Italia per farla uscire dall’Asse – e chiaramente questa idea era alla base della politica britannica dal 1934 in poi – era una mossa strategica naturale. Ma non era una mossa che Baldwin, Chamberlain e gli altri erano in grado di realizzare. Si sarebbe potuta realizzare solo essendo così forti che Mussolini non avrebbe osato schierarsi con Hitler. Questo era impossibile, perché un’economia governata dal profitto non è semplicemente in grado di riarmarsi su scala moderna. La Gran Bretagna iniziò ad armarsi solo quando i tedeschi erano a Calais. Prima di allora, infatti, erano state votate somme piuttosto ingenti per gli armamenti, ma queste scivolavano tranquillamente nelle tasche degli azionisti e le armi non si materializzavano. Non avendo alcuna intenzione di ridurre i propri privilegi, era inevitabile che la classe dirigente britannica portasse avanti ogni politica a metà e non si rendesse conto del pericolo imminente. Ma il collasso morale che questo comportava era qualcosa di nuovo nella politica britannica. Nel XIX e all’inizio del XX secolo, i politici britannici potevano essere ipocriti, ma l’ipocrisia implicava un codice morale. Era stata una novità quando i deputati Tory esultavano alla notizia che le navi britanniche erano state bombardate da aerei italiani, o quando i membri della Camera dei Lord si prestavano a campagne diffamatorie organizzate contro i bambini baschi che erano stati portati qui come rifugiati.

Se si pensa alle menzogne e ai tradimenti di quegli anni, al cinico abbandono di un alleato dopo l’altro, all’ottimismo imbecille della stampa Tory, al rifiuto categorico di credere che i dittatori volessero la guerra, anche quando lo gridavano dai tetti delle case, all’incapacità della classe ricca di vedere qualcosa di sbagliato nei campi di concentramento, nei ghetti, nei massacri e nelle guerre non dichiarate, si è portati a pensare che la decadenza morale abbia giocato il suo ruolo oltre alla semplice stupidità. Nel 1937 circa non era possibile avere dubbi sulla natura dei regimi fascisti. Ma i signori conservatori avevano deciso che il fascismo era dalla loro parte ed erano disposti a ingoiare i topi più puzzolenti purché la loro proprietà rimanesse sicura. Nel loro modo maldestro stavano giocando al gioco di Machiavelli, al “realismo politico”, a “qualsiasi cosa sia giusta per far progredire la causa del partito” – il partito in questo caso, ovviamente, era il Partito Conservatore.

Tutto questo “Cassius” lo mette in evidenza, ma si sottrae al suo corollario. In tutto il libro è sottinteso che solo i conservatori sono immorali. Eppure c’è ancora un’altra Inghilterra”, dice. Quest’altra Inghilterra detestava il fascismo fin dal giorno della sua nascita… era l’Inghilterra della sinistra, l’Inghilterra del lavoro”. È vero, ma è solo una parte della verità. Il comportamento effettivo della sinistra è stato più onorevole delle sue teorie. Ha combattuto contro al fascismo, ma i suoi pensatori rappresentativi sono entrati altrettanto profondamente dei loro avversari nel mondo malvagio del “realismo” e della politica di potere.

Il “realismo” (una volta si chiamava disonestà) fa parte dell’atmosfera politica generale del nostro tempo. È un segno della debolezza della posizione di ‘Cassius’ il fatto che si potrebbe compilare un libro simile intitolato Il processo a Winston Churchill, o Il processo a Chiang Kai-shek, o ancora Il processo a Ramsay MacDonald. In ogni caso, i leader della sinistra si contraddirebbero quasi altrettanto grossolanamente del leader dei conservatori citato da “Cassius”. Perché la sinistra è stata anche disposta a chiudere gli occhi su molte cose e ad accettare alcuni alleati molto dubbi. Oggi ridiamo nel sentire i Tory che maltrattano Mussolini quando cinque anni fa lo adulavano, ma chi avrebbe previsto nel 1927 che la sinistra avrebbe un giorno accolto Chiang Kai-shek nel suo seno? Chi avrebbe previsto, subito dopo lo sciopero generale, che dieci anni dopo Winston Churchill sarebbe stato il beniamino del Daily Worker? Negli anni 1935-9, quando quasi ogni alleato contro il fascismo sembrava accettabile, la sinistra si trovò a lodare Mustapha Kemal e poi a sviluppare tenerezza per Carol di Romania.

Sebbene fosse in ogni modo più perdonabile, l’atteggiamento della sinistra nei confronti del regime russo è stato decisamente simile a quello dei conservatori nei confronti del fascismo. C’è stata la stessa tendenza a scusare quasi tutto “perché sono dalla nostra parte”. Va bene parlare di Lady Chamberlain fotografata mentre stringe la mano a Mussolini; la fotografia di Stalin che stringe la mano a Ribbentrop è molto più recente. Nel complesso, gli intellettuali di sinistra difesero il Patto russo-tedesco. Era “realistico”, come la politica di appeasement di Chamberlain, e con conseguenze simili. Se c’è una via d’uscita dal porcile morale in cui viviamo, il primo passo è probabilmente quello di capire che il “realismo” non paga, e che svendere i propri amici e starsene con le mani in mano mentre vengono distrutti non è l’ultima parola in fatto di saggezza politica.

Questo fatto è dimostrabile in qualsiasi città tra Cardiff e Stalingrado, ma non sono in molti a vederlo. Nel frattempo, è dovere di un libellista attaccare la destra, ma non adulare la sinistra. È in parte perché la sinistra è stata troppo facilmente soddisfatta di sé stessa che si trova dove è ora.

Mussolini, nel libro di “Cassio”, dopo aver chiamato i suoi testimoni, entra in scena lui stesso. Si attiene al suo credo machiavellico:

“La forza è giusta, vae victis!”. È colpevole dell’unico crimine che conta, quello del fallimento, e ammette che i suoi avversari hanno il diritto di ucciderlo – ma non, insiste, il diritto di incolparlo. La loro condotta è stata simile alla sua e le loro condanne morali sono tutte ipocrisie. Ma poi arrivano gli altri tre testimoni, l’abissino, lo spagnolo e l’italiano, che sono moralmente su un altro piano, dato che non hanno mai avuto a che fare con il fascismo né con la politica di potere; e tutti e tre chiedono la pena di morte.

La chiederebbero nella vita reale? Succederà mai una cosa del genere? Non è molto probabile, anche se le persone che hanno il vero diritto di processare Mussolini dovessero in qualche modo metterlo nelle loro mani. I conservatori, naturalmente, anche se si sottrarrebbero a una vera inchiesta sulle origini della guerra, non sono dispiaciuti di avere la possibilità di far ricadere l’intera colpa su alcuni individui famosi come Mussolini e Hitler. In questo modo la manovra Darlan-Badoglio sarà facilitata. Mussolini è un buon capro espiatorio finché è in libertà, anche se sarebbe scomodo in prigionia. Ma come la mettiamo con la gente comune? Ucciderebbe i suoi tiranni, a sangue freddo e con le forme della legge, se ne avesse la possibilità?

È un dato di fatto che nella storia ci sono state pochissime esecuzioni di questo tipo. Alla fine dell’ultima guerra le elezioni sono state vinte in parte con lo slogan “Impiccate il Kaiser”, eppure se si fosse tentato di fare una cosa del genere la coscienza della nazione si sarebbe probabilmente ribellata. Quando i tiranni vengono messi a morte, dovrebbero essere i loro stessi sudditi a farlo; quelli che vengono puniti da un’autorità straniera, come Napoleone, vengono semplicemente trasformati in martiri e in leggende.

L’importante non è far soffrire questi gangster politici, ma far sì che si screditino. Fortunatamente in molti casi ci riescono, perché in misura sorprendente i signori della guerra, in una armatura lucente, gli apostoli delle virtù marziali, tendono a non morire combattendo quando arriva il momento. La storia è piena di fughe ignominiose di grandi e famosi. Napoleone si arrese agli inglesi per ottenere protezione dai prussiani, l’imperatrice Eugenia fuggì in una carrozza con un dentista americano, Ludendorff ricorse a degli occhiali blu, uno dei più impronunciabili imperatori romani cercò di sfuggire all’assassinio chiudendosi nel gabinetto, e durante i primi giorni della guerra civile spagnola un importante fascista fuggì da Barcellona, con squisita disinvoltura, attraverso una fogna.

È un’uscita di questo tipo che ci si augura per Mussolini, e se sarà lasciato a sé stesso forse ci riuscirà. Forse anche Hitler. Di Hitler si diceva che quando sarebbe arrivata la sua ora non sarebbe mai fuggito o si sarebbe arreso, ma sarebbe morto in qualche modo operistico, come minimo suicidandosi. Ma questo accadeva quando Hitler aveva successo; nell’ultimo anno, da quando le cose hanno cominciato ad andare male, è difficile pensare che si comporterà con dignità o coraggio. Cassius termina il suo libro con il riassunto del giudice e lascia il verdetto aperto, sembrando invitare i lettori a decidere.

Ebbene, se fosse lasciato a me, il mio verdetto sia su Hitler che su Mussolini sarebbe: non la morte, a meno che non sia inflitta in qualche modo frettoloso e non spettacolare. Se i tedeschi e gli italiani hanno voglia di sottoporli a una corte marziale sommaria e poi a un plotone di esecuzione, che lo facciano. O, meglio ancora, che i due fuggano con una valigia di titoli al portatore e si sistemino come accreditati di qualche pensione svizzera. Ma niente martirizzazioni, niente Sant’Elena. E, soprattutto, nessun solenne e ipocrita “processo ai criminali di guerra”, con tutto il lento e crudele sfarzo della legge, che dopo un po’ di tempo ha uno strano modo di mettere una luce romantica sull’accusato e di trasformare una canaglia in un eroe.

 

George Orwell

One Reply to “George Orwell nel 1943 scrisse che Benito Mussolini lo avrebbero ucciso gli inglesi, ma senza processarlo”

  • Gaetano

    By Gaetano

    Reply

    È il frutto di giornalista che riporta mescolando il detto di quel tempo.
    Oggi abbiamo governanti condannati.
    Sono tutti innocenti.
    Chi fa legge.
    Solo la costituzione italiana è perfetta, creata assieme.
    Sai Angelo non c’è spazio.
    Anche Te non proponi il meglio!!!

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