La nostra storia
di Dino Messina Corriere della Sera

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di Ambrogio Bianchi

 

 

Richard A. Waddingham, uno storico inglese, ha scritto la prima vera biografia di papa Adriano IV, l’unico Papa inglese nella bimillenaria storia della Chiesa. Un grande Pontefice, quasi sconosciuto anche in Inghilterra. La Gingko Edizioni di Verona ha tradotto e pubblicato questo libro di storia, che si legge come un romanzo. Nicola Breakspear, nato attorno al 1100 e morto nel 1159, fu eletto Papa nel 1154 e scelse Adriano IV come suo nome pontificale. Essere eletto Papa è un successo in qualsiasi momento della storia, ma essere stato eletto in un momento in cui tutta l’Europa, sovrani inclusi, erano sotto all’influenza papale, lo è ancora di più. Par quasi incredibile che un tale onore potesse spettare a un inglese di umilissime origini, squattrinato e che non godette di alcun patronato sino alla sua maturità. Nicola Breakspear era nato in un villaggio, oggi noto come Abbots Langley, nel Hertfordshire e fu probabilmente illegittimo, eppure fu eletto papa all’unanimità dai cardinali. Nonostante questo grande riconoscimento, i suoi connazionali sembrano averlo completamente dimenticato. Gli irlandesi, invece, lo accusano, ingiustamente, di aver permesso al re d’Inghilterra d’invadere le loro terre. In Norvegia e Svezia viene ancora amato e rispettato. Fatta eccezione per un cameo di settantotto pagine scritto da Simon Webb nel 2016 e una collezione di saggi accademici redatta da Brenda Bolton e Anne J. Duggan nel 2003, non era mai stata pubblicata alcuna biografia su Breakspear, dopo quella, incompleta, scritta da Edith Almedingen nel 1925.

La maggior parte degli inglesi conoscono San Thomas Becket, suo contemporaneo e arcivescovo di Canterbury, eppure pochi sanno qualcosa di Nicola Breakspear, sebbene la sua storia sia ancora più notevole di quella del coraggioso arcivescovo normanno, immortalato da T.S. Eliot.

I  discendenti della sua famiglia sono meglio conosciuti in Inghilterra per il loro piccolo “birrificio Breakspear” fondato nel Oxfordshire nel 1711, e ancora oggi il loro logo è un’ape, copiata dal sigillo di papa Adriano IV. Non è facile spiegare il relativo abbandono in cui è caduta tra noi la memoria di questo grande inglese e grande Papa, ma vi sono ragioni per questa dimenticanza. Quello che Becket ha compiuto lo ha fatto in Inghilterra; invece, Breakspear trascorse solo pochi anni nel suo paese natale, e da adulto visse e operò lontano dall’Inghilterra. La drammatica storia di Becket è basata sulla sua disputa con il re inglese Enrico II e poi per il suo assassinio. Questa storia politica inglese rubò le luci della ribalta, mentre Breakspear passò inosservato in Italia dove, apparentemente, stava solo facendo cose banali da ecclesiastico. Per la gente comune, le sue attività in un altro Paese non potevano competere con un sanguinoso omicidio sulla porta di casa.

Gli inglesi si interessarono solo molto più tardi agli avvenimenti nel resto d’Europa, quando vennero gettati i semi dell’impero. Ma anche allora, le università britanniche rimasero concentrate sugli eventi che coinvolgevano direttamente la Gran Bretagna. I giganti britannici sulla scena mondiale erano re, soldati e, più tardi, colonialisti. Breakspear non fu nessuna di queste cose, quindi anche in quegli anni continuò a venire trascurato. Ciononostante, un papa era incredibilmente potente nel XII secolo, perché durante quel periodo la Chiesa esercitava un dominio assoluto su tutto il mondo occidentale. Di tanto in tanto sorgevano delle eresie, ma queste riguardavano l’interpretazione della fede, piuttosto che mettere in discussione il cristianesimo. Il Papa possedeva anche potere politico, sebbene molto inferiore a quello della Germania, della Francia, dell’Inghilterra o della Spagna, i cui re nondimeno riconoscevano tutti la guida spirituale del papa.

In un’epoca in cui i poteri della Chiesa e dello Stato erano intrecciati, il sostegno del Papa era cruciale per la politica di una nazione. Guglielmo il Conquistatore invase l’Inghilterra nel 1066 con il pieno appoggio papale. Guglielmo I di Sicilia sconfisse le forze di Papa Adriano IV in battaglia, ma gli concesse comunque condizioni generose in cambio del riconoscimento papale del suo titolo di re. Persino il potente imperatore Federico Barbarossa di Germania, intento a ristabilire l’autorità decaduta dell’Impero Romano in Italia, desiderava ardentemente il sostegno papale. Voleva disperatamente rafforzare la sua posizione in Germania facendosi incoronare da Papa Adriano IV a Roma.

Il fatto che Adriano IV si oppose al potente imperatore Federico Barbarossa, e che il suo papato durò meno di cinque anni, mentre Federico Barbarossa dominò l’Europa per trentacinque anni, lo lasciò vulnerabile alla contro-propaganda imperiale successiva agli avvenimenti. Inoltre, lo scisma papale alla morte di Adriano nel 1159, alimentò ulteriormente i pregiudizi e la sua storia completa non è stata mai narrata in modo equo. Forse Adriano IV ricevette meno attenzione perché, quando gli scrittori dal XVIII secolo in poi iniziarono ad analizzare la sua storia, la memoria di Breakspear in Inghilterra venne soppressa insieme alla Chiesa Romana. Breakspear fu un ecclesiastico devoto e, sebbene l’eredità che ci ha lasciato non riguardi la liturgia o le minuzie del diritto canonico, la sua esclusione dalla storia è ingiustificabile. Adriano IV fu uno dei grandi papi del XII secolo ed esercitò grande influenza sugli affari politici dell’Europa, guidando eserciti in battaglia e creando e disfacendo gli Stati e i loro governanti. Sotto di lui fu giustiziato Arnaldo da Brescia, ma i dettagli sulla sua fine e su chi effettivamente diede quell’ ordine non sono chiari.

Nonostante lo scisma, consegnò il papato al suo successore in condizioni migliori di quelle in cui lo aveva trovato. Il suo potere politico fu temperato da una forte integrità, in netto contrasto con la nostra epoca, in cui molti politici vengono considerati senza scrupoli.

Nella biografia di Ottone di Frisinga su Federico, che fu portata avanti da Rahewin dopo il 1157, gli scontri tra Adriano IV e Federico Barbarossa dominano la narrazione. Entrambi i biografi condividevano il punto di vista di Federico, ma ci dicono molto su eventi di cui altrimenti non sapremmo nulla.  Dalla sua povera culla nell’Hertfordshire alla sua sontuosa tomba, nelle Grotte Vaticane, a Roma, la vita di Breakspear fu un avventuroso viaggio. Nell’Europa del XII secolo esisteva un’effettiva libertà di movimento, soprattutto per gli studiosi e gli ecclesiastici.

Suo padre fu un camerario presso all’Abbazia di St Albans ed ebbe almeno un fratello, di sua mamma non sappiamo nulla. Una volta cresciuto gli venne rifiutato un posto in quell’abbazia e Nicola partì per la Francia, dove le sue doti di memoria e di fermezza vennero presto notate. Divenne rapidamente l’abate in una abbazia di Agostiniani in Provenza e poi fu notato da papa Eugenio III, che lo spedì prima in Catalogna per una crociata contro i musulmani che la occupavano e poi in Norvegia e Svezia dove riuscì a riappacificare quelle nazioni. I suoi successi diplomatici fuori dall’Italia lo fecero arrivare al soglio papale, che lui poi descrisse come “coperto di spine”.

Il suo motto fu “I miei occhi sono rivolti al Signore” e le sue spine furono gli scontri per contenere l’ambizione di Federico Barbarossa e dei soldati tedeschi. L’apice di tali incomprensioni lo raggiunsero durante il loro incontro a Sutri, l’8 giugno del 1155, quando il Papa arrivò con i cardinali su di un cavallo bianco e, secondo il protocollo che risaliva a Costantino, Federico Barbarossa, sotto gli occhi del suo esercito, avrebbe dovuto reggere la staffa della cavalcatura di Adriano IV, ma si rifiutò di farlo, dicendo di non essere uno stalliere. Il Papa insistette, rifiutando compromessi e dopo alcuni minuti di crescente tensione, Adriano smontò dal suo cavallo e, scuro in volto, entrò nella tenda imperiale ma tenne il punto, rifiutando di dargli il bacio della pace, finché Federico non avesse accettato di tenergli la staffa. Federico rifiutò e allora Adriano s’alzò e abbandonò l’incontro. Questa oggi pare essere una questione insignificante ma se Adriano avesse accettato quella prepotenza, non avrebbe più avuto una sua autonomia.

Ambrogio Bianchi

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