Nicholas Farrell da The Spectator
Spiaggia di Dante, Ravenna
La polizia italiana ha arrestato 12 presunti terroristi accusati di aver pianificato l’assassinio di Giorgia Meloni in stile Il Giorno dello Sciacallo. Molti altri rimangono sotto inchiesta formale.
Secondo gli investigatori, i complottisti volevano installare il cecchino in una stanza dell’Albergo Nazionale, di fronte alla Camera dei Deputati a Roma. Dato che gran parte dei media mondiali continua a definire la prima donna primo ministro italiana “di estrema” o “dura” destra e “l’erede di Mussolini”, si potrebbe pensare che gli arrestati siano radicali di estrema sinistra. Ma non si potrebbe essere più in errore. Sono fascisti.
Il fatto che i fascisti italiani vogliano uccidere la Meloni, che sta emergendo come il più importante capo di governo in Europa, mette la sinistra e i suoi alleati mediatici in una difficile situazione. La Meloni può anche considerarsi una conservatrice, ma i suoi critici continuano a dipingerla come “di estrema destra”, ergo fascista. Cattolica? Sì, cattolica. Fascista? No
Come ha scritto Alessandro Sallusti, direttore del quotidiano di destra Il Giornale:
“Chissà se ora almeno gli intellettuali di sinistra accetteranno che Giorgia Meloni, non solo non è fascista, ma che i neofascisti vogliono ucciderla proprio perché non è fascista”.
Sallusti non nutre grandi speranze, tuttavia, aggiungendo solo a metà in tono scherzoso:
“Non mi scandalizzerebbe se nelle prossime ore qualcuno in Parlamento o in televisione chiedesse con toni solenni a Giorgia Meloni di “prendere le distanze” dai suoi potenziali assassini altrimenti “è di fatto complice””.
In effetti, i media di sinistra in Italia, tra cui molti dei principali giornali e talk-show politici televisivi, sono stati restii a parlare del motivo per cui questi fascisti vorrebbero uccidere la Meloni.
Uno dei principali quotidiani di sinistra italiani, La Stampa, ha insabbiato la notizia a pagina 16. Un altro, Il Fatto Quotidiano, non ha fatto altro che parlare del perché questi fascisti volessero uccidere la Meloni. Il principale quotidiano di sinistra – La Repubblica – l’equivalente italiano del Guardian – ha riportato la notizia in prima pagina ma non ha cercato di spiegare il paradosso. L’indagine che ha portato ai 12 arresti di mercoledì (4 dicembre) in diverse città italiane è condotta da Bologna, da dove provengono molti dei presunti terroristi. Si dice che siano membri di un’organizzazione neonazista chiamata Divisione Werwolf. Werwolf era il nome del piano nazista per creare una forza di resistenza dietro le linee nemiche per combattere gli Alleati che avanzavano in Europa nel 1944/45.
In effetti, questi neonazisti italiani utilizzano il simbolo nazista della Werwolf nel loro logo, accanto alla falce e martello comunista. Si tratta indubbiamente – e non per la prima volta – di un tentativo di fondere l’estrema destra con l’estrema sinistra. Bologna è il capoluogo della “rossa” Emilia-Romagna e la base storica della sinistra italiana che, fino al crollo del Muro di Berlino, aveva il più grande partito comunista d’Europa al di fuori del blocco sovietico. Ma tra l’estrema destra e l’estrema sinistra ci sono sempre state, e rimangono, tante analogie quante differenze.
Lo stesso Mussolini è nato e sepolto in Emilia-Romagna. Fu l’astro nascente del socialismo rivoluzionario italiano fino a quando, dopo la prima guerra mondiale, inventò il fascismo. Il Duce considerava il fascismo come un movimento rivoluzionario di sinistra alternativo al socialismo, che avrebbe sostituito il socialismo internazionale con quello nazionale. Due dei 12 arrestati erano stati in precedenza anarchici. Tutti sono virulentemente pro-palestinesi e anti-israeliani. Gli investigatori affermano di aver trovato prove che collegano la Divisione Lupo Mannaro agli estremisti islamici.
L’odio per Israele e l’amore per gli estremisti musulmani sono ovviamente parte integrante del pensiero dell’estrema sinistra, come hanno testimoniato le principali città europee nell’ultimo anno, dopo le atrocità di Hamas del 7 ottobre. Sabato, a Milano, per esempio, estremisti di sinistra con cartelli che accusavano Israele di genocidio a Gaza hanno scaricato un enorme mucchio di letame fuori dal Teatro alla Scala.
I manifestanti hanno proclamato che il “genocidio israeliano” dei palestinesi e la passerella sul tappeto rosso dei ricchi e potenti che sta per avere luogo alla Scala per la prima serata sono “uno spettacolo di merda”. Per ribadire il concetto, hanno inserito in “la merda” grandi foto in primo piano dei volti del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e della Meloni.
In occasione di recenti manifestazioni in altre parti d’Italia, manifestanti di estrema sinistra hanno dato fuoco a effigi e fotografie della Meloni.
Eppure il governo della Meloni rimane stabile, la sua reputazione all’estero solida e il suo partito più popolare di quando era in testa ai sondaggi nelle elezioni generali del settembre 2022 che l’hanno portata al potere a capo di una coalizione di destra. Pochi leader eletti, dopo due anni al potere, possono vantare tutto questo. Dovrebbe essere ormai chiaro che Meloni, una madre single di 47 anni, non è una fascista. La sua mossa più autoritaria finora è stata la legge che rende reato per gli italiani il ricorso a donne straniere, di solito in America, per avere i loro bambini. La maternità surrogata è illegale in Italia come in Germania, Francia e Svezia, solo per citarne alcune.
L’accusa di “erede di Mussolini” è valida solo perché da adolescente la Meloni era iscritta, nei suoi ultimi giorni di vita, al partito neofascista italiano, il Movimento Sociale Italiano (MSI), fondato nel 1945 da ex fascisti. Il MSI ha rinunciato alla dittatura e all’antisemitismo e nel 1995 si è trasformato in Alleanza Nazionale (AN), rinunciando anche al fascismo. Poi, nel 2009, si è fuso con Forza Italia del centro-destra di Silvio Berlusconi.
Quando l’ultimo governo di Berlusconi è crollato nel 2011, al culmine della crisi dell’euro, Meloni e altri ex membri di AN hanno fondato Fratelli d’Italia, quello che molti in Gran Bretagna chiamerebbero semplicemente un vero e proprio partito conservatore. Tra i suoi pensatori preferiti c’è Sir Roger Scruton. Come mi ha detto durante la sua vittoriosa campagna elettorale del 2022:
“Non mi nascondo mai. Se fossi fascista, direi che sono fascista. Invece non ho mai parlato di fascismo perché non sono fascista”.
Le ho chiesto di quei membri del suo partito ripresi di tanto in tanto mentre fanno il saluto fascista. Sono una minuscola minoranza”, mi ha detto. “Sono solo gli utili idioti della sinistra…”.
Non c’è quindi da stupirsi che i veri fascisti, che restano un’esigua minoranza in Italia, ce l’abbiano con lei.
Nicholas Farrell