Perché la raccolta di firme contro l’autonomia differenziata da parte del PD e della CGIL non serve a nulla

Perché la raccolta di firme contro l’autonomia differenziata da parte del PD e della CGIL non serve a nulla

Senza entrare nel merito della nuova legge sull’Autonomia Differenziata (legge del 26 giugno 2024) di cui neppure conosco i termini, mi sento di dire che la campagna per la sua abolizione tramite referendum popolare lanciata dal PD, Cinque Stelle, verdi e CGIL non mi pare aver nessun fine concreto.

Il PD e i Cinque Stelle sono forze parlamentari che possono utilizzare il parlamento per modificare questa legge o abolirla, una volta che avranno il giusto mandato dall’elettorato. E se l’elettorato troverà dei meriti nella loro proposta allora li voterà, dandogli la maggioranza. Non ha nessun senso by-passare il Parlamento come farebbe una commissione referendaria, a differenza di una forza legislativa.

Penso che esistano dubbi sull’ammissibilità costituzionale di tale referendum, infatti: “Sono escluse dal referendum abrogativo le leggi tributarie, di bilancio, di amnistia e di indulto, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali. Non è possibile abrogare disposizioni di rango costituzionale, gerarchicamente sovraordinate alla legge ordinaria”.

Inoltre, sarà necessario che il referendum, se passerà il vaglio della Corte Costituzionale, perché sia valido, debba raggiungere il quorum di validità e cioè devono partecipare alla votazione la maggioranza degli aventi diritto al voto. Perché la norma oggetto del referendum stesso sia abrogata deve essere raggiunta la maggioranza dei voti validamente espressi, ossia il 50% + 1 dei voti. Questo sarà pressoché impossibile, come ci dice l’esperienza dei decenni passati.

Dunque, questa storia della raccolta delle firme sposata dal PD e da altri, pare essere solo una trovata per poter giocare. Serve una volpe per fare una caccia alla volpe.

 

 

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