Le Strage di italiani alle Fosse Ardeatine. Anche i soldati uccisi in Via Rasella erano italiani.

Le Strage di italiani alle Fosse Ardeatine. Anche i soldati uccisi in Via Rasella erano italiani.

Kesserling nel Febbraio 1947 a Venezia

Il presidente del Senato, on. Ignazio La Russa ha rinfocolato le sopite polemiche circa la strage causata dal attentato di Via Rasella, alle Fosse Ardeatine. Avevo inviato una lettera alla Verità e poi all’Arena, per offrire una versione nuova di quei fatti, ma non hanno pubblicato. Ripropongo qui per le mie parole per i lettori di Cangrande.

La strage nazista delle Fosse Ardeatine, del 24 Marzo 1944, resta un campo di scontro fra opposte ideologie, un vulnus dove i fatti e, dunque, anche la verità, spariscono. Credo sia giunto il momento di superare questo muro. I fatti nella loro crudezza sono ben noti.

Il 23 marzo 1944, alle ore 15 e 45, una bomba piazzata da un giovane partigiano appartenente ai Gap, Rosario Bentivegna, esplose, investendo una colonna di militari tedeschi che rientravano da un’esercitazione. Questi appartenevano alla XI compagnia di polizia “Bozen” acquartierata alla caserma Macao, nel Castro Pretorio. La loro età media era di 35 anni e molti fra di loro avevano in precedenza militato nell’esercito italiano, essendo altoatesini. Nonostante che dal febbraio del 1943 Heinrich Himmler, Capo delle SS, avesse emanato una specifica nella quale i Polizeiregimenter dovevano essere rinominati “SS- Polizeiregimenter”, per le unità Sud-Tirolesi ciò avvenne con molto ritardo. Ad esempio, il Polizeiregiment “Alpenvorland” ricevette il suffisso “SS” solo il 29 gennaio 1945, mentre il “Bozen” lo ebbe 16 aprile 1944, quindi dopo i fatti di via Rasella. Dunque la notizia che erano SS, è falsa.

Il giorno dopo 32 di loro erano morti, cinque o sei erano in gravissime condizioni, e anche due civili italiani morirono a causa delle ferite. Il 24 marzo 1944, alle 20 e 30, la strage di 335 civili venne compiuta dalle SD guidate da Herbert Kappler. Alcune unità dell’esercito tedesco, fra cui i commilitoni dei caduti, rifiutarono di sparare. Le vittime erano ebrei, partigiani, delinquenti comuni e anche ignari passanti. La sequenza temporale riportata qui sopra dimostra chiaramente che non fu possibile, né pensabile, stampare e appendere manifesti con i quali si intimava ai responsabili dell’attentato di costituirsi.
La Convenzione dell’Aja del 1907 non prevedeva l’applicazione di una tale norma in tali circostanze e secondo la feroce procedura adottata. Questa fu l’opinione accettata e condivisa anche da vari generali della Wehrmacht, come Frido von Senger und Etterlin e il capo delle SS in Italia, il generale Karl Wolff. I militari messi alla sbarra, dopo la guerra, primo fra tutti Albert Kesselring, giustificarono la loro decisione scaricando tutta la responsabilità su di un primo “Führerbefehl” (un ordine diretto di Hitler al quale non si poteva disobbidire) nel quale si ordinava, appunto, la morte di 10 civili per ogni militare tedesco e di un secondo “Führerbefehl” con il quale si stabiliva che l’esecuzione del massacro doveva ricadere sulle SD, il servizio di sicurezza nazista. Di questi ordini di Hitler non si è mai trovata traccia, né pare che siano mai stati effettivamente impartiti. Secondo Richard Reiber nel suo libro “Anatomy of Perjury”, Newark, 2008, la Wehrmacht con Albert Kesselring scaricò il problema sulla SD, nella persona di Kappler, convincendolo che esisteva un “Führerbefehl” con istruzioni precise su cosa fare. E forse Kappler e Priebke vollero esagerare in brutalità per confermare la loro lealtà alla causa nazista, ma tutto ciò accadde proprio perché mancò l’uomo chiave, mancò il regista, ovvero Albert Kesselring, che era occupato altrove.
Nelle sue auto-celebrative memorie “Soldat bis zum letzen Tag” e durante le fasi del processo per la strage delle Fosse Ardeatine, Kesserling sostenne sempre di non aver potuto intercedere per mitigare l’ordine di Hitler perché rientrato tardi da un’ispezione in prima linea a Cassino, un fatto confermato da tutti gli ufficiali del suo stato maggiore. In realtà non fu così e la loro menzogna, perché di questo si trattò, servì a non far finire Kesselring davanti a un plotone d’esecuzione. Quel plotone d’esecuzione davanti al quale finì invece il generale Anton Dostler, a causa dell’uccisione di 15 soldati americani, per la gran parte di origine italiana, che facevano parte di un commando di guastatori in uniforme, catturati il 24 marzo 1944 vicino a La Spezia e fucilati il 26 marzo nei pressi di Lerici.
Detto in parole povere, Kesserling sapeva che per la strage di Lerici sarebbe finito al muro e per questo si assunse la responsabilità delle Fosse Ardeatine.

Angelo Paratico

One Reply to “Le Strage di italiani alle Fosse Ardeatine. Anche i soldati uccisi in Via Rasella erano italiani.”

  • gaetano.zanotto@alice.it

    By gaetano.zanotto@alice.it

    Reply

    È da detestare.
    Ancora oggi assistiamo a barbaria disumano.
    Ordine di una ideologia o la bruttura dell’umano.
    Anche la scelta di armarsi x volete la pace.
    Lo stesso odio seminato dalla informazioni bugiarde è grave.
    Chi vogliamo essere
    Quale è migliore essare.

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