Siamo sicuri che ci sia Putin dietro alla morte di Navalny? L’opinione di Lilin

Siamo sicuri che ci sia Putin dietro alla morte di Navalny? L’opinione di Lilin


Nicolai Lilin, pseudonimo di Nicolai Verjbitkii, è nato il 12 febbraio 1980 ed è uno scrittore moldavo naturalizzato italiano.

Nel 2004 si trasferì in Italia, in Piemonte, tra Cuneo e Torino, a Cavallerleone, poi dal 2010 a Milano. Oltre a dedicarsi alla scrittura di romanzi, ha un laboratorio artistico a Milano, Kolima Art Studio. Ha scritto per L’Espresso, XL di Repubblica e per altre testate. Non è un filo putiniano o un filo russo.

“Navalny, morto a 47 anni,  non è mai stato un politico, ed  è sbagliato dire che fosse un oppositore di Putin”. Lo dichiara all’ANSA Nicolai Lilin, nel giorno della morte in carcere di Navalny, andando molto controcorrente rispetto alla narrativa generale, che lo presenta come una vittima di un dittatore.

“Navalny era uno strumento di propaganda, ma non un elemento politico, perché l’elemento politico comprende l’esistenza di un programma, di un’ idea politica” ciò che Navalny non aveva. Era un blogger che attraverso i social diffondeva le proprie opinioni. È nato nell’ambiente dell’estrema destra russa, era un nazista”.

“Quando Putin ha massacrato tutti i nazisti, Navalny ha trasformato sé stesso in un progetto da vendere. Lavorava con una grande squadra di professionisti, hanno fatto un blog, notiziari, piattaforme social e così via. Era una organizzazione che ha cominciato a ricevere sponsorizzazioni dall’Occidente e Navalny, da nazista, si è trasformato in un libertario” incalza Lilin.

“È sbagliato partire presentandolo come un oppositore di Putin, lui era un elemento di disturbo in Russia che lavora per gli interessi del mercato Occidentale. Per questo è stato internato nel carcere. Io sono contrario a questo, ma sappiamo che la Russia funziona così, è un sistema autoritario e se ti comporti in un certo modo viene punito in un certo modo. Poi, quello che è successo in carcere è un mistero”.

“Certo è però”, continua Lilin, “che a Putin la morte di Navalny in carcere non serviva proprio a nulla. A Putin Navalny serviva come un detenuto per mostrare a tutti che il sistema putiniano può usare la legge per reprimere coloro che cercano di sabotare il funzionamento dello Stato. A Putin non serviva ammazzarlo. C’era più interesse in Occidente per trasformarlo in martire e portarlo avanti come bandiera della libertà”.

Dunque, secondo Lilin, esiste la possibilità che Navalny sia stato ammazzato da forze ostili a Putin, interne o esterne, oppure che sia morto per cause naturali. Tertium non datur.