Di rado capita di entrare in un tribunale che riporti la dicitura corretta della frase:
“La Legge è uguale per tutti”
Infatti, quasi sempre, invece dell’accento sulla prima voce singolare del verbo essere, vediamo un apostrofo.
Un errore da matita rossa, eppure nessuno ci bada, anche se non esiste una spiegazione logica che giustifichi tale grossolano travisamento di una frase che risale al giurista Ulpiano (Digesto XL, 9, 12,1).
Eppure, questo non è errore da poco, secondo Confucio il chiamare le cose nel modo giusto è fondamentale per la corretta applicazione delle leggi.
Tzu-lu disse: “Se il duca di Wei lascerà a te l’amministrazione del suo Stato, quale sarà la prima cosa che farai?”.
Il Maestro rispose: “La prima cosa che farei sarà lo stabilire una corretta terminologia”.
“Ma dici sul serio?” disse Tzu-lu “Che strade tortuose prendi. Perché correggere la terminologia come prima cosa?”.
Il Maestro disse: “Yu, come sei noioso! Un uomo superiore, per quel che riguarda ciò che non conosce, deve mostrare una cauta prudenza. Sappi che, quando i nomi non sono corretti, il linguaggio non sarà in accordo con la realtà dei fatti e niente potrà essere portato a compimento. Quando niente potrà essere portato a compimento, le leggi non troveranno applicazione. Quando le leggi non troveranno applicazione, le punizioni non saranno
proporzionate ai crimini. Quando le punizioni non saranno proporzionate ai crimini, la gente non saprà
neppure muovere la mano e il piede”.
Per questo motivo, quando un uomo superiore dà un nome a qualche cosa è sicuro che quella parola potrà essere usata e, quando dice qualche cosa, è certo che sarà realizzabile. Quel che l’uomo superiore desidera, in fondo, è che nelle sue parole non vi sia nulla di impreciso”.
Confucio Un Manuale per il perfetto Statista, Gingko edizioni, 2013 XIII.4
Questa citazione ben illustra la dottrina cardine del confucianesimo sulla correzione dei nomi, detta cheng ming. Venne riportato da tutti i giornali del mondo, negli anni ’80, dopo che fu inclusa in un manuale per i funzionari britannici (civil servants) che amministrano la cosa pubblica.