Fonte: Enciclopedia Bresciana di ANTONIO FAPPANI
La antica famiglia Paratico è nobile, e con tutta probabilità ha avuto il nome dal paese omonimo che si stende sulla riva sinistra dell’Oglio in provincia di Brescia. Un ramo conservò la semplice denominazione de Paratico, o Paratico. Con tale nome si ricorda un Ronzonus nominato in un documento del 29 marzo 1251 riguardante le Cavete di Rudiano, e quivi abitante. Contemporaneo è un Predicasius che un documento del 13 luglio 1254 del Liber Potheris Brixiae elenca tra i “sapienti” preposti alla costruzione di porta Pile di Brescia. Ma già contemporaneo a Ronzonus e a Predicasius è un Lanterius de Paratico nel 1266 podestà di Piacenza dal quale potrebbe derivare il ramo più importante dei Lantieri o Lautieri da Paratico (v.). Sotto i Visconti con i Suardi, gli Isei, i Federici formarono una forte lega di ghibellini. Come Parati sono elencati nel 1517 e poi ricordati dal Nassino fra le famiglie nobili bresciane ma non erano ancora stabiliti in città. Ma già nel sec. XVI erano entrati nel Consiglio cittadino. Un p. Antonio Mario Paratico fu tra i primi preti dell’Oratorio legato ai fondatori padri Santabona e Cabrini; Paolo Camillo era nel 1771 abate di S. Nicola di Rodengo.
Un Francesco Paratico era vicario di Maderno nel 1527; nel 1543 un Giovanni Francesco era podestà della Riviera. Con dispaccio del 24 febbraio 1825 veniva riconosciuto il titolo nobiliare a Carlo, Giuseppe, Giulio, Gervasio, Agostino e Pietro. Nel 1840 tra i nobili bresciani erano elencati Pietro, Angelo, Giovanni ed Angelo. Nel 1852 la nob. Caterina Paratico beneficava l’istituzione di Pietro Riva. Ebbero proprietà a Ciliverghe, a Virle. Qui un Giuliano Paratico possedette una bella casa del sec. XVI che poi i figli vendettero più tardi ai Mazzuchelli.
Una famiglia Paratico si distinse a Calvisano nel sec. XVIII con sacerdoti come don Bartolomeo e don Andrea, un chirurgo e alcuni altri che ricoprirono cariche comunali. Possedevano vari beni fra i quali la cascina Zilia Paratico e una cascina alla Rovata.
Giuliano Paratico
Il più illustre membro della famiglia fu Giuliano Paratico (Brescia, 1551-1617). Notaio della cancelleria vescovile di Brescia, liutista e cantore celebre ai suoi tempi. Ottavio Rossi suo contemporaneo testimonia che “per mettere in musica componimenti affettuosi, certa cosa è che alcuno mai non sopravanzò il Paratico, la cui pratica fu sempre carissima ad ogn’uno dilettando egli sommamente, et per la soavità della sua voce et per la maestria con la quale suonava il lauto (liuto) e il chittarone”. Amicissimo di Lelio Bertani e forse amico di Marenzio, ma né l’uno né l’altro riuscirono a convincerlo a lasciare Brescia. Le sue composizioni (alcune sono contenute nel secondo volume della “Intavolatura del liuto”) di G. A. Terzi (Venezia 1593 e 1599) erano ritenute fra le migliori dell’epoca. Il Calzavacca ed il Cozzando scrivono pure che nel comporre riuscì raro; lo stesso Calzavacca annota: «1613, Iulianus Paraticus musicae luculentus scriptor»; anche il Fétis dice che le composizioni del Paratico erano le migliori del suo tempo. Purtroppo ben poco rimane delle sue «composizioni per liuto proclamate fra le migliori dell’epoca». Ricordiamo «Di pianti e di sospir» a tre, che è nel Secondo Libro de Intavolatura di Liuto di Gio. Antonio Terzi da Bergamo. Venezia, Giac. Vincenti. 1599». «Canzonette a tre voci. Libro primo. In Brescia, Appresso Pietro Maria Marchetti. 1588», dedicate alla contessa Barbara Maggi Gambara. «Canzonette a tre voci, di Giuliano Paratico. Libro secondo. In Brescia. Appresso Pietro Maria Marchetti. MDLXXXVIII», dedicate a Giovanni Francesco Morosini. Nelle Canzonette a tre voci (Libro secondo, Brescia, Marchetti, 1588) vi sono componimenti dedicati a membri di illustri famiglie: Martinengo, Morosini, Gambara, Fenaroli, Porcellaga.
Si veda Le canzonette a tre voci di Giuliano Paratico, un amico bresciano di don A. Grillo
di Elio Durante (Autore) Anna Martellotti (Autore) SPES, 2002
Il quartetto Giugliano Paratico
Gruppo fondato nel 1979 dal maestro Giuliano Paratico, formato dalle giovani chitarriste Laura Buzzi, Cristina Esposito, Emanuela Carli e Silvia Ribola, è sorto con l’intenzione di diffondere capillarmente la cultura musicale e chitarristica secondo lo spirito e lo statuto della FABER e dell’ANSPI, anche fra limitati gruppi d’ascolto, data la ridotta formazione dell’organico. Ha chiuso la sua attività nel 1982.
Ecco ora una epistola scritta dal nobile Giuliano Paratico, presa da Brixia Sacra
1603 luglio 16, Brescia
Il nobile Giuliano Paratico al “molto magnifico mio signore osservandissimo il signor Carlo Ugolotto, franca per Venetia, Roma”.
Molto magnifico mio signor signore osservandissimo, non ho scritto a vostra signoria in risposta delle sue due perché sono stato absente, hora la ringratio del ragguaglio che mi dà della dispensa così fatta et quanto al particolare di quel Saraceno che dissi a questi nostri principali che l’havaria havuta per 200 ducati, me ne rido anch’io et ho molto a caro che si sian chiariti col mandare, ma de his factis haverei molto a caro in confidenza che vostra signoria m’havisasse come si siano portati seco per le fatiche sue per vedere se hanno fatto come li ho commesso.
Non m’occorre per servitio d’amici miei a quali non posso mancare di agravare vostra signoria d’un altro negotio il qual è questo, che havendo promesso le monache di Santa Giulia di vestire la signora Lucia Salici essendo lei di già in capitolo con molte altre che sono per vestire adesso et havendo di questa havuta la dote come vederà vostra signoria dall’accluso instromemto, hora mo vorebbero escluderla con dire che l’accetteranno ad un’altra buttata la quale andarà a doi anni e più et perchè essa giovane è in età assai matura e perché come ho detto il signor suo
padre ha sborsato come vostra signoria vederà dal detto instromento mille ducati, et perchè anco in questo esse Madri et esso monastero le fanno torto che le altre li pigliano con mille lire solamente perchè sono gentildonne et da questa perché è mercante ne vogliono lire quattro mille, perciò parendomi questa esser cosa che
debba spiacere a codesti signori della Sacra Congregazione sopra i Regolari ne scrivo a vostra signoria acciò ella con la sua solita diligenza porti il bisogno nostro conforme a quello desideriamo che è commettano che sia accettata come hanno promesso, o che commettano che non ne pigliano nessuna se non la piglian lei nelle prime che si vestiranno.
Signor mio veramente parmi cosa scandalosa questa, che le gentildonne di esso monastero vogliano far questa eccettione di volere mille scudi dalle giovani che non sono veramente nobili solamente la metà, anzi di più in questa poliza di giovani che sono per vestire, adesso ce ne sono di mercanti che li pigliano con doi mille lire alcune et alcune con tre mille, et non so perchè voglian far trarre essa donna privandole di lire quattro mille e poi anco escluderla senza causa, ma la cosa viene perché c’è una monaca che in questo governo gira le cose a suo modo havendo la abbadessa fatta a suo dosso et dopo accettata questa ci sarà stata qualch’altra persona che a favori sarà subentrata e simili baie e perché la nostra principale è giovane senza accetione alcuna io torno di novo a raccomandarliela perché con queste Superiori non può né suoi abbati né altro. Le rimetto per principio delle sue fatiche doi ongari e di gratia quanto citius perché periculum in mora, dovendo presto riuscire l’abbadessa e se spenderà in ciò me ne avisi subito, perché al tutto si darà sodisfatione e guidi lei il negotio come le par meglio per nostro servitio e con ciò li fo riverentia, in fretta etc.
Di Brescia, ali 16 luglio 1603. Di vostra signoria molto magnifica affezionatissimo servitore.
Giuliano Paratici