La scala che Cristo salì per incontrare Ponzio Pilato si trova a Roma e dopo 300 anni sarà concesso di salirla ai pellegrini

La scala che Cristo salì per incontrare Ponzio Pilato si trova a Roma e dopo 300 anni sarà concesso di salirla ai pellegrini


A Roma esistono ancora i ventotto gradini di pietra che Gesù Cristo salì per raggiungere il Pretorio dove stava Ponzio Pilato. Fu dopo averli saliti che nei Vangeli troviamo riportato il drammatico discorso diretto avvenuto fra Lui e Pilato.
Nel Santuario, affidato alla custodia dei padri Passionisti, si conserva anche l’antica cappella privata dei Papi, detta “Sancta Sanctorum”.

Il santuario si trova a pochi passi dalla Basilica di San Giovanni in Laterano dove fino al XIV secolo, prima della cattività avignonese, sorgeva l’antica residenza dei Papi. Quei ventotto gradini furono fatti trasportare a Roma dalla madre dell’imperatore Costantino, Sant’Elena, che visitò la Terra Santa tra il 327 ed il 328, effettuando numerose ricerche per ritrovare i veri luoghi della vita di Gesù, che l’aveva tanto appassionata.
In occasione dell’Anno Santo sono state tolte tutte le vecchie assi in legno che proteggono gli scalini marmorei e dopo 300 anni sarà possibile poggiare le ginocchia dove Gesù pose il suo piede.
Da piazza San Giovanni in Laterano si può entrare in questo luogo straordinario visitato da milioni di pellegrini provenienti da tutto il mondo. Il Santuario risale all’epoca di Papa Sisto V che lo istituì nel 1590 con la bolla Cum rerum singolarum. Un anno prima il Pontefice aveva chiesto a Domenico Fontana di traslare, in una sola notte, la Scala Santa dal lato nord dell’antico Patriarchio al luogo in cui oggi è collocata, al centro di altre quattro scale. Abbiamo notizie certe che fin dall’anno Mille questi ventotto gradini siano stati identificati dai pellegrini come quelli saliti da Cristo, quando venne giudicato e condannato a morte nel Pretorio di Gerusalemme.
Negli scalini si notano ancora i segni del passaggio dei pellegrini, inginocchiati, che hanno scavato nel marmo coi loro ginocchi.


Terminata l’ascesa si giunge nel cuore del Santuario: la Cappella di San Lorenzo in Palatio, nota come “Sancta Sanctorum”. Originariamente inglobata nel Patriarchio, menzionata per la prima volta nel Liber Pontificalis dell’ottavo secolo, era la cappella privata del Pontefice, dove si svolgevano alcune funzioni della Settimana Santa. Era il punto di partenza della processione che portava il Pontefice appena eletto all’intronizzazione nella Basilica di San Giovanni. Fu in questo luogo Bonifacio VIII concepì l’idea del primo Giubileo del 1300.
Il silenzio e il mistero avvolgono chi accede in questo ambiente caratterizzato da una sacralità senza tempo. Non est in toto sanctior orbe locus recita il grande cartiglio lungo la parete: non esiste al mondo luogo più santo di questo .
La cappella si trova dietro una massiccia porta in bronzo che, varcata, introduce ad un ambiente decorato da elementi gotici e affreschi della Scuola Romana voluti da Papa Nicolò III. Sotto i  piedi sta il pavimento cosmatesco costituito da un mosaico di porfido, granito e marmo colorato proveniente dagli antichi monumenti di età imperiale. Appena dentro il sacello lo sguardo è catturato da un’antica icona di Cristo in trono, ricoperta da preziose lastre d’argento fin dai primi anni del secondo millennio. La sua esecuzione è databile tra la fine del V e l’inizio del VI secolo. L’icona è da sempre venerata come il “Santissimo Salvatore”, titolo della vicina Basilica Lateranense. Avvolti nel mistero sono l’autore, le origini e l’arrivo a Roma di questa immagine che un’antica leggenda vorrebbe iniziata dall’evangelista Luca e completata dagli angeli: è detta infatti acheropita ovvero “non dipinta da mano umana”.

Sulla parete antistante la porta d’ingresso della cappella è conservato un reliquiario di legno e cristallo un frammento di legno che la tradizione identifica con una parte del triclinio su cui Gesù s’era adagiato durante l’Ultima Cena, nel primo Giovedì Santo.

 

Angelo Paratico