In visita al Forte Tesoro e alla premiata ditta Corrado Benedetti di Sant’Anna di Alfaedo

In visita al Forte Tesoro e alla premiata ditta Corrado Benedetti di Sant’Anna di Alfaedo

Una parte del parco di Corrado Benedetti, ai piedi del Monte Tesoro

In compagnia di mia moglie Donatella e dell’amico libraio e operatore culturale, Luigi Sona, che gestisce un grande negozio di cartoleria, con annessa libreria, in via Mameli a Verona, siamo andati a visitare il Forte di Monte Tesoro, a Sant’Anna di Alfaedo. Essendo in anticipo sui tempi, ci siamo fermati per un raffinato spuntino presso alla magnifica azienda di Corrado Benedetti, per attendere l’arrivo dell’amico Carmine Marconi, uno degli animatori del comitato di volontari che si occupa della gestione del vicino Forte Tesoro.

Abbiamo visitato il negozio e l’azienda di Benedetti, immersa in un parco verde e davvero spettacolare (www.corradobenedetti.com). Si tratta di un’oasi di pace e di bellezza, ai piedi del Monte Tesoro. Dopo un delizioso spuntino con Corrado e Carmine, abbiamo imboccato la strada, in parte sterrata, che sale sino alla piazzaforte che domina la vallata di Prun e della Valpantena.

Consigliamo una visita a questo maestoso forte, dopo una sosta presso l’oasi di Corrado Benedetti.  Si trova alla sommità del Monte Tesoro, a Sant’Anna d’Alfaedo (VR),  in Via Croce dello Schioppo 14, ed è stato recentemente restaurato dal comune, dopo averlo ricevuto dal Demanio alla fine del 2017. Possiamo dire, senza tema di smentite, che questa struttura è uno dei tesori (nomen omen)  della provincia veronese.

 

ll Forte fu costruito dal genio militare italiano tra il 1904 e il 1911. Si tratta di una struttura corazzata, con murature in pietra e calcestruzzo. Dotato di sei batterie di cannoni girevoli a 360 gradi posti sotto a delle cupole d’acciaio (armi non più presenti), rimase un’area militare fino agli anni ’80 e fu poi ceduto, nel 2014, al Comune di Sant’Anna d’Alfaedo, in base ad un programma di valorizzazione della struttura. Si trova in un’area boschiva di 154.640 mq. dove troviamo, oltre al forte, anche le caserme e altri edifici di servizio, costituendo un insieme di grande valore sotto al profilo storico, architettonico e paesaggistico. Davvero mozzafiato la vista dalla sua sommità, nei giorni limpidi, che spazia dalla Pianura Padana, al Lago di Garda, dal Monte Baldo ai Monti Lessini, con l’arco alpino sullo sfondo.

L’ingresso al forte avviene tramite una caponiera posta al centro della struttura, dalla quale si accede alla caldaia e ai magazzini. Sul tetto della struttura si trovano le 6 torrette corazzate per i cannoni da 149 mm.

Alla sua omologazione, nel 1901, questo cannone, risultava già vecchio: dopo ogni sparo, i serventi dovevano rimettere in posizione, a mano, le 8 tonnellate del pezzo per un nuovo tiro, con la conseguente ripetizione di tutte le operazioni di puntamento. Balisticamente, però, fu un ottimo pezzo, apprezzato soprattutto per la potenza di fuoco e la precisione, meno per la gittata (inferiore a 18 km, quando i pari calibro stranieri, quasi tutti su affusto a deformazione, sparavano ad almeno 19–20 km). Ben presto i comandi militari italiani si resero conto delle gravi limitazioni dei cannoni, conseguenti all’adozione dell’affusto rigido, per cui avviarono degli studi, in collaborazione con le acciaierie tedesche Krupp, per l’adozione di una culla rinculante per la sola canna. Ciò avvenne nel 1911, e nel marzo 1915 erano stati approvati i progetti definitivi, ma l’entrata in guerra del Regno d’Italia contro agli Imperi centrali provocò la cancellazione degli ordini per i nuovi pezzi.

In fondo alla struttura muraria si trovano le postazioni per le mitragliatrici e dal fossato posto sulla destra della caponiera si accede alle postazioni protette per i tiratori. Queste strutture belliche, già all’atto della loro costruzione, risultavano antiquate, ma servirono comunque come deterrente.

Oggi, questa fortezza, aderisce alla giornata ecologica nazionale «M’illumino di meno». E, spegnendo le sue luci, dalla terrazza superiore offre un punto d’osservazione perfetto per ammirare il cielo stellato con i telescopi, sotto la guida esperta dell’astronomo Enrico Bonfante.

Un po’ come nel romanzo di Dino Buzzati Il Deserto dei Tartari lo storico momento di entrata in azione delle sue batterie non giunse mai. E il fronte dello scontro, durante la Prima guerra mondiale, fu sempre più lontano dai tiri delle sue artiglierie.

Angelo Paratico