In Norvegia è rinato il cattolicesimo, con una crescita del 470%. Sbocciano i semi lasciati dal Papa inglese, Adriano IV

In Norvegia è rinato il cattolicesimo, con una crescita del 470%. Sbocciano i semi lasciati dal Papa inglese, Adriano IV

Adriano IV, Nicola Breakspear

I cattolici nel Nord Europa, per secoli, sono stati una esigua minoranza. I protestanti, soprattutto di fede luterana hanno fatto molte conversioni. Anche se negli ultimi anni il trionfatore è stato lo scetticismo scientifico. Ma i numeri delle adesioni al cattolicesimo che arrivano dalle Chiesa di Scandinavia sono sorprendenti: in Svezia, Danimarca, Islanda e Paesi Baltici sono in crescita ma è soprattutto in Norvegia che i numeri sono davvero notevoli.  Tra il 1993 e il 2019  i convertiti sono passati da 28mila a 160mila.

Nel 2017 la visita di Papa Francesco in Svezia ha chiamato a raccolta un numero non atteso di fedeli e giovanissimi, confermando il Nord Europa tra le aree continentali dove è maggiormente cresciuta la fede sincera in Cristo: se è vero che tali numeri provengono da decenni di secolarizzazione e laicismo imperanti nell’Europa del Nord, la riscoperta della religiosità cristiana in Scandinavia rappresenta un fattore tutt’altro che “marginale”.

Il nuovo Presidente della Conferenza episcopale nordica (che comprende i 7 vescovi di Finlandia, Svezia, Norvegia, Danimarca e Islanda), e il vescovo norvegese Erik Varden, hanno rilanciato il compito della Chiesa scandinava: «Il compito della conferenza è essenziale per alimentare il nostro impegno di evangelizzazione attraverso conversazioni profonde e amicizia fiduciosa».

I semi di questo buon nome della chiesa romana affondano nell’apostolato che vi svolse nel XII secolo un cardinale, Nicola Breakspear, destinato a diventare l’unico papa inglese nella bimillenaria storia della Chiesa, Adriano IV (1100-1159). Il suo nome è oggi poco conosciuto nella sua stessa Inghilterra ma è venerato in Norvegia.

La casa editrice Gingko ha pubblicato una biografia su questo straordinario papa, nato in una famiglia poverissima e poi, con studio, preghiera e applicazione, visitanto l’abbazia di St. Albans, divenne l’uomo più potente del mondo in un periodo molto difficile per la Chiesa Romana, sottoposta agli assalti di Federico Barbarossa, Abelardo e Arnaldo da Brescia.

R. A. J. Waddingham ADRIANO IV. NICOLA BREAKSPEAR, IL PAPA INGLESE Gingko Edizioni, 2024.

 

L’editore ci permette di pubblicare qualche pagina relativa al suo apostolato in Norvegia.

La vita di Breakspear stava per cambiare di nuovo. Nel marzo del 1152 si stava preparando ancora una volta per una lunga missione e la sfida più dura che avesse mai affrontato.
Accettò quest’avventura nel nord volontariamente, vedendola non come una facile ricompensa per un nuovo cardinale ma come una dura prova. Sebbene avesse buone relazioni con l’Inghilterra, la Scandinavia era comunque un luogo intimidante. La storia selvaggia della Norvegia, che emerge dal
Medioevo, quando tutto sembrava essere risolto con la scure, gli sarebbe stata familiare. Guglielmo di Newburgh scrisse, non del tutto ingiustamente, che il papa “lo mandò come legato, con pieni poteri, presso alle genti selvagge della Danimarca e della Norvegia.”

Breakspear si stava imbarcando in un altro viaggio ancora dopo la sua missione in Spagna. Per quanto ben disposto fosse il cardinale Breakspear, il suo viaggio di 2.700 chilometri verso la Norvegia dev’essere stato molto arduo. Sappiamo che viaggiò con un numeroso seguito, ed è probabile che il cardinal Bosone fosse fra loro, dato che il suo nome non viene visto su nessun documento rilasciato dalla Curia durante questo periodo. Il gruppo potrebbe aver incluso membri della delegazione norvegese del 1148, di ritorno da una missione a Roma. Un monaco benedettino, Nicholas Saemudarsson, fu probabilmente parte di questa delegazione e prima di lasciare l’Italia, Breakspear potrebbe essere stato informato da lui sugli ultimi avvenimenti norvegesi. Potrebbe benissimo aver avuto un insegnante di lingua norrena nel suo gruppo itinerante. Era esperto sia in francese che in latino, ma entrambe le lingue non sarebbero state molto utili in Norvegia. Nonostante ci siano
delle somiglianze tra l’inglese antico e il nordico antico, non parlava bene il nordico antico ma, con l’aiuto del suo tutore e grazie alla sua inclinazione per le lingue, avrebbe velocemente
imparato le basi della lingua norvegese.

Fornito di un entourage e di fondi sufficienti al suo status di legato pontificio, nel 1152 era pronto per mettersi in viaggio.
Aveva tre rotte diverse per la Norvegia tra le quali scegliere. La prima opzione, the Austrvegr era un lungo viaggio verso est in gran parte sull’acqua. Da Roma questo percorso l’avrebbe prima portato via terra a Costantinopoli e poi da lì, per nave sul Mar Nero, attraverso il Bosforo. Usando i fiumi e i laghi della Russia e degli stati baltici, avrebbe raggiunto Visby, sull’isola di Gotland. Ma un viaggio del genere avrebbe richiesto circa un anno, e Breakspear aveva troppa fretta.
Il Vestvegr era un percorso più semplice, via mare e seguendo le rotte tradizionali dei pirati Vichinghi. Dalla costa occidentale della Norvegia, questi navigavano oltre le isole Orcadi fino al
golfo di Biscaglia per arrivare a Gibilterra e poi entrare nel Mediterraneo, e quindi in Italia. Gli uomini del nord erano abituati a viaggiare fino al Mediterraneo e il lungo viaggio non gli avrebbe dato nessun fastidio. Il Vestvegr era un viaggio più veloce ma solo i ricchi potevano permettersi di equipaggiare
una nave per questo proposito.
È più probabile che Breakspear abbia seguito il percorso via terra da Roma, preferito dalla maggior parte dei pellegrini. Il Romarveger l’avrebbe portato oltre le Alpi, in Germania e poi in Danimarca. Questo percorso era il più corto ma non fu un’opzione facile. Infatti, gli scandinavi avrebbero considerato questo percorso via terra, così lontano dal loro mare, come una penitenza. Viaggiare a quell’epoca era sempre pericoloso, anche se la maggior parte dei pellegrini avevano dei “passaporti” rilasciati dai vescovi locali che offrivano una certa protezione. Breakspear lasciò l’Italia intorno al marzo del 1152, poco più di due anni dopo essere diventato cardinale. A quel tempo, la Curia era stata esiliata a Segni, una città in cima alle colline a circa 60 chilometri a sud-ovest di Roma. Lo storico danese
Sassone Grammatico ci dice che Breakspear colse l’occasione per visitare l’Inghilterra lungo il percorso, ma questo è assai improbabile.

Raggiungere la Norvegia attraverso l’Inghilterra avrebbe significato viaggiare per Londra, e nessun dettaglio di cosa avrebbe fatto lì è mai stato documentato. Possiamo essere sicuri che non visitò St Albans, dove era cresciuto, poiché i monaci di lì ci avrebbero scritto di un evento così importante. Inoltre, nel 1152, l’Inghilterra stava ancora superando i giorni instabili del regno di re Stefano. L’arcivescovo di Canterbury, Teobaldo, l’uomo del papa, appoggiò l’altro pretendente al trono, Enrico
d’Angiò, il figlio dell’imperatrice Matilde. Il reame era ancora bloccato in questa lotta di potere tra Enrico e Stefano. Sin dal Concilio di Reims nel 1148, la relazione tra papa Eugenio, un cistercense, e il fratello di Stefano, il vescovo Cluniacense Enrico di Winchester, è stato difficile. Il legato pontificio non
sarebbe stato il benvenuto alla corte di Stefano, o persino nella stessa Londra, che rimase leale a Stefano.
All’instabilità, in Inghilterra si aggiungeva il fatto che, anche se molti inglesi s’erano offerti volontari per la Seconda Crociata, per vendicare la “disgrazia” della perdita di Edessa, ce n’erano ancora più che sufficienti per prendere il loro posto nei feroci combattimenti della guerra civile in patria.

Il fallimento di quella crociata aveva contribuito a creare un cupo umore nazionale e l’economia era depressa, non ultimo per via di tutti quei prestiti insoluti offerti ai crociati, che non erano mai stati saldati. Questo non sarebbe stato il momento adatto per Breakspear per trascorrere, abbandonandosi ai
ricordi, qualche giorno nei luoghi della sua infanzia. In ogni caso non avrebbe perso tempo in Inghilterra: Breakspear era un uomo coscienzioso e i suoi doveri risiedevano altrove. Il percorso verso la Norvegia, dall’Inghilterra, sarebbe stato via nave da Grimsby, nel qual caso sarebbe potuti sbarcare a Bergen in Norvegia, a soli 320 chilometri a est delle isole Shetland. In realtà Breakspear sbarcò più a sud, a Stavanger, il 18 luglio del 1152, il che suggerisce che salpò direttamente dal continente.

Breakspear si trovò in quello che allora era un piccolo villaggio di pescatori e commercianti, situato su una costa frastagliata protetta da isole e nel paese più settentrionale della cristianità occidentale. Il primo vescovo di Stavanger fu Rainaldo da Winchester, e la sua cattedrale, costruita nel 1125,
è dedicata a San Svitino, il vescovo di Winchester del IX secolo nel 793. Molti dei predoni misero radici in Inghilterra e dal IX secolo in poi emersero anche insediamenti vichinghi tutto intorno al Mare del Nord, in Scozia, in Normandia, in Islanda e in Groenlandia, rispecchiando il loro dominio sui mari. Le navi vichinghe erano equipaggiate con vele e remi ed erano i vascelli più avanzati di quell’epoca. Le loro competenze marittime, specialmente per trovare il punto nave durante la navigazione, erano notevoli: guardavano al colore dei mari, la direzione dei venti, conoscevano uccelli che nidificavano vicino e l’odore della terraferma. Questo significa che non avevano bisogno di costeggiare le coste come facevano le navi provenienti dall’Europa. I Vichinghi sapevano di più sul mondo di chiunque altro a quell’epoca. Solo dal XI secolo le incursioni vichinghe si fermarono, perché i sovrani europei diventarono più forti e
allora gli scandinavi utilizzarono le loro abilità nautiche per il commercio, piuttosto che per la guerra, fino a Costantinopoli, dove commerciavano per le sete dall’oriente. Tuttavia, la loro notorietà come temibili guerrieri non diminuì mai. Il cardinale Breakspear non aveva nessuna idea di che ricezione avrebbe ricevuto dai norvegesi. Sarebbe stato avvertito che i re, sia in Norvegia che in Svezia, difficilmente avrebbero accolto favorevolmente qualcuno che pianificava di ridurre il loro
controllo sugli incarichi religiosi e sarebbe stato timoroso della loro reputazione bellicosa. Si trovava all’estremità dell’Europa, molto lontano da Roma e con nessuna protezione personale. Il suo ruolo di legato pontificio gli conferiva un notevole status e autorità, ma al di fuori della Chiesa i norvegesi lo avrebbero visto come uno sconosciuto, un intruso. Sorprendentemente, l’arcivescovo Eskil di Lund non era in Norvegia per accogliere Breakspear, avendo lasciato la Danimarca per la Francia intorno allo stesso periodo in cui Breakspear arrivò. Eskil avrebbe potuto aspettare per dare sostegno al legato pontificio, ma invece era andato a visitare il suo amico e maestro malato, Bernardo di Chiaravalle.

Nel XII secolo la popolazione della Norvegia era intorno ai 400.000, un quinto del numero in
Inghilterra. Il tipo di insediamento di villaggio con cui Breakspear era familiare, dall’Inghilterra e dall’Europa continentale, non esisteva in Norvegia. La Norvegia era un paese di cascine disperse, spesso condivise da tre o quattro famiglie. Col tempo i leader tribali locali, lavorando insieme, integrarono la loro agricoltura con il saccheggio. L’archeologia ci mostra che il commercio con l’Europa stava avendo luogo dal V secolo, sebbene questo primo “commercio” non venisse pagato, essendo il bottino degli attacchi via mare. I Vichinghi della leggenda venivano da tutta la Scandinavia, non solo dalla Norvegia, le loro incursioni ebbero luogo dall’VIII all’XI secolo, prima che i tre paesi separati fossero realmente emersi. L’elmo cornuto dei Vichinghi è sempre stato un mito, ma le loro spedizioni piratesche erano abbastanza reali e causarono il terrore assoluto nei paesi vicini.

Mentre era in Norvegia, Breakspear ebbe successo nel separare i poteri del sovrano da quelli ecclesiastici ma dopo che se ne andò, re Inge tornò alle sue vecchie abitudini, interferendo nelle nomine apicali della Chiesa. Come papa, Breakspear ribadì il bisogno di obbedire ai decreti decisi su questo argomento nel concilio Lateranense del 1139 ma il re non gli diede ascolto. Nel 1161, dopo che Breakspear morì, re Inge nominò con aria di sfida il suo cappellano come arcivescovo di Nidaros, prendendo finalmente il sopravvento e deludendo le aspettative del suo vecchio amico. Qualche
tempo dopo, re Sverre, che regnò in Norvegia dal 1184 al 1202, provò ulteriormente a minare l’iniziale successo di Breakspear nel separare la Chiesa e lo Stato sostenendo, in malafede, che l’elezione dell’arcivescovo Birgensson nel 1153 fu un ripiego temporaneo a causa dell’incapacità dei tre principi di accordarsi su un candidato. Papa Celestino III allora intervenne, come
fece con i matrimoni clericali, e insistette che l’elezione dei vescovi fosse riservata alla Chiesa.
Lo stato norvegese interferì in qualcosa di più che nell’elezione dei vescovi. All’inizio, le corti canoniche istituite da Breakspear nel 1153 per amministrare le leggi della Chiesa rimasero stabili,ma circa quarant’anni dopo certi casi disciplinari venivano ancora portati di fronte a giudici secolari. Celestino esortò i norvegesi, ancora una volta, a rimanere fedeli alle riforme di Breakspear:

Sturluson, scrivendo nel 1230 circa, rese un enorme omaggio
a Breakspear:

Migliorò molti dei costumi degli uomini del nord mentre
si trovava nel paese. Non arrivò mai uno straniero in
Norvegia che tutti gli uomini rispettassero così tanto, o che
sapesse governare il popolo così bene come lui. Dopo qualche
tempo, ritornò al sud con molti regali amichevoli e più tardi
dichiarò sempre di essere il più grande amico del popolo della
Norvegia.

Il verdetto finale sul suo lavoro norvegese potrebbe spettare a Torfaeus, uno storico islandese che scrisse una storia comprensiva della Norvegia nel 1711. Anche se Torfaeus stava scrivendo dopo che la Chiesa norvegese si era staccata da Roma, aveva solo cose buone da scrivere sul cardinale Breakspear. Fece meglio di Sturluson, dicendo che Breakspear

Era un uomo pieno di pietà … nessuno aveva posseduto tale autorità in Norvegia fino a questo giorno … i nostri scrittori lo contano tra i santi.

Il XII secolo fu un’epoca eroica per la Chiesa scandinava, e Breakspear può reclamare parte del merito per questo. I suoi successi hanno in gran parte resistito alla prova del tempo. Breakspear e la Norvegia si sono dimostrati buoni l’uno per l’altro.