Attilio Vigevano, storico dell’Esercito Pontificio e inventore delle intercettazioni telefoniche in un libro di Bruno Perrone

Attilio Vigevano, storico dell’Esercito Pontificio e inventore delle intercettazioni telefoniche in un libro di Bruno Perrone

“Ecco un libro che mancava e che andava scritto!”. Questo è stato il mio primo pensiero una volta ricevuto il libro di Bruno Perrone, intitolato: L’eredità del colonnello Attilio Vigevano. Storia del primo direttore del SIM. La memoria del mondo editore, 2024. Introduzione di Maria Gabriella Pasqualini.

Attilio Vigevano (1874 –1927) nacque a Turbigo il 5  febbraio 1874 e morì a Roma. Conosco l’autore dai tempi delle scuole elementari, anche se giunti alle scuole superiori ci siamo persi di vista. Bruno Perrone è stato per decenni il medico condotto del nostro paese, Turbigo, in provincia di Milano. Suo padre fu un ufficiale pilota durante la Seconda guerra mondiale e al termine del conflitto si stabilì dove ora vive e opera il figlio. La storia è sempre stata una grande passione per Bruno Perrone, il quale è stato anche assessore alla cultura dal 2011 al 2016.

Come racconta nel suo avvincente excursus storico, Bruno Perrone scoprì Attilio Vigevano durante un congresso medico a Parigi, dove trovò su una bancarella il libro di Giorgio Boatti, uscito nel 1987, intitolato Le spie imperfette. Vi si accenna a Vigevano e si dice: “Nacque a Turbigo nel 1874 e iniziò la sua carriera negli Alpini nel 1893”. Questa notizia era sconosciuta a tutti noi turbighesi, pur essendo stata sua madre una Bonomi, cognome quasi-aristocratico nel nostro piccolo comune, posto sulla riva sinistra del Ticino, fra Novara e Milano.

Purtroppo, le notizie su Vigevano sono scarse pur essendo stato un militare che fece una notevole carriera e scrisse vari libri che mantengono una loro attualità e in ciò, giustamente, il Perrone scorge quasi una sua precisa volontà di non volersi vantare e addirittura di nascondersi, un po’ come per M, il misterioso ammiraglio, capo di James Bond.

Fu sottotenente degli alpini dal 1893, dopo aver frequentato la Scuola di Guerra, entrò nel Corpo di Stato Maggiore. Partecipò alla Campagna d’Africa Orientale del 1896 terminata con la disfatta di Adua e successivamente insegnò storia militare all’Accademia Militare di Modena. Nel 1911 partecipò alla Guerra italo-turca, a cui seguì un nuovo periodo di studi all’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito. Con lo scoppio della Prima guerra mondiale fu assegnato al 7º Reggimento Alpini dove diresse l’Ufficio Informazioni della 4ª Armata, di stanza a Belluno, con competenza sul Trentino e sul Tirolo.  Comandò poi il 39º Reggimento di fanteria cecoslovacco, formato da disertori dell’esercito austro-ungarico. Nel 1919 il capitano Vigevano venne inviato in Carinzia, quale Capo dell’Ufficio Informazioni, e ci rimarrà fino al 1921.

Possiedo una lettera manoscritta di Vigevano, in cui risponde alla madre di un soldato andato disperso, e con molta umanità le dice che purtroppo non si trova traccia del corpo del figlio ma che verranno fatti tutti gli sforzi necessari per farle avere notizie.

Con il grado di colonnello, è dal febbraio 1921 alla guida del Servizio Informazioni dello Stato Maggiore. E dall’ottobre 1925 all’aprile 1926 il primo direttore del Servizio Informazioni Militare e a lui si deve l’impostazione organizzativa dello stesso istituto. Decise di andare in congedo poco dopo, nei mesi che seguono al siluramento da parte di Mussolini del ministro della Guerra, il generale e barone Antonino Di Giorgio, che aveva conosciuto ad Adua. Di Giorgio fu un ufficiale siciliano di grande valore e ingegno e di lui Erwin Rommel, all’epoca giovane tenente sul fronte italiano, scrisse: ”Ebbi a che fare tra Piave e Tagliamento col famoso esiguo corpo del generale Di Giorgio, il quale copriva la ritirata italiana. Fu lottando contro questa unità meravigliosa che compresi come l’esercito di Conrad non sarebbe mai giunto a Milano”.

Antonino Di Giorgio da ministro della guerra entrò in contrasto con Mussolini, contestando i metodi del prefetto Mori in Sicilia e fra i due il duce scelse il Mori.

Attilio Vigevano ebbe la responsabilità oggettiva, su ordine di Antonino Di Giorgio, della costituzione di un servizio di intercettazioni telefoniche, riguardanti alti ufficiali delle Forze Armate ed esponenti del regime. Dunque, quel discusso, ma spesso efficace, metodo investigativo nacque proprio con il Vigevano e così facendo deve aver pestato i piedi a qualche pezzo grosso del regime.

I libri scritti dal Vigevano si distinguono per l’accuratezza della ricerca e per la chiarezza, il suo testo migliore e più letto fu La fine dell’esercito pontificio. con 37 ill. e tav. a colori e 7 carte e piani topografici ripiegati Roma, Poligrafico dello Stato, 1920, che è stato ristampato nel 1994 dall’editore Ermanno Albertelli di Parma. Il suo nome viene spesso citato da storici interessati all’esercito pontificio, che possedeva navi da guerra, artiglieria campale e delle divisioni di fanteria.  Notevoli anche altri suoi libri come I cacciatori delle Marche; Gli ultimi telegrammi del Governo Pontificio; Il capitano Zannatelli dei Volontari Pontifici; L’Alzani e Garibaldi; La campagna estera Garibaldina; La campagna delle Marche e dell’Umbria; La legione ungherese in Italia.

 

Angelo Paratico