Oswald Mosley fu più lungimirante di Altiero Spinelli, di Eugenio Colorni ed Ernesto Rossi

Oswald Mosley fu più lungimirante di Altiero Spinelli, di Eugenio Colorni ed Ernesto Rossi

Oswald Mosley nel 1962 a Venezia fonda il Partito Nazionale Europeo.

Oswald Mosley fu una vittima di fake news durante la sua lunga esistenza. Il suo desiderio di pace divenne fortissimo dopo aver visto gli orrori della Grande Guerra e questo lo spinse a cercare una soluzione pacifica alle nubi di guerra che vedeva addensarsi all’orizzonte durante gli anni Trenta del secolo scorso. Cercò di moderare le posizioni estreme di Hitler e per un certo tempo fu anche amico di Mussolini. Per tale motivo ebbe la propria carriera politica stroncata e durante la II Guerra mondiale fu arrestato e rinchiuso in carcere senza un’accusa (la sua Ventotene) assieme alla moglie.
Dopo la guerra, riottenuta la sua libertà, cercò di costruire una unione europea che potesse resistere al passare del tempo, fatta di libertà e di fraternità fra i popoli. L’economia era uno dei punti forti di Mosley, essendo stato amico e confidente di Lord Keynes. La sua visione fu accettata solo dal MSI in Italia, ma fu scartata a livello europeo, e le nazioni si mossero verso una unione basata sulla finanza e su quel socialismo uscito da quel Manifesto di Ventotene che prevedeva una unione che assomiglia molto alla Europa nella quale ci troviamo a vivere.
Nel 1958 Mosley condensò la sua visione per una Europa di destra e dei popoli in un libro intitolato Europa: Fede e Progetto che non è ancora stato pubblicato in Italia. Ne anticipiamo qui la sua Introduzione.

 

                                                                         Introduzione
L’obiettivo di questo libro è suggerire che l’unione completa dell’Europa con un governo europeo è ormai una necessità. Sia gli accordi presi dai sei paesi per la graduale introduzione di un mercato comune, sia i metodi ancora più lenti ed esitanti proposti dal governo britannico, si riveleranno del tutto inadeguati di fronte alle crisi economiche dei prossimi anni. Solo un governo europeo può agire con la decisione e la rapidità che sono ora necessarie. Solo l’atto decisivo di creare un governo europeo può superare la moltitudine di piccoli interessi e problemi minori che ostacolano gli sforzi attuali. Dobbiamo tuffarci in acqua e iniziare a nuotare, se vogliamo arrivare da qualche parte. Questo è il tema centrale di questo libro, e le ragioni di questa visione sono argomentate in dettaglio. È un appello all’unione di tutti coloro che credono in questo atto decisivo di creare un governo europeo, ignorando tutte le altre differenze che potrebbero essere discusse in seguito e determinate alle elezioni europee. Allo stesso tempo il libro suggerisce una politica globale per la nuova Europa, praticamente su tutte le principali questioni del giorno. In particolare, viene proposto un metodo economico in base al quale un sistema completamente libero, in un’area vasta e vitale come l’Europa-Africa, potrebbe risolvere le ricorrenti crisi degli attuali paesi europei, attraverso una leadership economica del governo che potrebbe garantire risultati migliori rispetto al sistema comunista, senza la costrizione della tirannia sovietica. Il metodo proposto è descritto come il meccanismo salari-prezzi, e si sostiene che il governo può fare tutto ciò che è necessario attraverso un sistema di azione continua. Questo è il punto chiave e attraverso alcune misure correlate, consentendo e incoraggiando al contempo una libertà molto maggiore rispetto a quella che prevale oggi. Il libro si rivolge principalmente al problema europeo, ma è chiaro che, se una tale politica salariale europea fosse efficace, potrebbe funzionare allo stesso modo di una politica salariale americana nel risolvere il problema economico di quel paese; lo stesso metodo potrebbe essere utilizzato in qualsiasi area abbastanza grande da contenere i propri prodotti alimentari e le materie prime e da consentire l’organizzazione del proprio mercato.
L’obiezione familiare secondo cui questo tipo di pensiero è troppo avanzato e più adatto al secolo prossimo che a quello attuale, è probabile che venga sollevata di nuovo in questa occasione. La risposta breve è sicuramente che abbiamo sofferto abbastanza per il pensiero che segue gli eventi e che ora potrebbe essere un vantaggio cercare di pensarci prima. In ogni caso, gli eventi si stanno muovendo così velocemente in questa nuova era della scienza, che ciò che è molto avanti oggi può facilmente diventare obsoleto domani. Le crisi economiche imminenti imporranno un modo di pensare completamente nuovo, e le ragioni per credere che prima o poi saranno inevitabili sono riassunte in questo libro. Se ritarderemo l’azione fino a quando non saremo colpiti in pieno dalla grave crisi economica, nulla potrà far fronte alla situazione se non il pieno rigore di un’economia di assedio. Tutte le nazioni divise d’Europa si troveranno allora a lottare per la sopravvivenza e solo le misure più forti potranno garantirla. Nessuno può desiderare una situazione del genere e misure del genere; lo scopo di questo libro è dimostrare che un’azione tempestiva può ancora evitare entrambe le cose. È meglio entrare in Europa prima, che dopo, un disastro. Tutte le questioni di politica economica dettagliate qui discusse, le proposte per una soluzione pratica tra Est e Ovest, l’idea di una struttura di governo moderna in una nuova epoca scientifica e vari pensieri su molti altri problemi, vengono suggerimenti e son da prendere in considerazione, da accettare in tutto o in parte, o da respingere. Nessuno di essi influisce intrinsecamente sul tema principale, che è un argomento a favore della creazione immediata di un governo europeo. Concordare su questo non ci obbliga a concordare su nient’altro; e certamente non vi obbliga a essere d’accordo con me. Coloro che condividono la stessa opinione su questa necessità impellente di un governo europeo non dovrebbero unirsi e mettere da parte tutte le cose di minore importanza? Il bisogno è troppo grande per essere ostacolato e frustrato da qualsivoglia differenza su altre questioni, passate o presenti. Ci sarà tutto il tempo per altre discussioni, e anche per riflettere molto di più, quando l’Europa verrà fatta. Se questo libro può persuadere alcuni a favore di questo unico atto decisivo, il mio lavoro non sarà stato inutile.

 

Italia un Paese di smemorati e di ignoranti? Altiero Spinelli non fu il padre dell’Europa unita, perché gli stessi concetti giravano ben prima di lui.

Italia un Paese di smemorati e di ignoranti? Altiero Spinelli non fu il padre dell’Europa unita, perché gli stessi concetti giravano ben prima di lui.

Richard Coudenhove-Kalergi, a destra, con Otto von Habsburg nel 1959 ad Aachen.

Il nome di Altiero Spinelli (1907-1986) ha ripreso a girare in questi giorni per merito del on. Borghi della Lega, che sottolinea come il Manifesto di Ventotene prevedesse l’esistenza di una forza armata europea, da utilizzare anche come forza repressiva interna, non solo per difendere le frontiere.

L’edizione del 1944 del Manifesto curata da Eugenio Colorni (che ha scritto inoltre una densa e opportuna prefazione) prese il titolo di “Problemi della Federazione Europea” e reca le iniziali, appunto, A.S. e E.R. Il volume fu stampato dalla Società anonima poligrafica italiana e stampato dalle Edizioni del Movimento italiano per la Federazione europea. Al testo furono aggiunti due saggi di Altiero Spinelli: Gli Stati Uniti d’Europa e le varie tendenze politiche, della seconda metà del 1942, e Politica marxista e politica federalista, del 1942-1943.

Si usa far risalire l’idea dell’Europa Unita al Manifesto di Ventotene del 1944, mentre in realtà simili piani vennero ampiamente discussi prima dello scoppio della II Guerra mondiale.

Un particolarmente illuminante di questo punto di vista è un brillante saggio scritto dalla madre dell’ex ministro dell’economia e intellettuale comunista, Luigi Spaventa (1934-2013). Sua madre si chiamava Lydia de Novellis. Fu allieva di Giovanni Gentile, e fu poi una collaboratrice di Corrado Gini. Il suo saggio, oggi dimenticato, fu pubblicato a Milano dall’editore Treves, nel 1931 e s’intitola “L’Unificazione economica dell’Europa.”

Queste sono le sue prime linee: “Nel Convito di Platone è detto che nulla è più bello che contemplare la bellezza”. Se alla vita dei popoli giovasse la contemplazione di un eterno modello, avremmo trovato degno di oggetto un’estasi infeconda un grande ideale umano: l’utopia degli Stati Uniti d’Europa.

Passa poi a citare il conte Coudenhove Kalergi che fu uno dei più appassionati sostenitori di quel progetto, con il suo best seller intitolato Paneuropa. Il conte Richard Coundenhove-Kalergi (1894-1972) del quale tanto si parla fra i complottisti, fu una persona assai raffinata e complessa. Fu il figlio di un diplomatico austro-ungarico (non ebreo, quanto piuttosto antisemita) e di un’aristocratica giapponese. Che avesse contatti ad altissimo livello grazie ai libri che pubblicò vien dimostrato dal fatto che, a Londra, fu lui a informare W. Churchill che Molotov e Ribbentrop avevano firmato un patto di non aggressione, lasciandolo letteralmente a bocca aperta dallo stupore. Dopo essersi ripreso dal brutto colpo, lo statista inglese gli chiese dove l’avesse saputo e Kalergi gli disse: “Mie fonti, in Vaticano…”.

Kalergi fu un massone di rito scozzese di alto livello che s’impegnò in prima persona nella realizzazione dell’Europa unita, ricevendo finanziamenti dalla massoneria, come lui stesso dichiara, e dai Rothschild. Scrive: “All’inizio del 1924, il barone Louis Rothschild mi telefonò per dirmi che un suo amico, Max Warburg, aveva letto il mio libro e voleva incontrarmi. Con mio grande stupore, Warburg mi ha subito offerto una donazione di 60.000 marchi d’oro per finanziare il movimento attraverso i suoi primi tre anni. Max Warburg è stato, per tutta la sua vita, un convinto sostenitore del mio piano per una Pan-Europa, e siamo rimasti amici intimi fino alla sua morte, avvenuta nel 1946. La sua disponibilità a sostenerlo (il movimento) all’inizio contribuì in modo decisivo al suo seguente successo.”

Kalergi vien oggi considerato dall’Unione Europea come uno dei suoi padri fondatori, e in occasione del centesimo anniversario della sua nascita, nel 1994, fu coniata una moneta simbolica da 10 euro in suo onore e in Austria fu emesso un francobollo con il suo ritratto.

Kalergi scrisse anche di aver ricevuto il sostegno di importanti uomini, come il deposto capo del governo provvisorio russo, Alexander Kerensky e da Aristide Briand, ministro degli Esteri francese, che viene spesso citato per essere stato il primo a proporre un’Europa Federata in una Lega di Nazioni.

L’Europa era sfinita a causa delle due guerre mondiali durante una sola generazione. Il concetto europeo, all’indomani della Seconda guerra mondiale, fu spinto anche dal Gruppo Bilderberg, guidato dal principe Bernhardt dei Paesi Bassi. Fu il diplomatico polacco Joseph Retinger, della Lega Europea per la Cooperazione Economica e del Movimento Europeo del Consiglio d’Europa, che formò il Bilderberg. Dopo un’esistenza oscura, Retinger emerse nel 1924, promuovendo il concetto di Unione Europea, con il deputato britannico E D Morel. Dopo la Seconda guerra mondiale Retinger divenne uno dei principali sostenitori dell’Unione Europea. Un suo discorso sull’argomento all’Istituto Reale degli Affari Internazionali, del 8 maggio 1946, diede vita all’idea di un Movimento Europeo, formatosi nel 1949 dopo una tournée l’anno precedente con il primo ministro belga Paul-Henri Spaak e con Winston Churchill. Il Gruppo Bilderberg fu creato in questo contesto, nel settembre 1952, a seguito di una piccola riunione in cui si era convenuto che fosse imperativo coinvolgere gli Stati Uniti, ed era “preferibile mantenere la massima discrezione possibile”. Fu formato un comitato americano che comprendeva luminari collegati a Rockefeller, insieme a David Rockefeller stesso. La prima conferenza si tenne all’Hotel de Bilderberg, in Olanda, dal 29 al 31 maggio 1952.

Eppure, come spiega la De Novellis nel suo libro, i padri nobili dell’Europa unita furono molti. Si dovrebbe partire dal re di Boemia, George de Podiebrady, nel XV secolo, da Enrico IV di Francia, dall’Abate di Saint Pierre, che nel 1716 pubblicò un “Project de Paix perpétuelle”. Lo stesso J.J: Rousseau pose quattro condizioni alla formazione di una Europa unita e pacifica: una confederazione di Stati, un tribunale internazionale, un esercito europeo permanente, un congresso fra Stati membri che si riunisca periodicamente.

Nel 1815 un commerciante orvietano, Giuseppe Franci, pubblicò un trattatello, intitolato “Sogno d’un Italiano” nel quale progettava la creazione di una società delle Nazioni, dalla quale dovevano essere esclusi i turchi e il papa, che avrebbe rinunciato al suo potere temporale, per chiudersi in un monastero.

La lista degli intellettuali che progettarono un’Europa unita è lunghissima, Lamartine, l’inglese Cobden, Carlo Cattaneo, Giuseppe Mazzini, Michelet ecc.

Il primo congresso paneuropeo si tenne a Vienna il 13 ottobre 1926. Kalergi era a favore nel lasciare ai singoli stati la piena sovranità, mentre altri vedevano che questo non sarebbe stato possibile. Addirittura, l’idea prevalente fu quella che, a livello economico, si sarebbero dovuti creare due blocchi. Questo fu esposto con solidi argomenti dall’economista francese Francis Delaisi (1873-1947) nel suo “Les Deux Europes.” Il primo blocco era costituito da un pentagono avente i vertici a Stoccolma, Glasgow, Bilbao, Barcellona, Budapest (per quanto riguarda l’Italia questa linea passava poco sotto a Firenze). Sorse da subito il problema, chiaramente insuperabile, di includere la Gran Bretagna in una unione doganale, dato che il suo impero era diffuso nel mondo.

Il 5 settembre 1929 fece molta impressione un discorso di Aristide Briand (1862-1932) alla Società delle Nazioni, che espose il suo progetto di Unione Europea. Briand poi mandò agli stati europei una sua bozza di unione, che realisticamente egli poneva all’ombra delle spade, ovvero il suo era un progetto più militare che economico. Era un programma buono, ma anche in questo caso fu affondato dalla Gran Bretagna, che aveva interessi ben più vasti.

Fu il tedesco Gustav Straseman che spinse per partire a bassa velocità, anche senza la Gran Bretagna, solo con un’unione doganale (con Briand egli aveva avuto il Nobel per la Pace nel 1926, grazie ai loro sforzi paneuropei) ma un infarto lo fermò, nel 1929. Seguirono un gran numero di conferenze, memorandum, discussioni, poi la china verso la guerra si fece sempre più ripida.

La Grande Depressione originata negli Stati Uniti e il sorgere delle potenze asiatiche avrebbero reso opportuna quella unione, ma le parole della De Novellis Spaventa, scritte nel 1931, si dimostrarono profetiche nel loro scetticismo, prima ancora del sorgere di Hitler: “La formula della Paneuropa non si è insomma trovata: i mezzi usati a cercarla han dimostrato la loro inadeguatezza al fine, e il fine stesso si è rivelato irraggiungibile…Ma, pur nel pericolo comune, più di questi motivi, hanno agito tutti gli altri, storici, psicologici, politici, economici, che, anziché sanare, hanno approfondito le ragioni della scissione”.

Angelo Paratico