Il processo di Vicenza

Il processo di Vicenza

Da Scenari Economici del 11 luglio 2022

Daniéle Nouy

Di notte, un uomo cerca qualcosa sotto a un lampione. Gli si avvicina uno che lo vuole aiutare e gli chiede: “Che sta cercando?”. L’uomo risponde una banconota da venti euro che mi è caduta. Cercano entrambi, ma senza successo. Il nuovo arrivato chiede: “Esattamente dove l’ha persa?”. E quello gli dice: “Trecento metri più avanti”. “E perché la cerca qui?”. Stupito, quello gli risponde: “Ma perché qui c’è luce!”.

Questa vecchia storia mi torna in mente pensando al processo d’appello per il crac BPVI in corso a Mestre. Conosciamo abbastanza bene, dal di dentro, questa tragedia tutta italiana e siamo convinti che tutti gli imputati vadano assolti, in quanto vittime e non criminali.

Piuttosto, alla sbarra dovrebbero essere portati certi funzionari della BCE, in particolare due donne e, forse, anche l’ex primo ministro Matteo Renzi e l’ex ministro delle finanze Pier Carlo Padoan. Una nota di forte biasimo andrebbe poi inviata al presidente della Regione Veneto, Luca Zaia per aver permesso che gli sfilassero dalla tasca due gioielli di banche, quali furono la Popolare Vicenza e la Veneto Banca. Avrebbe dovuto urlare “Al ladro!” e picchiare i pugni sul tavolo. Fosse successo a un presidente di un Lander tedesco, in condizioni simili, con qualcuna delle sue Genossenschaftsbanken gli urli li avrebbero sentiti fino a Berlino.

Non è facile condensare tali argomenti nello spazio di un breve articolo per provare la nostra tesi, ma citeremo solo alcuni fatti principali. Per chi voglia saperne di più consigliamo un libro, ormai introvabile, uscito nell’aprile del 2019 a Udine e intitolato “Romanzo imPopolare” di Cristiano Gatti e Ario Gervasutti e che, nonostante il tono sbarazzino, racconta con estrema precisione tutti i passaggi fondamentali di questo dramma.

Gli attacchi mediatici contro le due banche venete sono state una cosa vergognosa e immotivata, o forse motivata da certe losche figure che volevano la loro morte. In ciò si è distinta dal Giornale di Vicenza, che ha pubblicato paginate di pettegolezzi e di dati errati. Nessuna banca, per quanto solida come fu sino alla fine la Popolare di Vicenza, avrebbe potuto reggere a lungo quello tsunami.  Ma i numeri dicono che, sino alla fine, la Banca Popolare di Vicenza ha mantenuto livelli di solvibilità altissima e aveva del personale dedicato ed efficiente.

Si fa un grande parlare della “baciate” un tipo di finanziamento da sempre adottato dalle Banche Popolari, sia pur con la dovuta cautela e con le dovute regole. Nel caso della Popolare di Vicenza, effettivamente, esagerarono con questo strumento, prendendo dei grossi azzardi per via delle pressioni a ricapitalizzare da parte della BCE. Si tratta comunque di qualcosa di relativamente limitato: parliamo di 130 milioni spalmati su 1930 soci,  che senza gli interventi della BCE (che nulla conoscevano degli statuti delle banche popolari, vera spina dorsale dell’industria italiana negli ultimi 150 anni) sarebbero stati assorbiti.

La bomba atomica sulle banche venete fu lanciata da Matteo Renzi il 20 gennaio 2015, in un Consiglio dei ministri, quando inserì fra le “varie ed eventuali” senza nessuna preliminare discussione, che le banche popolari venissero obbligate a quotarsi in borsa nel giro di 18 mesi. Non tutte, solo quelle con un patrimonio superiore a 8 miliardi.  Si trattò di una azione mirata, perché queste banche erano tre: Popolare di Vicenza, Veneto Bank e Bari. Per la cronaca, l’ultima ancora esiste perché se ne infischiò del decreto di Renzi, che fu comunque annullato due anni dopo. Cancellarono anche il voto capitario, colonna portante delle banche popolari, dove uno vale uno, indipendentemente dal numero di azioni che detiene. In Italia nessuno ci fece caso, tranne chi se ne intende, come l’economista Stefano Zamagni, il quale scrisse: “A me pare che esista un preciso disegno che punta a eliminare le popolari, non in maniera diretta ma esasperando il rispetto di regole troppo pesanti”.

E aggiungerà Marco Vitale, un altro economista di valore: “Le pressioni, unite alla tradizionale mancanza di coraggio degli intellettuali italiani, chiusero rapidamente la partita e tutti, o quasi tutti, si ritirano zitti, in buon ordine nel loro banco. Einaudi, Menichella, Mattioli, Baffi si rivoltano nella tomba”.

Nulla da fare: i panzer della BCE si trovarono la strada spianata per distruggere le due venete. Arrivò una lettera di Daniéle Nouy, ora in pensione, laureata in scienze politiche e legge, che era a capo della vigilanza della BCE, la quale decise seduta stante di cambiare i parametri degli accantonamenti e dunque il bilancio della banca che fu chiuso alla fine del 2014 passò da un surplus di 350 milioni a una perdita di 757 milioni. Qualche mese dopo, sempre tale signora, insisterà per il fallimento della Popolare di Vicenza, senza alcun motivo logico, s’impuntò e basta, forse fu per via del tradizionale disprezzo per gli italiani che, come i greci, vanno messi in riga. Voleva lo scalpo della banca di Vicenza e furono costretti a fare intervenire il vicepresidente della Banca d’Italia per farle cambiare idea. L’altra gran dama responsabile del disastro, ma in misura minore, è Margrethe Vestager, una ex militante comunista danese, che dal 2014 è Commissario europeo per la concorrenza (oggi è secondo vicepresidente della Commissione Europea).

Da quel momento sarà la BCE, tramite il rappresentante in Italia, Emanuele Gatti a teleguidare la banca. Addirittura Gatti si spinge al punto di passare a Zonin un foglietto con scribacchiati sopra tre nomi per indicare il nuovo amministratore delegato in sostituzione del povero Emanuele Sorato, pure lui innocente, mandato a casa per quietare la BCE. Che quel funzionario basato a Milano, laureato in giurisprudenza presso l’Università di Bari, ex Banca d’Italia dal marzo 1992, decida con un foglietto chi è gradito o sgradito alla BCE dovrebbe essere, questo sì, oggetto d’indagine giudiziaria. Gianni Zonin pescò uno di questi “graditi” alla BCE, tal Francesco Iorio, che guadagnò delle cifre spropositate per il suo intervento, tutto sommato inutile e dannoso. Gianni Zonin nulla sapeva dell’entità di tale baciate e che, comunque, non spiegano assolutamente il fallimento, perché la banca è saltata per ben altro.

Il processo dovrebbe essere annullato, perché non esiste un reato e gli imputati vanno mandati a casa, con tante scuse. E comunque le pene detentive comminate durante il primo grado, sotto alla pressione del popolo inferocito, erano assurdamente elevate, neanche fossero degli assassini.

Questa azione legale era iniziata la mattina del 22 settembre 2015, con un blitz, teletrasmesso in mondovisione, effettuato dalla Procura di Vicenza, con perquisizioni a Vicenza, Milano, Roma, Palermo, nelle abitazioni e negli uffici dei dirigenti. Si videro agenti uscire con faldoni di carte (ma che speravano di trovarci?) e il Procuratore capo Antonio Cappelleri dichiarò ottimisticamente che: “Conto su un’indagine veloce che entro un mese stabilisca le eventuali responsabilità delle persone coinvolte…”.

Chi ha perso soldi andrebbe pienamente risarcito dalla Banca d’Italia, che si mostrò impotente davanti alle prepotenze della BCE e dai loro giannizzeri calati da nord. La Banca d’Italia dovrebbe poi chiedere un rimborso alla BCE, per via della loro evidente e criminale mala gestio di questa gloriosa banca.

Angelo Paratico

La piattaforma we.trade versa in una situazione difficile

La piattaforma we.trade versa in una situazione difficile

Foto © Nataliia Mysik Dreamstime.com

L’idea era buona, ma non ha funzionato. Chiude we.trade una joint-venture di proprietà di 12 banche europee e IBM, con azionisti quali CaixaBank, Deutsche Bank, Erste Group, HSBC, KBC, Nordea, Rabobank, Santander, Société Générale, UBS e UniCredit. Inizialmente costruita da IBM, la piattaforma we.trade è alimentata da Hyperledger Fabric ed è attualmente autorizzata da 16 banche in 15 Paesi.

Nel 2018 era stata registrata come entità giuridica autonoma e aveva iniziato ufficialmente a facilitare le transazioni commerciali nel mondo reale nel marzo 2019. Tuttavia, non è passato molto tempo prima che la piattaforma incontrasse difficoltà finanziarie. Nel 2020 è stata costretta a ridurre la forza lavoro di circa la metà, dopo che i finanziamenti raccolti da alcune banche azioniste si sono rivelati inferiori alle aspettative, con molte che hanno scelto di non reinvestire negli ultimi round. Allo stesso tempo, un’iniezione di fondi potenzialmente significativa da parte di Euler Hermes (ora Allianz Trade) – ritenuta nell’ordine di 2-3 milioni di euro – non si è concretizzata. Una fonte vicina a we.trade riferisce a GTR che in quel momento la società ha nominato PwC come liquidatore, ma un’iniezione di fondi dell’ultima ora da parte di IBM, che ha assunto una partecipazione del 7% nella società e ha accettato di rinviare alcuni obblighi finanziari dovuti da we.trade, ha permesso alla piattaforma di continuare a funzionare.

Ciò ha permesso di effettuare un nuovo round di iniezione di capitale nel 2021, in cui Omer Ahsan, presidente di we.trade, ha dichiarato a GTR che sei delle 12 banche aderenti alla piattaforma, tra cui HSBC, La Caixa, Nordea e Santander, hanno investito un totale di 3 milioni di euro. Oltre agli investimenti delle banche associate, anche CRIF, un fornitore di servizi di credit bureau e di informazioni commerciali, di outsourcing e di elaborazione, è salito a bordo, mettendo 2,5 milioni di euro nello stesso round.

Tuttavia, l’investimento complessivo di 5,5 milioni di euro sembra essere stato sufficiente a tenere a galla la società per altri 18 mesi. In una nota datata 26 maggio e accettata da GTR, la società ha comunicato ai suoi azionisti di essere stata “costretta a interrompere” le sue attività.

“Affinché qualsiasi azienda possa incrementare l’adozione di qualsiasi soluzione innovativa, come la blockchain, ulteriori investimenti non sono solo importanti, ma necessari”, si legge nella nota, aggiungendo che l’azienda non è stata in grado di raggiungere un accordo con gli azionisti della joint venture sul finanziamento di tali investimenti.

Secondo l’Irish Independent, la joint venture ha convocato una riunione dei creditori per la prossima settimana in cui si propone di nominare un liquidatore di PwC.

“Per i clienti già collegati alla piattaforma we.trade, ogni banca membro si impegnerà direttamente con i propri clienti per gestire le attività commerciali esistenti e discutere soluzioni alternative al di fuori della piattaforma we.trade per le future opportunità di trading”, si legge nella nota visionata da GTR.

 

Puttanate Verdi

Puttanate Verdi

Riportiamo una lettera spedita a Dagospia da un vecchio ingegnere, esperto di energia, che commenta la folle decisione presa il 6 giugno 2022 da quella lobby massonico-finanziaria che è la Comunità Europea, sulle auto elettriche. Questa decisione dimostra quanto staccati siano dalla realtà molti parlamentari europei e i comitati e sottocomitati che poi dirigono davvero le cose.

Per tale voto si contano, infatti, 339 favorevoli, 249 contrari e 24 astenuti. Dunque, dal 2035 potremo, secondo loro, acquistare solo auto elettriche, così la nostra salute migliorerà. Mancano solo 13 anni!

Questa follia non è ancora definitiva, dato che  servirà il voto favorevole del Consiglio Europeo, ed è sperabile che non venga lasciata passare, anche perché toglierà il pane a decine di migliaia di lavoratori.

Da parte italiana sono state sollevate parecchie critiche a questo decreto e sono stati richiesti vari emendamenti, tranne che dal PD e dalla sinistra in generale, che lo ha fortemente voluto, come dimostrato da varie dichiarazioni di Enrico Letta. Per loro tutto ciò che suona “nuovo, progressivo, rivoluzionario” viene sposato acriticamente, anche se si tratta di gettarsi nel pozzo, invece che nel letto.

Tra le puttanate che ci impongono i tirafili dei burattini europei forse la più grossa è quella dell’auto elettrica.

Tralasciamo l’argomento batterie, solo perché è ovvio e non perché sia di secondo piano e andiamo a ben altri punti sistematicamente ignorati dalla propaganda ufficiale.

Uno: per sostituire un’intera industria del petrolio non devono essere prodotti pochi kw di corrente aggiuntivi rispetto ai consumi attuali, ma milioni di NUOVI gigawatt. Come e soprattutto quando si pensa di produrli?

Due: l’energia elettrica viene prodotta in centrale a 380.000 volt e per arrivare all’auto a 220 volt deve subire numerose trasformazioni consuma-energia e forti perdite in rete grazie alla legge di Ohm (ignorata dai nostri politici, abituati a fottersene delle leggi, quali che siano). Il risultato è che deve esserne prodotta molta di più di quella strettamente necessaria all’autotrazione. Quella in più tutta sprecata in inutile CALORE.

Tre: quanto a polveri sottili (frizione, freni, consumo di pneumatici e asfalto, ecc) l’auto elettrica ne produce pari pari quanto le auto attuali. E se le centrali sono a carbone il “risparmio” ambientale sul combustibile non è poi così clamoroso.

Quattro: i motori elettrici devono necessariamente essere costruiti in rame, metallo che già scarseggia, avendo raggiunto costi altissimi: dove si pensa di trovarne in abbondanza per equipaggiare decine di milioni di autovetture?

Cinque: per consentire la ricarica una volta che le auto saranno diffuse non saranno necessarie le poche colonnine attuali, ma ce ne vorranno centinaia per ogni punto di ricarica, a meno di risse a coltellate tra gli automobilisti (si pensi per esempio alle autostrade). E naturalmente immense aree di sosta per la ricarica contemporanea.

A parte il fatto che la corrente continua genera campi magnetici che per poche auto possono essere trascurabili, ma che quando le auto saranno milioni non lo saranno affatto. Come insegnano i cellulari, in scala infinitamente più ridotta per i ridotti consumi.

 

 

Massimo Mariotti promuove l’incontro fra una delegazione di Arad (Romania) con il sindaco Sboarina.

Massimo Mariotti promuove l’incontro fra una delegazione di Arad (Romania) con il sindaco Sboarina.

Massimo Mariotti, Ando Andrei, Federico-Sboarina, Paolo-Lorenzi.

Una delegazione della città rumena di Arad è stata ricevuta nella sala Arazzi di Palazzo Barbieri dal sindaco di Verona, Federico Sboarina. Arad si trova in Transilvania ed è la terza città della Romania occidentale, con una popolazione di 162.000 abitanti.

Tale incontro è stato promosso dal presidente di Serit, e consigliere nel consorzio Zai – Quadrante Europa, Massimo Mariotti, su richiesta della delegazione composta da Ando Andrei, Direttore Esecutivo della Provincia di Arad, Brait Mircea, Sindaco del Comune di Buteni, Paolo Lorenzi, Consigliere del Presidente della CCIAA di Arad per i rapporti con l’Italia. La delegazione, che ha consegnato al Sindaco Sboarina, una targa commemorativa dell’unità nazionale romena, ha ricordato che Verona è stata la prima città che si è attivata, già nei primi giorni dopo la caduta di Ceausescu, portando medicinali e alimentari raccolti a seguito di un appello televisivo sulle reti locali e sul giornale l’Arena da parte di Paolo Lorenzi.

Il rapporto instaurato ha dato così vita a numerose iniziative di carattere economico, basti pensare alla presenza in Fiera a Verona, nel corso delle varie esposizioni, dei produttori romeni nei settori vitivinicoli, marmifero ed agricolo, così come numerosi sono stai in questi ultimi anni gli incontri organizzato tra le Camere di Commercio delle due città, gemellate dal maggio 1992, come pure con il Consorzio ZAI. Proprio per suggellare questo rapporto, il Presidente della Provincia di Arad ha annunciato la pubblicazione  entro la fine dell’anno di un volume in cui vengono descritte le iniziative comuni varate nel corso degli ultimi anni.

 

 

Oggi con Serit abbiamo visto il futuro

Oggi con Serit abbiamo visto il futuro

La società Serit (società formata da 60 comuni della provincia veronese, per la raccolta dei rifiuti) ha creduto subito in una innovativa start up veronese.

Questo progetto è stato fortemente voluto dal presidente della Serit,  Massimo Mariotti e grazie a lui,  alcuni veicoli Serit hanno già installato un rivoluzionario sistema per l’idrolisi dell’acqua. La formula dell’acqua, come tutti sappiamo è di H2O, due atomi di idrogeno e uno di ossigeno, viene dunque spaccata e trasformata in idrogeno e ossigeno. I due gas vengono poi iniettati nei cilindri dell’automezzo, aumentando la carica propulsiva e limitare l’inquinamento. L’energia elettrica per dare inizio al processo deriva dalle batterie dell’automezzo, caricate dalla combustione del carburante, ma con l’iniezione dei gas il bilancio resta molto positivo.

L’Ing. Andrea Hummer, impiegato dalla Acca Industries, ha spiegato oggi al Liston 12 i loro programmi futuri. La fase di sperimentazione sta per concludersi e ha dichiarato che i tempi di ammortamento di un impianto su un’auto, peschereccio o camion, è ridotto a circa un anno.

Non esistono cisterne di stoccaggio per l’idrogeno, perché dopo essere stato creato viene subito bruciato nel motore, dunque non esistono pericoli di esplosione. Questo pericolo ha frenato in passato l’utilizzo dell’idrogeno come carburante, anche se ricordiamo un progetto dell’Ing. Chiti, dell’Alfa Romeo, che appunto dovette rinunciare per problemi di stoccaggio.

Dato che il prezzo del carburante non accennerà a diminuire nel corso del 2022, crediamo che l’utilizzo di tale strumento diventerà sempre più auspicabile.

 

 

Perché crisi e benessere vanno e vengono? I cicli economici

Perché crisi e benessere vanno e vengono? I cicli economici

Scordate l’oro e i bitcoins: il miglior investimento è l’argento

Scordate l’oro e i bitcoins: il miglior investimento è l’argento

L’argento è un  metallo raro e prezioso, ma non attira gli speculatori per via della sua abbondanza e perché il prezzo sale molto lentamente, a differenza dell’oro.

L’oro ha una storia più recente per quanto riguarda la monetazione rispetto all’argento, questo perché è più raro e dunque il suo prezzo può essere manipolato più facilmente. Se ne accorse anche l’imperatore Nerone che, primo nella storia, ordinò l’inserimento di una lega non aurea nelle sue belle monete auree per evitare che venissero fuse o trasportate in India.

L’argento ci permette di creare delle stupende opere d’arte, per le quali l’oro è assolutamente inadatto. Inoltre l’argento ha un forte potere antibatterico, che in periodo di pandemia virale come il nostro non può che essere d’aiuto. Non ci credete? Provate a mangiare uno yogurt con un cucchiaino d’argento e vi accorgerete che assumerà un sapore assai sgradevole. Se userete un cucchiaino d’acciaio (o d’oro) questo non accadrà.

 

 

LA SERIT a LETExpo. Mariotti traccia il solco per un futuro più sostenibile.

LA SERIT a LETExpo. Mariotti traccia il solco per un futuro più sostenibile.

LETEexpo,  la prima manifestazione dedicata alla logistica e al trasporto sostenibile ospitata nei giorni scorsi da VeronaFiere, ha visto la presenza di uno spazio dedicato all’ambiente e ai servizi sul territorio.

Le quattro partecipate, Agsm Aim, Serit, Amia e Acque Veronesi, hanno saputo declinare la tematica ecologica nel loro diverso ambito di competenza, accomunati da una continua ricerca per sviluppare tecnologie innovative e sistemi operativi sempre più ecologici e attenti alla cittadinanza di riferimento.

“Abbiamo partecipato a questa importante manifestazione perché anche la nostra società è inserita nell’ambito della logistica”, spiega il presidente di Serit, Massimo Mariotti, che per l’occasione ha ricevuto la visita del Ministro del Turismo,  Massimo Garaviglia e del parlamentare europeo Paolo Borchia.  “Ricordo infatti che effettuiamo la raccolta differenziata in 58 Comuni veronesi, servendo così ben 470.000 cittadini, trasportando poi i rifiuti presso i nostri centri di raccolta per essere riciclati o presso le discariche. Lo slogan che ha caratterizzato la nostra presenza a LETEexpo è “ Cambia il vento” in quanto, grazie al nostro lavoro e all’impegno dei 300 dipendenti, puntiamo a riciclare il maggior numero possibile di rifiuti raccolti, a tutto beneficio dell’ambiente e del territorio in cui viviamo”.

 

Nella foto: Il Ministro del Turismo, Massimo Garavaglia, con Massimo Mariotti Presidente Serit e il parlamentare europeo Paolo Borchia, nativo di Negrar.

Nessun pranzo gratis in Economia

Nessun pranzo gratis in Economia

DIFFECONOMI/GRAM di Costantino Rover

CONCETTI DIFFICILI MA IMPORTANTI, PER NOI E PER LA

NOSTRA VITA. COME CAPIRNE DI PIU’? LEGGETE I LIBRI DI

COSTANTINO ROVER. Il link è a fondo pagina.

 

 

Nel 2017, a Londra, Janet Yellen, allora presidente della Federal Reserve, fece una previsione straordinaria: “Potrei dire che non ci sarà mai e poi mai un’altra crisi finanziaria? … Probabilmente questo sarebbe troppo, ma penso che siamo molto più sicuri, e spero che non accadrà durante la nostra vita”.

Ora so qual è stato il vostro primo pensiero quando l’avete sentita dire questo: “Nessuna crisi durante la nostra vita? Non deve aspettarsi di vivere a lungo!”.

E, in effetti, è bastato un anno perché i mercati finanziari arrivassero molto vicini a dimostrarle che si sbagliava. Nel 2018, i mercati azionari hanno avuto la loro peggiore performance dal 2008 e i mercati obbligazionari sono stati agitati.

Ma forse abbiamo frainteso il vero significato della dichiarazione della Yellen. Forse non stava predicendo che non ci sarebbe stata una crisi finanziaria durante la sua vita.

Le banche centrali come la Federal Reserve e la Banca d’Inghilterra sono state spesso originariamente fondate per prevenire le crisi finanziarie. In senso stretto, questo significava crisi bancarie: tuttavia, in questi giorni le banche sono attive nei mercati finanziari in modi che solo le banche d’investimento potevano una volta.

Il lavoro dei banchieri centrali era quello di fornire liquidità contro buone garanzie nei momenti in cui il panico metteva in dubbio il valore di quelle garanzie. Il punto è che i banchieri centrali erano una sorta di istituzione antincendio che usava la liquidità per spegnere gli incendi prima che potessero bruciare la città.

Se i banchieri centrali sono davvero onniscienti, onnipresenti e onnipotenti, allora perché il 2008? E questo per non parlare di una lunga lista di altre debacle. Perché abbiamo crisi se le banche centrali possono stampare denaro e distribuirlo a volontà, come hanno fatto dal 2008?

Prima di tutto, il 2008 è stato così insolitamente brutto perché le banche centrali non hanno salvato Lehman Brothers come era stato previsto. Chiedetevi come sarebbe stata la crisi del 2008 se Lehman fosse stata salvata, come una lunga lista di altre società. Non credo che sarebbe stata così grave.

Un altro punto di vista è che i salvataggi delle banche centrali sono in realtà il carburante per la prossima crisi. Ecco un famoso commento dell’economista Paul Krugman nel 2002:

Per combattere questa recessione la Fed ha bisogno di più di uno snapback; ha bisogno di un’impennata della spesa delle famiglie per compensare gli investimenti delle imprese moribonde. E per fare questo, come dice Paul McCulley di Pimco, Alan Greenspan [l’allora presidente della Federal Reserve statunitense] ha bisogno di creare una bolla immobiliare per sostituire la bolla del Nasdaq.

E una bolla immobiliare è esattamente quello che abbiamo avuto. E poi abbiamo avuto una bolla del debito sovrano quando le banche centrali hanno dovuto ripulirne i libri. Quindi, in un certo senso, la storia delle banche centrali che prevengono le crisi è anche la storia della loro creazione di crisi. Quando un banchiere centrale si alza e dice che farà “tutto il necessario”, come ha fatto Mario Draghi della Banca Centrale Europea in relazione alla salvezza dell’euro, o “non ci sarà nessuna crisi finanziaria nella nostra vita”, come ha fatto Janet Yellen, fanno una promessa, non una previsione.

Ma non esiste mai un pranzo gratis in economia. E nemmeno le banche centrali possono alterare questa realtà. Possono, tuttavia, ridistribuire il nostro pranzo. Quindi, da dove vengono le risorse per salvare i sistemi finanziari e prevenire le crisi? La risposta è su tutti giornali in questo momento. Si chiama inflazione.

Le banche centrali hanno così tanto potere perché hanno effettivamente bilanci infiniti. Possono creare tutto il denaro che vogliono e comprarne quanto ne hanno bisogno per prevenire una crisi finanziaria. Ma più denaro significa che ogni unità di denaro vale meno. E questa è l’inflazione.

Quindi, il prezzo che paghiamo per prevenire le crisi finanziarie è l’inflazione. Al contrario, i banchieri centrali sono disposti a distruggere il valore del nostro denaro per prevenire una crisi finanziaria. Questo è ciò che vi stanno realmente dicendo quando fanno le loro promesse di fare “tutto il necessario” per assicurarsi che non ci sia una crisi finanziaria “entro la nostra vita”.

Questa non è un’idea nuova. In passato, i governi hanno fatto ricorso alla stampa per finanziare i loro deficit in situazioni particolarmente disastrose. Le guerre sono gli esempi più comuni di situazioni disastrose. In situazioni disastrose, l’esistenza della nazione ha la precedenza sul valore della moneta. Ma le guerre finiscono e molte delle delle decisioni prese dai banchieri centrali restano.

Ricordate, nei primi anni 2000, il governo degli Stati Uniti ha dichiarato di promuovere la proprietà delle case. E la Federal Reserve ha dato una mano con tassi d’interesse incredibilmente bassi. Il risultato fu un boom immobiliare di proporzioni epiche. Così, quando i banchieri centrali dichiarano di essere nel business di risolvere il cambiamento climatico, potete indovinare quali investimenti saranno in pieno boom questa volta?

La grande domanda è se una crisi alla fine travolge le banche centrali, o se l’inflazione alla fine va fuori controllo. Cosa succederà prima? Questo è ciò che rende l’attuale attacco di inflazione così incredibilmente importante. È la prima volta che le promesse dei banchieri centrali sono state messe in discussione. È la prima volta che il loro impegno verso quelle promesse è discutibile.

Saranno davvero disposti a ignorare il loro mandato sull’inflazione e a prevenire una crisi finanziaria? Ricorreranno davvero a più quantitative easing (QE) e a tagli dei tassi d’interesse quando l’inflazione è al triplo o al quadruplo del loro mandato? Finora, l’inflazione è evaporata ogni volta che abbiamo affrontato una crisi.

Liberamente tratto da un pezzo di N. Hubble su Fortune & Freedom

 

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