Il post elezioni a Verona

Il post elezioni a Verona

Rileggendo gli articoli postati su questo giornale, ci rendiamo conto di quanto speravamo in una riconferma del sindaco uscente, Federico Sboarina, anche e nonostante una mano invisibile avesse già tracciato le parole mene, tekel, fares sui muri dell’Arena.

Ci siamo sbagliati. Non avevamo voluto leggere i fatti e la realtà delle cose, e questo è stato un grave errore del quale ci scusiamo. Gli inglesi lo chiamano wishful thinking ossia volere a tal punto una cosa da crederla possibile, pur essendo sempre stata impossibile.

Federico Sboarina ha dimostrato di non essere in grado di far politica. Questo non è il suo mestiere e non è la sua carriera. Certo, ha messo in cantiere dei grandi progetti che quando, arriveranno a compimento, entreranno nel carniere di Damiano Tommasi, ma ha peccato di presunzione, non curandosi dei dettagli. E spesso i dettagli contano più dei fatti.

Qualcuno, a destra, aveva lodato la sua intenzione di farsi harakiri  pur di non unirsi a Tosi e così mantenere intatta la propria verginità. Giuseppe Garibaldi scrisse al figlio, come primo comandamento, che: “Il migliore generale è sempre quello che vince”. Ecco, Sboarina non ha tenuto conto del consiglio di Garibaldi, preferendo salvare la propria “grande faccia”.

Questa crisi con Flavio Tosi era prevedibile da anni e, dunque, un politico di razza avrebbe dovuto trovare una strategia per neutralizzarla, molto prima del voto, per non spezzare in due la destra, come poi è accaduto. “Se non puoi batterlo, unisciti a lui”, dice il vecchio adagio. Inoltre, avrebbe dovuto consigliarsi con i suoi sostenitori, chiedendo il loro parere e poi decidere, ma a quanto pare non ha mai chiesto consiglio a nessuno.

La conferma della sua inadeguatezza la si è vista durante lo scontro televisivo con Tommasi, durante il quale ha voluto fare il “carino” invece che affondare i colpi, con un avversario che era chiaramente impreparato e all’oscuro di tutto. Inoltre, durante il primo consiglio comunale, l’ex sindaco rideva, scherzava e scattava selfie con tutti, invece che rassegnare le dimissioni e scusarsi con chi lo aveva sostenuto. Ora non ci resta che sperare che il 26 settembre, né lui, né Tosi, li vedremo eletti in Parlamento.

L’Italia è il Paese di Nicolò Machiavelli, una grande pensatore che ha saputo leggere la realtà dei fatti, non l’ha inventato, come molti credono. E un uomo politico, come un condottiero, deve pensare prima a suo popolo e poi a sé stesso, pronto anche a vendere la propria anima al diavolo, pur di raggiungere la vittoria. Machiavelli seppellì per una seconda volta il Gonfaloniere della Repubblica fiorentina, Pier Soderini, uomo tutto sommato onesto e mite, quando scrisse il celebre aforisma: “La notte che morì Pier Soderini/l’anima andò de l’inferno alla bocca;/ gridò Pluton – ch’inferno? anima sciocca, va su nel limbo fra gli altri bambini -.

Ecco, lo stesso potrebbe valere per il nostro Federico Sboarina.

2 Replies to “Il post elezioni a Verona

  • Andrea Butturini

    By Andrea Butturini

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    Lettura precisa e corretta, incomprensibile la leggerezza con cui Sboarina ha affrontato la scaramuccia con Tosi lasciando la vittoria a Tommasi. Senza parlare dell’ufficio stampa voto 3

  • Donato Riccio

    By Donato Riccio

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    Non sono d’accordo, Sboarina non ha né sbagliato e nemmeno non si è dimostrato un cattivo politico. Toti al primo turno probabilmente ha pensato di andare al ballottaggio, appoggiato da FI, contro la sinistra ma, non accadendo, sarrebbe stato corretto e ovvio che FI (coalizzato di cdx) doveva sostenere Sboarina ma probabilmente a Lega e FI non piace dare a FdI il primato a Verona.

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