Esclusivo: il nostro Michael Santi si candida per un posto al vertice della Banca Centrale Svizzera

Esclusivo: il nostro Michael Santi si candida per un posto al vertice della Banca Centrale Svizzera

Un articolo su Blick (il quotidiano franco- tedesco con la più alta circolazione in Svizzera) lancia, a sorpresa, la candidatura di Michael Santi per il prestigioso posto di membro del consiglio e presidente della BNS Banca Centrale Svizzera.

articolo di Christian Rappaz per il settimanale svizzero BLICK

Micheal Santi è un economista franco-svizzero, temuto e rispettato negli ambienti finanziari per la sua battaglia contro gli eccessi speculativi, ora pensa di aver le carte inr egola per di succedere a Thomas Jordan, che lascerà la guida della Banca Nazionale Svizzera (BNS) il 30 settembre 2024. In un’intervista esclusiva con il Blick, dice cosa intende fare in merito. Per lui è indispensabile che la BNS “sia il grande difensore del risparmio privato e uno scudo della neutralità”.

Il franco svizzero potrebbe continuare a perdere terreno rispetto all’euro. Thomas Jordan progettava di dimettersi dalla BNS da oltre due anni, e avrebbe dovuto farlo. Il franco svizzero si avvia verso il peggior trimestre degli ultimi 21 anni rispetto all’euro

Se la sua candidatura dovesse essere accettata dal Consiglio Federale, l’uomo che vuole abolire la banconota da 1.000 franchi per combattere gli abusi e con l’obiettivo di distribuirne una parte dei profitti ai Cantoni e di creare un fondo sovrano la cui missione sarà quello di sostenere iniziative sociali per la popolazione.

Chi è lei, Michel Santi?
Sono nato il 17 aprile 1963 a Beirut, in Libano, da madre libanese cristiana ortodossa e padre francese, diplomatico presso il Ministero degli Affari Esteri. Poiché mio padre era uno specialista dei Paesi arabi, abbiamo vissuto in diversi Paesi del Vicino e Medio Oriente.

Quando è arrivato in Svizzera?
Nel 1983. Per la precisione a Ginevra, dove all’età di 22 anni ho iniziato a lavorare nel settore bancario dopo aver lasciato la scuola di medicina alla fine del terzo anno. In seguito, ho lavorato anche come gestore di fondi. Nel 2017 ho conseguito un Master 2 in Diritto bancario e finanziario presso l’Università di Nizza. Prima di allora, ho lavorato come consulente indipendente per banche centrali e fondi sovrani. Non posso fare i nomi, perché gli incarichi erano riservati. Sono diventata cittadino svizzera nel 1997.

Quali sono state le sue esperienze più memorabili?
Fino all’età di 19 anni, ho vissuto in Paesi del Medio Oriente, dove ho imparato moltissimo. Grazie al contatto con altre religioni, ho acquisito uno spirito di adattamento e un senso di negoziazione improntato al rispetto per gli altri. Allo stesso tempo, sono rimasto impressionato dalla Finanza Islamica (IF), che ha molto da offrire al nostro modello occidentale, perché eviterebbe molti abusi speculativi.

In che modo, in termini concreti?
Per farla breve, l’IF mette al bando la leva finanziaria responsabile di tutti i nostri fallimenti. Più recentemente, in Libano, ho potuto osservare le conseguenze devastanti per la popolazione e per il sistema bancario, un tempo orgoglio del Paese, degli eccessi della sua banca centrale e del suo capo, che per anni è stato considerato il salvatore della nazione ma che, in realtà, si destreggiava in quella che lui chiamava “ingegneria finanziaria”, che equivaleva a giocare con le risorse del Paese.

E i suoi più grandi successi?
Credo che i miei più grandi successi siano i miei libri. Già nel 2008 e durante la crisi finanziaria, sono stato uno dei primi a sostenere la necessità di dare priorità assoluta all’economia reale a scapito dell’economia virtuale, che ha un innegabile effetto dannoso. Sono anche un discepolo del grande economista britannico Keynes, il cui lavoro può essere riassunto in una parola: umanesimo. Condanno fino in fondo gli errori dell’attuale sistema finanziario, che condiziona letteralmente le nostre vite, intrappola i più vulnerabili e mette a dura prova le casse pubbliche.

Lei è un candidato a sorpresa alla successione di Thomas Jordan. Cosa l’ha spinta a partecipare a questa corsa, che in linea di principio è aperta solo agli addetti ai lavori?

All’inizio dello scorso anno, l’editore Favre mi ha chiesto di scrivere un libro sulle gigantesche perdite della BNS nel 2022, che, ricordo, ammontavano a 132 miliardi di franchi svizzeri.

La cosa l’ha stuzzicata?
Dopo molte ricerche, mi sono reso conto che questo deficit abissale fosse il risultato diretto della perdita di controllo da parte della banca centrale, che di fatto si era trasformata in uno dei più grandi hedge fund del mondo. Ho scritto un libro al riguardo, con argomentazioni dettagliate, che non è stato criticato in alcun modo dalla BNS. Sono finiti i tempi in cui la BNS era composta da poche persone che sedevano in una torre d’avorio e si accontentavano di tenere conferenze stampa ai giornalisti che si lavavano le mani quando la loro banca perdeva 132 miliardi e giravano la testa quando i Cantoni venivano privati delle loro indennità.

Non appartenere all’élite sarà senza dubbio un handicap insormontabile…

Forse. Ma sono orgoglioso dei molti libri che ho scritto, che danno un’idea del mio stato d’animo. Faccio parte del sistema, ma non esito a denunciarne gli eccessi. Semplicemente perché non ne sono più dipendente. La mia ambizione, in linea con le tesi che difendo, è quella di essere un grande servitore del popolo svizzero e non dello Stato.

E questo significa?

La Banca nazionale ha ora un ruolo diverso da svolgere. Oltre a monitorare il valore del franco svizzero e ad attivare la leva dei tassi d’interesse, che gli esperti o sanno non farà miracoli, deve mettersi senza ulteriori indugi al servizio della popolazione e delle imprese.

A 61 anni, lei vuole succedere a un Presidente che ha la sua stessa età, ma che ha trascorso dodici anni alla guida della BNS. Qual è la sua motivazione di fondo? Far ripartire l’economia?

Niente affatto. Non mi candido solo per fare rumore o attirare l’attenzione su di me, ma per provocare un dibattito di idee. In un mondo sempre più radicalizzato, la Banca centrale non deve esitare a scendere in campo, come si dice, per proteggere gli interessi vitali del Paese. E mi creda, prima o poi questi interessi saranno minacciati, perché tutti saranno a corto di denaro e di risorse, il che porterà a guerre multiple e costose. La Banca nazionale deve essere il grande difensore e scudo della neutralità, perché la ricca Svizzera sarà inevitabilmente presa di mira prima di quanto noi svizzeri, abituati a un certo atteggiamento spensierato, pensiamo. I politici in genere non capiscono molto di economia e ancor meno di finanza.

C’è un modello che la ispira?
Sì, quello del visionario Mario Draghi che, vedendo che i politici europei non erano in grado di salvare l’euro, ha attraversato il Rubicone nel 2012. Naturalmente, si è scontrato con l’ira dei Paesi del Nord impauriti ma, alla fine, ha usato il potere d’urto della Banca Centrale Europea per sottomettere i mercati.

Si può davvero essere un buon presidente di banca centrale quando si dipende dai politici?
Assolutamente sì. Poiché sono convinto che l’economia debba essere subordinata alla politica, sono favorevole alla politicizzazione di questa funzione. In primo luogo, perché i politici in genere non capiscono molto di economia e ancor meno di finanza. Torno all’esempio di Mario Draghi, che è stato il primo a politicizzare il ruolo di presidente della banca centrale per guidare i politici che non capivano nulla della crisi e negavano le minacce all’euro. D’altra parte, in un’epoca di instabilità, la banca centrale deve esercitare tutto il suo peso sulla governance economica di un Paese.

E lei pensa di essere l’uomo giusto per questo lavoro?
Oggi il denaro è diventato un’arma. Ecco perché dobbiamo politicizzare questa funzione. In modo da avere un combattente preparato a combattere in questa arena di guerra economica globale. Le incertezze e le tempeste che arriveranno saranno di vario grado, ed è fondamentale, sia per la solidità del nostro sistema che per guadagnarne il rispetto, che il suo banchiere centrale combatta ad armi pari. In altre parole, non solo con la forza tradizionale della sua istituzione, ma anche con l’autorità che emanerà. Trovo spiacevole che sia stata estromessa l’unica donna che abbia mai fatto parte del Comitato esecutivo della Banca nazionale, Andrea Maechler.

I tre membri della Direzione generale della BNS sono nominati dal Consiglio federale. Quali sono tre buone ragioni per cui il Consiglio federale dovrebbe approvare la sua nomina?

Non dimentichiamo mai che BNS = CHF = stabilità dei prezzi = sostegno al popolo svizzero = responsabilità. Gli altri due motivi derivano da questo. Voglio stabilire un’etica di responsabilità nei confronti della popolazione all’interno della BNS. Può sembrare populista, ma è giusto che nel Paese più democratico del mondo, la sua banca centrale si crogioli in uno splendido isolamento?

Nel suo ultimo libro, intitolato “Tutti gli errori della Banca Centrale Svizzera” lei critica la BNS per le sue operazioni opache e le sue politiche finanziarie sbagliate. Pensa che questo sia il modo migliore per diventarne direttore?

Non sono io che conto, ma le posizioni che assumo e gli argomenti che espongo.

Lei è stato il miglior nemico della BNS per diversi anni. Thomas Jordan e il suo Comitato esecutivo hanno fatto un lavoro così cattivo nell’ultimo decennio?

No, no, non sono un nemico. Non posso essere il nemico della banca centrale del proprio Paese. Sto solo cercando di gettare una luce diversa: quella di un uomo con un’esperienza professionale e umana internazionale. Quella di un uomo con una cultura ispirata alla diversità. Quella di un uomo che ha praticato il sistema da ogni angolazione e che ne ha preso le distanze. Quella di un intellettuale che ha cercato di spiegare le varie e ripetute crisi subite dal nostro mondo negli ultimi 25 anni. E infine, quella di un uomo con i piedi ben saldi a terra, lontano dai circoli chiusi e in contatto quotidiano con le ‘persone reali’.

Non ha risposto alla mia domanda. Thomas Jordan e il suo consiglio di amministrazione hanno fatto un lavoro così scadente?

Per quanto riguarda il loro curriculum, le ricordo le vendite da panico di grandi pacchetti di azioni al ribasso del mercato nel 2022. Gran parte del loro portafoglio era costituito da azioni quotate nell’indice statunitense Nasdaq, e queste vendite hanno avuto luogo al culmine del crollo del mercato. Da quel minimo, il Nasdaq ha recuperato il 60%. Lo stesso vale per l’oro, come dico nel mio libro. La vendita prematura di una parte sostanziale dello stock a 350 dollari l’oncia, ordinata dal predecessore del signor Jordan, lascia la Svizzera con un deficit di 67 miliardi di dollari, calcolato sulla base del prezzo di febbraio 2023. Vi lascio fare la regola del tre con il prezzo attuale di 2300 dollari l’oncia. Il senso del tempismo della BNS mi lascia stupefatto.

Stefan Gerlach, membro dell’Osservatorio della BNS ed ex vice governatore della Banca d’Irlanda, ritiene che Thomas Jordan sia diventato troppo potente. È d’accordo?

Se fosse così, non si sarebbe dimesso. Al contrario, credo che sia logorato dalle crisi che ha dovuto affrontare negli ultimi anni. Franco svizzero, Covid, Crédit Suisse, perdite monumentali, ecc. Penso anche che senta che le tempeste che verranno saranno formidabilmente complesse e che potrebbe non avere più l’energia sufficiente per gestirle.

Il presidente dell’Osservatorio, Yvan Lengwiler, che è succeduto a Jean Studer di Neuchâtel, ha ventilato l’idea di una presidenza a rotazione alla guida della BNS. Sul modello del Consiglio federale. Pensa che sia una buona idea?

No, diminuirebbe l’autorità della BNS in un mondo in cui la Svizzera ha bisogno di affermarsi più che mai.

La BNS è probabilmente l’unica banca centrale al mondo con solo tre persone al timone. Non è un po’ inverosimile?
Solo un esempio a sostegno della sua domanda. L’Islanda, con una popolazione di 375.000 abitanti, ha quattro membri alla guida della sua banca centrale. Allo stesso modo, con una popolazione di 8.800.000 abitanti, in teoria dovrebbero esserci non meno di 93 persone nel Consiglio di amministrazione della BNS… eppure ce ne sono solo 3! Questa situazione è inaccettabile per un Paese come la Svizzera. Inoltre, nessuno sa cosa viene detto tra i tre membri in questione, che non sono obbligati a riferirlo, nemmeno al Consiglio federale. Ho partecipato personalmente a commissioni della Federal Reserve degli Stati Uniti, dove decine di membri del personale partecipavano insieme ai governatori.

Ammettiamo che lei sarà nominato capo della Banca Centrale il 1° ottobre. Qual è la sua prima azione e la sua prima decisione?
Innanzitutto, dato che dal 2021 la Banca nazionale non ha distribuito nulla ai Cantoni e che tra il 2012 e il 2021 ha distribuito loro solo 26 miliardi di franchi dei suoi 172 miliardi di franchi di utili, sto riequilibrando il bilancio e noto che la vendita oggi del nostro saldo in oro – 1.040 tonnellate – porterebbe 73 miliardi di franchi. Inoltre, venderò gradualmente tutte le posizioni speculative che la Banca nazionale detiene sul mercato azionario, approfittando degli attuali livelli irragionevoli.

E poi?

In secondo luogo, terrò in custodia tutte le somme ricevute. Ne distribuirò una parte ai Cantoni e, per la maggior parte, spingerò per la creazione di un fondo sovrano svizzero, la cui missione sarà quella di effettuare investimenti a lungo termine per i cittadini svizzeri e nel loro interesse. La Svizzera è forte, ma non può essere forte e rispettata mantenendo la sua banconota da 1.000 franchi, che incoraggia ogni tipo di abuso e penalizza la sua politica monetaria.

Sta insinuando che questa sarebbe una soluzione per finanziare la 13esima pensione AVS, ad esempio?

Consentire ai nostri anziani di vivere in modo dignitoso è uno dei modi migliori per investire nelle persone. Ecco perché sono in linea con i risultati del voto dello scorso marzo sia sull’età pensionabile che sulla tredicesima pensione. Credo che investire nelle nostre persone sia il miglior investimento che la Banca nazionale possa fare. In terzo luogo, propongo di abolire la banconota da 1.000 franchi. La Svizzera è un Paese forte, ma non può essere forte e rispettata mantenendo questo taglio, che incoraggia ogni tipo di abuso e penalizza la sua politica monetaria. È ora che il nostro Paese lasci il mondo dei dinosauri.

Michel Santi come capo della BNS avrebbe salvato il Credit Suisse?

No. Ma non avrei agito in modo così conservatore prima. Ho nostalgia di un tempo in cui passeggiavo per Ginevra e Zurigo e mi meravigliavo del numero di banche presenti nelle strade. A mio avviso, è fondamentale per il Paese, per i suoi consumatori e per i risparmiatori che ci sia un gran numero di banche in Svizzera. Sono fermamente contrario al principio “too-big-to-fail”, perché a pagare sono sempre i risparmiatori. Keynes parlava di socializzare le perdite e privatizzare i profitti. È inaccettabile procedere con un tale salvataggio senza spiegarlo ai cittadini e senza consultarli. E non mi dica, come al solito, che dobbiamo agire in fretta…

Quali azioni proporrebbe per indebolire il franco svizzero e allentare la morsa sulla nostra industria di esportazione?

Abbassare immediatamente i tassi di interesse per indebolire il CHF e ampliare il differenziale con l’euro. È stato un errore aumentare i tassi di interesse e allinearci semplicemente alla Banca Centrale Europea. L’Europa e la Svizzera stanno combattendo la stessa battaglia contro le loro classi medie.

Quale ruolo può svolgere la Banca nazionale per rafforzare il potere d’acquisto degli svizzeri o, quanto meno, per arrestarne l’erosione?
Attraverso la creazione di un fondo sovrano, uno dei cui compiti sarebbe quello di sostenere le iniziative sociali. Oppure attraverso distribuzioni contrattuali regolari (da definire) ai Cantoni, che dovranno trasferirle ai loro residenti. Gli Stati Uniti e l’Unione Europea stampano denaro e accumulano debiti, mentre la Svizzera si contorce e si affama per non aumentare il proprio debito. Non dovremmo creare denaro su larga scala e iniettarlo nella nostra economia? Spesso dico che l’austerità è la lotta di classe dei tempi moderni, perché è assurdo e controproducente gestire un bilancio statale come un bilancio privato.

La nostra politica dei piccoli passi è ancora in sintonia con i tempi?

Questi sono tempi di grandi decisioni. La più fondamentale sarà quella di proteggerci in un mondo sempre più brutale.

Cosa risponde a coloro che dicono che non ha alcuna possibilità di ottenere il lavoro?

Questa è la loro opinione, e personalmente apprezzo la mia fortuna di vivere in un Paese in cui posso candidarmi pubblicamente. Aggiungo che il mio profilo, la mia carriera e le mie proposte per la Banca nazionale meritano di essere prese in considerazione e, perché no, discusse.

Jerome Powell, capo della Federal Reserve degli Stati Uniti, ha dichiarato che la sua istituzione non si occupa di cambiamenti climatici. Cosa ne pensa?
Si sta attenendo al suo mandato e si sta preparando per una presidenza sotto Donald Trump e i suoi compari negazionisti del cambiamento climatico.

 

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