Durante le numerose ospitate televisive di Christian De Sica ricorda spesso suo padre, Vittorio, grande regista e grande attore. In particolare, parla spesso del fatto che il padre aveva una moglie ufficiale, Giuditta Rissone e un’amante, che poi sposò, Maria Mercader, e che fu la madre di Christian. Si doveva sdoppiare per cena e pranzo, ma i grossi problemi arrivavano con il Natale, correva da una parte all’altra di Roma con un taxi. Si veda qui:
Maria Mercader giunse in Italia nel 1939 dove ebbe una lunga carriera, ancora nel 1991 recitò in La casa del sorriso, diretto da Marco Ferreri, film che nello stesso anno vinse l’Orso d’oro al Festival internazionale del cinema di Berlino. Morì a Roma all’età di 92 anni, il 26 gennaio 2011 e ora riposa al Cimitero del Verano.
Christian De Sica, però, non parla mai del suo zio Ramon, il fratello di sua madre. Infatti, egli è passato alla storia come l’assassino di Lev Trotsky, che uccise con una picozza da ghiaccio, rompendogli la testa, il 20 agosto 1940, a Città del Messico, verosimilmente su ordine di Stalin.
Jaime Ramón Mercader del Río (Barcellona, 7 febbraio 1913 – L’Avana, 18 ottobre 1978) scontò 19 anni e 8 mesi nelle carceri messicane per l’omicidio. Fu un agente del NKVD ed è stato insignito del titolo di Eroe dell’Unione Sovietica, dell’Ordine di Lenin e della Stella d’Oro, dopo il suo rilascio da una prigione messicana nel 1960, su pressione sovietica. Una volta uscito divise il suo tempo tra Cuba, l’Unione Sovietica e altri paesi.
Nato a Barcellona, in Spagna, il padre fu Pau Mercader i Marina, un ricco mercante tessile, mentre la madre, Eustaquia (o Eustacia) María Caridad del Río Hernández, fu cubana di accese simpatie comuniste. Essa ebbe un ruolo importante nella formazione politica del figlio, Ramón, in quale trascorse gran parte della sua gioventù in Francia, al seguito della madre che vi si era rifugiata con i figli, dopo la fuga dal manicomio nel quale la famiglia del marito l’aveva rinchiusa, per evitare che la sua relazione adulterina con un aviatore francese, Louis Delrieu, destasse troppo scandalo.
Fin da giovane, ispirato anche dalle convinzioni politiche della madre, Ramon abbracciò l’ideologia comunista, cooperando con organizzazioni di sinistra spagnole già verso la metà degli anni trenta. Venne anche imprigionato per la sua attività politica ma fu scarcerato nel 1936, quando in Spagna salì al potere un governo di sinistra. Nel frattempo, sua madre divenne un agente segreto sovietico e lui la seguì a Mosca, dove venne battezzato dai suoi superiori “Gnome”. Iniziò, dunque, ad operare per il NKVD, dal quale venne incaricato di assassinare Lev Trozky, che diversi anni prima era stato esiliato dall’Unione Sovietica, ma continuava a fare propaganda contro il leader sovietico Stalin, tramando per rovesciarlo. Trotzky aveva forti appoggi in tutto il mondo, anche negli Stati Uniti e in molti lo avrebbero voluto al posto di Stalin in URSS.
Nell’attuazione del suo piano omicida Mercader assunse una serie di false identità: dapprima “Jacques Mornard”, uomo d’affari nato a Teheran da un inesistente diplomatico belga, e successivamente, “Frank Jackson”, cittadino canadese. Attraverso la sorella di una segretaria statunitense di Trotzki, Sylvia Ageloff, che aveva sedotto a Parigi e che aveva poi seguito dapprima negli USA, e nell’ottobre del 1939 in Messico, riuscì a venire in diretto contatto con Trotzky. Il politico russo era appena sfuggito, nel maggio del 1940, all’assalto armato organizzato dal celebre pittore David Alfaro Siqueiros, di tendenza stalinista. Mercader durante il suo colpo fu ferito e arrestato dalle autorità messicane, alle quali non rivelò mai la sua vera identità: fu condannato per omicidio a 20 anni di carcere.
Ramon visse a Mosca per circa un decennio (sotto al nome di Ramón Ivanovich López), fino a quando non si trasferì a Cuba negli anni ’70, dove fu assunto come consulente da Fidel Castro, pur continuando a viaggiare. Morì a L’Avana nel 1978 di tumore polmonare causato da un sarcoma e fu sepolto a Mosca nel cimitero di Kuncevo. Un altro zio materno di Christian De Sica sostenne che Ramón, presumibilmente, morì a causa delle radiazioni emanate da un orologio da polso donatogli a Mosca dai vecchi compagni. Nell’orologio sarebbe stata nascosta una pastiglia di tallio radiattivo.
Tutto materiale per un romanzo alla John Le Carrè, ma pare che Christian De Sica non abbia mai accennato a questo lato oscuro della sua famiglia materna, anche se pensiamo che ne avrà sentito parlare dalla madre o forse l’avrà incontrato o addirittura gli avrà parlato.
Angelo Paratico