E ci risiamo!
Ogni anno il giorno della festa della donna divento intrattabile, per questo ho deciso oggi di limitare al minimo indispensabile i miei rapporti sociali e in questo strano venerdì di marzo durante il quale il sole vince sulle nuvole, io preferisco godermi in solitudine le mie riflessioni.
Oggi 8 marzo ricorre quella che è definita “la festa della donna”. Più gli anni passano e meno capisco lo spirito di questa giornata.
Visto che il significato storico di questa ricorrenza, la terribile tragedia del 1908, è andato perso, non riesco a trovare una giustificazione logica che faccia sì che la giornata di oggi sia dedicata a noi donne, quasi fossimo esseri particolari, come se appartenessimo ad una categoria speciale che ha bisogno di far festa in un giorno socialmente accettato o come se in un solo giorno si potessero dimenticare o risolvere i problemi legati alla condizione della donna in molti Paesi.
Mi sento un pò a disagio quando i miei pensieri e il mio comportamento vanno controcorrente, ma non posso non costatare che le donne le quali sostengono che oggi ci si devono scambiare gli auguri e divertirsi in quanto la giornata è dedicata esclusivamente a loro, sono le stesse che inneggiano al femminismo. Un controsenso: vogliono essere come gli uomini, parlano di uguaglianza, ma pretendono si dedichi una giornata al mondo femminile.
Io come donna, professionalmente e socialmente impegnata anche quattordici ore al giorno, sopravvissuta alla crisi Greca, che solo chi l’ha realmente vissuta può capire, ho dovuto imparare a falciare l’erba, a pitturare le pareti di casa, a guidare mezzi più pesanti di un’automobile ed altro. Ho alternato il lavoro manuale, spesso pesante alla preparazione di un piatto raffinato, a un giro alle vetrine dei negozi di Atene o di Verona, la lettura di un libro all’acquisto di un paio di scarpe con i tacchi. Nonostante possa lavorare il cemento come qualsiasi muratore uomo alle sue prime armi, non mi sento di meno o di più degli uomini. Solo diversa. Femmina. Felice di ricevere affetto, grata a chi mi dà la precedenza all’entrata di un’anonima banca, a chi versa il vino nel mio bicchiere, a chi mi ascolta e mi sorride, a chi mi rispetta.
E non ho bisogno di una festa particolare!
Provo tenerezza per tutte quelle signore che stasera sfoderando il loro vestito migliore si troveranno in ristoranti, prenotati da giorni, per festeggiare in compagnia di amiche e colleghe. Sembra quasi che abbiano avuto bisogno di uno stimolo, una ragione socialmente accettata per divertirsi, per sentirsi importanti.
Apprendendo dai giornali e dalla televisione che il costo delle mimose è aumentato in quanto, causa le temperature bizzarre, la produzione è diminuita, non posso fare a meno di provare un senso di pura ilarità. La mimosa. Indispensabile, mi si dice oggi. A me un rametto di mandorlo in fiore che potevo staccare dai mandorli già fioriti in questi giorni in Atene, grazie all’inverno mite, mi rammenta che dopo il fiore spunterà il frutto così come da una donna, solo dal corpo di una donna può generarsi il fiore per eccellenza, un essere umano: donna o uomo.
Ho deciso: stasera mentre il sole avrà lasciato il posto alla luna e le strade come sempre quando scade una ricorrenza saranno intasate, mentre alcune donne in Italia e nel mondo si abbufferanno di cibo e chiacchiere ed altre in Atene si cimenteranno in danze del ventre, io mi rileggerò i dolci versi di D’Annunzio dedicati ad Ermione e come il nostro poeta sussurra: “chissà, chissà…..”
Ennia Daniela Dall’Ora