Il Mistero Felice Bellotti, che aiutò Montanelli a fuggire in Svizzera

Il Mistero Felice Bellotti, che aiutò Montanelli a fuggire in Svizzera

Non parliamo qui del Felice Bellotti (1786-1858), traduttore di Camŏes e di Eschilo, un letterato che s’è meritato una via o una piazza in ogni città d’Italia. Parliamo del Felice Bellotti, giornalista e scrittore, del quale pressoché nulla sappiamo, neppure le date di nascita e di morte. Già prima della guerra scriveva su importanti giornali, come la Stampa e il Corriere della Sera, e dopo la guerra pubblicò libri di viaggio. Splendidamente scritti e che furono tradotti in varie lingue, andando attraverso molte ristampe. Alcuni sono ancora in catalogo, come il suo “Grande Nord. Oltre l’Estrema Tule”.

Un fatto curioso nei suoi libri è che nel risguardo delle copertine manca sempre il suo profilo biografico e una sua foto.  Eppure, Felice Bellotti aveva pubblicato libri anche prima della guerra. Un testo di economia, a Genova, negli anni ’20, poi “XXVIII Ottobre, divisione d’assalto” nel 1937 e “Arabi contro Ebrei in Terrasanta” nel 1939.

Lessi un suo libro molti anni fa, che mi piacque moltissimo, “Formosa. Isola dai due volti” uscito nel 1958 e dedicato a Taiwan.

Svolgendo delle indagini in rete credo di essere riuscito a capire i motivi del suo “anonimato”.  Egli ebbe molta fama durante l’epoca fascista e alla fine della guerra subì vari processi. Credo, inoltre, che abbia rischiato di fare la fine del suo amico e mentore, Giovanni Preziosi (1881-1945) che, a Milano, il 26 aprile 1945, braccato dai partigiani, saltò giù da un balcone, abbracciato alla moglie, Valeria.

Bellotti aveva aderito alla RSI ed era stato il direttore del mensile delle SS in Italia “Avanguardia”, sul quale avevano scritto anche Evola, Preziosi ed Ezra Pound e vi apparivano le splendide caricature di Gino Boccasile.

Dalla seconda metà del settembre 1943, Felice Bellotti e Cesare Rivelli trasmisero dei programmi italiani per Radio Monaco, ancor prima della proclamazione della Repubblica Sociale. Poiché Bellotti operò a Radio Monaco, ci pare plausibile ipotizzare che fosse presente all’arrivo di Mussolini in Germania.  Ebbe anche un ruolo nella liberazione di Indro Montanelli dal carcere di San Vittore, dato che i due si erano conosciuti in Finlandia, al tempo della guerra contro alla Russia.  Di queste vicende parla Renata Broggini nel suo “Passaggio in Svizzera. L’anno nascosto di Montanelli”.  Riccardo Lazzeri sul settimanale “Il Domenicale” del 6 settembre 2003 scrisse: “Il maresciallo Graziani, su preghiera di Donna Ines, telefonò a Guido Buffarini-Guidi a Maderno, il quale diede il nullaosta per la liberazione di Montanelli al giornalista Felice Bellotti. Questi lo portò al questore Ulderico de Luca e fece liberare Montanelli dal carcere di San Vittore, portandolo a Garbagnate con un ordine fittizio di trasferimento in data 1° agosto 1944, da dove, accompagnato dal commissario Osteria della polizia politica, giungerà a Stabio, in Svizzera, il 14 dello stesso mese. Tutto questo sopra fu confermato dallo stesso Felice Bellotti, in un articolo comparso sul Roma di Napoli, nel dicembre 1959”.

Un libro di Felice Bellotti che meriterebbe una rilettura, perché dimostra che le sue informazioni erano di prima mano, forse per via della sua vicinanza a Preziosi, è “La Repubblica di Mussolini. 26 luglio 1943 – 25 aprile 1945” pubblicato a Milano nel mese di aprile del 1947, anche se il testo risulta completato a Selvino, in provincia di Bergamo, il 30 giugno 1946. Giovanni Preziosi veniva tenuto in grande considerazione da Adolf Hitler e aveva cercato, fra l’altro, di dissuadere Mussolini dal tenere il Gran Consiglio perché avrebbe costituito il “suicidio del Fascismo”.

Nel libro di Bellotti si trovano alcuni particolari poco conosciuti di quanto accadde durante gli anni della guerra. Una delle cose che più mi ha incuriosito è stata la rivelazione, fatta dal generale francese Gamelin, nel 1943 a Vichy, circa le ragioni dell’impreparazione bellica della Francia. Egli disse che aveva preparato un piano per contenere la Germania sulla linea Maginot e allo stesso tempo attaccare l’Italia. Il suo piano era chiamato “George” che entrò in fase operativa con ordini per cannoni, aerei e munizioni, passati ai produttori di armamenti. Gamelin dichiarò che, quando il 3 settembre 1939 iniziarono le ostilità contro alla Germania, si presentò al presidente della repubblica e al primo ministro, pretendendo una dichiarazione di guerra contro l’Italia, per lanciare una fulminea occupazione della valle del Po, data l’assoluta insufficienza delle difese italiane e anche perché il piano George era stato sviluppato proprio in funzione di quella azione. Con suo grande stupore vide Lebrun e Daladier tergiversare e poi gli dissero che non era possibile. Gamelin s’infuriò e finalmente, dopo che gli fecero giurare la massima segretezza, rivelarono perché non intendessero dichiarare guerra all’Italia.

Dissero a Gamelin che il 19 giugno 1939 s’era tenuta una riunione segreta a Lione, presente Galeazzo Ciano e un rappresentante della Gran Bretagna. Ciano garantì, in caso di dichiarazione di guerra fra la Germania e gli Alleati, che l’Italia, in un primo tempo, avrebbe dichiarato la non belligeranza, in un secondo, la neutralità e, alla fine, avrebbe dichiarato guerra contro alla Germania. Avrebbe tentato di ricusare gli impegni sottoscritti dall’Italia sfruttando la violazione della neutralità di Belgio e Olanda e la mancata concessione degli aiuti promessi dai tedeschi. Purtroppo, il crollo improvviso della Francia impedì l’attuazione di questo piano. Queste rivelazioni vennero segretate dai tedeschi, ma li convinsero, se già non l’avevano capito, che Ciano (e Mussolini) avevano tentato di sabotare in vari modi il Patto d’Acciaio e la Germania.

 

Angelo Paratico

 

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