Joe Biden ha appena lanciato un insulto particolarmente sgradevole al Giappone, uno stretto alleato degli Stati Uniti, durante un suo evento della campagna elettorale. Il presidente ha accusato i giapponesi, insieme a Cina, Russia e India, di essere “xenofobi” nella loro riluttanza ad accogliere un gran numero di immigrati, e di danneggiare per conseguenza le loro economie: “Perché la Cina è in una fase di stallo economico così grave? Perché il Giappone ha problemi, perché la Russia, perché l’India? Perché sono xenofobi. Non vogliono gli immigrati. Gli immigrati sono ciò che ci rende forti”, ha detto mercoledì a una raccolta fondi a Washington.
In Giappone è stato colpito con una stilettata a tradimento e non la dimenticherà presto, pur conoscendo il rimbambimento generale dell’uomo. Ciò che ha stupito tutti è stata l’intensità del fiele versato, come se in ufficio un collega con cui hai sempre pensato di avere rapporti amichevoli ti dicesse improvvisamente che ti odia a morte.
Ma Biden ha ragione? Beh, ha ragione a dire che l’economia giapponese è in difficoltà. Il Fondo Monetario Internazionale ha previsto una crescita degli Stati Uniti del 2,7% contro lo 0,9% del Giappone. Ma dare la colpa a questo fenomeno alla xenofobia è fuori luogo. E tanto per cominciare, Biden si sbaglia nei fatti: Il Giappone ha aperto le porte agli immigrati – immigrati legali, s’intende – negli ultimi anni, non nel modo caotico degli Stati Uniti, ma attraverso modifiche attente ma sostanziali alle sue politiche di ammissione. Nei prossimi cinque anni dovrebbero entrare nel Paese altri 800.000 lavoratori qualificati.
I cambiamenti sono più evidenti a Tokyo dove, oltre al significativo aumento dei lavoratori stranieri, un boom turistico alimentato dallo yen debole ha reso quotidiana la vista di stranieri disorientati che si aggirano per la stazione di Shinjuku. Alcuni abitanti del luogo sono irritati per il sovraffollamento nei luoghi turistici più frequentati, ma l’aumento della presenza straniera, sia di lavoratori che di turisti, è stato generalmente accolto con favore. Un sondaggio del quotidiano Asahi, pubblicato il mese scorso, ha rilevato che il 62% della popolazione sostiene che dovrebbero essere ammessi più lavoratori stranieri.
Questo insulto è particolarmente sentito dai giapponesi, perché arriva a meno di un mese da un sontuoso incontro tra Biden e il primo ministro giapponese Fumio Kishida. C’era una banda musicale, una cena di Stato e un’atmosfera di ammirazione reciproca, il tutto pensato per presentare i due leader non solo come alleati convinti, ma anche come amici.
In ogni caso, il Giappone non è l’America, una nazione di immigrati. Come ogni giapponese vi dirà entro cinque minuti dall’inizio di una conversazione, il Giappone ha una cultura unica. Ed è una cultura in cui il galateo gioca un ruolo essenziale nel mantenere l’armonia sociale. Le regole sono infinite, per lo più non dette, che dall’esterno pochi percepiscono.